Ci siamo, è Sabato. Il secondo weekend di quest’ultimo mese dell’anno. La sveglia del nuovo smartphone low cost extralusso made in china ha iniziato a cantare alle otto in punto, e svegliarsi con Alicia Kiss che ti sussurra parole dolci è sempre un piacere, anche quando preferiresti dormire ancora un po’ perché la sera prima hai fatto tardi. In mattinata ho un piccolo affare da sbrigare vicino Padova, niente di eccezionale, una piccola soddisfazione personale diciamo. Così, dal momento che Padova si trova esattamente a metà strada tra casa mia e Nova Gorica avevo una mezza idea di passare a salutare un paio sirenette al Marina Sauna Club prima di rientrare in Toscana, giusto il tempo di fare un po’ di ginnastica da camera, mangiare qualcosa e rilassarmi tra tette e culi come al solito. Mi fermo al bar per la colazione, “Niente caffè” mi dico, “Tanto oggi va a finire che ne bevo uno ogni mezz’ora la dentro”, quindi prendo un tortino alla frutta e un tè, rimandando la degustazione della nera bevanda a più tardi.  Il sole splende all’orizzonte, supero l’appennino senza particolari insidie e poi ZAC! Un muro di nebbia senza fine da Bologna in poi. Arrivo all’appuntamento con un leggero ritardo sulla tabella di marcia, sbrigo i miei affari piuttosto velocemente e verso mezzogiorno sono pronto a ripartire verso nord; sto già pensando a chi potrei spupazzarmi per prima, tanto più che la sera precedente ero a cena con gli altri gringos, quelli della combriccola Ammogliati & Co. , e quando ho annunciato la mia probabile gita fuoriporta il solito Gianni ha cominciato a sbavare al pensiero della sua ultima visita al locale e delle ultime due sessioni con quella diavola di Emma oltre alle due con Karina (e chi le conosce sa che possono provocare entrambe una certa dipendenza). Nel frattempo, prima di arrivare al casello, il telefono squilla ma non lo sento perché Mark Knopfler e la sua chitarra stanno deliziando il mio senso dell’udito  mentre viaggio, casualmente però butto l’occhio in basso e vedo lampeggiare; ammutolisco il buon Mark e rispondo alla chiamata.

Un imprevisto a casa, niente di grave, ma devo assolutamente rientrare in Toscana nel pomeriggio. “Merda, che palle.” Adios Sirenette…

Mangio un boccone in autogrill ma evito il caffè perché l’idea di aver perso una buona occasione mi rende nervosetto, ormai ero pronto a spargere il sacro nettare sulle pecore sacrificali e invece niente. Comunque rientro con calma, sistemo l’imprevisto e poi mi concedo una pennichella di riflessione a casa sul divano con la musica di Raphael Gualazzi in sottofondo.  Sto sognando un’amazzone nuda che mi cavalca, poi a un certo punto mi lecca la faccia e mi morde il petto; apro gli occhi e mi accorgo di avere la gatta parcheggiata sul viso che tenta di svegliarmi mentre sta testando le sue unghiette appena affilate, ovunque purché sotto ci sia la mia pelle. “Puttana pure lei”, penso.

Quasi quasi mi faccio un caffè. Anzi no, meglio una doccia calda, ormai non ho programmi per la serata ma di restare a casa proprio non ne ho voglia, magari mangio qualcosa e poi esco, intanto doccia. Abbandono quella puttana della gatta che mi guarda un attimo con aria soddisfatta e poi riprende a leccarsi il deretano sul divano. Manca solo che mi chieda un settantino per il disturbo e poi siamo a posto.

Cazzeggio un po’ dopo la doccia, cose da fare ne ho, vorrei anche scrivere un mezzo capitolo del libro ma l’ispirazione artistica non arriva. L’ispirazione culinaria invece è votata alla carbonara.  Abbondo con la dose di pasta e mangio come un tricheco affamato, è buona, ma ancora non ho deciso cosa fare della mia serata. Ci penso, ci ripenso, non ho voglia di sbattermi a fare cose impegnative, piuttosto avrei voglia di una pecora, ancora non mi è andato giù il fatto di aver dovuto rinunciare al mio pomeriggio in FKK.  Rispolvero un paio di numeri d’emergenza dalla rubrica, intanto accendo la tv e c’è un film cinese di arti marziali, zero figa cinese nel film, ma mi è appena venuta voglia di farmi una giallina. Tra i numeri delle emergenze ho anche quello di una vecchia conoscenza made in china che “opera” in quel di Prato. Ok, ho deciso, di solito dopo le dieci stacca e chiude la serranda, ma sono ancora in tempo. La chiamo quando sono per strada, squilla ma non risponde. Niente, dev’essere sul pezzo. Fiducioso arrivo in zona, provo ancora, squilla come prima e come prima nessuno risponde. “Ma quanto cazzo lavora! Eccheccazzo.”  Ormai sono li, parcheggio e faccio due passi, la zona non è delle migliori ma devo assolutamente sgranchirmi le gambe. Incrocio una cinesotta che mi fissa insistentemente, e devo dire che da giovane forse era persino carina ma a guardandola bene direi che ormai ha passato i quarant’anni, quindi secondo lo standard cinese per gli occidentali dovrebbe averne almeno cinquanta. Faccio il giro dell’isolato, la trovo nuovamente dall’altra parte. Stavolta, pensando che forse stessi cercando proprio lei si avvicina. Mi fissa. La guardo aspettandomi un invito a seguirla in casa sua. “Che facciamo?”, dice lei. “Anche niente”, rispondo sorridendo. “Io Blava, andiamo!”, ribatte la signora.  “Si si, tutte Blave voialtre… Ma sono a posto, grazie per l’invito.”, al che con un sorriso beffardo mi dileguo sfuggendo alla vecchiarda. Provo a chiamare nuovamente la prescelta ma è ancora impegnata. Me ne faccio una ragione, mollo l’osso e cerco un’alternativa. Rapido sguardo su internet, trovo un paio di nuovi annunci su Firenze e con la Trombomobile imbocco l’autostrada, intanto chiamo la prima che dice di essere libera ma dice anche che stacca alle undici e si trova praticamente dall’altra parte della città, non arriverei in tempo nemmeno se non ci fosse il traffico del sabato sera.  Mi fermo all’area di servizio così almeno mi prendo un caffè, ma prima voglio chiamare l’altra signorina pechinese che sull’annuncio dichiara foto reali e non sembra male. Chiamo, risponde. “Ciao. Sei libera?”“Si, libela…”“E dove sei?”“Sono qui!”“Si , ma qui dove?” – “Via ****** 25”“Via che?!?” – “Via Ca****!” – “Scusa, puoi ripetere il nome della via che non l’ho capito?” – “VIA C* ** *O 25”.  Insomma, al quarto tentativo riesco a capire e a scoprire che ho mezz’ora di tempo per raggiungerla. Niente caffè quindi. Mi fiondo all’indirizzo, nel frattempo mi arriva un messaggio sul telefono nel quale c’è scritto “Siamo in via ****** al numero 25, di fronte al supermercato, accanto alle poste, vicino la stazione”.  Mi viene da ridere per l’improvvisa abbondanza di dettagli e mentre parcheggio dietro l’angolo penso: “Dopo queste indicazioni manca solo una bella insegna luminos…”, giro l’angolo a piedi e poco più in la c’è un’insegna luminosa gigante di un centro massaggi cinese con due delle tre serrande abbassate, ma in quella di mezzo c’è la porta e il numero corrisponde. Mi sa che qui c’è stato un malinteso, non che un bel massaggio mi faccia schifo eh, però pensavo a tutt’altro. Mi sa che che oggi non è giornata…

Ormai ci sono, suono il campanello e spero di non trovare la nipote di godzilla dietro la porta. Per fortuna vengo accolto da una signorina decente sui trent’anni, non bella ma nemmeno brutta, una cinese nella media diciamo. Entro, il centro è piuttosto grande ma anche piuttosto buio, stanno praticamente chiudendo. Vedo un’altra figura ma è peggio della prima, e se è lei l’operatrice di turno giro i tacchi e vado a prendermi quel maledetto caffè. Comunque, ormai pronto a farmi ungere come un tonno, per evitare il peggio domando chi sarà a prendersi cura di me. Quella che mi ha aperto la porta blatera qualcosa in uno dei mille dialetti cinesi che non conosco e dalla penombra di un corridoio vicino alla cassa spunta fuori una terza ragazza che somiglia molto a quella delle foto che ho visto nell’annuncio. “Si, la voglio!!”, penso. Questa è nettamente sopra la media delle gialline fiorentine, almeno per quanto riguarda la faccia, perché in verità indossa un maglione largo che potrebbe nascondere qualunque cosa, ma nonostante sia bassina le gambe sembrano piuttosto snelle e fiducioso spero ci sia roba buona anche sotto la maglia.

La nuova arrivata mi accompagna in una delle stanze che al contrario dell’ingresso è fin troppo illuminata, quindi mi invita a spogliarmi ed esce. Poco dopo la luce si abbassa anche li e la signorina bussa chiedendo permesso. “Entra pure!” , ed entra.  Adesso è coperta solo da una sorta di sottoveste molto leggera oltre che da un paio di mutandine nere e un reggiseno abbinato. Si avvicina e mi si para davanti; io seduto sul lettino nudo come un gatto egiziano la guardo attentamente e penso che sia veramente molto carina, poi ripenso all’annuncio che lasciava poco all’immaginazione e tutto sembrava meno che la pubblicità di un centro massaggi. Le domando quali sono le specialità della casa: “Massaggio 50, Massaggio corLpo su corLpo 70, etc. etc…”, risponde lei con aria molto vaga. Chiedo spiegazioni su questo corpo su corpo e mi fa capire che si tratta nient’altro che di un massaggio fatto da lei nuda che si struscia tutta unta. “Ok, ma l’annuncio diceva altro…” incalzo. – “Si, dopo, prLima massaggio schiena”, ribatte lei.

Ora si che che ho capito. Stasera la topa gialla mi sa che non la si tromba. Mi accontenterò di una pompa, che devo fa’.

“Ok, va bene 70”, le dico. – “70 mezza oLa”, precisa immediatamente lei. – “Ma anche un pohino di più”, insisto garbatamente. Sorride ma forse non ha inteso bene le mie parole o fa finta di non capire, comunque si denuda completamente e sfodera un corpicino che farebbe invidia a buona parte delle Fkk-Girls d’oltralpe. Non arriva al metro e sessanta ma: non ha un filo di grasso addosso, una discreta terza di seno con capezzolone cinese d’ordinanza, un bel culetto rotondo e sodo e la sua pelle sembra esente da imperfezioni, liscia come seta. Poi raccoglie i lunghi capelli neri legandoli con un elastico e così facendo scopre meglio il volto che è praticamente la perfetta immagine di bella ragazza cinese che vaga nella mia testa quando penso a una cinese con un bel viso. Avrei proprio voglia di baciarla. Mi invita a stendermi sul lettino mentre si spalma l’olio sulle tette, ma continuo a godermi lo spettacolo perché è proprio bella da vedere. “Aspetta un attimo, ungi bene”, le dico, quindi le do una mano, anzi due, a spalmare l’olio e poi non resisto a quelle labbra tanto invitanti. Polpose e morbide, niente lingua però.

Il corpo su corpo si rivela molto piacevole, struscia con grazia e delicatezza il seno e la patonza un po’ ovunque, non è affatto monotona, un po’ si appoggia a tutta tetta e un po’ mi sfiora la pelle solamente con i capezzoli, direi che ci sa fare. La cosa però non dura molto, tutto il suo strusciare e stuzzicare fa scattare sull’attenti il soldatino pelato che schiacciato sul lettino soffre e chiede spazio, devo per forza stendermi sulla schiena. Mi si spalma quindi di nuovo addosso e continua il lavoro anche davanti passando pericolosamente con la vulva unta troppo vicina al serpentello, che se non sta attenta è un attimo a vederlo sparire nella tana eh.  Poi mi si avvicina con la faccia e dice “Con bocca cento , va bene?”“Eh no che non va bene. Non era compreso nei settanta?”. – “No no, 70 mezza ola, con bocca 100”, insiste lei. – “No ciccia, son troppi, nun scherza’. Al massimo te ne posso da’ ottanta perché tu mi garbi parecchio”, replico io indignato ma ormai ingrifato come un riccio in calore col pisello parcheggiato in mezzo alle sue cosce unte. – “Va bene, Novanta”, rilancia la stronzetta consapevole del proprio vantaggio psicologico sul mio cervello annebbiato e carente di ossigeno. Fortunatamente ho ancora un barlume di ragione per contrattare alla buona e rilancio la carta del tempo: “Uff… Allora facciamo novanta ma un’ora. Ok?”. Quindi la giovane farda coll’ittero ci pensa un attimo e accetta. Tutti contenti. In fondo a pensarci bene ho ricevuto servizi peggiori da ragazze meno belle più o meno per la stessa cifra, anche nei Trombodromi più gettonati.

Trovato l’accordo, la signorina Gioia (la quale dice che un nome cinese non ce l’ha, ed essendo una cinese di Prato potrebbe anche essere vero, ma per quanto mi interessa potrebbe chiamarsi anche Giancristofora e non mi cambierebbe niente) si prodiga in un magistrale e delicatissimo pompino contornato da ogni cosa stuzzicante e piacevole possa essere fatta con la lingua. L’unica pecca è che è talmente delicata che potrei stare li per ore a godermela senza concludere, così a un certo punto si sposta di traverso sul lettino mettendomi a portata di mano le sue grazie, poi prendendo a sua volta in mano la situazione inizia a maneggiare il cazzo sbattendolo con ignoranza in mezzo alle tette unte mentre che mi diverto a giocare con quella topina liscia che dopo un po’ diventa umida anche dove unta non era. La cosa bella è che lei non ha idea di quanto io riesca a controllarmi in certi contesti e, dato che di trombare non se ne parla proprio, vista la cifra in gioco mi diverto a vederla navigare tra l’impegnato e il lascivo. Sarei anche tentato di assaggiarne il sapore, ma l’unto e il non conoscerla mi fanno desistere, però è interessante osservare la sua faccia e il modo in cui si spinge indietro spontaneamente agevolando l’entrata delle mie dita nell’umido pertugio, ma il gran finale ormai l’ho immaginato con lei sdraiata su quel cazzo di lettino che si fa inondare di sacro nettare sulle tette e con un po’ di fortuna pure in faccia, infatti le dico di arrendersi e stendersi. Non capisce al volo ma poi intende e si presta all’opera probabilmente sperando in una conclusione per non allungare troppo i tempi visto che l’ora è tarda. Qui per un attimo ho avuto l’impressione che si sarebbe pure fatta trombare senza tanti complimenti, perché quando si è sdraiata sul lettino ha spalancato le gambe, ed io notando la posizione ho fatto finta di procedere adagiandomi in mezzo fino a far sfiorare i due sessi tra di loro. Mi aspettavo che si scansasse o dicesse qualcosa, invece niente ha detto e niente ha fatto. Forse ha capito di avere davanti una persona affidabile, o forse è abituata a farlo anche senza copertura all’occorrenza, e onestamente quest’ultima ipotesi un po’ m’inquieta… Comunque sia, il finale è come lo avevo immaginato e questo soddisfa le mie aspettative, peccato solo che sul viso siano arrivate giusto due gocce, ma in compenso le tette erano ben glassate diciamo. Per concludere in bellezza ci siamo fatti una doccia insieme (scomodamente usando il doccino della vasca) e dopo avermi aiutato a togliere l’unto dalla schiena mi stava praticamente facendo una sega nel tentativo di pulire il serpentello intanto che l’aiutavo con la sgrassatura delle tette (che se non fosse stato per la stanchezza e l’ora tarda avrei chiesto volentieri un secondo round).

Volevo farmi una scopata di ripiego e invece anche se ho speso più del previsto ho trovato “la cinese ideale” e un’ora di benessere. Poi dopo una sosta all’area di servizio ho trovato anche una discreta coda nel tornare verso casa.

…Ma alla fine un maledettissimo caffè l’ho bevuto eh! ^^

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