Oggi è il 29 Dicembre del 2023, siamo a fine anno, come accade ogni volta quando tiro le somme dell’anno che sta per finire mi prende la vena nostalgica e intanto che non riesco più a dormire per l’euforia dell’imminente partenza verso Bangkok ho deciso di riesumare questo vecchio post che avevo scritto ben 8 anni fa sul portale del Trombodromo (del quale avevo venduto solamente il dominio e non i contenuti, in gran parte molto personali, che però furono rimessi online da qualcuno in modo un po’ subdolo e poi mai nemmeno aggiornati, ma dettagli). La vicenda è ormai storia passata per me che rileggendola mi son fatto due risate come quando l’avevo scritta, ma l’argomento è sempre attuale ed è una situazione che può capitare a chiunque e spesso capita quando meno te lo aspetti. Quindi senza dilungarmi troppo con la nostalgia fine a se stessa vi auguro una buona lettura sperando sia d’ispirazione per qualcuno com’ero io otto anni fa più o meno in questo periodo dell’anno.

12/02/2016, Casa del Redattore.

“Oh, è un mese che non scrivi più niente sul Blog… Che per caso hai attaccato il pisello al chiodo?“

“Com’è che non hai scritto nulla? Non hai combinato un cazzo in quest’ultimo mese? Che ti sei innamorato pure te?“

…Ecco, queste sono solamente un paio delle ultime frasi ricevute nei giorni scorsi da alcuni conoscenti che ogni tanto danno un’occhiata al sito.

Non è certo la prima volta che mi prendo una pausa più o meno breve dallo scrivere sulle pagine del Trombodromo, ma stavolta i due amici delle frasi scritte qua sopra hanno quasi indovinato la ragione di questa latitanza che va avanti ormai da più di un mese. Non mi sono innamorato, o almeno non nel senso più comune della parola (perché ormai lo sanno tutti che Mi innamoro almeno tre volte al giorno) né tantomeno ho attaccato il pisello al chiodo perché se ciò accadesse sarei il primo a preoccuparmi seriamente.

La verità è che dopo le ultime scorribande di capodanno e dintorni ho per caso incontrato un giorno una vecchia fiamma di molti anni fa, una ex di quand’ero giovine diciamo (e per pura coincidenza è successo dopo aver finito di scrivere il capitolo che la riguarda nel mio prossimo libro, ma questa è un’altra storia). Lei: sposata, mamma, divorziata, trentasei anni portati bene e discretamente maiala dentro. Per intendersi: la classica milf -frustrata in cerca di riscatto e con tanti arretrati sessuali da riscuotere…

Questa tipologia di femmina ha, come tutte le altre, pregi e difetti. Ma se è vero che sul piano sessuale queste “MilFrustrate” sanno regalare esperienze molto appaganti, è altresì vero che c’è un prezzo da pagare, che non è in questo caso il pratico vil denaro ma è qualcosa di molto più impegnativo e stancante da donare. Questi curiosi bipedi femminili con un matrimonio fallito alle spalle, la prole al seguito, e un giro di amicizie molto precarie dopo il divorzio, sono infatti ossessionate dalla ricerca di qualcuno che le ascolti, che le coccoli e che dia loro conforto morale, soprattutto nei momenti di malinconia, durante i quali si domandano se hanno fatto le giuste scelte nella vita, dove hanno sbagliato, e se mai il loro essere “Donne attraenti agli occhi degli uomini” potrà avere ancora un senso nel mondo. Ed è proprio qui che entra in gioco il vostro “amichevole Redattore di quartiere” (cit. da Spiderman, per chi non lo sapesse). In effetti era da tanto che non mi prestavo a questo genere di teatrino, e devo dire che tutto sommato non è stato affatto difficile immedesimarsi di nuovo nella parte del “bravo ragazzo”, in fondo bastano un po’ di messaggi durante il giorno, un paio di chiamate a lungo termine per conquistare la di lei fiducia e mostrarsi interessato alle sue vicissitudini, un’uscita in nome dei bei vecchi tempi andati e poi si arriva al dunque: “Casa mia?” – “Si.” – Poi ne esce una trombata memorabile, anche meglio di quando aveva appena vent’anni.

Poi dopo la prima tu ci prendi gusto, e lei è d’accordo a ripetere perché tra una volta e l’altra continui a darle spago, a inviarle messaggini inutili durante il giorno come fanno i ragazzetti innamorati, e soprattutto continui ad ascoltare le sue menate come se te ne fregasse veramente qualcosa dei suoi problemi esistenziali. Ma intanto pensi: “Bah, a letto non è per niente male, quasi quasi mi prendo una pausa dai trombodromi, dalle gialline e da tutte l’altre amiche meretrici” e per un po’ ti dimentichi perfino di essere un puttaniere convinto e navigato. “In fondo non è poi così male giocare ai fidanzatini, me lo ricordavo peggio”, ti ritrovi a pensare una sera prima di dormire dopo averle dato la buonanotte.

Poi

Quindici giorni: Lei mi piace. Dopotutto mi piaceva anche quindici anni fa, e non è “esplosa” come invece è accaduto a tante sue coetanee ormai esteticamente inguardabili. “Ma perché poi l’avevo lasciata? Non ricordo. Eppure non è affatto male…” ti vien da rimuginare mentre sei con lei a cena in un ristorantino quasi romantico prima di una bella passeggiata al chiaro di luna sul lungarno (intanto che il suo pargolo è a casa con la nonna ovvero quella vecchiarda che temevi diventasse un giorno la tua odiata futura suocera quand’eri più giovane e ingenuo).

Venti giorni: Comincia a lamentarsi un po’ troppo dei suoi problemi ma in fondo non è una brutta compagnia, e in più si fa perdonare quando me lo succhia in macchina mentre la riaccompagno a casa perché dopo la cena e il cinema si è fatto tardi e non può fermarsi da me come previsto prima di ricongiungersi al pargolo e liberare la solita vecchiarda.

Venticinque giorni: Mi ha fracassato i testicoli per tutto il giorno con le sue menate esistenziali e quando sono passato a prenderla mi ha invitato ad entrare in casa da lei prima di uscire. “Tanto mia mamma già la conosci, no?” – “Ok, ma stasera sei mia, ricordatelo…” – E senza renderti conto che t’ha fregato ti ritrovi a cenare a casa sua insieme al pargolo e alla vecchiarda che si ricorda ancora di te, ma non certo perché eri un bravo ragazzo.  Il pargolo invece ti trova simpatico perché hai fatto l’errore di farti sfuggire il fatto che sei un appassionato di anime giapponesi e che a casa hai una collezione di film d’animazione di ogni genere. Lei allora ti osserva stupita e sorridente intanto che fai finta di fraternizzare con l’imberbe nano per tenerla buona, e mentre da una mano alla vecchiarda a sistemare la cucina pensi: “Moviti tegame, non t’illuderai forse che voglia fare il babysitter a questo figlio dell’angoscia per tutta la sera eh?” – Poi finalmente riesci a liberarti da quella situazione che non t’appartiene e siccome è sabato, dopo un giro in centro mano nella mano con lei che sottolinea quanto eri adorabile nell’intrattenere il marmocchio (e nel non mandare affanculo la vecchia, aggiungerei), te la porti a casa e ti addormenti la mattina presto quando ormai entrambi non avete più la forza di muovere un muscolo dopo che avete fatto sesso anche con lei affacciata alla finestra alle quattro di notte perché “Fa troppo caldo qui dentro!” anche se hai già spento il riscaldamento e quei poveri gatti assiderati in giardino cominciano a guardarti di traverso.

Ventisette giorni: Messaggio del giorno successivo al giorno dopo la notte di passione: “Era da una vita che non mi sentivo così. Grazie, mi fai stare davvero bene, ma non voglio innamorarmi di te, è già successo e ci sono stata male, lo sai.” – Ok, quindi? – “Forse è meglio se non dormiamo di nuovo insieme, però vorrei continuare a vederti, mi piace stare con te.” – Ok, vediamoci. Nessun problema. – (finché si tromba…)

Ventinove giorni: La vecchiarda non può guardare il pargolo perché ha un impegno con delle altre mummie sue pari. Lei ti chiama e: “Che ne dici di venire da me stasera? Mangiamo qualcosa e ci guardiamo un film, o magari uno di quei cosi giapponesi …” – “Frena; intendi dire Te, io, e lo gnomo?”  – “Si, dai, per una volta. Non è che possiamo sempre fare qualcosa quando ci vediamo, te l’ho detto che con te sto bene, ma ho anche un figlio e…” (segue una menata di circa venti minuti sulle sue paranoie e su tutti i suoi doveri di brava madre etc. etc.) – “Ok, senti… Per questa volta passo, e comunque ho avuto una giornataccia a lavoro e non sarei una buona compagnia (bugia)”. – Ovviamente ci rimane un po’ di merda, ma la sera mi chiama per augurarmi la buonanotte e dirmi che pero’ sarebbe stata una cosa carina da fare insieme e blah blah blah… (altri venti minuti di menate varie sul senso della vita e su quanto sia bello stare insieme abbracciati sul divano a non far niente etc. etc.)

…Inizio a ricordarmi perché l’avevo lasciata vent’anni prima…

Giorno numero trenta: Durante la notte appena trascorsa mi è apparsa in sogno l’immagine di me che stavo guardando una puntata del grande fratello seduto su un divano tra la vecchiarda e lei, con il pargolo seduto su un bracciolo che mi implorava di giocare alla playstation. – Fermi tutti, qui c’è Qualquadra che non Cosa… – Vai a lavoro e ci pensi: “Ma ne vale davvero la pena?”. – Poi vedi il suo messaggio che dice: “Buongiorno, dormito bene? Sai, ho pensato a te tutta la sera dopo che abbiamo parlato, e credo che forse non sei voluto venire perché non ti andava di stare con me senza fare niente… è così?” – Rispondere o non rispondere. Dirle la verità o portare avanti il teatrino per continuare a trombarsela. Questo è il dilemma.

Nel frattempo apro Facebook e leggo un po’ di mail dai contatti del sito: “Oh, è un mese che non scrivi più niente sul Blog… Che per caso hai attaccato il pisello al chiodo?”, e: “Redattore, noi venerdì Andiamo, tu ci sei?”, e: “Ciao Redattore, sai consigliarmi dei nomi buoni di ragazze affidabili al Marina?”, e ancora: “Oh, trombazzucche! Allora sabato si va a cena e poi  a farselo ciucciare dalle gialline, vieni anche te veroO?”, ma anche: “Com’è che non hai scritto nulla? Non hai combinato un cazzo in quest’ultimo mese? Che ti sei innamorato pure te?”.

Decido quindi di risponderle: “Anch’io ho pensato a te tutta la notte. Stasera andiamo a bere qualcosa e parliamo, ora non posso.”– “Ok, a stasera”.

Riassunto dell’ultimo atto: “Tu mi piaci, sei ancora una splendida ragazza e l’altra notte è stata davvero memorabile.” – Lei sorride lusingata – “Però, sai, in fondo ho capito che non sono portato per una relazione seria. Farei l’amore con te ogni giorno, ma non posso accollarmi le preoccupazioni di qualcun altro, voglio una vita serena e priva di problemi, non so se capisci cosa intendo.” – “Ecco, quindi mi consideri un problema, è così?” – “No. Non è quello che ho detto… È solo che non sono fatto per queste cose. Potrei anche amarti come ho già fatto in passato, ma ti ricordi perché ci siamo lasciati?” – “Perché eri andato con un’altra”, ammette candidamente lei con una malinconica punta di orgoglio ferito. – “Ecco, eppure ero anche innamorato di te, mi piacevi allora come mi piaci adesso. Ma io sono sempre lo stesso, amo il sesso fine a se stesso e sono infedele per natura, anche se provassi a cambiare non ci riuscirei, forse lo farei per un po’, ma alla prima occasione tornerei al punto di partenza. Sono fatto così.“ – “Quindi mi stai dicendo che esci con me solo per scopare?” incalza lei vagamente infastidita. – “No. Non esattamente. Se ci pensi è stato per puro caso che ci siamo visti dopo tanto tempo. Sei sempre stata molto attraente e simpatica, lo sei ancora, davvero. Mi fa piacere stare insieme a te, ma non ho mai pensato a una storia seria o a lungo termine, né mi sembra di averti mai detto che ne voglio una. Non odiarmi, è solo la verità. Sono stato sincero con te (più o meno).” – Cala il silenzio… Per un attimo ripenso a quando quella volta venne a sapere che avevo fatto sesso con un’altra e ricordo che la successiva conversazione con lei non fu affatto piacevole. Volarono insulti pesanti a senso unico, ma in fondo un po’ me li meritavo. – Dopo averci pensato un po’ fissando un punto nel vuoto, con un’espressione delusa ma pacata, oserei dire rassegnata, mi dice una cosa che non mi sarei mai aspettato di sentir uscire dalla sua bocca: “Hai ragione. Colpa mia che mi sono illusa”.

(Ed io che ero già pronto a subire una scenata isterica in luogo pubblico. Possibile che sia diventata saggia all’improvviso?)

Cerco di rassicurarla sul fatto che non è colpa sua e che forse non mi ero reso conto di averle fatto intendere qualcosa che non volevo (bugia); continuiamo a parlare anche di altro, sembra quasi aver accettato la cosa di buon grado, ma la sua espressione comunque è cambiata, credo che sotto sotto abbia accusato il colpo, anche più del dovuto. “Forse ora è meglio se torno a casa” dice. – “Ok” (ce ne hai messo di tempo per capirlo eh!)

La riaccompagno all’ovile, intanto in macchina cerco di tirarle su il morale, ma anche se non dice niente di strano so che ormai il treno è partito e sta per investirmi, e in tal caso avrei raggiunto il mio obbiettivo. Arriviamo di fronte a casa sua: “Allora ciao, buonanotte.” le dico. – Lei senza proferir parola apre la portiera, scende dall’auto, poi si affaccia nuovamente con la testa dentro l’auto e con lo sguardo adesso palesemente pieno di rabbia e sogni infranti risponde: “Buonanotte BastardoH!”, quindi sbatte lo sportello e se ne va dritta in casa.

Ancora una volta forse me lo sono meritato. Comunque sia, “Mission Accomplished!”, e cosa più importante: la mia pausa è finita.

Ciaociao “FaveBastardeH!”