28/07/17
Ho prenotato il viaggio con largo anticipo, verso fine Febbraio, partenza da Milano volo con Emirates, scalo a Dubai, l’aereo è un A380 per entrambe le tappe dell’andata. Un bel giocattolino, enorme, si avverte la differenza di comfort in volo rispetto ad altri aerei più piccoli, anche in classe economica, oltretutto ho riservato il posto in prima fila, così ho spazio per stendere le gambe e farmi una dormita decente, anche se poi in verità mi son ritrovato di fianco a una giovane mamma con figlioletto al seguito che tra una poppata e l’altra ogni tanto diventava fastidioso. Il lato positivo è che lei era una gioia per gli occhi, una piccola consolazione… Scalo a dubai di quattro ore, come al solito gironzolo un po’ e poi faccio la spola tra l’area fumatori e i ristorantini e fast-food per passare il tempo e abbuffarmi, perché si sa che a stomaco pieno si dorme meglio, ed è proprio quello che voglio fare durante il volo, anche se per la seconda tappa ho solo un banale posto in coda lato corridoio, comunque decente per stiracchiarsi un po’ alla bisogna.
Mi sveglio dal letargo poco prima di arrivare e mi godo l’atterraggio, è sempre una bella sensazione rimettere i piedi a terra dopo un lungo volo, un po’ meno nei viaggi di ritorno, ma dettagli. Non sono mai stato a Bangkok, o Krung Thep come la chiamano loro, ma l’aeroporto internazionale Suvarnabhumi è a dir poco enorme, ed è anche uno dei più trafficati in assoluto del sud-est asiatico. Ho una voglia matta di visitare la città e vedere come gira il mondo da queste parti, ma prima devo districarmi tra le formalità del visto, poi cerco un chiosco di cambio moneta e con una paccata di “soldi del monopoli” (Baht thailandesi) nello zaino, provvedo ad acquistare una sim telefonica, un must have, specialmente se come nel mio caso si viaggia da soli e la permanenza in loco sarà di circa un mese. In ogni caso è conveniente acquistare la scheda in aeroporto poiché è più semplice che andare successivamente in un negozio; come costo invece non c’è molta differenza, ma se non altro avete una connessione e un numero attivo fin da subito, prima di mettere effettivamente piede sul suolo Thailandese.
Dal piano più basso, praticamente nei sotterranei dell’aeroporto, si accede al Airport Rail Link (“Collegamento ferroviario dell’aeroporto”) che percorrendo poi la ferrovia sopraelevata conduce fin dentro il cuore della città di Bangkok dove si collega sia alla stazione Petchaburi della linea metropolitana che alla stazione di scambio di PhayaThai da dove si prende lo Skytrain (BTS Skytrain, ovvero “Bangkok Mass Transit System”), cioè la famosa rete dei treni sopraelevati di Bangkok che a sua volta è composta dalle linee Sukhumvit, Silom e Oro per un totale di oltre 60 stazioni e più di 70 km. Dall’aeroporto inoltre partono diverse linee di autobus, nonché i bus navetta di svariati servizi e strutture ricettive, compresi quelli che portano al centro trasporti, laddove volendo si può prendere un bus di linea per altre località come ad esempio Pattaya. Le corse in Bus costano veramente una sciocchezza, ma personalmente per spostamenti fino a un centinaio di chilometri, specialmente a inizio vacanza o se non sapete destreggiarvi tra le varie linee e località, consiglierei un taxi, soprattutto per due o tre persone poiché, dividendo la spesa, con una quindicina di euro a testa si viaggia molto meglio che in autobus.
Acquisto il ticket per la stazione Phaya thai al distributore automatico (ma c’è anche una biglietteria con operatore) al costo di una quarantina di Bath (poco più di 1 Euro), quindi poco più in là infilo il gettone, varco il tornello e salgo in carrozza verso la città. Appena il treno risale in superficie dall’aeroporto e si eleva al di sopra delle strade, guardo fuori e viaggiando mi rendo subito conto, pur se è già notte, di quanto sia grande e variegata la città. La corsa dura circa 30 minuti, la stazione Phaya thai è anche l’ultima fermata di questa linea, non si può sbagliare. Qui in base a dove si vuole andare si devono seguire le indicazioni riguardanti la linea Sukhumvit (in verde chiaro sulle mappe), in parole semplici, direzione Kheka se volete andare a sud, e direzione Khu Khot se siete diretti verso sud, so che è facile confondersi coi nomi delle varie stazioni all’inizio, ma dopo un po’ ci si fa l’abitudine, comunque le indicazioni sono piuttosto chiare e la mappa delle varie linee la si trova un po’ ovunque. Io ho prenotato da Booking.com all’Hotel Admiral Suites, in Soi 22, più o meno equidistante dalle stazioni Phrom Phong e Asoke, ma il navigatore indica che dalla prima impiegherò 1 minuto in meno a piedi quindi scendo a quella.
Qui il primo intoppo della mia prima esperienza Thailandese, dovuto più alla stanchezza del viaggio e alla mia totale assenza di orientamento in città. Praticamente una volta sceso in strada dalla stazione non riuscivo a capire come arrivare all’Hotel; si lo so sembra stupido, ma a mia discolpa ho diverse attenuanti: era notte, ero stanco per il viaggio, il gps sul mio telefono faceva i capricci, e soprattutto avendo visto sulla mappa quella che sembrava una piccola strada di passaggio pedonale ho deciso di prendere quella “scorciatoia”. Purtroppo quella maledetta stradina era invece una strada interna al Marriott, quindi non attraversabile, così mi sono ritrovato dalla parte opposta a quella giusta e nel tentativo di trovare un accesso alternativo sono finito in un’altra strada che non c’entrava niente. Alla fine quando il navigatore ha deciso di riprendere a funzionare ero a quasi un chilometro di distanza da dove avrei dovuto essere, al che, stanco di camminare come un pirla con trolley e zaino al seguito decido di fermare il primo taxi che passa e lasciar fare a lui. Cinque minuti dopo sono in albergo, è tardi, sono stremato, sbrigo le formalità intanto che mi rendo conto di aver dato una banconota sbagliata al taxista (ora capisco perché mi ha ringraziato così tanto quando gli ho detto di tenersi il resto), prendo possesso della stanza e dopo una meritata doccia mi addormento nudo sul letto con i bagagli ancora da disfare…
Apro gli occhi, mi concedo giusto giusto il tempo di realizzare che sono effettivamente nella mia stanza d’albergo a Bangkok nudo come un verme e dopo aver indossato un paio di pantaloni esco sul balcone. A differenza della sera prima adesso riesco a percepire tutto il calore e l’umidità dell’aria di questa stagione, e dire che sono partito da casa con più di 30 gradi, ma qui è diverso, te lo senti addosso, una sorta di “effetto sauna” permanente, però è quello che mi aspettavo e non me ne lamento.
Trascorro la prima giornata esplorando la zona nei dintorni di Soi Sukhumvit 22 dove alloggio, non ho la pretesa di visitare Bangkok in lungo e in largo, resterò qui solamente cinque giorni per poi spostarmi a Pattaya e tornerò a fine vacanza per alcuni giorni prima del volo di ritorno, non ho nessuna fretta né tantomeno mete prestabilite, a parte la prossima tappa dove ho già prenotato una stanza per una decina di giorni da un albergatore italiano conosciuto in precedenza su un forum di viaggiatori.
Soi Sukhumvit 22 , conosciuta anche come “massage street”, è una via piuttosto movimentata, ci sono una miriade di negozi e ristorantini, oltre ai soliti immancabili centri massaggi sulla strada principale e nei vari vicoli adiacenti; mi fermo a mangiare non lontano dall’hotel e siccome sul cibo sono di larghe vedute ordino il primo piatto che mi ispira, una sorta di insalatona chiamata Som Tam, senza nemmeno sapere cosa c’è esattamente dentro. La tipa addetta all’ordinazione mi chiede se lo preferisco piccante, rispondo di si e ordino anche una Shinga, che insieme alla Chang e alla Leo è una delle birre di produzione Thai più diffuse e famose, lei sorride e se ne va per tornare subito da me con la mia birra. Poco dopo arriva anche il cibo, abbastanza affamato lo assaggio, il gusto mi piace ma… Madonna se è piccante! Finisco la birra che ancora non sono a metà piatto, quindi me ne faccio portare subito un’altra, ma alla fine per quanto a me piaccia il piccante non riesco comunque a finire di mangiare quella roba infernale, così finita la seconda Shinga mi arrendo, pago e torno in strada sputando fuoco come un drago per continuare il mio giro esplorativo con calma.
Piccoli chioschi di cibarie di vario genere sostano e si spostano lungo la via, se c’è una cosa che proprio non manca qui in Thailandia è il cibo, ne trovi ovunque, di ogni genere, più o meno a tutte le ore, giorno e notte. L’altra cosa che di sicuro non manca, soprattutto qui a Bangkok, è la figa. Anche in una via relativamente secondaria come questa ogni venti metri c’è un centro massaggi (non per niente è soprannominata Massage-Street) con una manciata di signorine, più o meno carine e più o meno giovani, che cazzeggiano fuori dalla porta e ti invitano più o meno discretamente a fermarti per un massaggio, e devo dire che le prime volte che accade è quasi piacevole, poi quando ci fai un po’ l’abitudine diventa quasi una noia dover declinare ogni volta gli inviti delle operatrici, che a volte risultano essere fin troppo esuberanti e chiassose, anche se in linea generale non sono mai invadenti .
Bar, negozi, alberghi, ristorantini, seven eleven, family mart, e altre attività si susseguono senza soluzione di continuità lungo la strada e da Soi 22 incrocio la Sukhumvit, che tra l’altro è una delle strade più importanti del paese e attraversa Bangkok snodandosi verso sud-est arrivando fino a Trat, una città minore al confine con la Cambogia. Ma qui nella capitale la Sukhumvit è un chaos a tutte le ore, una via che non dorme mai, animata oltre che dal traffico anche dalla miriade di attività presenti ai lati della strada, perlopiù alberghi e ristoranti, ma anche negozi di ogni genere e bancarelle e quant’altro. Quasi tutte le vie traverse (Soi in thailandese) più conosciute partono dalla Sukhumvit (Soi Sukhumvit 22, ad esempio, significa “Traversa 22 di Sukhumvit Road”, poi ovviamente deve essere indicato anche il quartiere, in questo caso “Khlong Toei” ), di queste la più famosa in assoluto insieme a Soi Cowboy è probabilmente Soi 4, meglio conosciuta come Soi 4 Nana, cioè la via da cui si accede a Nana Plaza.
Nana Plaza è, come suggerisce il nome, una piazza, ma è una piazza piuttosto particolare, circondata da Go Go Bar e ripiena di Beer Bar.
I Go Go Bar sono dei locali dove le ragazze ballano e vanno in giro ad intrattenere gli avventori. Naturalmente per la legge thailandese il topless in pubblico è vietato, quindi ovviamente le ragazze in questi locali sono spesso in bikini e altrettanto spesso seminude, ma in fondo anche la prostituzione in Thailandia è vietata, e come da tradizione la maggior parte delle signorine del regno la dà via per denaro, quindi che ve lo dico a fare…
I GoGo sono quasi sempre locali a tema, sia come ambiente che come “vestiario” delle signorine addette all’intrattenimento, comunque ce ne sono per tutti i gusti, da quelli enormi e illuminati a giorno, a quelli piccoli e in penombra, magari con ambientazione gotico rockettara di fine anni 80, alcuni hanno vasche piene di schiuma o docce dove le ragazze vanno a rinfrescarsi mentre ballano, altri hanno enormi palchi rotanti, altri ancora hanno solo una passerella con dei pali da lap dance dove le signorine si esibiscono in coreografie spesso simpatiche e talvolta eccitanti. Il bello di questi locali è che è possibile girarli tutti finché non si trova quello che più ci piace, infatti l’entrata nei GoGo non si paga, però è giustamente d’obbligo ordinare da bere, ma con una manciata di euro vi bevete un paio di birre e siete tranquilli. Ovviamente se state lì ad occupare posto con una sola birretta per un’ora dopo un po’ vi stressano per ordinare altro o offrire da bere a qualche ragazza chiamata dal palco oppure a qualcuna dello staff, ma tutto sommato anche se volete fare un po’ gli splendidi e offrire un po’ di bevute random la spesa non è mai eccessiva, in fondo si vive una volta sola, e morire da tirchi fa brutto, no?
Passando alle cose serie e interessanti, le ragazze danzanti hanno sempre tutte un numerino addosso, dunque se c’è una tipa che vi intriga non dovrete far altro che farle capire che avreste piacere intrattenervi un po’ con lei (e ovviamente offrirle almeno una bevuta per il disturbo) e per fare questo potete attirare la sua attenzione mentre sta sul palco a esibirsi poiché anche loro guardano tra la folla, e se incrociate lo sguardo di una che sembra interessata è già un vantaggio. Buona cosa sarebbe evitare quelle che non vi cagano nemmeno di striscio, questo è sempre un buon consiglio, ma se proprio non si riesce a stabilire un contatto per qualsivoglia motivo è sempre possibile rivolgersi allo staff indicando il numero della signorina che ci piacerebbe conoscere, in tal caso provvederanno loro a farle sapere la cosa e la signorina verrà a farvi visita appena possibile ma, escludendo le bevande, senza nessun altro impegno da ambedue le parti. Se però trovate la compagnia giusta e volete uscire dal locale con la vostra bella di turno mentre sta lavorando si deve pagare una quota al GoGo perché di fatto state portando fuori una possibile fonte di drink offerti e quindi di guadagno per lo stesso. Questa quota, detta comunemente Barfine, è piuttosto variabile da un posto all’altro ma volendo fare una media siamo intorno a 800 THB (circa venti Euro). Una volta pagato il Barfine la ragazza è tecnicamente libera per il resto della serata, sia che resti con voi fino al mattino sia che torni al locale a farsi i cavoli suoi con le amiche o con qualcun altro, ma questo dipende dagli accordi e dall’affinità che troverete, e ultimo ma non meno importante, dalla vostra generosità nei suoi confronti. A tal proposito, anche in Nana Plaza all’ultimo piano sopra i GoGo Bar ci sono anche delle camere dove eventualmente andare a divertirsi in privato; ma è anche possibile e frequente invitare la tipa direttamente nel vostro albergo, specialmente se alloggiate vicino o se comunque avete l’intenzione di combinare qualcosa che non sia solo “una sveltina”. In alternativa, se le altre due opzione sopracitate non sono disponibili, le tipe conosceranno sicuramente un posto dove andare nelle vicinanze, tipo alberghi a ore e affini, anche se la qualità di tali tuguri lascia sovente molto a desiderare ed è meglio usufruirne solo se non si hanno alternative valide.
Continuo la mia lunga passeggiata esplorativa fino a Nana e poi torno indietro alla stazione BTS di Asok e da qui visto che non avevo più voglia di camminare prendo lo skytrain fino alla stazione Phromphong, che non è molto meno distante dal mio alloggio, ma un pochino si, e poi a metà strada c’è un parco molto carino che voglio vedere anche di giorno, dato che l’ultima volta era notte fonda. In un paio di minuti il treno percorre il breve tragitto, in carrozza non ci sono poi molti stranieri nonostante la città ne sia piena praticamente sempre. Il Benchasiri Park è un piccolo parco inaugurato nel 1992 per commemorare il 60° compleanno della regina Sirikit; niente di eccezionale, ma nel mezzo di grattacieli e traffico, un parco con tanto di laghetto e piccolo tempio, oltreché musica dal vivo nei fine settimana, è sempre un posto rilassante dove fermarsi. Curiosità: il parco si trova dove prima sorgeva il centro meteorologico di Bangkok.
Passo il resto della giornata in piscina sul tetto dell’Admiral, che come albergo è relativamente piccolo e appare come niente di eccezionale, ma solo perché siamo a Bangkok e perché è circondato da cose tipo il grattacielo del Marriot e l’Holiday Inn che sono dei giganti, l’hotel è comunque un 4 stelle dotato di tutti i comfort, come appunto una piscina sul tetto, la palestra, una piccola sauna, servizio in camera, un tuktuk gratuito che vi porta fino alla Sukhumvit, c’è pure la lavanderia a gettoni, molto utile per le emergenze (tipo se state per uscire e vi versate addosso il caffè freddo che stavate bevendo per riprendervi dalla pennichella post pomeridiana… Esatto, la sfiga non dorme mai). Comunque un posto del genere in Italia costerebbe molto, qui invece è piuttosto economico. Poco più di trenta euro al giorno, prenotando online da Booking, per un monolocale di 37m² con balcone e completo di cucina non è male direi.
La sera decido di tornare in quel ristorantino comodo a tre passi dall’albergo, stavolta niente cose piccantissime, mangio bene, spendo poco, e mi concedo una passeggiata tranquilla per smaltire le calorie e continuare l’esplorazione in notturna. Poco più in la noto una sorta di agglomerato di locali situato in una piazzetta/traversa di soi 22 e vado a vedere di cosa si tratta.
Attraversando un arco si entra in questa specie di parchetto interno, recintato e parzialmente coperto, che ospita almeno una decina di Beer Bar, alcuni più grandi con tavolini all’interno anche al chiuso ed altri più piccoli all’aperto composti semplicemente da un bancone e degli sgabelli o poco più; uno ha un biliardo praticamente in mezzo al percorso che si snoda tra i vari locali interni a questa piazzetta, un altro ha solo 4 sgabelli e un palchetto con tanto di palo da lap, insomma ce n’é per tutti i gusti, e ovviamente me li giro quasi tutti.
Un paio di ore più tardi, con qualche birra in più nello stomaco ma ancora tanta voglia di esplorare, mi siedo ad uno di questi baretti più piccoli nella viuzza più defilata e stretta di questo quartierino interno dei bar. Sono praticamente l’unico avventore presente ma ci sono due ragazze sedute su altrettanti sgabelli ed una è particolarmente carina; dietro il banco a servire c’è una signora rotondetta e un’altra ragazzetta all’apparenza molto giovane. Ormai son bello allegro dopo i giri di birre precedenti, saluto e ordino una birra. Intanto mi guardo intorno, accanto a me c’è questa signorina che brutta non è ma non rientra nei miei gusti, però vedendomi li da solo dopo un po’ mi rivolge la parola in un inglese comprensibile e facciamo due chiacchiere. Ne approfitto quindi per chiederle informazioni sul posto in cui mi trovo e pian piano imparo un sacco di cose; ovviamente nel frattempo le offro da bere, anche perché bere da soli porta sfiga, quindi ok. Intanto continuo a puntare la tipa seduta accanto a lei, quella carina, che dopo un po’, complice anche la scarsa affluenza di avventori nella serata si sente in dovere di partecipare al giro di bevute. Lei si chiama Gift (regalo/dono), e pur non avendo una grande parlantina in inglese si dimostra molto simpatica e di compagnia, tant’è che mi intrattengo fino alle 2 con lei e l’amica che aiuta a tradurre quando non capisce, poi mi congedo tornando in albergo, anche perché mi sa che ho bevuto fin troppo, meglio non forzare la mano, in fondo sono appena arrivato e devo ancora capire come funzionano le cose da queste parti.
Mi sveglio il secondo giorno tutto sudato (avevo ingenuamente spento l’aria condizionata prima di mettermi a dormire) e ancora un po’ rincoglionito dalle birre della sera precedente, ma finalmente mi sento anche riposato e sereno, però ho un gran bisogno di bere qualcosa e fare colazione in qualche modo, e il frigo è praticamente vuoto, ci sono solo due bottiglie di acqua, e l’acqua si sa, “fa ruggine”. Doccia fresca e scendo giù al bar che è convenzionato con l’albergo e inaspettatamente serve dei cappuccini degni di nota.
Un’oretta più tardi torno in strada e decido di trascorrere la mattinata in giro, prendendo la bts scendo a Phloen Chit, poi entro al Central Embassy, un centro commerciale enorme, con negozi di Gucci e Prada e altri marchi di lusso, e io non sono qui per fare shopping, ma il posto è talmente bello, fresco, enorme e non troppo affollato che alla fine decido di pranzare li dentro dopo aver camminato su e giù per negozi per un paio d’ore, poi torno con calma in hotel a rinfrescarmi di nuovo in piscina fino a sera; prima però è d’obbligo una sosta al seven eleven li accanto a far scorta di bevande e spuntini vari, così anche il frigo è bello pieno.
Avevo notato una steakhouse che si chiama “El Toro” dall’altra parte della Sukhumvit, e per quanto mi piaccia provare la cucina locale dei posti dove mi trovo, la tentazione è forte e vado li per cena; il conto è un po’ sopra la media, ma mangio da dio, la carne è buonissima, e il pancino ringrazia.
Stavolta punto dritto al parchetto dei bar della sera prima, so che potrei fare altre mille cose o andare per locali magari a Nana Plaza, ma in fondo sono appena arrivato, e so che tornerò qui ancora alla fine del viaggio, quindi per adesso voglio capire come gira quel “microcosmo” lì perché mi sembra interessante. Quando arrivo al baretto noto che stavolta ci sono già dei clienti, mi siedo sullo sgabello al bancone e trovo le solite della sera prima più un’altra tipa un po’ meno attraente di quella più carina ma meglio dell’altra, e comunque mediamente bellina. Saluto, ordino da bere e mi guardo intorno, ma soprattutto guardo Gift che con i suoi ventitre anni e quel vestitino un po’ scollato è uno spettacolo per gli occhi, e poi mi tiene compagnia, quindi offro da bere anche a lei. Dietro al bancone c’è ancora quella un po’ rotondetta, che a occhio e croce avrà una quinta abbondante di seno sotto la maglia, e un’altra signora più che quarantenne che è la “Capa” della baracca, poi c’è anche l’altra ragazza molto più giovane che dopo un po’ se ne va via col suo fidanzato thai in motorino, e chiedendo a Gift, perché la ragazzetta effettivamente mi sembrava un po’ troppo giovincella per stare li, scopro che quella è la figlia della suddetta boss della baracca e che ha diciassette anni, quindi fugato il dubbio mi dimentico della sua esistenza immediatamente. Poco dopo arriva una tipa vestita in un abitino bianco molto particolare, sembra quasi una sorta di “cosplay” di qualche personaggio femminile di un anime giapponese per intenderci, e detto tra noi è decisamente figa. Oltretutto parla un buon inglese e parlandoci scopro che lavora in un Go Go Bar ma è amica di Gift, quindi è passata a salutarla. Peccato, altrimenti sarebbe stata un ottima alternativa. Comunque c’è movimento in giro, io resto li a ciarlare con le mie nuove amichette e pian piano dopo un numero imprecisato di bevute l’atmosfera si fa più allegretta finché a un certo punto i liquidi che sono entrati chiedono di uscire da qualche parte, al che domando se per caso ci sia un bagno, e siccome i bagni ci sono ma si trovano più o meno dall’altra parte del parchetto, Gift si offre di farmi da guida, anche perché ne ha bisogno lei stessa. Passiamo tra la gente in mezzo agli altri bar, c’è un bel bordello di anime allegre, atmosfera è festaiola e movimento ovunque, ma sempre in relax. Mi do una rinfrescata, la musica del localino li accanto arriva forte anche in bagno, quando torno in piazzetta un attimo dopo spunta fuori anche lei, e siccome mi sentivo ispirato ci provo prendendola dai fianchi con le mani e avvicino le labbra alle sue, lei copre la distanza rimanente e ci diamo un bacio. Poi siccome sembra buono mi appoggio alla colonna di legno che avevo dietro e restiamo li a limonare per un po’. Mi piace, ma so vagamente come funziona da queste parti quindi per ora mi accontento e torniamo al bar, ma come si suol dire, il ghiaccio è rotto.
Tra una birra e l’altra raccolgo quante più informazioni possibile, quel piccolo bar diventa un porto sicuro nei miei primi giorni di permanenza nella terra del sorriso, imparo una manciata di parole Thai potenzialmente utili e chiedo a loro qualunque cosa mi passi per la testa, tanto non è che abbiano molto da fare, e considerando le birre che bevo e i drink che offro alle simpatiche signorine nessuno si lamenta. Intanto concentro le mie attenzioni sempre più su Gift, il suo scarso inglese non aiuta, ma è comunque una piacevole compagna di bevute e dopo un po’ si mette direttamente seduta su di me, il che direi è piacevole, considerando anche che l’alcol si fa sentire e le mani iniziano ad andare un po’ ovunque, ovviamente senza esagerare perché siamo in pubblico, ma ci sta.
Di fatto la notte prosegue, si fermano un paio di avventori, altre bevute, due chiacchiere alla buona, poi un altro giro verso i bagni e oltre, e stavolta restiamo avvinghiati un po’ di più prima di tornare all’ovile, ma come detto non so ancora bene come funziona in questo angolo di mondo, sto ancora prendendo le misure, poi si vedrà. Intorno alle 4 o giu di lì, i bar iniziano a chiudere, io ho bevuto fin troppo e mi ritiro nei miei alloggi senza aver concluso molto ma comunque soddisfatto per l’atmosfera che si respira la notte da queste parti. Si si, Bangkok inizia a piacermi, penso che andremo molto d’accordo.
Terzo giorno a Bangkok, è domenica, e siccome mi hanno parlato bene del grande mercato di Chatuchak, che si svolge solo nei weekend, decido di svegliarmi presto per trascorrere la giornata lì, dunque vado a piedi alla stazione BTS di Asok e in circa mezz’ora arrivo alla stazione Mo Chit, di fronte al Chatuchak Park e a tre passi dal mercato. Il Mercato di Chatuchak è una cosa veramente enorme, non per niente è uno dei più grandi al mondo, al suo interno si trova veramente di tutto, dai vestiti all’artigianato locale al mercato del pesce e negozi di animali, acquari, centri massaggi, mercatini dell’usato, fioristi, mobili, e ovviamente cibo di ogni genere. Il mercato ha sia un’area all’aperto che diverse zone al coperto dove è facile perdere l’orientamento da quanto sono angusti e labirintici i passaggi, poi ci sono anche piccoli negozi più canonici e tranquilli, e in uno di questi ho fatto il mio unico acquisto al mercato, uno zainetto antipioggia carinissimo pagato l’equivalente di una quindicina di euro ma ne vale almeno il doppio a parer mio, non per niente è lo stesso modello che usa personalmente la giovane e simpatica ragazza del negozio che mi mostra il suo, identico ma già pieno di roba, andando a prenderlo dietro il bancone della cassa. Si dice che sia usanza trattare sui prezzi, ma sinceramente dato il costo piuttosto basso per la bontà dell’oggetto in questione e la piacevole conversazione avuta con la signorina non ci ho nemmeno provato, non mi cambia niente risparmiare un paio di euro se sono soddisfatto. Comunque dopo aver mangiato del buon pesce grigliato fuori sotto uno dei tendoni che ospitano decine di bancarelle di cibo, resisto ancora un paio d’ore al caldo infernale e poi torno in albergo voglioso di refrigerio e piscina fino praticamente al calar del sole appisolandomi poi sul letto senza pensarci troppo…
Mi sveglio che sono tipo le dieci di sera, scendo giù in strada e mi incammino schivando le massaggiatrici sul percorso, non ho molta fame né voglia di camminare, quindi punto dritto al parchetto dei bar li vicino e vado dalle mie compagne di bevute. Stavolta sono in tre oltre alle due signore dietro al bancone e la troppo giovane figlia della titolare. Gift e un’altra che non avevo mai visto sono in compagnia di due clienti, lei è girata di spalle, mi siedo all’angolo opposto dove c’è la sua amica della sera prima e prendo da bere per me e per lei che ovviamente si dimostra subito molto aperta e socievole. Intanto ammicca in direzione di gift e ride; anche la boss da dietro al bancone mi guarda ammiccando palesemente al fatto che la mia preferita sia occupata, e non so cosa abbiano in testa ma a me non fa né caldo né freddo, poi però la signora si avvicina a lei e presumo le abbia annunciato il fatto che sono li, perché subito dopo si volta, si scusa con l’avventore che aveva accanto e da il cambio alla sua collega che va a prendere il suo posto. Non mi aspettavo una mossa del genere, ma mi fa piacere, si vede che le ho lasciato una buona impressione, e probabilmente la boss ha capito che sono un buon cliente e ci tiene a non farmi andare altrove.
In breve la serata va avanti più o meno come la precedente ma ci sbilanciamo un po’ di più restando appiccicati e baciandoci direttamente li dove siamo, poi a un certo punto noto che c’è una sorta di pentolone li vicino su una sorta di fornello da campeggio, mi vengono offerte cavallette bollite dalle mani di Gift che mi imbocca premurosamente, e devo dire che non sono nemmeno male, anche perché sto praticamente a digiuno dal pomeriggio e con tutto l’alcol ingurgitato non possono che farmi bene. Insomma la serata scorre via veloce in allegria, conosco anche Toby, un ragazzo Australiano residente lì vicino e amico di Gift perché frequenta una sua amica che lavora in un altro dei bar del parchetto ed è passato a salutare, un tipo simpatico direi. Poco più tardi, al momento della chiusura, propongo a Gift di venire in albergo da me, ma al contrario di quanto mi aspettassi non ottengo esito positivo, o meglio, sembra quasi propensa ad accettare l’invito, ma dopo uno scambio di sguardi con la boss mi dice che stanotte non può ma che se voglio, domani, posso andare a trovarla nel centro commerciale dove lavora così stiamo un po’ insieme. Accetto la risposta ma quando se ne va chiedo delucidazioni alla signora che sorridendo dice che le dispiace e semplicemente ribadisce che stasera non poteva, senza specificarne il motivo. E va beh, lascio perdere e mi ritiro in camera pensando a domani…
L’indomani stessa routine mattutina, doccia, colazione giù al bar e poi vado in esplorazione e scopro che poco più in là c’è una sorta di quartiere giapponese, niente di che, ma mi fa piacere sapere che oltre a cinesi, arabi, indiani e coreani c’è anche una discreta presenza nipponica da queste parti. Giro ancora per le strade, e cammino cammino cammino guardandomi intorno, i posti nuovi sono sempre interessanti, anche se non c’è niente di apparentemente grandioso o appariscente, ma questa è una mia personale filosofia.
Si fa ora di pranzo, sarei tentato di prendere la BTS e andare a far visita a Gift come da suo invito una manciata di fermate più in là, ma intanto che ci penso vedo un ristorante pizzeria italiano “da mario” se non ricordo male il nome, e decido di pranzare li, non per nostalgia del cibo, ma per capire se è come i ristoranti italiani americani o se rispetta le basi della cucina italiana, pura curiosità, e poi come da tradizione devo mangiare gli spaghetti alla carbonara, cosa che faccio in ogni paese che visito, quando possibile. Il locale è piuttosto piccolo ma ben disposto e tutto pulito e in ordine, il forno delle pizze è li in bella vista e appena entro sento parlare italiano e palesando la mia origine il cameriere sembra felice di fare due chiacchiere oltre che prendere l’ordinazione. Carbonara e poi pizza margherita, tutto perfetto. Faccio i miei complimenti al gestore, pago e torno fuori al caldo per continuare il giro e dopo una birretta consumata in un bar lungo il tragitto decido ritirarmi di nuovo al fresco in piscina fino a sera.
Cena in un ristorantino a bordo strada e per la prima volta mangio Pad Thai, e mi piace. Ordino anche dei granchi fritti, squisiti. Esco a pancia piena e vado al mio punto di riferimento notturno nel parchetto dei bar, qui la situazione è più caotica delle sere precedenti, forse perché è lunedì e sono arrivati nuovi turisti, o forse è solo un caso, fatto sta che quando arrivo al N’Joy (cosi’ si chiama il Bar) ci sono già un po’ di persone li a bere e cazzeggiare, e ci sono anche un paio di signorine in più. Purtroppo pero’ non vedo Gift. Trovo uno sgabello libero e mi siedo, ordino una birra alla signora boss e subito lei mi fa notare che la mia abituale compagna di bevute stasera non c’è. “Ok, tanto sono qui a bere” le dico io sorridendo; al che va un attimo a servire un altro cliente e la sua collega viene a ciarlare un po’ con me; lei ha praticamente la mia età e due tette enormi, peccato che sia un po’ troppo abbondante per i miei standard, altrimenti potevo farci un pensiero con quelle bombe che si ritrova. Comunque è simpatica e mi intrattengo con lei tra un drink e l’altro mentre serve i clienti; poi a un certo punto arriva un signore un po’ avanti con gli anni accompagnato dalla figlia della proprietaria e subito tutte lo salutano animatamente e lì scopro che quello è il “boss” del bar, nel senso che è il vero proprietario nonché marito della signora che lo gestisce. Insomma a un certo punto me lo presenta e parlandoci scopro che è svedese e vive a Bangkok da mezza vita, poi una delle ragazze gli porta un vassoio di gamberi e lo lascio mangiare in pace. Dall’angolo opposto del bar noto che una delle signorine è rimasta sola, non la conosco ma non è niente male e visto che mi sta guardando la invito a sedersi vicino a me e le offro da bere. Scopro con piacere che parla inglese meglio di me, ed è pure simpatica oltre ad evere un bel fisico per i suoi trent’anni portati benissimo, non è una bambolina come la Gift, ma le sue forme mi ispirano cose buone e non mi dispiace affatto la sua compagnia, così dopo qualche ora passata a bere e scherzare, stavolta prima dell’orario di chiusura, quando il padrone di casa se n’è gia andato da un po’ ed io inizio a essere al limite dell’ubriachezza ma ancora piuttosto lucido, le chiedo se vuol venire a farmi compagnia in hotel perché mi piace. Lei sembra disorientata, o meglio, dalla sua espressione pare che non si aspettasse questa proposta ma sembra piacevolmente sorpresa, mi fissa un attimo e dice che è ok perché sono carino e perché a detta sua nonostante tutte le birre che ho bevuto sono ancora lucido, e la cosa le va a genio. Si consulta con la capa e poi uscendo dal labirinto dei bar ci incamminiamo verso l’Admiral, un po’ a zig zag perché anche lei non ci è andata proprio leggera con gli alcolici, ma belli allegri entriamo, le chiedono un documento alla reception poi via su in camera, e già in ascensore capisco che sarà una notte interessante. Sistema le sue cose e chiede di farsi una doccia, ovviamente mi do una rinfrescata anch’io intanto che si sistema e la ritrovo in asciugamano seduta sul letto che mette musica al telefono, ottima scelta, così evito di farlo io… Mi avvicino con l’asciugamano legato in vita per non sembrare troppo volgare e inizio a baciarla un po’ ovunque, lei posa il telefono e ricambia le attenzioni fino a che ci ritroviamo nudi entrambi avvinghiati sul letto a fare un po’ di tutto, poi preso dalla foga del momento arriviamo al dunque e lei mi ferma… Oops, merda, ha ragione, ma siccome sono un pirla smemorato non ho nemmeno preservativi in stanza, ormai mi sono talmente abituato alle meretrici che non ricordo più di comprarli, ma qui mi sa che devo riorganizzarmi un attimo o mi ritrovo in situazioni poco piacevoli a quanto pare. Le dico che appunto non li ho e lei prontamente mi suggerisce di procurarmeli al seven eleven li accanto all’hotel…
Con tutta la forza di volontà di cui dispongo le schiocco un bacio sulle labbra, lei sorride divertita e mi dice di tornare presto, al che le dico di aspettarmi a gambe aperte e vestendomi al volo scappo giù maledicendo la mia stupidità, ma tutto sommato mi vien da ridere per la situazione, e va beh.
Faccio scorta di condom e già che ci sono prendo anche un paio di snack, poi torno indietro di corsa e quando arrivo in camera ci ritroviamo a ridere come due imbecilli per l’assurda situazione poi riprendiamo da dove eravamo rimasti. E che posso dire, è stato bello.
Mi sveglio in tarda mattinata, lei ancora dorme, io ho un sorriso assurdo stampato in faccia e mi sento più rilassato del solito, la guardo un po’ senza svegliarla, è carina, ma l’effetto dell’alcol è svanito e onestamente ho trombato di meglio troppe volte per emozionarmi troppo… Resterà con me fino alla mattina seguente dopo avermi fatto da guida in giro per la città e dopo un’altra notte infuocata. Il mattino dopo devo traferirmi a Pattaya, facciamo colazione, mi chiama lei un taxi di sua conoscenza che mi fa pure spendere il giusto, saliamo su, lei scende a casa sua, ci salutiamo con la promessa di rivederci quando tornerò a Bangkok prima di rientrare in patria, e poi via verso il mare!