“UOMINI CHE PAGANO LE DONNE”

L’articolo è stato pubblicato sul corriere.it ed è l’ennesimo dei tanti articoli riguardanti il tema della prostituzione, intitolato: L’ingegnere sposato e il diciottenne: uomini che pagano le donne.

Sottotitolo (dopo averlo letto): Quando una melanzana acida tenta di parlare di un’argomento che non conosce affatto.

Tale Melanzana si definisce così nel proprio profilo: “Lavoro al Corriere da (quasi) una vita e non mi sono ancora stancata di scrivere. Prima agli Esteri, poi a Sette. Mi occupo di ambiente, scienze, innovazione, cercando di raccontare storie, persone e idee “fuori dagli schemi”. Ho un figlio adolescente, un cane/re della casa, avevo una moto di grossa cilindrata. Forse presto la ricomprerò per continuare a sentirmi libera.

In sostanza, vengono riportate cifre e percentuali più o meno a caso, vengono tirati in ballo i soliti luoghi comuni su puttane e puttanieri, quindi vengono estrapolate poche righe di testo prese qua e là da alcuni post beceri su un forum, inserite poi fuori contesto solo per il gusto di far apparire il “cliente tipo” delle prostitute come un meschino e gretto individuo con problemi, quando invece nella realtà è più spesso l’esatto contrario. Oltre a quanto detto sono prese in considerazione solamente le sex workers di strada che come ben sappiamo è un settore assolutamente a rischio e borderline, del quale la maggior parte dei puttanieri fa volentieri a meno e che esiste solamente per la mancanza di leggi chiare in merito, infatti nei paesi dove la prostituzione è regolamentata non vedrete praticamente mai le prostitute in strada. Poi in mezzo al delirio di presunte puttane pentite e romanzati puttanieri salvatori vengono fatte affermazioni al limite del ridicolo, come questa che cito testualmente: “In Svezia, Norvegia, Islanda e forse presto anche in Francia, i clienti sono dei fuorilegge: la prostituzione è vietata sempre, in strada e al chiuso, ed è considerata una forma di violenza nei confronti della donna.” ..Violenza? Ma dico, stiamo scherzando vero? Un cliente che va con una sex worker paga per un servizio che gli viene offerto e ne usufruisce secondo quanto stabilito da entrambe le parti, o più spesso solo da chi offre il servizio, anzi, a ben vedere è il cliente stesso che in certi casi è soggetto a vere e proprie truffe, come nel caso in cui chi offre il servizio non mantenga poi quanto promesso in fase di contrattazione o non sia in grado di svolgere il proprio lavoro in maniera professionale, perché a prescindere dalla morale personale di ognuno si tratta sempre di lavoro e non di fare sesso per piacere (anche se a volte con i clienti giusti si divertono pure le meretrici, ammettiamolo). Quello che non ha senso in questo caso, è proprio il parlare di violenza nei confronti della donna. Alcune Melanzane addirittura lo paragonano allo stupro, basta leggere due righe in qualche forum o blog vagamente femminista (giusto per capire con chi abbiamo a che fare) e troverete sicuramente qualcuna che afferma tale tesi, pur non avendo mai conosciuto una sex worker e avendo probabilmente un marito puttaniere in casa senza saperlo.

Mi sento in dovere di citare un altro punto dell’articolo: “Il sesso è il fulcro. Non sempre la causa scatenante.” …Ma va? Ha scoperto l’acqua calda. Mi pare palese, ovvio, scontato che parlando di prostitute, quindi sesso a pagamento, il Sesso sia il fulcro del discorso, così come è altrettanto ovvio che non sempre a un uomo venga voglia di andare a puttane solo per farsi una sveltina e (passatemi il termine poco garbato) svuotare le palle. Basti pensare a chi va a trascorrere un’intera giornata all’interno di un qualsiasi Sauna Club FKK d’oltralpe, luogo in cui non si va certo solo per consumare l’atto sessuale fine a se stesso, che ovviamente è uno dei motivi principali ma non l’unico; infatti la “Causa scatenante” è il voler passare una giornata in relax lontano dai pensieri quotidiani, per trascorrere del tempo da soli o con amici condividendo una passione comune e chiacchierare in mezzo a splendide ragazze nude in un ambiente dotato di tutti i comfort e lontano da chi pretende di giudicare ad ogni costo solo perché magari invece di andare a messa la domenica andiamo a puttane, o per altri mille motivi che sarebbe inutile elencare. Ma non v’è dubbio che il fulcro dell’andare a puttane sia il sesso. Che senso ha evidenziarlo in quel modo? Si vede che chi ha scritto quell’articolo (guarda caso una donna/melanzana) non aveva argomenti decenti di cui parlare, e lo dimostra in questi altri due punti dove dice: “C’è un fil rouge che lega gli uomini del sesso a pagamento…”  Ovvio anche questo, mi sembra alquanto normale che ci sia tra persone che hanno qualcosa in comune, così come c’è per chi condivide qualsiasi altra passione, dalle auto all’uncinetto, era davvero necessario metterlo in evidenza? Io dico di no, è solo un modo per allungare il brodo e scrivere ovvietà senza valore aggiunto. Poi poco più avanti scrive: “Di rado il cliente si sente in colpa.”  …Ma in colpa per cosa? Per aver pagato ed usufruito di un servizio che qualcuno gli ha offerto? Perché mai un cliente che si attiene alle regole e si comporta civilmente dovrebbe sentirsi in colpa ad aver fatto sesso con una prostituta? Mi sentirei in colpa se fossi andato a rubare o se fossi un parlamentare che guadagna decine di migliaia di euro per stare seduto a far niente mentre una buona parte della popolazione del paese che deve governare non riesce ad arrivare a fine mese, o magari se fossi un notaio che per mettere una firma su un documento intasca quello che guadagna in media un operaio in una settimana, o ancora se fossi uno di quei preti che molestano i minori e poi vengono solamente trasferiti in un altra città invece di essere condannati dalla legge per uno dei reati più gravi che esistano, o magari mi sentirei in colpa se fossi una giornalista che scrive di argomenti su cui non ha competenza e che non conosce contribuendo così a trasmettere una visione errata e distorta delle cose a chi legge certi articoli… In questi casi si, mi sentirei in colpa. Ma di certo non posso sentirmi in colpa per essere stato con una puttana che non aspetta altro che io vada da lei a portarle i miei soldi, e spera che possibilmente torni spesso a usufruire dei suoi servigi.

Come solitamente accade in questo genere di articoli, l’autrice si ispira ai luoghi comuni ed alle accuse più banali e ricorrenti che vengono tirate in ballo quando si parla dell’argomento prostituzione, adducendo infine che chi va con le prostitute debba essere una persona con problemi psichici o esistenziali di varia natura, ritengo quindi che sia superfluo continuare a citare le banalità contenute nell’articolo.

Vorrei invece portare l’attenzione su alcuni punti importanti legati all’argomento:

-La parola “prostituzione” deriva dal latino pro-statùere che significa mettere in mostra, esporre; nel corso del tempo ha poi acquisito nell’uso comune del verbo il significato di prestazione sessuale a scopo di lucro. Quello della prostituta è senza dubbio un mestiere praticato da migliaia di anni: è menzionato già nel codice babilonese e ci sono prove certe della sua diffusione in quasi tutte le civiltà antiche.

-Il Mercato del sesso è uno dei più floridi al mondo e non conosce crisi.

-Premesso che l’attività di meretricio sulle strade non dovrebbe esistere in un paese civilizzato europeo e che nei paesi in cui tale attività è considerata legale e tassata e regolamentata di fatto la prostituzione stradale non esiste: Oltre ai guadagni diretti delle prostitute, bisognerebbe considerare anche l’indotto che fa girare enormi quantità di denaro intorno al mondo del sesso a pagamento. Basti pensare a quanta gente lavora per far girare un qualsiasi Sauna-Club tedesco o svizzero o austriaco, A partire dalle imprese edili che lo costruiscono e poi chi ne produce gli arredamenti, ma anche i manutentori della struttura e i fornitori giornalieri di bevande e cibarie, aggiungendo poi chi lavora direttamente nel locale come addetti alle pulizie, cuochi, personale della security, receptionist etc…  Esistono poi alcuni paesi che basano una parte della loro economia sull’esistenza della pratica del meretricio ovvero sull’indotto che questa genera a tutti i livelli; prendiamo ad esempio un paese come la Thailandia, dove il numero di sex workers professioniste e occasionali è pressoché infinito e il sesso a pagamento è pratica comune e tollerata praticamente ovunque, uno dei motivi per cui centinaia di migliaia di turisti preferiscono la Thailandia ad altri paradisi tropicali. Ora facciamo scomparire il sesso a pagamento dalla terra del sorriso e vediamo che succede. (Ovvio che chi non conosce certe realtà, come chi ha scritto l’articolo in oggetto e come la maggior parte dei giornalisti che scrivono di tali argomenti senza conoscerli, non si renda conto di cosa stiamo parlando).

-In molti casi il lavoro di una sex worker è da considerarsi a tutti gli effetti come servizio socialmente utile, basti pensare a chi veramente non riesce a trovare una donna decente con la quale fare sesso (che poi questo derivi da un fattore psicologico o puramente estetico o entrambi, non fa differenza).

-Di per sé l’atto del sesso a pagamento non nuoce a nessuno, tutti ci guadagnano, chi offre il servizio prende i soldi e chi lo paga riceve gratificazione fisica e mentale, o comunque si diverte e si svaga, il che non è poco.

-I numeri poi, anche se non saranno mai dati certi proprio per la natura del servizio di cui stiamo discutendo, sono comunque molto eloquenti: milioni di clienti e decine di migliaia di addette ai lavori. Togliamo pure quella piccola percentuale che è in mano a veri e propri criminali e schiavisti (sui quali i moralisti, le forze dell’ordine ed i legislatori dovrebbero concentrarsi veramente invece di accanirsi inutilmente sui clienti), per il resto si tratta di scelte e di libero mercato (molte preferiscono fare la puttana per dieci anni e poi ritirarsi o aprirsi un’attività in proprio piuttosto che prostituirsi a un lavoro pagato una miseria e rompersi la schiena per 40 anni, e non lo dico io, lo dicono loro, basterebbe parlarci invece di parlare per luoghi comuni facendo di tutta l’erba un fascio). Ciò detto, secondo chi critica questo settore UN TERZO DELLA POPOLAZIONE italiana è malato o comunque non rientra in quelli che secondo loro sono i canoni di un uomo normale. Eppure anche se usciamo dal nostro piccolo stivale ci rendiamo conto che troviamo ovunque le prostitute e di conseguenza i clienti che usufruiscono dei loro servizi. Sono quindi tutti Malati? Tutta gente repressa e con problemi psicologici? Tutti soggetti da curare?
Inoltre, qui si parla di persone di ogni ceto sociale e occupazione, vuol dire quindi che, secondo la logica di chi ha scritto l’articolo in quesitone: chi effettua cure mediche (dai chirurghi ai dentisti), chi lavora per la legge e con la legge(forze dell’ordine, avvocati, magistrati), e addirittura chi governa l’intero paese (dall’assessore comunale fino ai parlamentari a Roma) sono tutti individui con problemi psicologici di vario genere.  Al che mi chiedo seriamente: Se è vero quello che affermano in questi articoli, Chi diavolo dovrebbe risolvere “il problema”?
Ah, si, ecco. L’articolo l’ha scritto una donna. E visto che gli uomini sono tutti malati, tocca alle donne prendere in mano la situazione. Sciocco io che non ci sono arrivato prima, è così ovvio.

Senza addentrarsi in analisi più approfondite e molto probabilmente superflue ai fini di comprendere la palese illogica mentalità di chi scrive tali “boiate” (che purtroppo vengono pubblicate su testate giornalistiche di livello nazionale perché il popolino vuole leggere cazzate e indignarsi piuttosto che capire come stanno realmente le cose vedendo entrambe le facce della medaglia e analizzando pro e contro ascoltando chi in questi ambienti ci vive), voglio solo aggiungere che a me anche questo suona tanto come un enorme: “POTERE ALLE MELANZANE!” (possibilmente con un figlio adolescente e un cane Re della casa e una moto di grossa cilindrata, per dimostrare che sono donne forti, ma sensibili, ma anche madri impegnate). Poi se a loro serve una moto di grossa cilindrata per sentirsi libere, non significa che abbiano le palle piene di stare dietro al figlio al cane e al marito tutti i giorni, ovvio.  Ma se un uomo ha voglia di staccare la spina da figli, lavoro, cani e mogli rompiballe ormai intrombabili e decide di usufruire dei servizi di una che offre sesso in cambio di denaro invece di lavorare in un supermercato, allora quell’uomo è sicuramente Malato, certo.

…Personalmente mi ritengo una persona a favore della libertà di opinioni e di pensiero, le idee a senso unico sono per le religioni e per gli ottusi, ma penso che se qualcuno non dispone delle giuste competenze e una buona conoscenza a proposito di un determinato argomento dovrebbe evitare di parlarne in pubblico dopo aver letto due pagine qua e là per poi fornire informazioni fuorvianti mescolando il tutto con “storielle toccanti” probabilmente inventate o raccontate da terzi, e voi cosa ne pensate?

Naturalmente non ho la pretesa di avere tutta la verità in tasca, so soltanto che io, puttaniere da vent’anni e motociclista da sempre, non ho mai sentito il bisogno di dire che ce l’avevo grossa, la moto.  Ma vedo che per qualcuno le dimensioni contano, chissà cosa ne penserebbero le psicologhe citate in quell’articolo.

Ma questa è un’altra storia…