Il sole mattutino della Carinzia lambisce le punte dei piedi sul bordo del letto, un piacevole tepore sulla pelle, la tenda della camera d’albergo è rimasta completamente aperta ed io sono rimasto disteso nella stessa posizione dalla sera prima, quando mi sono addormentato esausto ripensando alle accoglienti vulve delle signorine incontrate al Paradise di Graz. L’acqua che invadeva il balcone nei giorni precedenti è ormai scomparsa e finalmente riesco a godermi il panorama esterno senza rischiare di affogare nella pioggia. Finisco di svegliarmi con calma sotto la doccia e recupero le mie cose in giro per la stanza poi, ringraziando per l’ottima ospitalità, saluto l’albergatore e almeno metà della sua famiglia, quindi percorrendo il lungo lago mi avvio verso il centro di Villach per una passeggiata. La città brulica di turisti e di abitanti del posto che lavorano per ospitarli e saziarli e intrattenerli. Nel caos del via vai di gente di ogni età ed etnia incrocio anche alcune bellezze locali ed altre che probabilmente lavorano nei locali ma locali non sono, e sovente capita di trovare le Andiamine a passeggio per le stradine di Villach al mattino, ma questa volta non riesco a inquadrare nessuna che conosco, eppure scommetterei qualcosa sul fatto che quelle due morettine, addobbate da occhialoni scuri e un paio di chili di gioielleria addosso che marciano agili col tacco dodici ai piedi come fossero scalze, probabilmente non lavorano come cameriere in una pasticceria del centro. Ma a proposito di pasticceria, devo ancora fare colazione, mi fermo dalle mie spacciatrici di krapfen preferite e intanto che riempio il pancino affamato ne approfitto per pensare a dove trascorrere quest’ultimo giorno in Austria. Escludendo il Wellcum, perché come direbbe il mio amico Gianni “I divani sono scomodi!”, le opzioni sono due: tornare al Casa Carintia o fare una visita alle signorine del club Andiamo. In verità in questo terzo giorno pensavo di non strafare e contenere le spese in vista del gran finale il giorno seguente e quindi la scelta più giusta sarebbe il CC, poi però non posso fare a meno di pensare alla pessima situazione vista l’ultima volta all‘Andiamo e così prima di abbandonare la Carinzia mi sento in dovere di dare un’occhiata allo storico FKK Sauna-Club di Villach. Prima di tornare alla Trombomobile però, una biondina seduta sull’argine del fiume attira la mia attenzione. Sta leggendo un libro seduta al sole, con le gambe accavallate coperte appena da un paio di shorts scuri e i lunghi capelli biondicci raccolti in una sorta di coda intrecciata alla buona che penzolando dalla spalla ricade sul fianco, i piedi scalzi e un paio di scarpe da tennis bianche poggiate a fianco di uno zaino mezzo vuoto sul muretto. La osservo camminando poiché devo passare da li per raggiungere l’auto al parcheggio e non posso fare a meno di pensare che sia una tipa interessante. Stacca gli occhi dal suo libro, alza la testa, si guarda intorno e mentre mi avvicino punta lo sguardo verso di me. Aspetto che guardi altrove. Niente. Mi volto istintivamente a guardare dietro. Nessuno. “E mo‘ questa che vuole?”, mi domando. “Avrò dimenticato la cerniera dei pantaloni aperta”, penso, e già che ci sono controllo. Niente, è chiusa. Magari è una turista, ha solo bisogno d’informazioni e mi ha scambiato per uno del posto… Insomma, arrivo a pochi metri da lei, continua a fissarmi, ed io incuriosito faccio lo stesso. “Ok, ora mi fermo e sento che cazzo c’ha da guardare. Poi magari parla solo tedesco e faccio una figura di merda, ma chissenefrega”. Arrivato a pochi passi davanti a lei accenno un sorriso, la bionda socchiude gli occhi compiaciuta, sorride di rimando e… Era meglio se stava con la bocca chiusa… Avete presente quella vecchia gag da film comico in cui la bellona di turno ride e sfodera una manciata di denti lanciati a caso in bocca? Ottimo, la scena è vagamente quella. Cioè, io non sono certo Ridge “mascellone” di Beautiful (per chi se lo ricorda), ma questa ha una dentatura talmente random che se la vede un ortodontista si spara un colpo alle tempie per lo shock. Mi volto di scatto verso il nulla, faccio finta di non aver visto niente e tiro dritto per la mia strada senza voltarmi… Venti minuti più tardi entro in sala all’Andiamo. Ecco, ora si che si ragiona!
La situazione è decisamente migliore in confronto all’ultima volta, e nonostante sia poco più che l’ora di pranzo ci sono già un bel po‘ di ragazze in giro per il locale. Con piacere noto che non sono presenti tipe inchiavabili, eccetto forse la solita Hillary ormai fuori forma e una bionda che proprio non rientra nei miei canoni di bellezza. C’è chi mangia in sala pranzo e chi in veranda, una manciata di avventori occupa i lettini in giardino, altri si adagiano comodamente nei giacigli a bordo piscina, qualcuno è in ammollo nell’idromassaggio, qualcun altro è accampato al bar e i più temerari si arrampicano su per le scale tenendosi ben saldi a un bel paio di solide chiappette “Made in Romania”. L’Andiamo in agosto mi piace, soprattutto quando non c’è troppa gente. Ok, il magico duemilaundici era un’altra cosa, ma tutto sommato non c’è di che lamentarsi e di belle ragazze ce ne sono abbastanza. Ignoro il richiamo di alcune tentatrici sedute sui divani, concludo il giro di ricognizione e poggio il culo su uno sgabello al bar.
Con il primo caffè del giorno arriva anche la prima strusciatrice selvaggia che mi abbraccia da dietro e poi si attacca come l’attack al mio fianco. Laura il suo nome, eredità pesante là dentro. Bellina, simpatica, niente male. “Sono appena arrivato, magari ci vediamo dopo in giro”, non pressa, saluta gentilmente e se ne va. La seconda a tentare l’approccio è Tina, ormai vecchia conoscenza, eppure non ricordo se l’ho trombata una volta o se l’ho sempre rimandata alla prossima, ma la mia memoria si sa, spesso traballa. Il problema non è tanto lei, che in fondo ha un suo perché e non mi dispiace, ma io adesso ho voglia di un bel paio di tette, e lei proprio non è quella giusta. Accendo una Marlboro e scambio due parole con Giulia, anche lei molto carina, ma non ha la dotazione che vado cercando. Faccio un altro giro di sala in cerca di mammelle e finalmente la trovo: lunghi e folti capelli corvini leggermente mossi, pelle scura e un elaborato top nero che nasconde ciò che sto cercando. “Ciao Nosa!”. SocialTime coi controcazzi, niente fretta, niente pressing, come fare due chiacchiere con una vecchia amica. Dopo un po’ mi stanco di star li a parlare e la porto su. Camera numero 5, l’ultima volta ci sono stato con Gya, adesso sono qui con Nosa. “Mi piace ’sta camera”, penso. Liberandosi dell’angusto top rivela le sue splendide tette, morbide, di abbondante misura e della giusta forma. “Non capisco perché le tieni coperte, ma sono bellissime” le dico. “Le copro perché agli uomini piace avere qualcosa di bello da scoprire” ribatte lei. Boh, forse ha ragione, forse no, io le preferisco in libertà, trovo che sia un peccato mortale celare alla vista tale abbondante bellezza. Lei disponibile e dolcissima, anche un po‘ maiala all’occorrenza. Un’ora di cose buone. Eppure non è scattata la scintilla, diciamo. Mi piace molto e ripeterò sicuramente l’esperienza con lei, ma sul piano puramente sessuale non c’è quell’alchimia che fa salire l’esperienza al livello superiore. Peccato…
Dopo un veloce spuntino a base di wurstel al formaggio e un paio di altri trogolai che a me piacciono tanto, al secondo caffè del giorno vengo importunato da Bianca, sedicente Moldava che di bianco ha solo il nome, tette appariscenti ma duramente siliconate, pelle abbronzatissima e capelli neri, ma è un approccio un po‘ troppo diretto e la rimando al mittente per mancanza di stile. Completamente diversa è invece Celine che si avvicina con calma appena vado a sedermi nel mio angolino preferito vicino al sottoscala; lei mora, occhi chiari dal taglio sottile, un bel corpo e una discreta parlantina, non è petulante come altre sue colleghe ma si dimostra attenta e tiene testa sul botta e risposta. Vorrei ma non posso, questo è il verdetto finale. Sono appena sceso da un’ora con Nosa e dopo quelle tette non sono ancora pronto a ripartire per la prossima avventura. “Ok, ti lascio riposare in pace, ci vediamo dopo.”, quindi si alza e sculettando continua il suo lento giro. Quando mi sento pronto per il secondo round mi incammino verso Simona, ma prima di arrivare a lei ritrovo Nosa che sdraiata sul suo divano mi sorride e mi invita a sedermi al suo fianco. Intanto che parliamo passa di li un viandante che si fionda su Simona e se la porta via. “Fanculo”, penso. C’è Gya che è libera li davanti, ma considerato l’incontro dell’ultima volta è meglio che la lasci per il gran finale, o forse è meglio che la ignori, altrimenti va a finire che mi faccio i prossimi tre round con lei per dispetto. Saluto Nosa, perché io per oggi non ho intenzione di ripetere l’esperienza con lei, ma so per certo che ha un discreto numero di ammiratori e che è li per lavorare. Ci rivedremo comunque più tardi. Appoggio nuovamente il culo allo sgabello del bar per una birra e si avvicina di nuovo Tina. “Sei pronto per me ora?”, dice lei. “No guarda, mi dispiace ma ho appena preso ’sta birra e ormai la bevo con calma.” Scambiamo comunque due battute e la prendo velatamente in giro per la sua assenza di tette. Lei sta al gioco (guadagnando punti simpatia), poi con quella sua espressione da furbetta mi da appuntamento a più tardi e si allontana. Poco dopo sento di nuovo due braccia che mi avvinghiano da dietro, mi volto e vedo due occhietti verdi che mi piacciono. È Lavinia, morettina made in romania, viso pulito e sguardo intelligente. Non la conosco ma mi ispira cose buone, cinque minuti dopo salgo le scale con lei ed entro nella 13. Di lei posso solo dire che non diventerà mai una “Top” ma che probabilmente nessuno si lamenterà mai dei suoi servigi. E questo è quanto…
Cerco riposo sul solito divano, li accanto c’è una certa kristina, scambio due parole con lei e non mi dispiace, ma quando mi propone di far porcate devo declinare l’invito perché proprio non è il momento, comunque io resto li sdraiato e lei fa lo stesso li accanto. Arriva poi una mezza sega coi capelli a caschetto, bel corpicino dalle proporzioni pressoché perfette e faccia da furbetta ma molto carina. Si presenta gentilmente col nome di Romina, poi senza tanti giri di parole mi chiede se voglio offrirle una redbull, al che, seppur sorridendo, le dico: “Se me lo chiedi così puoi anche morire di sete”. Dopo la secca risposta ci riprova ma riceve un altro no, quindi tra il serio e il faceto inizia una tiritera un po‘ antipatica, tanto che dopo un po‘ non so se darle una testata e mandarla a cagare o se continuare a parlarci perché in fondo sembra che abbia solo voglia di giocare, un po‘ come i cuccioli di cane quando ti mordono la mano ma senza stringere forte… A un certo punto una sua collega si siede li vicino con un cliente palesemente un po‘ rinco, mi è bastato vederlo un minuto insieme alla ragazza per capire che non è un tipo sveglio o che comunque è un novellino di questi ambienti, e probabilmente lo ha capito anche Romina. Dice qualcosa nel loro dialetto alla collega/amica che stava intrattenendo il suddetto cliente, e dopo aver ricevuto un gesto di approvazione accompagnato da un sorrisetto si avvicina al tipo e strusciandosi un po‘ su di lui tipo gatta in calore nel giro di trenta secondi ottiene quel che cercava. L’ingenuo avventore si alza e va a prendere da bere alla furba draculina che subito si volta verso di me e con un sorriso a sessantaquattro denti mi fa velatamente il gesto dell’ombrello e poi scoppia a ridere insieme alla sua amica (e ribadisco velatamente, perché se dalle telecamere vedono una ragazza che fa seriamente una cosa del genere verso un cliente la girl in questione potrebbe anche avere problemi con la direzione). Fatto sta che con i suoi diciannove anni è poco più di una ragazzina, e sebbene manchi totalmente di grazia e buone maniere, l’impressione che mi dà è proprio quella di una ragazzetta che sta scherzando, anche se un po‘ a cazzo, ma in fondo non mi dispiacciono le tipe così, e si rivelano spesso più interessanti di altre se le prendi nel modo giusto. Per fugare ogni dubbio, prima che il nostro eroe ritorni con la sua redbull la chiamo con fare beffardo: “Romiiinaaa…” , lei si volta, mi guarda, alzo entrambe le mani al cielo e sfodero il dito medio di ognuna. Le colleghe li accanto riprendono a ridere come sceme, quindi lei sentendo odor di sconfitta viene verso di me, si guarda intorno circospetta e mi rende pan per focaccia, come si suol dire. Ne segue uno scambio di battutine stupide che non facevo dai tempi della scuola o giù di li, poi il ragazzone ritorna fiero con la dolciastra bevanda e la porge alla Romina che tutta fiera torna li da me e dice: “Ecco, visto? Lui si che sa come si trattano le ragazze”. “Si, però intanto tu sei ancora qui a rompere le scatole a me”, penso. E li rimane per un po‘ mentre continuiamo a punzecchiarci a vicenda; poi dal nulla mi chiede se voglio portarla in camera. “Naaah, tu sei troppo antipatica, non ti trombo nemmeno se me lo chiedi per favore”, è la mia risposta, un po‘ cattivella e detta in modo che mi sentissero anche i vicini di divano, ma nel contesto ci sta perfettamente. Incassa male il colpo, quindi un po‘ indispettita si avvicina con la bocca al mio orecchio e ribatte: “Si si, tanto lo sapevo, dici così solo perché sei tirchio”. – “No no, anzi, in verità quando ti ho vista ho pensato che sei molto carina e stavo per chiederti di andare in camera, poi però ho cambiato idea perché mi sembri un po‘ stronzetta. Peccato…” Al che mi guarda di traverso per un attimo, poi senza ribattere si allontana con la sua redbull e va a nascondersi in qualche anfratto buio a meditare sulle sue azioni, credo.
È quasi ora di cena, le signorine si assentano a gruppetti per mangiare, così come buona parte degli avventori presenti, ma appena la folla al ristorante si dirada un po’ mi dedico al cibo anch’io. Trovo posto a sedere accanto a Nosa (che per una serie di coincidenze casuali continuerò a trovarmela tra i piedi per tutto il giorno, ma la cosa non mi dispiace affatto, intendiamoci), nel tavolo accanto c’è anche la Romina, lascio la mia birra in compagnia della bella mora popputa e vado a riempire il piatto. Quando torno al tavolo Romina è scomparsa di nuovo. Come al solito mangio quanto un maiale, gamberetti, poi carne e patate, poi pesce e verdurine insieme a una sorta di salsa con cetrioli e qualcos’altro e una banana, che male non fa. Siamo lontani anni luce dalla cucina del Paradise del giorno precedente, comunque è tutto come al solito abbastanza buono… Al terzo caffè del giorno vengo disturbato di nuovo da un paio di draculine delle quali non ricordo più il nome ma che fisicamente non sono niente male, il problema però è la presentazione: “Amorinooo, andiamo a scopareee?” – “No, grazie.” Sconsolato dalle suddette succhiafave seriali mi siedo sul divano dietro la macchina del caffè in attesa di qualcosa di buono. Mi passa davanti Rosalee (o rosalia come l’avevo ribattezzata la prima volta), tirata come un tamburo e in splendida forma, ma non mi va di andare con lei e lascio che passi oltre. Sul suo divano poco più in là c’è Tina, che forse ormai rassegnata ai miei costanti rifiuti non ci prova nemmeno più con me. Ma si sa che io son dispettoso… Aspetto che si volti verso di me e la chiamo con la mano. La vedo scattare dai blocchi con un tempo di reazione da far invidia a Bolt e colleghi e in un secondo ce l’ho spalmata addosso. “Ciaooo, sei pronto per me adesso?” – “Si ciccia, io son pronto per te, ma te sei pronta per me?”. “Io sono sempre pronta.” – “Però ti avverto, ho bevuto, ho mangiato, e oggi sei la terza. Io mi rilasso e te mi violenti. Poi vediamo…” – “Ci penso io a te, tranquillo, ti faccio stare bene”. Scala, camera numero 13 , di nuovo. Oh, aveva ragione lei, appena entriamo mi squadra un attimo e dice: “Ma io ci sono già stata con te, vero?” – “No, oppure non me lo ricordo” le dico, “Ma me l’hai chiesto tante di quelle volte che forse facciamo confsusione entrambi”, aggiungo. Poco dopo, mentre è li che mi lavora il regale augello con la bocca inizio ad avere la certezza di non essere mai stato con lei. Un pompino di tale fattura dovrei ricordarmelo, eccheccazzo… Indeciso se lasciarmi cullare dalla sua bocca fino alla fine oppure provare il resto del menù, noto una certa soddisfazione sul suo viso quando si mette a giocherellare tra le palle (scusate il francesismo) e ad ogni suo colpetto di lingua corrisponde un colpetto di fava in fronte. A quel punto lascio che se la vedano tra loro, stacco la spina e mi godo il servizio. Diciamo che cavalca bene, peccato per le tette (che praticamente non ci sono), ma per il resto se la cava piuttosto bene… Naturalmente il tutto si conclude su richiesta nella sua bocca perché ne vale davvero la pena. “Ma che hai mangiato?! è amaro!” (riborda! una volta dolce, una volta amaro, ma non vi va mai bene niente oh) quindi con la bocca mezza piena corre a depositare l’amaro nettare intanto che rido sul letto e riprendo i sensi… Infine 120 eurini per lei, meritati fino all’ultima goccia direi.
Più tardi, in sala, torna alla carica anche Celine. Lei mi piace, ma sono costretto ancora una volta a rimandarla a dopo, perché ancora non è il momento giusto. Nel frattempo scambio due parole anche con quella gran figa di Carla, la bionda che domina il salottino fondo sala vicino al cinema, e nonostante sia davvero appetibile esteticamente credo che non sarò mai un suo cliente, nemmeno occasionale, mi sa troppo di bambolina insipida. Prima di andar via avrei quasi voglia di conoscere un po‘ meglio la Simona che ancora mi è rimasta in lista dalla volta scorsa, ordino un rosso al bar e sorseggiando la fresca bevanda con il calice tra le dita mi sposto verso la sua abituale zona d’azione, che poi è la stessa di due perle come Sara e Nosa, e li insieme a quest’ultima trovo di nuovo Romina che sta cazzeggiando col pacchetto di sigarette. Mi siedo in mezzo tra lei e la mora dalle grandi tette, anche Simona è li accanto, ma è già impegnata, la mezzasega della redbull invece finge di non vedermi ma mi ha visto benissimo. Mi metto a parlare con Nosa che mi chiede se gentilmente posso massaggiarle un po‘ la schiena. “Ma con piacere, non sono un grande massaggiatore però se proprio insisti ti tocco volentieri”. Poi, visto che ormai le avevo sganciato il top da dietro per massaggiarla meglio, alla fine come ringraziamento si lascia massaggiare un po‘ anche le tettone. Il problema a quel punto è che a furia di toccare quel bel corpicino m’è venuta una discreta voglia di sesso. Con lei però non voglio fare il bis, o almeno non oggi. Romina è sempre li, armeggia nella borsetta, beve un sorso d’acqua, accende una sigaretta; penso sempre che sia un po‘ stronzetta, ma nonostante tutto, più la guardo e più la voglio. Decido allora di proporle una tregua. “Romiiinaaa, tutto bene?”. Mi guarda e fa la finta seria, allora sorridendo sfodero nuovamente il dito medio davanti a lei e ride. Nosa avverte la leggera tensione che aleggia nell’aria e curiosa chiede lumi. Lei le racconta la vicenda a modo suo, omettendo ovviamente le proprie colpe… “È proprio cattivo.” conclude infine la mezzasega; ma la tettona, divertita, le dice: “Lui? Ma se è un angioletto!” e abbracciandomi mi schiocca un affettuoso bacetto sulla guancia (che se fossi un cane mi piscerei addosso a seguito di cotanto affetto). Al che la Romina sotterra l’ascia di guerra e fa il tipico discorso da ragazzetta scema condito per di più dal suo italiano un po‘ traballante: “Ok dai, facciamo finta che non è successo niente.” – “Ok”, dico io. – “Che poi non è che ci siamo litigati davvero. Io scherzavo.” aggiunge. – “Ma si dai, non c’è problema, tranquilla.” – “No ma sono stata maleducata, però volevo scherzare e basta.” insiste lei. – “Ok, ho capito! Pace fatta!“, quindi le porgo la mano in segno di pace e finalmente cambiamo discorso. Devo ammettere che parlandoci con calma riacquista punti, il modo di ragionare è pur sempre quello di una che non ha ancora vent’anni, ma non è così stupida come sembrava di primo acchito, anzi, ne esce una conversazione vagamente interessante considerando che parlo con una della sua età che fa la puttana di mestiere e non sa nemmeno vagamente dove si trovi una città come Firenze. Comunque le chiacchiere vanno avanti giusto il tempo di un paio di sigarette, poi, visto che l’ora per me inizia a esser tarda perché vorrei arrivare a Nova Gorica prima di mezzanotte e che se non la impalo entro cinque minuti inizio a dar di matto, me la ruzzolo addosso e la invito in camera. Stavolta la 17. “Il mio numero fortunato!” dice lei. “Anche il mio!”, dico io, quindi in teoria sarà una mezz’ora di fuoco e fiamme, si spera. Per prima cosa, appena entrati mi chiede l’ora e la conferma con il suo orologio. Questo mi piace, è professionale. All’atto pratico invece inizia un po‘ male coprendo l’Augello Reale praticamente da subito. La sua prestazione orale è comunque nella media, e benché io sia già al quarto giro di giostra in tempi relativamente brevi, il soldatino apprezza le sue attenzioni e s’impettisce fiero sull’attenti, poi visto che è già pronto lei prende posizione e si auto-impala. Non si muove affatto male, è un piacere per gli occhi, e quel segno del bikini sulla pelle abbronzata è decisamente sexy. Poi cambia posa e impalandosi di nuovo mi porge le terga, così posso ammirare quel grazioso culetto che si muove su e giù e mi sbatte addosso senza ritegno. Non male, decisamente non male. Fino a qui tutto ok, lei si da da fare e io mi godo la scena, poi dopo un po‘ va in affanno e chiede il cambio. “Sia Fatta la Sacra Pecora!”, penso. Ma ahimè non passa il test. Manca di posizione, e siccome è pure corta devo prenderla d’ignoranza per godermela; lei tiene botta per un po‘ ma poi accusa e tende a defilarsi piano piano su un fianco rendendo scomoda la manovra. Mi arrendo e la rimetto un po‘ sopra, ma prima di riprendere a saltellare mi avvisa: “Comunque mancano cinque minuti…” Al che le sbatto il mio orologio davanti agli occhi e dico: “No no, guarda meglio, sono dieci.” Controlla, mi dà ragione e si scusa: “Sono cecata senza occhiali”, quindi riprende a muoversi ma è come se ormai avesse il fiato corto e non lavora più bene come aveva fatto all’inizio. La disarciono su un fianco, scappuccio il soldatino e con tono sarcaastico le dico “Ok, vai di mano che il tempo scade”. E se non altro le mani le sa usare piuttosto bene, la vista del suo corpicino da teen fa il resto e concludo con buona pace dei sensi sul filo della mezz’ora o poco più. Controllo infatti il mio segnatempo da polso e mi accorgo che ho sforato di cinque minuti, ma almeno su quello non ha detto niente. In compenso però al momento del pedaggio mi chiede se le lascio un regalino. Ecco, se stava zitta, da gentiluomo onesto avevo già pensato di darle almeno un decino in più per il tempo effettivamente sforato poiché non aveva fatto storie, ma così facendo se l’è giocata male e prende la tariffa standard. Guarda il malloppo, guarda me, e col solito sorrisetto a metà tra la stronza e la gioconda mi fa: “Ah però, allora sei tirchio davvero…” Al che guadagna una sculacciata istantanea e poi le spiego il perché della mia tirchiaggine sperando che capisca dove ha sbagliato (speranza inutile, ma tentar non nuoce), dunque si congeda con un “Ciao ciao” e col solito sorrisetto va via sculettando sui suoi trampoli verso il camerino.
Per me è giunto il momento di levare l’ancora e raggiungere la prossima tappa, prima di andare però ho bisogno di un ultimo caffè, il numero quattro. Arrivano Bianca e la sua amica in coppia a propormi un trio. “Mi dispiace ma bevo il caffè e scappo via, sarà per un’altra volta.” (si, come no). Voglio salutare le mie compagne del giorno, non riesco a vedere Lavinia, vengo placcato al volo da una che non mi interessa conoscere, me ne libero e raggiungo i divani a fondo sala e noto con piacere che le altre mie amichette sono tutte li raccolte in tre metri quadri. Saluto calorosamente Nosa e la ringrazio per la compagnia; li accanto c’è Romina, saluto anche lei che per non perdere il vizio perde una buona occasione di stare zitta: “Mi compri le sigarette al bar prima di andare via?” – “No.” – “Tirchio…” – “Nana”. La prendo a ridere, lei pure. “Ciao stronzetta.” – “Ciao tirchio”. Nel giaciglio di fronte c’è Tina che cazzeggia con un cliente, saluto con la mano e ricambia distrattamente il gesto, mi giro, schivo le ultime draculine che tentano di placcarmi al volo e vado a cambiarmi.
…Mezzanotte meno un quarto, Nova Gorica e dintorni,
Ma questa è un’altra storia…