Non vedevo l’ora di poter tornare nella terra del sorriso (e dei massaggi , del cibo di strada, della topa facile, della vita a basso costo, dei seven eleven… insomma ci siamo capiti) ed è per questo che fiducioso ho prenotato il volo a inizio Marzo, esattamente due anni dopo l’ultimo rientro prima che iniziasse la folle pandemia. In quel momento era ancora burocraticamente tutto molto confuso, si parlava di Thai-Pass, di tamponi all’arrivo e quant’altro, ma a detta anche di alcuni expat residenti in Bangkok la prospettiva per i mesi estivi era buona, così dopo aver confrontato alcune opzioni di varie compagnie aeree nella sezione Flights di Booking.com il risultato è stato questo: Partenza da Firenze Peretola ore 10:40, scalo a Zurigo con ripartenza alle 13:20 e arrivo a Bangkok per le 5:00 del mattino successivo (ora locale), mentre per quanto riguarda il volo di ritorno farò Bangkok to Vienna, poi quattro ore di scalo e ultima tratta per il rientro in Italia il 25 Agosto alle 9:20 con arrivo alle 10:40(ora locale). Ho prenotato anche i posti a sedere pagando un centinaio di euro di supplemento poiché per entrambe le tratte intercontinentali ho deciso di stare in prima fila a ridosso della economy plus ovvero dove c’è molto più spazio per stendere le gambe e nessuno che ti sdraia il sedile davanti in faccia e a parer mio quei pochi soldi in più ti cambiano il viaggio (avessi più disponibilità economica andrei in business ovviamente, ma ci si arrangia), alla fine con 1100 euro in totale ho fatto un buon viaggio senza troppe attese agli scali e partendo praticamente da casa poiché l’aeroporto di Firenze è ultra comodo per me. Per la cronaca il volo di andata è stato operato da Swiss air mentre quello di ritorno da Austrian, entrambe compagnie del gruppo Lufthansa, che si sono rivelate ottime sotto ogni aspetto, oltre a questo, niente mascherine obbligatorie in volo e burocrazia snella con solo la richiesta di certificato vaccinale prima della partenza da Zurigo. Ma veniamo a noi…

Arrivo finalmente a Bangkok in perfetto orario, sono le 5 del mattino, il Suvarnabhumi è ancora un po’ dormiente, tutto molto tranquillo, oltretutto non devo nemmeno attendere di recuperare i bagagli poiché ho scelto di portare con me solamente il mio amato zaino-valigia che è considerato bagaglio a mano anche se poi ci sta dentro l’impossibile. Sbrigo le formalità di ingresso in dieci minuti e punto dritto giù al piano più basso ovvero il livello B, e per prima cosa riprendo confidenza con quei pochi Bath che ho in tasca acquistando una bottiglia di tè al Seven Eleven, poi poco più in là acquisto una sim telefonica con numero Thailandese e traffico internet illimitato per 30 giorni a circa 13 euro, l’operazione richiede poco più di 5 minuti, anche perché non c’è praticamente nessuno al chiosco D-Tac ; fatto ciò torno su al livello 2 dove si può uscire per arrivare alle aree fumatori esterne e mi accendo una sigaretta in pace godendomi di nuovo il clima Thailandese che nonostante l’ora è già caldo e umido a livelli che per un europeo sono sempre anomali, ma è un piacere ogni volta e la “sosta fumo” fuori dall’aeroporto è per me un po’ l’inizio e la fine di tutto quando arrivo e parto da Bangkok. Zaino in spalla torno giù al livello più basso e cambio i soldi al “Super Rich” che se uno non sta a contarsi gli spicci in tasca offre sempre un cambio onesto, centesimo più centesimo meno, e onestamente mi fanno ridere quelli che perdono tempo a cercare a tutti i costi il cambio migliore della città, risparmiando pochi euro su mille a fronte di un certo sbattimento e al tempo perso, ma questo è soggettivo, son gusti come si suol dire. Quindi, con una paccata di banconote da mille bath vado ad acquistare il gettone per l’airport rail link con arrivo alla stazione di scambio di Phaya Thai; che poi in verità ci sono almeno due opzioni per entrare in città col treno dal Suvarnabhumi, il diretto per Makkasan (circa 15 minuti di viaggio) e quello che fa tutte le fermate fino a Phaya Thai (circa 30 minuti), io scelgo quest’ultimo perché non ho fretta non ho bagagli ingombranti e mi piace osservare la gente del posto che va a lavoro o chissà dove. Piccola nota, sui trasporti pubblici è richiesto l’uso della mascherina, ma avendola già in tasca non è un problema. A Phaya Thai prendo al volo il biglietto per Nana alla biglietteria automatica con due spicci che avevo in tasca, e pochi minuti dopo arrivo in soi 8 dove come a voler ripartire dall’ultima volta ho prenotato una camera al Hope Land hotel tramite Booking.com , circa 40 euro a notte per una camera di 40mq con balcone in un hotel 4 stelle con piscina sul tetto a 5 minuti a piedi dalla stazione BTS Nana, difficile trovare di meglio a questo prezzo. Tra l’altro, nonostante sia arrivato la mattina del 2 agosto avevo prenotato anche per la notte precedente così da poter avere la camera subito senza rischiare di dover attendere fino alle 14:00 per il check in, perché stare altre cinque ore li dopo il lungo viaggio sarebbe stato per me devastante, invece cosi’ sono arrivato, e in dieci minuti ero già in camera, stesso hotel stessa stanza dell’ultima volta, sensazione strana, i pensieri volano e i ricordi riaffiorano belli vivi nella memoria, quasi come se questi due anni di vuoto non fossero mai esistiti; poi doccia, un tuffo in piscina sul tetto e pennichella. In serata esco per acquistare beni di prima necessità e “sostanze dopanti” poi la sera cena al det5 , un ristorantino/bar all’aperto li in soi 8, e poi siccome pioveva ed ero piuttosto provato dal viaggio non ho combinato molto altro. Il secondo giorno avrei voluto usare ancora la piscina ma di sole nemmeno l’ombra, scusate il gioco di parole, e quindi ho fatto un giro dei centri commerciali, MBK Paragon e dintorni, poi già che ero a prendere il trenino (lo skytrain lo chiamo così) sono arrivato lungo fino ad Asok al Terminal 21, ho mangiato e mi sono ritirato poi nei miei alloggi. La sera mangio un buon Padthai e un’altra roba di cui non ricordo mai il nome accompagnando il tutto con mezzo litro di birra, poi con calma mi avvio verso Nana Plaza, e dopo due anni di assenza dove vuoi che vada a mettere il naso se non in quel tugurio chiamato Angel Witch, mi pare ovvio. Il dj è sempre lo stesso, è un personaggio inconfondibile, l’ambiente non è cambiato di una virgola, ma ricordavo che ci fossero anche almeno un paio di ragazze molto papabili, invece non vedo nessuna di mio gusto, bevo la mia Singha finché è ancora fresca e tolgo il disturbo. Salgo su al secondo piano per andare al Billboard, entro, bordello infame, faccio il giro della sala, esco e butto l’occhio dall’altra parte della piazza… Butterflies! Faccio il giro, entro, mezza sala vuota, letteralmente, in compenso l’altra metà è come al Billboard, bordello infame ma più concentrato. Prendo posto in disparte su uno sgabello, c’è il 2×1 sulle birre, ok, e portami altre due singha che ti devo di’. Vedo ragazze che mi ispirano, quasi tutte a dire il vero, sarà che ancora non ho combinato niente e la voglia è tanta, ma oggettivamente di brutte non ne vedo. Le inservienti intanto continuano a propormi le ragazze che sostano e passano li davanti, le signorine mi fissano, sorrido e volgo lo sguardo altrove prima che si muovano, di solito funziona, poi a metà birra spunta fuori una tipina quasi anonima ma bella morbidosa e pucciosa che si muove bene e ha il viso da gattina,

“Si la voglio subito!”

le offro un drink, lo sgabello in due si fa stretto , ci spostiamo sui divani nella parte vuota della sala e giù di strusciamenti, palpatine e tutto il repertorio; lei si fa portare uno shottino di tequila, ok, la birra non mi va, mi viene voglia e ne faccio portare altri due, uno per me e uno per la tipa. Offro una birra anche alla sguattera dello staff che fa il tifo. Poi altri due shottini. Poi altri due. Ora di sguattere li davanti a fare il tifo ce ne sono un paio. La bambolina getta la spugna, se beve ancora non ci capisce più una sega, io ancora tengo botta, ma due bottarelle da dietro le vorrei darei anche a lei prima di andare a dormire…

“Mamasan quanto spendo?”

Siamo quasi a mezzanotte, concordo per Short-Time, 700 barfine, 3000 alla donzella, ci sto. Lei va a cambiarsi, saldo il conto, mille e passa di bevute, ma non sono qui a fare il tirchio in vacanza, lascio anche la mancia alla simpatica cameriera.

Porto il Pokemon a zigzag verso l’hotel, “Bevi meno balorda!”. Una rinfrescata sotto la doccia, facciamo quello che si deve fare, mi piace, muoio sorridente, poi resuscito e mentre sono in doccia lei mi si addormenta sul letto.

“Ma non s’era detto che era uno short?”

Boh, nel dubbio la sveglio e lei un po’ imbriachella fa “No no, i want to sleeeeep”; oh, contenta lei a me non da fastidio, almeno finché è li nuda e disponibile, s’intende. Mi addormento anch’io mentre la osservo, ha un bel corpo ed è proprio bellina mentre dorme, molto kawaii come direbbero in giappone. Sorge il sole, altro giro altra corsa appena svegli, poi facciamo colazione al Monsoon prima che prenda il taxi per tornare a casa. Mi sembra un buon inizio considerato anche che normalmente il LongTime sarebbe stato ufficialmente 1000 + 5000 baht, ma il karma stavolta è stato benevolo.

Trascorro la giornata in relax e la sera torno a Nana Plaza, ma ancora devo prendere il ritmo di Bangkok e non combino niente a parte bere in compagnia di un po’ di signorine allegre. Sabato sera c’è una cena coi residenti e altri viandanti di passaggio come me, ci troviamo da Hooters in soi Nana, siamo in sette, prendiamo la torre di birra e alcune schifezze ghiotte da mangiare, le cameriere che lavorano li sono un bel vedere, dei culetti di tutto rispetto devo dire. A fine cena arrivano altri due resident e finita la birra ci spostiamo di nuovo li davanti in Nana Plaza a fare il giro dei gogo, poi andiamo proprio in soi8 al Rumors , un pool bar con musica dal vivo e un po’ di ragazze simpatiche, è un posto carino, molto aperto e abbastanza tranquillo ma per niente noioso, uno dei ragazzi residenti vince qualcosa come dieci partite di seguito a biliardo intanto che gli altri bevono e socializzano con le tipe del bar, la serata scivola via tranquilla poi qualcuno propone di andare in soi 7/1 al Victoria che è un altro pool bar ma un po’ più chiuso e meno dispersivo, qui c’è una signorina molto allegra e un po’ ubriaca, ma soprattutto senza mutande, non è difficile da capire poiché la fa vedere un po’ a tutti alzandosi la gonna senza tanti problemi, simpatica la tipa e si guadagna subito il soprannome di “Smutandata”, insieme a lei c’è una sua amica, apparentemente piu’ tranquilla e più vestita ma altrettanto simpatica e un po’ alticcia pure lei, ci parlo un po’ e scopro che ha tre anni più di me anche se ne dimostra dieci di meno, “bella donna” è il parere un po’ di tutti, a me però il suo viso piace particolarmente e mi intriga il suo modo di fare, tant’é che quando la compagnia si ritira per finire la serata altrove io resto li con la smutandata e l’amica con le quali faccio mattina in strada a bere birre e cazzeggiare, a un certo punto finisco le sigarette e On si offre di andare a comprarmele al 7/11 li vicino se pago anche le sue, al che tra l’alticcio e il pigro le dico ok e le affido mille baht in mano. Al ritorno mi consegna le mie marlboro, attendo un po’ e poi le chiedo dove sono il resto dei soldi (che tolto il costo dei due pacchetti di sigarette sono tipo una decina di euro), lei sorride e fa finta di niente, e va beh, siamo anche tutti mezzi ubriachi, figurati se mi metto a fare storie per una decina d’euro con una troia di lungo corso a bangkok, alla fine è simpatica e lascio correre, dicendole però chiaramente che con quel piccolo gesto ha perso la mia fiducia. La smutandata intanto per quanto bella ubriaca intuisce tutto e appena l’amica si allontana mi fa “Non fidarti mai di nessuno, lei non è cattiva ma a volte è strana, non fidarti di nessuno”, ripete, e se il detto In vino Veritas è applicabile anche alla birra direi che mi sembra un consiglio sincero di una tipa di cui potrei fidarmi ignorando quel che ha appena detto. Le do un bacio sulla guancia e ringrazio, poi l’altra torna e facciamo l’alba in compagnia.

Mi sveglio la domenica mattina verso mezzogiorno, oggi visita al mercato Chatuchack, prendo lo skytrain fino alla fermata di Mo Chit e poi costeggiando il parco in cinque minuti a piedi entro nella bolgia infernale di quello che viene definito il Mercato del weekend più grande del mondo, che poi è aperto anche in altri giorni ma solo in parte, e a meno che non siate commercianti in cerca di affari all’ingrosso non vale la pena di visitarlo fuori dal weekend. Il Chatuchak occupa una superficie di 35 acri (circa 140000 metri quadri), è diviso in zone ovvero sezioni per tipologia di merce e vi si trova di tutto, dall’abbigliamento di ogni genere all’artigianato ai mobili oltre che piante e articoli per giardinaggio e decorazioni di ogni tipo, ma anche libri, arte, antiquariato, e una serie infinita di negozi dedicati agli animali, in buona parte rettili di ogni genere e poi c’è il Fish Market, zona dedicata appunto all’acquariologia, con negozi e bancarelle di acquari e accessori con tanta scelta di flora e fauna acquatica dove si trova di tutto a prezzi contenuti, e lo dico da acquariofilo di lungo corso; ovviamente sono presenti anche innumerevoli ristorantini e bancarelle dedicate a cibo e bevande di ogni tipo e c’è spazio anche per alcuni centri massaggi e qualunque altra cosa vi venga in mente, basta cercare un po’; l’unica cosa che non troverete all’interno del mercato sono i prodotti tecnologici, per il resto c’è veramente di tutto e in gran quantità. Me ne vado a mani vuote poiché non ero venuto a fare acquisti ma solo per farmi un’idea di cosa poter comprare e per trascorrere il pomeriggio lontano dalle tentazioni. Mi rilasso in hotel fino a cena, altro raduno con gli amici italiani, stavolta alla pizzeria Vesuvio in soi 8, stesse facce della sera prima con un paio di nuovi arrivati al posto di altrettanti che hanno preso il volo. Tagliere di salumi e formaggi e poi pizza e ovviamente birre, ci viene offerto anche un giro di limoncello alla fine dopo un caffè, tutto molto buono. Ci spostiamo quindi in Soi Cowboy dove visitiamo nell’ordine un vecchio bar lezzissimo ma tranquillo con una manciata di ragazze interessanti, poi il Tilac che è un gogo bar su due piani dove la caratteristica più particolare è il pavimento del piano superiore in buona parte trasparente, e poi un altro localino dove a intrattenere la clientela ci sono esclusivamente Ladyboy di bell’aspetto (e la quasi totalità operati, ovvero senza più il pisellino), ci facciamo due risate con un nuovo arrivato che non si rende conto della situazione in quanto fatica a riconoscere le trans dalle ragazze e poi già belli alticci ci spostiamo in soi 7/1 al Victoria Bar per l’ultima bevuta tranquilla tra una partita a biliardo e le solite cazzate che scorrono via tra un drink e l’altro. C’è anche la mia nuova amica On ma è impegnata con un forestiero e non mi ha visto entrare, quando andiamo via però sento urlare il mio nome, cosa che mi mette vagamente in imbarazzo in mezzo agli altri della compagnia che mi guardano strano come a dire “Te non ce la racconti giusta”, al che saluto di rimando la stronza e poi saluto anche gli altri man mano che camminando ci smistiamo nelle varie strade per andare a dormire dopo un’altra folle notte in quel di Bangkok.

Il giorno seguente mi sveglio tutto intontito nel primo pomeriggio, bene, inizio a prendere il ritmo giusto direi, poi in serata avevo deciso di stare tranquillo e giustamente, dopo una dose di padthai seguita da una di quelle insalatone piccanti che ti fanno sputare fuoco, sono andato a farmi due birre al billboard dove una balorda scesa dal palco ha deciso di mettermi voglia contro la mia volontà (povero bimbo innocente io), pero’ onestamente non mi andava di portarmela in camera col pensiero di partire la mattina dopo per Pattaya, quindi l’ho salutata e mi sono incamminato verso l’hotel deviando nella traversa di soi 6 per una sosta al kasalong (nota pump station molto spartana ma di buon servizio). Dopo ciò torno in soi8, una bella doccia rinfrescante e ovviamente, pensando che la mattina devo svegliarmi sul presto, invece di andare a dormire vado al Victoria per bere qualcosa. Li ritrovo la smutandata e la sua collega in versione sobria che mi accolgono calorosamente, beviamo parlando della nottata precedente, offro loro due birrette e in tono scherzoso l’amica mi fa: “tanto non ci vengo in hotel con te…” , “Non ti voglio nel mio letto, sei troppo vecchia per me.”, ribatto io sorridendo. A chiusura la smutandata se ne va perché deve partire il giorno dopo per Koh Samui, così mi ritrovo da solo con l’amica di nome On , seduti a un tavolino al carrello delle birre di una sua amica trans, ma una di quelle brutte proprio, a mangiare lungostrada, pollo, salsina piccante e riso, tutto ravanato a mano in un ciotolo random, covid scansati proprio… Dopo visto che ha iniziato a piovere e lei aveva l’ombrello si offre gentilmente di accompagnarmi in hotel “tanto non ti trombo, sappilo”, le dico, “devo solo pisciare e poi torno a casa”, ribatte lei. Camminiamo fino al mio hotel abbracciati, più che altro perché il suo ombrello è minuscolo, e lei fa “è romantico camminare così sotto la pioggia”, io rido. Andiamo su in camera, la osservo intanto che l’ascensore sale, e penso che al contrario delle sbarbine che di solito mi porto dietro di ritorno dai gogo, lei è anche vestita con un certo gusto, si vede che non è una ragazzetta ma con quel cappellino in testa e i suoi occhi svegli e furbi è davvero caruccia. Le indico il bagno e metto su un po’ di musica giusto per fare atmosfera, quando esce mi offre una sigaretta in balcone e sembra voler rimediare al disguido dell’altra sera ammiccando con lo sguardo, al che senza aggiungere altro ci rido sopra e parliamo un po’, le dico che domani vado al mare, ci scambiamo i numeri, cazzeggiamo tranquilli, ma è davvero piacevole trascorrere il tempo con lei senza far niente, poi siccome a mezzogiorno dovrò prendere il bus per Pattaya decidiamo che è l’ora di andare a dormire e la riaccompagno giù, in ascensore pero’ si appoggia a me fissandomi negli occhi, ci baciamo, poi l’accompagno fuori e se ne va camminando sotto la pioggerella col suo ombrellino. Tutto vagamente romantico, ma è ora di dormire…

L’indomani a mezzogiorno prendo il bus alla stazione dei bus di Ekkamai, a una cinquantina di metri dall’omonima fermata dello skytrain. Ho prenotato il posto il giorno prima da 12go.asia (ve lo consiglio, è un ottimo servizio presente anche in altre parti del mondo e in Thailandia funziona benissimo, c’è anche l’app che è molto comoda e facile da usare), il viaggio è tranquillo, solo un po’ troppa aria fredda ma per il resto si viaggia discretamente, e considerata la spesa di soli 200 Bath per circa 100km direi che non è male. Un paio di ore dopo sono a Pattaya, ma dalla stazione dei bus fino all’Hotel dove ho prenotato i prossimi quattro giorni ci sono quasi 3 chilometri e sebbene abbia solo uno zaino come bagaglio non mi sembra il caso di farseli a piedi, mi guardo intorno alla ricerca di un taxi mentre fumo una sigaretta nell’apposita area li alla fermata ma non faccio in tempo a finirla che vengo approcciato da un omino del posto che vedendomi in cerca di qualcosa si propone come trasporto “30 baht, taxi, 30 baht” Accetto e mi invita a seguirlo poco piu’ in la dove ha parcheggiato il suo Songthaew (uno di quei pick up col gabbiotto dietro , detti anche bath-bus) che è già pieno di gente, poi mi chiede dove devo andare, gli mostro la schermata di google maps che stavo guardando sul telefono, capisce dove devo andare e fa: “Uhm, ok, 50 baht.” , accetto sorridendo all’irrisorio rilancio e l’omino mi invita a salire sul sedile del passeggero perché dietro è già tutto pieno, quindi ho pure il ”posto vip con aria condizionata”, perfetto, e considerato che lui scarica praticamente tutti sulla beach road, mi lascia per ultimo poiché deve entrare più all’interno rispetto al lungomare, ecco perché i 20 baht in più. Alla fine mi lascia esattamente davanti l’albergo, ottimo.

Ho prenotato due giorni prima una stanza con balcone all’Hotel Adelphi sempre tramite Booking.com ormai una certezza in ogni occasione, l’albergo ha anche una bella piscina sul tetto ed è in una via piuttosto tranquilla anche se a soli 200mt dalla movimentata soi Buakhao.

Nota simpatica, nella via dove alloggio ci sono una ventina di lavanderie, mai vista una roba del genere.

Sono già stato a Pattaya ma questa zona non l’avevo mai presa in considerazione, però devo ammettere che è piuttosto movimentata, è un concentrato di Bar, Gogo e altri localacci notturni e non solo, insomma un gran bordello. La prima sera dopo aver goduto della piscina tutto il giorno vado a piedi fino al lungomare per esplorare la zona e torno finalmente a mangiare alla Trattoria Pizzeria Toscana del signor Luca, sempre un piacere cenare li. Al ritorno inizia a piovigginare, inforco uno dei cento bar lungostrada che aveva un paio di balorde decenti, due birrette in compagnia e poi me ne porto una in albergo per uno short-time molto ordinario, così per iniziare decentemente questa parentesi Pattayana.

L’Hotel Adelphi nel quale alloggio ha la facciata in ristrutturazione, o meglio, stanno rifacendo la scalinata esterna quindi per accedere alla struttura si passa direttamente dal parcheggio sotterraneo nella stradina laterale, questa impostazione, seppur provvisoria, mi riporta alla memoria il Globo Plaza di Villach dove ho alloggiato varie volte in occasione di fugaci ma intensi weekend nei trombodromi austriaci come Andiamo e Wellcum e Casa Carintia, e penso a quanto qui in Thai sia tutto molto più economico e anche più piacevole grazie al clima più godibile nonostante la pioggia in questi giorni si faccia sentire spesso, e poi ovviamente qui è bordello 24/7, mentre in Carinzia una volta uscito da un locale a notte fonda c’è solo il silenzio a farti compagnia, cosa che può anche essere piacevole dopo 12 ore in mezzo alla bolgia infernale di un Trombodromo Fkk , ma questa è un altra storia…

Entrando di fatto dal garage, qui si bypassa totalmente la reception arrivando direttamente all’ascensore, cosa che non mi dispiace affatto. Quel che invece mi ha dato fastidio è il vicino di camera, un uomo dell’est a giudicare dall’accento col quale si lamentava in inglese con qualcuno al telefono, a notte fonda e chiaramente ubriaco, del fatto che l’hotel fosse poco silenzioso. Ovvio che se tutti fanno come lui la quiete notturna è pura utopia, ma dettagli, per fortuna a un certo punto si addormenta e il vago ronzio dei condizionatori torna a fare da sottofondo al posto dei grilli prima che sorga di nuovo il sole.

Il secondo giorno mi godo la piscina in una bella giornata di sole dopodiché esco e passeggio tranquillo esplorando tutte le viuzze della zona oltre a quelle principali costellate di bar e localini di ogni genere, di sicuro in questo angolo di mondo non ci si annoia, il resto son gusti, e a proposito di gusti, la sera vado a mangiare al Surprise BBQ, proprio all’angolo tra Soi Buakhao e Chaloem Phrakiat 21 Alley che è la via dove si trova l’Hotel Adelphi nel quale alloggio, e se vi piacciono le “shifezze” e la carne in stile barbeque vi consiglio vivamente di visitare questo mini ristorantino che ha letteralmente tre tavoli più un bancone con sgabelli, per un totale di 17 posti a sedere, però si mangia piuttosto bene e si spende una sciocchezza, e quel filetto con anelli di cipolla e patate fritte non ha niente da invidiare a quelli delle roadhouse in Kansas, dimensioni a parte ovviamente, ma si sa che gli americani non hanno il senso della misura… Torno in hotel li a tre passi per darmi una rinfrescata e poi mi lancio in Soi LK Metro e dintorni. Entro al Bachelor ispirato da alcune balordine che sostavano li fuori, ci sono ragazze carine anche dentro ma il locale in sé non mi dice niente, finisco la mia singha ed esco. Poco più in la, davanti al Paradise Go Go, vedo una cavallina col piercing al labbro che somiglia vagamente alla cantante Elodie, e se questa è Thailandese io sono un piccione viaggiatore. Incuriosito entro nel locale e vedo cose buone, altra birretta ma li dentro fa piuttosto freddo e così dopo una ventina di minuti ho due birbe addosso a scaldarmi, entrambe un po’ “Japan Style” che non guasta mai, poi scende dal palco una collega, capelli corti stile tomboy, fisico da modella, alcuni tatuaggi interessanti e un faccino da bad girl che mi intriga troppo; saluto le altre due che vanno a ballare e accolgo Karina con la quale bevo e mi diverto per un po’ anche verbalmente poiché parla un ottimo inglese e quando scopro che è mezza neozelandese (e in effetti il suo accento non propriamente thai si nota subito) la invito a seguirmi per uno short-time in hotel a fare due salti sul letto e Mamasan approva, ovviamente.

A cose fatte l’accompagno in strada e sorridente come un bimbo scemo la saluto rimandando a domani un incontro con più calma e meno alcol in corpo, poi rientrando dentro dal garage penso che in un qualunque FKK Europeo una così sarebbe decisamente tra le top, ma penso anche che la sola esperienza con lei in camera a conti fatti mi sarebbe costata più di 400 Euro, quando invece stasera ne ho spesi meno di 200 in totale da quando sono uscito compresa la cena e tutto il resto. In effetti è meglio che se ne resti qui dov’è. E poi c’è chi si lamenta che non è più la Thailandia di una volta e ora si spende troppo… Pazzi!

Terzo giorno in quel di Pattaya, mi sveglio tardi, pioviggina ma non è un problema, goccioline leggere che rinfrescano l’aria, faccio una passeggiata verso il lungomare, i vari bar lungostrada sono già attivi e gli stanchi Farang si godono una birra osservando il mondo rilassati in compagnia di donzelle più o meno giovani, più o meno appetibili, più o meno interessate; io sfilo accanto, un semplice passante, sulla Beach Road si nota la mancanza dei pullman pieni di cinesi che invadono strada e marciapiedi, entro al McDonald’s perché si. La pioggerella cessa, quando esco fuori le moto d’acqua e i motoschifi e le barchette riprendono ad agitare senza sosta l’acqua di fronte alla spiaggia, tutto normale. Giro per negozi poi mi ritiro pacifico in hotel aspettando il calar del sole, vorrei tornare al tempio delle tartarughe o alla collina dove la gente del posto va a correre dopo il lavoro, ma il mio spirito esplorativo oggi è totalmente in sciopero, e va bene così.

La sera, dietro consiglio di un collega viaggiatore vado a cena da Alby e Micky, ristorante italiano in soi buhakao che raggiungo agevolmente a piedi. Siamo poco oltre il caos dei Gogo bar e altri locali, l’ambiente è carino e semplice, peccato sia solo al chiuso, ma almeno l’aria condizionata non provoca l’effetto gelo che si sente in altri posti. Prendo una pizza con salame piccante per far pari con la sera prima che ho mangiato anche troppo, sinceramente la pizza non è male ma la Diavola della pizzeria Vesuvio in soi 8 a Bangkok è decisamente meglio. Torno indietro e sento il pancino che gorgoglia allora tiro dritto all’hotel, non do la colpa alla pizza ma piuttosto ai panini del Mc donald’s buttati giù nel pomeriggio, e va beh.

Mi riprendo e vado diretto al Queen in LK Metro, e devo dire che come locale e musica e line-up di donzelle non è affatto male. Prendo un Jack Daniel, mi intrattengo un po’ con una offrendole un drink ma non mi prende, pero’ sul palco a ballare c’è una tipa che per me è un 10 e mi faccio portare un altro Jack per osservare meglio lei e le colleghe, poi ahimé arriva un omino del sol levante che si siede li accanto, sicuramente un abitué del locale poiché le sguatterine iniziano a portare carrello, ghiaccio e bottiglia personale già avviata al suddetto nipponico signore, e un minuto più tardi la tipa da 10 e un’altra scendono per raggiungerlo.

“Kusokurae!!”

Indispettito dalla sfiga e dal karma saldo il conto e lanciando un’ultima occhiata al culetto di quella tipa esco e torno in strada al caldo per rientrare poco più in la dentro il Paradise; non faccio in tempo a sedermi che subito mi ritrovo Karina di fronte, buttiamo giù uno shottino di tequila, poi un altro drink per lei e mentre parliamo e mi si struscia addosso prendo un altro Jack, poi è il suo turno sul palco, la lascio andare ed è un piacere guardarla, mi godo lo spettacolo… Quando scende scompare per un attimo poi viene da me e si scusa dicendo che deve andare da uno che le ha offerto un drink (presumo per vie traverse mentre ballava) e che poi torna da me. Uhm, non mi oppongo ma la cosa mi indispettisce, dopo un po’ pero’ torna davvero, ma questo modo di fare non mi piace per niente al che la stoppo a mano alzata come un vigile in mezzo a un incrocio e le faccio cenno di andarsene prima che mi raggiunga sul divanetto, con garbo ma deciso. Sorride per un momento, forse confusa, poi con espressione gioconda se ne va senza ribattere. Spero abbia capito il perché del mio rifiuto e onestamente mi dispiace perché a parer mio è la meglio lì dentro, ma non mi è piaciuto il gesto e per me è out.

Tipo trenta secondi dopo arriva una collega, più bassa, bellina, capelli lunghi, tette al silicone ma piacevolmente morbide e proporzionate al suo aspetto, il suo nome è Ivi (ma in base a una logica tutta sua si pronuncia iv), un gran bel fighino nel totale. Si struscia, mi twerka un po’ sul pacco, si scoscia, cazzeggia, stuzzica, sa il fatto suo, beviamo un po’ e giacché la mamasan era seduta proprio li davanti…

“Barfine!”

Usciamo, si arriva in hotel, è decisamente un po’ alticcia, almeno quanto me, ci baciamo, si spoglia, poi cerca qualcosa nella borsetta “Ho dimenticato il telefono al Club!”. Cazzo questa è peggio di me. “Lascio tutto qui, vado a prenderlo e torno”, dice. Lascio che vada, tanto ancora non abbiamo parlato del suo compenso e le sue cose sono qui, ne approfitto per una doccia veloce e scendo giù ad aspettarla sennò col cavolo che prende l’ascensore, ma ho giusto il tempo di uscire fuori e me la ritrovo di fronte, è stata un fulmine!

Torniamo su, doccia insieme, metto un po’ di musica di sottofondo, il resto è altamente privato e merita censura, posso solo dire che la parola NO non la si è mai udita in quella stanza. La riaccompagno giù all’alba e quando arriva il suo taxi torno dentro e arrancando sfinito fino al letto mi accascio, black out totale.

Mi risveglio e sento il campanello della stanza che suona, è mezzogiorno e non ho messo il “do not disturb”, così l’inserviente sta violentando il campanello perché deve sistemare la stanza. Mi fingo morto sperando se ne vada, invece entra, al che apro gli occhi e la invito ad attendere dieci minuti; doccia al volo, ciabattine e vado su in piscina ad aspettare perché non mi va di uscire ma dopo il bordello di stanotte la stanza ha decisamente bisogno di essere messa a posto.

Quando torno in camera noto subito sul letto una pinza per capelli e la fascia con le orecchie da gatto che aveva la tipa la sera prima, si vede che ha proprio il vizio di perdere le cose qua e là, ma non mi sono fatto lasciare il suo numero quindi ci penserò più tardi. Le nuvole arrivano a coprire il sole, mi concedo una pennichella, al risveglio la pioggia è tornata a farsi sentire, non così prepotente ma persistente e fastidiosa… Verso le otto di sera decido di ignorare la pioggerella e mi dirigo al Little Brother, un ristorantino sulla Pattaya Sai Song Road ovvero la strada parallela interna della Beach Road, locale coperto ma all’aperto dove si mangia bene e si spende poco, mi ingozzo come un maialino goloso e annaffio il tutto con mezzo litro di birra mentre le signore dalla cucina mi guardano e sorridono come a dire “ma dove cazzo la metti tutta quella roba?” , poi saldo il conto e con passo stanco vado a vedere il mare di notte tra le puttane sotto le palme. Sono troppo appagato, e sazio, e rilassato, per entrare nel caos di qualche locale al freddo, la smemorata ubriachella della notte scorsa ha soddisfatto ogni mia voglia e desiderio per il momento, raramente mi sento così, e stranamente non sento il bisogno di rivederla subito e di ripetere l’esperienza nonostante tutto. Mi concedo un’altra birra sotto il tetto di un baretto lungostrada e li decido di arrendermi. Torno in hotel e mi preparo al giorno dopo.

Sveglia alle 8, niente colazione, ho ancora il cibo di ieri da smaltire, la pioggia ha lasciato il posto a un bel sole caldo e la piscina è un ottimo posto dove trascorrere un paio d’ore prima della partenza. Check out alle 11, mi faccio venire a prendere da un taxi di Bolt che mi porta al Bus Terminal. Il bus è in ritardo di venti minuti, sigaretta nell’aera fumatori li di fronte, e mentre penso che sono già volati via altri quattro giorni, finalmente arriva, si parte. Mezz’ora di viaggio e ci fanno scendere a un’area di servizio intanto che l’autista fa il pieno al mezzo; qui ci sono dei negozietti in una sorta di giardino, tutto molto carino, una sosta imprevista ma piacevole, poi si riparte e alle 15 sono di nuovo alla stazione BTS di Ekkamai; biglietto per Nana, soi8, check in, home sweet home, mi viene da pensare…

I quattro giorni a Pattaya sono stati come una vacanza nella vacanza, ma io a Bangkok mi sento a casa, potrei tranquillamente viverci, e penso che un giorno lo farò, ma intanto ho da godere della seconda metà di questa vacanza post-covid, poi si vedrà…

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