Per festeggiare l’inizio dell’estate ho pensato di trascorrere un altro weekend in quel di Francoforte, scegliendo come meta principale del viaggio il famoso Fkk Oase, a meno di mezz’ora dal centro della città, quindi assai più comodo del World, e molto adatto all’occasione, perché anche in questo locale uno dei punti di forza è senza dubbio il grande giardino esterno, che durante le calde giornate estive è molto godibile.

E così, alle diciannove del ventun di giugno del duemilatredici, appena rientrato a casa dal lavoro e dopo aver sistemato le mie cose prima della partenza, mi accingevo ad incontrarmi con il buon Aleandro. In effetti ci eravamo dati appuntamento alle sette di sera quindi, con un ritardo di pochi minuti sulla tabella di marcia, scendo giù, esco di casa, e lo trovo li fuori che attende scalpitante.

Ogni volta penso a quanto sia curioso il fatto che viviamo nello stesso edificio da più di trent’anni ma che raramente c’incontriamo in quel piazzale dove in pratica siamo cresciuti insieme. Una delle tante cose strane della vita. Ma dopo aver intrapreso per molto tempo scelte e percorsi differenti, negli ultimi anni questa passione in comune ha ricreato una certa complicità, e visto che lo considero un po’ come un fratello, le gite insieme si trasformano sempre in esperienze da ricordare con piacere.

Dopo un paio di cordiali scambi di battute come: “Moviti è tardi!” – “Si si, ora si va via con calma, tanto le maiale nun scappano, fammi fuma’ una sigaretta poi si parte!” ed altre amenità del genere, montiamo in auto e sfrecciamo in autostrada verso la città della torre pendente, dove alle ventidue ci attende il volo low cost della Ryanair “Pisa – Francoforte Hahn” prenotato un mese prima all’esorbitante costo di quaranta euro (andata e ritorno, ovviamente). Intorno alle venti e trenta siamo quindi dentro all’aeroporto. È ancora presto, c’è tempo per mangiare qualcosa e per fare due commenti sulla signorina che ci serve al bar, che non è male e si dimostra piuttosto spigliata, ma ovviamente abbiamo altri progetti quindi scambiamo due battute con lei, giusto per restare attivi prima della pennichella in volo, e poi scappiamo di corsa al gate.

Prendiamo posto sull’ala, e dopo aver notato e commentato goliardicamente una svampita bionda che aveva tutta l’aria di aver appena concluso la propria giornata di lavoro dentro a un bordello, ci mettiamo comodi. Comincia il rullaggio e in un attimo siamo in quota…

…Circa un’ora e mezza più tardi arriviamo al piccolo e piuttosto desolato Frankfurt Hahn Airport e ci fiondiamo fuori per prendere il bus che ci porterà a Frankfurt am Main dopo circa un’ora e un quarto di viaggio, ma lo perdiamo per un soffio e ci tocca attendere un’altra mezz’ora per il prossimo.

L’attesa non è delle più piacevoli, considerato che l’ora è tarda e che nonostante sia ufficialmente estate l’aria è piuttosto fredda. Ma non basta certo un po’ di vento nordico a smorzare gli entusiasmi.

Mezz’ora dopo prendiamo posto sul bus e dopo un’altra pennichella durante la trasferta, arriviamo freschi e riposati in città, esattamente alla stazione centrale. L’albergo, il Continental, è proprio li a un centinaio di metri dalla fermata dei bus e da quella dei taxi, oltreché vicino alla stazione ferroviaria e a poche vie di distanza dal famigerato “Red Light District”. Ci presentiamo all’hotel e riusciamo ad arrivare in camera e disfarci dei miseri bagagli, per poi darci una rinfrescata post-viaggio e tornare giù in strada, così intorno alle due di notte siamo finalmente pronti per il nostro “Puff Tour”.

Nonostante l’ora tarda le strade sono ancora piuttosto animate, e di buon passo ci dirigiamo in Elbestraße e dintorni ovvero le vie dei bordelli, dove ogni edificio adibito al meretricio ha almeno un’insegna esterna con il proprio numero identificativo. Entriamo al Puff 33 ma non troviamo niente di interessante, quindi passiamo al 44, stessa zuppa, e al numero 43 c’è anche meno. Continuiamo il tour senza sosta, e dopo decine e decine di gradini su e giù per questi numerici postriboli arriva finalmente l’illuminazione che aspettavamo.

Al secondo piano del Puff 55 troviamo fuori dalle rispettive porte, una affianco all’altra, due “veline” rumene. Una è Michaela, bella e giovane biondina dalla pelle diafana, magra e leggiadra come una modella e proprietaria di due piccole tettine ma anche di un culetto al quale manca solo la parola. L’altra ha invece ha una folta chioma di lunghi capelli corvini e un fisico pressoché perfetto con un bel paio di “tette di marmo” che pur siliconate fanno la loro porca figura, ed è molto carina anche la sua faccia da giovane porca. Tra l’altro, dopo aver sentito che parlavamo in toscanaccio, dimostrano subito di saper parlare anche loro in italiano rivolgendosi a noi nella nostra lingua, al che dopo un breve siparietto durante il quale la mora voleva portarci dentro tutti e due insieme mentre invece la biondina reclamava la sua metà del bottino di guerra, decido che io voglio proprio la bionda Michaela e lascio volentieri la mora a quel marpione di Aleandro che in un attimo scompare con lei dietro la porta. Io faccio la stessa cosa con la bella signorina dai capelli chiari, che appena entrati in camera mi illustra meglio il menù della casa: trenta euro per l’orale, cinquanta per scopare. Vista l’ora e considerata la stanchezza che avevo addosso ci penso un attimo, quindi consegnandole i trenta del menù di base le dico «Te intanto prendilo in bocca poi vediamo». La giovane meretrice incassa le tre banconote da dieci e mi invita a stendermi sul letto, e dopo aver maneggiato un po’ l’arnese provvede alla copertura e lo prende in bocca. Una discreta fellatio eseguita senza fretta e ben ritmata, non male per tre misere banconote da dieci maledetti euro.

Sono nel dubbio se farmi cullare dalla sua boccuccia fino alla fine o tentare l’assaggio del piatto forte. Non sono troppo convinto, ma alla fine l’eccitante vista di quel fine corpo nudo dalla pelle pallida e il sentire tra le mani quella sua fighetta liscia e calda, prendono il sopravvento e mi fanno capire che devo assolutamente trombarla. La fermo, frugo nei pantaloni adagiati sulla sedia li accanto, gli allungo il ventino in più e si ricomincia le danze, per le quali adesso è lei a volersi sdraiare sul letto, o almeno vorrebbe farlo, ma invece le dico di girarsi e me la godo a pecora con la vista di quel culetto che da solo vale la spesa. Quando sento che sono a conclusione esco dal suo pertugio e liberando il bastoncino dalla copertura le chiedo di finire l’opera con le sue mani, cosa che esegue con buona maestria facendomi eruttare con discreta soddisfazione e qualche schizzo collaterale che si posa sulle sue esili braccia di porcellana. Niente di eccezionale, ma è un piacevole antistress e ci voleva per scaricare la tensione del viaggio e della precedente giornata di lavoro.

Finiti i giochi Michaela sarebbe andata a dormire, ed essendo l’ultimo cliente del giorno abbiamo il tempo di fare due parole con calma, le chiedo se l’indomani sarebbe stata nuovamente li e come era prevedibile ovviamente risponde di si. Mi dice anche che è solamente di passaggio e la settimana successiva tornerà a casa. È molto gentile e nonostante la situazione non posso fare a meno di notare la sua innata dolcezza. Mi chiedo perché non lavori in un Fkk anziché in un misero bordellino, ma la vedo stanca e mi tengo il dubbio.

«Buonanotte biondina».

La saluto con un bacetto, quindi apre l’uscio e inforcando le scale mi fiondo fuori, perché la dentro il caldo toglie il fiato. Nel corridoio all’entrata trovo Aleandro che aspetta.

«Allora? Com’era la mora?» gli dico. «È bona, è figa, ma è anche parecchio pallosa», risponde lui con espressione non esattamente soddisfatta. Mi rammarico un po’ per lui, e penso che tutto sommato ho fatto bene a scegliere la biondina, anche se l’altra era senza dubbio più figa. Ma in fondo, “chissenefrega”. Il pensiero è già rivolto all’indomani col l’idea di poter trascorrere l’intera giornata dentro il mitico Oase.

Ci facciamo ancora un altro giretto in cerca di qualche asiatica, magari per un massaggio rilassante prima di andare a letto, ma niente da fare. L’ora è tarda, ed anche se le strade sono ancora movimentate da numerosi passanti i bordellini sono ormai quasi vuoti, quindi decidiamo di ritirarci in albergo in vista dell’impegnativa giornata seguente e appena toccato il letto ci addormentiamo come orsi in letargo.

Il secondo giorno di permanenza in quel di Francoforte, in seguito alla precedente serata leggermente spenta e stanca, finalmente ci svegliamo belli riposati e pronti per goderci questa visita estiva al tanto agognato Trombodromo, e dopo un pacato risveglio ci concediamo una colazione decente in un affollato bar non lontano dal nostro hotel, poi via verso il centro e di nuovo dalle parti dei Puff. Si, perché in verità dalla sera prima m’era rimasta addosso la voglia di cercare un’asiatica che mi facesse un massaggino con tutti gli optional (è un vizio che adoro concedermi), e nonostante Aleandro non fosse molto propenso a farsi nuovamente tutte quelle dannate scale, decido di esplorare ancora una volta i vari postriboli alla ricerca di qualcosa di adatto allo scopo.

In tarda mattinata c’è sicuramente più movimento che non a tarda notte. Incrociamo alcune girls che si apprestano ad iniziare la giornata di lavoro, ma niente che ci faccia girare la testa, e poi al numero 44, ma forse era il 43 o addirittura il 34 (la mia memoria a volte si rifiuta di collaborare), troviamo il secondo piano popolato da asiatiche che offrono massaggi. “Evvai!” penso, ma ahimè niente da fare, tra tutte non ce n’è una che m’ispiri qualcosa di veramente buono o che valga la pena provare. Un vero peccato. E così dopo aver esplorato anche quasi tutti gli altri edifici numerati senza trovare quel che cercavo, ormai s’è fatta l’ora di pranzo e dietro suggerimento di Aleandro facciamo un salto in un ristorantino Thailandese dove non si mangia affatto male.

Dopo lo speziato pasto torniamo in zona stazione e prendiamo il Taxi che per la modica cifra di quarantacinque euro ci porta dritti alla meta, ovvero l’Oase. In verità mi sono perso l’entrata trionfale nel parcheggio perché stavo già dormendo (maledetto cibo thailandese), ma diciamo che nel giro di venticinque o poco più minuti dalla partenza, ci ritroviamo adesso dentro al locale, dove alla reception ci accoglie una gentile signora, la quale dopo aver compreso il fatto che siamo italiani ci chiede se parliamo inglese, “Yes, of course!”, quindi ci illustra le regole della casa e ci fa scortare per un breve tour del locale da una cavallona mora, che poi ci congeda appena arrivati agli spogliatoi. Naturalmente non avevamo bisogno dell’accompagnatrice, ma è sempre divertente fare la parte dei novellini e vedere come si comportano le operatrici nelle vesti di guide turistiche.

Andiamo a prepararci quando sono circa le tre del pomeriggio e il locale è ancora un po’ vuoto. Ci sono pochi clienti e poche ragazze, ma soprattutto non ve n’è nessuna che attiri la nostra attenzione. Poi però appare all’orizzonte una bella fanciulla dal fisico vagamente atletico e con la faccia sorridente, Maria è il suo nome, ed è una simpatica e disponibile “Figlia del Conte Vlad”. Parliamo di cose futili e poi ci fermiamo fuori al bar in giardino per un caffè. Ce l’ho avvinghiata addosso e non molla un attimo il contatto intanto che scherziamo e ridiamo insieme ad Aleandro, e vista la situazione sa già che oggi sarò io ad aprire i giochi e a fare il primo giro di giostra.

Com’era prevedibile, dopo il caffè accendo una sigaretta e con la Maria ancora attaccata addosso come un velcro, guardo Aleandro e gli dico «Lei è la mia fidanzata, Bella eh?». Lei se ne compiace, ride, sta al gioco, e così andiamo avanti a sparar cazzate finché finisco la mia Marlboro, poi dato che “ai piani bassi” ormai la situazione era compromessa dal di lei strusciarsi senza tregua, non indugio oltre e la invito ad accompagnarmi in una delle tende del giardino per stare un po’ da soli.

Salutiamo il buon Aleandro e sfilando tra la gente a bordo piscina ci fiondiamo nella prima tenda. Maria chiude il sipario, e si volta sorridente verso di me «E ora non scappi» dice, mentre mi appoggia una mano sul pacco e accarezza il serpentello – «E chi vuole scappa’» ribatto prontamente togliendomi l’ingombrante accappatoio lanciandolo sul letto. E Maria mi si avvinghia nuovamente addosso, ma non è aggressiva, è calda e molto dolce nei modi, o almeno lo è finché non si abbassa e me lo prende in bocca. Da li in poi succhia come se non ci fosse un domani, è molto brava, oserei dire ottima, alterna sapientemente vigorosi affondi a infinite leccate da cima a fondo e viceversa, tanto che comincio a vedere le stelline e decido che è meglio spostarci sul letto onde evitare di stramazzar precocemente al suolo come un birillo.

Sembra che il batacchio mi stia per esplodere, sarà che mi piace lei, sarà l’atmosfera della tenda sul prato, o forse il fatto che sono ben riposato, non lo so ma muoio dalla voglia di entrarle dentro, «Ora cavalcami» le dico. Si stacca per un attimo, imbusta l’attrezzo, e dopo altre cinque o sei pompate degne di un idrovora mi salta addosso e se lo fa sparire dentro la topa. Mi godo la vista di questa giovane maiala che mi saltella sul cazzo. Non voglio far niente, voglio solo goder del suo volto sorridente e di quell’agile corpo snello e saettante che mi sta mandando in estasi, e per almeno dieci minuti la lascio cavalcare accarezzandola e cercando ogni tanto il contatto delle sue morbide labbra sulle mie, ma per il gran finale ho già deciso che voglio godere in quella graziosa e accogliente bocca, e la invito a riprendere quanto iniziato in precedenza, ma stavolta fino alla fine.

Lei, ovviamente felice per la notizia del guadagno extra in arrivo, accetta volentieri e libera “il fratellino” dallo scomodo impermeabile, provvedendo ad esaudire il mio desiderio, esibendosi ancora in un pompino da dieci e lode; e in un crescendo di vigorose pompate e leccate poderose mi porta all’estasi totale nel momento in cui arrivo al capolinea e lei ingoia ancor di più il batacchio facendolo scomparire tutto in bocca senza scomporsi troppo, e quando ormai non avevo più niente da darle si stacca con la bocca piena e rilascia “il prezioso carico” che cola giù dalle sue labbra e mi ricade addosso mentre sono ancora li mezzo moribondo con le stelline in testa e gli uccellini che cinguettano tutt’intorno. Il tempo è scaduto, ma complice anche il poco caos di quell’ora si intrattiene altri cinque minuti mentre ripulisce la scena e mi coccola un po’ intanto che riprendo conoscenza e saluto gli uccellini cinguettanti che mi volano sulla testa. Poi con calma torniamo alla luce del sole.

Maria mi piace, non perde mai il contatto fisico nemmeno a cose fatte e continua a starmi appiccicata addosso come la colla anche fuori in giardino, e questo è un notevole punto a suo favore.

“Brava Maria!”

Arriviamo abbracciati agli spogliatoi, saldo il dovuto e ci congediamo entrambi col sorriso stampato in faccia. Penso che quella dell’allegra Maria sia stata la miglior accoglienza possibile; mi fiondo in doccia e poi vado in cerca del disperso compagno di avventure.

Tornato fuori l’aria era calda, il sole splendeva in cielo ed io dovevo riprendere energie; passo quindi nuovamente dal chiosco in giardino e mi prendo una coca poi un caffè. Nel frattempo mi guardo intorno e vedo che stanno arrivando altre nuove signorine pronte ad allietare gli altrettanti clienti che stanno aumentando di numero; ma qui fuori il posto non manca di certo e non si sente mai quel senso di oppressione che altre volte capita di subire in alcuni locali quando c’è tanta gente. Comunque, mentre sorseggio il mio espresso riesco finalmente a individuare il buon Aleandro che si era nel frattempo spalmato su uno dei lettini prendisole a bordo piscina, per godersi un po’ di quel sole caldo e osservare le nude donzelle che uscivano in giardino.

Lo raggiungo prendendo posto nel lettino affianco e scopro che era appena tornato da una camera con una biondina ventenne ungherese che avevamo visto all’ingresso, una certa Elena, ribattezzata col nomignolo di “zero zero tette” a causa delle dimensioni del suo seno(una prima misura scarsa), ma che nell’insieme è una ragazza molto molto carina. Ottima scelta.

Ci scambiamo quindi i relativi dettagli riguardo alle signorine appena “timbrate” e poi prendiamo una lunga pausa di relax, o meglio, lui si addormenta come un bimbo felice ed io mi godo visivamente l’arrivo delle ragazze che di tanto in tanto compaiono in giardino. Devo dire che inizio a vedere dei bei bocconcini che prima non avevo notato o non erano ancora presenti, e infatti il livello estetico delle “operatrici” si sta alzando notevolmente, quindi ora si presenta il solito annoso problema della scelta. Vedo una coppia di rumene dai tratti zingareschi, sembrano sorelle e potrebbero essere una bella doppietta per una cosa a tre, me le metto in lista. Poco più in la un gran bel paio di tette portate in giro da una cavallona bionda attirano la mia attenzione, ma lei non è esattamente il mio genere ideale di donna e passo oltre. Vedo sfilare a bordo piscina almeno una ventina di fighette papabili, ma una in particolare mi fa sgranare gli occhi, una mora dal fisico perfetto con un portamento e una camminata da modella e un paio di occhialini da segretaria porno (si, lo so che è un classico troppo scontato, ma a quello ho pensato in quel momento). Naturalmente appena la porno-segretaria si avvicina in zona bar viene subito accalappiata e sparisce nel giro di pochi minuti. La rivedrò giusto un paio di volte nel corso della giornata e quindi non ho avuto nemmeno il piacere di conoscerla, ma deve aver lavorato molto e non è difficile intuirne il perché.

Passa ancora qualche minuto e mi si avvicina una biondona, “ona” in tutti i sensi, ovvero troppo abbondante per i miei gusti, che tenta l’approccio sedendosi sul lettino vicino al mio, ma dopo i soliti convenevoli le dico che intendo riposare un po’, quindi senza insistere saluta gentilmente e se ne va. Intanto Aleandro continuava a sognare beatamente sotto il sole, così decido di seguire il suo esempio e chiudo gli occhi anch’io tentando la pennichella. E ci sarei riuscito, se non fosse stato per quella maiala che m’è apparsa all’improvviso da dietro il lettino facendomi quasi impaurire. “Maledetta rompiballe…”

In realtà sono in due, una mora e una bionda, ma niente a che vedere con le solite Veline, infatti sono entrambe un po’ troppo robuste, non brutte e nemmeno grasse, piuttosto le definirei vagamente vichinghe, massicce, ben piazzate. E mentre la mora tenta di approcciarmi, la bionda punta diretta su Aleandro, ma appena si rende conto che lui sta realmente dormendo va a disturbare un giapponese seduto li vicino. Riesco a disfarmi della mora che saluta garbatamente e raggiunge l’amica dal tipo asiatico, il quale spoco dopo se le porterà via entrambe. Si vede che a lui piacciono. “Gente strana i giapponesi…”

Ormai abbandono l’idea della pennichella e mi riempie l’occhio la vista di una morettina, minuta ma dal fisico ben proporzionato , con tratti del viso vagamente asiatici e un’attraente pelle ambrata, probabilmente Thai o giù di li. La vedo scherzare con tutti quelli che gli capitano a tiro, si siede a parlare con uno li vicino, e noto che ha gli incisivi leggermente prominenti, quindi in attesa di sapere come si chiama la metto in lista con il nome di “scoiattolo”, nomignolo approvato anche dal mio compare che intanto era resuscitato dal mondo dei dormienti. Ma intanto lo “scoiattolo” si alza e riparte. Se viene verso di me magari la intervisto, son troppo vagabondo e rilassato per tentare di alzarmi e andarle incontro. Invece va nella direzione opposta, la seguo con lo sguardo ma sparisce alla vista in zona bar e mollo la preda. Però sento che potrebbe essere un buon investimento, la cercherò più tardi.

Adesso il sole è coperto da uno stormo di nuvole, sembra quasi che possa iniziare a piovere, quindi decidiamo di farci un giro nelle sale interne del locale. Notiamo che la jacuzzi nell’atrio vicino agli spogliatoi è piuttosto affollata, così come tutto il locale all’interno, ma dato che c’era sempre molta gente fuori in giardino l’ambiente interno è ancora vivibile. Ci fiondiamo al bar per una bevuta, ma mentre siamo li una visione celestiale attira la mia attenzione.

Appoggiata al bancone c’è una splendida moretta dalla pelle scura, la osservo meglio e noto due belle tette quasi perfette su un corpicino delizioso che subito mi risveglia gli istinti tromberecci. Prendiamo posto proprio accanto a lei e dopo aver ordinato l’ennesimo caffè faccio la sua conoscenza. Si chiama Gabriella ed è Venezuelana. Parliamo un po’, dapprima tutti e tre insieme, poi la monopolizzo e Aleandro nuovamente intuisce che me ne sarei andato poco dopo, ormai mi conosce fin troppo bene. Chiacchiero per qualche minuto con Gabriella e scopro che è anche molto simpatica, inoltre non pressa per andare in camera, fa la gattina, sorride, scherza, provoca e ammicca, ma non è mai pressante. Mi piace. Quindi mentre le accarezzo delicatamente quel bel culetto ed ho gli ormoni ormai in festa, le dico che vorrei stare da solo con lei, al che mi appoggia delicatamente una mano “sul pacco” da sopra l’accappatoio e letteralmente miagola come una gatta. Giuro che l’avrei trombata li appoggiata al bancone del bar in quell’istante.

Saluto il mio compare, poi lei provvede a prendere un paio di asciugamani e prendendomi per mano, forse per non perdermi, dato il locale si stava riempiendo dopo che fuori ha iniziato a piovere, mi porta nel corridoio delle camere e ci infiliamo nella prima disponibile. La stanza è piccola ma molto curata e molto adatta al suo scopo, infatti è circondata quasi a trecentosessanta gradi da specchi, solo il pavimento ne è sprovvisto. Ma sul soffitto ci sono!

Adesso che posso osservare più attentamente questo bel bocconcino del Venezuela mi accorgo che è veramente una perla, non molto alta, minuta ma perfettamente proporzionata, ha tette sode e piene ed un culo che se potesse parlare probabilmente direbbe “Prendimi e fa di me ciò quel che vuoi”. Mi piacciono anche le sue mani e i suoi intensi occhi scuri, e quel suo atteggiamento da gattina in calore mi fa impazzire. Mentre sistema gli asciugamani sul giaciglio mi tolgo l’accappatoio, lei si gira, mi abbraccia e strofina il suo corpicino sulla mia pelle, ma essendo io piuttosto alto e lei piuttosto bassa, la cosa non è molto pratica, così ci stendiamo sul letto e mi bacia ovunque, poi scende giù lentamente disegnando linee immaginarie con la lingua sul mio corpo fino ad arrivare al “pennello” che ormai era duro e turgido da un pezzo. Continua a leccarlo, poi nuovamente ripete il suo «Miiiiaoooo» mentre sorride sorniona con aria da gatta e fissandomi dritto negli occhi lo prende in bocca. “Cazzo… È bravissima!”

La lascio succhiare guardando nello specchio sul soffitto mi godo lo spettacolo di lei accovacciata tra le mie gambe, sento che questa “gatta nera” mi sta facendo impazzire, e mi rendo conto che se la lascio proseguire in quel modo mi manda al manicomio prima ancora di aver consumato il piatto forte. Resisto alla tentazione e mi tiro su, invitandola a fare lo stesso, cerco la sua bocca, ma la cosa non è ricambiata come vorrei, le bacio il collo, poi scendo per assaporare i suoi seni perfetti ornati da quei bei capezzoli scuri che lecco e mordicchio delicatamente con le labbra. La faccio stendere completamente sul letto e continuo a gustarmela come fosse ricoperta di nutella, avrei voglia di mangiarla da quanto è bellina. E infatti cedo alla tentazione e me la mangio. Assaporo il dolce gusto della sua bella vulva, la bacio, la stuzzico con la lingua e sembra proprio che il trattamento le piaccia, spalanca le gambe e mi tuffo li in mezzo a godere di quel suo frutto caldo che pian piano si inumidisce e diventa irresistibile, e sento che il cazzo mi sta per esplodere, devo scoparla o muoio. Continuo a leccarla coprendola di baci su tutto il corpo e risalendo verso il suo bel viso la bacio nuovamente sulle polpose e morbide labbra, capisce al volo le mie intenzioni e prende in mano il “fratellino” provvedendo a incappucciarlo come si deve, poi mi fa stendere, si posiziona sopra di me, e coi piedi poggiati al letto e le sue mani sul mio petto mi cavalca come la migliore delle amazzoni. Osservo nuovamente la scena negli specchi, poi cerco il suo viso, mi guarda con la faccia da porca mentre continua a fare ciò che le riesce benissimo, ovvero far godere un uomo. È come vedere un film porno, ma il protagonista sono io, potrei anche lasciarmi andare e concludere i giochi dentro quella sua calda insenatura in quel preciso istante, ma sarebbe un peccato mortale non goder di cotanto bel culo nella classica posizione della pecora, e dunque nonostante la canonica mezz’ora sia agli sgoccioli, le prendo la testa tra le mani, la bacio e le dico quel che vorrei fare e lei sempre dolcissima e aggraziata mi fa presente che siamo allo scadere del tempo, io di rimando le dico che non è un problema, perché la trovo molto bella, mi piace, e quindi voglio continuare ancora a giocare. Sfodera un meraviglioso sorriso, mi schiocca un sonoro bacio e ringrazia. La “pecorizzo” e in un attimo mi insinuo nuovamente nel suo sesso, muovendomi lentamente e contemplando ancora quella visione da tutte le diverse prospettive attraverso gli specchi circostanti, e mi rendo conto che ha veramente un bel corpicino e che questa posizione mette in risalto il suo lato migliore ovvero una schiena e un culo assolutamente paradisiaci, con quella sua pelle liscia come seta e scura come cioccolato fondente che mi manda in estasi. Il ritmo aumenta, il suo viso adesso affonda nel cuscino ed è coperto dalla folta chioma di capelli neri. So che potrei stare li a sbatterla per tutto il giorno, mi sento veramente in perfetta forma e me la godo senza ritegno; lei comincia a farsi sentire e geme sommessamente con ancora la faccia affondata nel cuscino, non sembra affatto stia recitando e infatti è stata silenziosa fin’ora. La prendo per un braccio, lei assecondandomi si volta verso di me e devo dire che ha la faccia di una che se la sta godendo. A vederla così mi vien ancora più voglia di sbatterla all’infinito, e in uno slancio di euforia l’afferro anche per l’altro braccio, così alza la testa e inarca la schiena come il ramo di un salice e mentre la penetro come un forsennato si lascia andare anche lei cominciando ad ansimare, dice qualcosa in spagnolo che non riesco a capire perfettamente, ma insisto senza mollare un attimo e allora mi incita dicendomi «Montami Stallone!». A quel punto mi sono apparsi in testa Rocky Balboa e Apollo Creed che ripetevano “L’occhio della tigre, l’occhio della tigre!”

Poi per fortuna la Gabriellina ha continuato aggiungendo «No se detienes, no se detienes!!», e a me la lingua spagnoleggiante mi arrapa “abbestia”. Vedo il suo volto allo specchio, tiene gli occhi socchiusi, si morde le labbra poi riapre la bocca, sta godendo almeno quanto me questa maiala, buon per lei, e la cosa mi eccita. Gusto il mio bel momento porno, ma se non rallento un po’ muoio davvero, lascio la presa sulle sue braccia e continuo a muovermi dentro di lei, ma stavolta lentamente, poggiandomi alla sua schiena per baciarla sul collo. Gira la testa verso di me, e quando le bocche s’incontrano il suo bacio è profondo e salivato, adesso che si è lasciata andare lo vuole e non fa più la ritrosa come all’inizio, infatti mi pianta la lingua in bocca mentre l’abbraccio e mi aggrappo a piene mani alle sue tette. Ma ormai anche la seconda mezz’ora sta per giungere alla fine, e dopo altri due colpi di cazzo a questa bella pecorella, mi fermo ed esco dall’umido pertugio. Libero l’augello reale, mi lascio andare sul letto, e lei subito si posiziona nuovamente comoda per succhiarmelo, ma stavolta mette in gioco anche le tette esibendosi in una spagnola da sogno, per proseguire ancora con un bel pompino magistrale che mi porta all’apice del piacere e a riempirle le fauci di tanto “sacro nettare” che accoglie fino all’ultima goccia lasciandomi completamente appagato e svuotato, tant’è vero che poi deve indicarmi a gesti di passarle il rotolo della carta perché aveva la bocca talmente piena che credo non potesse muoversi per raggiungerlo senza il rischio di sbrodolare qualcosa per strada.

L’ora si è conclusa e la Gabriella mi si stende pacificamente affianco per un paio di minuti di coccole e bacetti e non posso fare a meno di dirle nuovamente che mi ha fatto godere tantissimo e che la trovo molto bella. Mi delizia ancora del suo sorriso e ringrazia, poi ci ricomponiamo e torniamo verso gli spogliatoi per saldare quanto dovuto, ovvero centocinquanta euro (spesi divinamente bene, aggiungerei). Le dico «Voglio scopare ancora con te più tardi», e ancora una volta risponde senza parole, col suo sguardo malizioso e quello splendido sorriso. Ci salutiamo e mi fiondo in doccia col cazzo ancora mezzo barzotto. M’è proprio piaciuta tanto la Gabriellina, ed anche lei è appena entrata prepotentemente nella mia personale lista delle migliori esperienze sessuali vissute. Ovviamente rimanendo nell’ambito delle professioniste, s’intende (anche se in certi casi non v’è molta differenza tra una puttana professionista che chiede soldi ed una che pur non chiedendoli usa abitualmente il sesso come merce di scambio).

Il pomeriggio è volto al temine e si è fatta l’ora di cena, devo quindi recuperare Aleandro, se non è da qualche parte a trombare. Esco dagli spogliatoi e non devo faticare molto per trovarlo, infatti stava atrofizzando corpo e mente dentro la grande vasca idromassaggio nella “piazzetta interna” del locale, in compagnia di altri pellegrini anch’essi in cerca di riposo.

Come dicevo, sarebbe anche ora di cena, dunque ripesco il compare in ammollo e ci incamminiamo verso il baldacchino esterno in cerca di cibarie. Tra l’altro stanno pure grigliando la carne e c’è un odore appetitoso nell’aria. Prendiamo da bere, riempiamo i piatti, e andiamo a bivaccare su un tavolo dall’altra parte del giardino, in una zona tranquilla e defilata. Il cibo non è poi così male e mi farei pure un secondo giro, ma non voglio appesantirmi troppo e rinuncio. Stiamo li a parlare un po’ e ancora una volta ci scambiamo pareri e consigli sulle girls, dato che mentre io ero con la Gabriella lui è stato in camera con un’altra biondina che ci aveva approcciati in precedenza e che anch’io avevo definito come molto trombabile. Poco più tardi il sole comincia a scomparire e con un leggero ma costante vento la temperatura scende intorno ai diciassette gradi, ma ancora si sta benino e ci spostiamo al chiosco in giardino per il caffè. Con il calar delle tenebre cominciano ad accendersi anche i lampioncini, le luci della piscina e i faretti sparsi ovunque, e l’ambiente esterno assume un aspetto ancor più gradevole e suggestivo. L’atmosfera generale del dopocena è piuttosto rilassata, molte delle ragazze se ne stanno dentro al calduccio, qualcuna è ancora fuori in compagnia di alcuni gruppetti di clienti a farsi due risate, c’è chi mangia, chi sorseggia un drink a bordo piscina e chi si rifugia nelle “tende da campeggio adibite alla copula”. L’unica pecca è questa temperatura non proprio ideale per star fuori mezzi nudi, quindi avendo appena finito di mangiare e non volendo rischiare una congestione ci fiondiamo nelle sale interne per ritemprarci in mezzo ai caldi corpi delle dolci puttanelle. Adesso, complice anche l’ora di punta del dopocena, il locale è piuttosto affollato in confronto a quanto visto nel pomeriggio, leggermente caotico ma ancora vivibile, non si sta malaccio diciamo. Scambiamo battute a raffica con le signorine in cerca d’approccio e tra una bevuta e l’altra il tempo scorre veloce. Anche la “zona disco” comincia ad essere piuttosto affollata, al che decidiamo di ritirarci in posizione più pacifica, o meglio, Aleandro se ne torna in ammollo nell’idro ed io mi apposto, in compagnia di una birra, sugli sgabelli dove c’è la TV, esattamente nel corridoio che dal bar conduce alla zona wellness, in cerca della prossima preda. E qui la situazione si fa interessante.

Mi passano sotto gli occhi molti bei bocconcini, tra cui in particolare la biondina che aveva “timbrato” in precedenza il mio compare, e devo dire che riguardandola bene è davvero un gioiellino di ragazza. Ma non faccio in tempo a pensarci troppo, perché nel frattempo arriva un allegro signore tedesco che se la spupazza un po’ li in piedi tra i tavoli e poi se la porta via senza tanti discorsi. Dovrò dunque trovarmene un’altra. Passa una mezz’oretta priva di ragazze che incuriosissero i miei istinti sessuali, quando a un tratto noto che “lo scoiattolo”(vi ricordate la morettina dai tratti orientali?) è li che gironzola tutta sola nell’atrio e sta andando in direzione del giardino. “Magari è accaldata” penso. Prosegue dritta verso l’uscita, si ferma giusto un attimo per parlare con un paio di clienti che trova lungo il suo percorso, poi arriva sulla porta che da all’esterno e li si ferma vicino a una biondina che sta guardando distrattamente fuori. La osservo da lontano, guarda fuori anche lei, probabilmente si è concessa un attimo di pausa o vuol prendere una boccata d’aria fresca, comunque non importa, ho deciso che la voglio; non è perfetta, non è una modella, ma m’intriga e mi ispira sesso.

Scendo dal mio sgabello nel corridoio e con passo felino mi avvicino. Appena sono li a due metri, la biondina che guardava fuori si gira e sfodera il suo miglior sorriso, poi pronuncia qualcosa in tedesco ma ahimè io non parlo quella lingua «What did you say?» le chiedo con il mio perfetto slang ToscoAmericano. Lei ci pensa un attimo e fa per ribattere, ma viene anticipata da “lo scoiattolo”, che s’inserisce prontamente nello scambio di battute con un solare e deciso «Ciao!», mettendo istantaneamente fuori gioco la povera biondina.

«Brava! Hai vinto!» le rispondo, e sorridendo divertito dalla sua intraprendenza abbandono la biondina al suo destino e mi avvicino a quella che in fin dei conti era la preda prescelta. Cominciamo a chiacchierare in un misto di ItaloAngloSpagnolo che risulta sempre molto efficace e divertente da sentire. «Dove vai senza di me?» incalza lei sorridendo – «Da nessuna parte, ma se vuoi andiamo fuori insieme.» le rispondo. Mi osserva un attimo con aria stranita, forse perché non si aspettava una risposta positiva così repentina, poi mi si fionda letteralmente addosso rischiando tra l’altro di farci cadere entrambi perché non me l’aspettavo, ma fortunatamente è leggera come una piuma e reggo il colpo, quindi prima di buttarsi nella frescheggiante penombra notturna del giardino decido di intervistarla un po’ rimanendo abbracciato al suo corpicino nudo. Lei è Alexa, le faccio notare che non riesco a capire bene le sue origini dato che ha dei tratti del viso abbastanza particolari, e infatti dice di essere per metà thai e per metà rumena, al che penso divertito “E con codesto dna quale altro lavoro avresti mai potuto fare nella vita se non questo…”.

Ovviamente avrebbe potuto fare anche l’ingegnere aerospaziale, ma considerate le due etnie d’origine la battuta ci stava benissimo, e comunque è un incrocio che non si trova spesso in giro, un altro punto a suo favore.

Ha ventidue anni e li dimostra, non è assolutamente una da far girare la testa, è bassina e minuta, ma ben fatta, ed ha un graziosissimo morbido culetto e un bel paio di interessanti capezzoli “chiodati” all’orientale sulle tettine, che pur essendo piccole sono apprezzabili e proporzionate al resto, inoltre ha questo viso dai tratti vagamente esotici che a me piace molto, anche se obbiettivamente non è definibile come bellezza universale, tant’è vero mi dirà in seguito che gli italiani con lei non ci vanno quasi mai perché secondo lei, “noi dello stivale” preferiamo le ragazze dell’est e lei non piace proprio a causa dei suoi tratti somatici particolari; ma scoprirà ben presto che io sono un italiano molto atipico…

Finita l’intervista ci incamminiamo fuori nell’aria fresca della sera. Vorrei tanto scoparmela nel baldacchino all’aperto sulla collinetta ululando sotto le stelle, quindi andiamo su per i gradini della scala che porta in cima alla montagnola, e appena arrivati sulla vetta, mi pianta la lingua in bocca poi corre a prendere un paio d’asciugamani perché se n’era completamente dimenticata. Rimango li da solo per un paio di minuti e nella breve attesa mi rendo conto che lassù, con quel venticello che soffia incessantemente, fa un po’ troppo freddo, quindi appena torna la invito a spostarci in una delle tende e dopo essere scesi nuovamente in giardino ed averne trovata subito una libera, ci infiliamo dentro ed inizia quella che sarà la mia più lunga sessione con una girl in un Fkk. A tal proposito, sono le ventitré e quarantacinque nel momento in cui Alexa chiude la tenda.

Mi spoglio, o meglio, mi spoglia e comincia a passarmi la lingua ovunque intanto che le accarezzo il sedere, piccolo, morbido ma sodo al punto giusto. L’alzabandiera non tarda ad arrivare, lei lo sente e continuando a baciarmi scende sempre più giù e si mette in ginocchio a succhiarmelo. Ed è brava.

Usa sapientemente la bocca, la lingua e pure le mani che sono piccole e affusolate e non ingombrano lo svolgersi della fellatio. Lecca e succhia con calma e delicatezza, non è certo una tigre (non ancora) ma ci sa fare e mi lascio andare alle sue attenzioni per qualche minuto poi ci spostiamo sul letto, mi sdraio e continua la sua opera mettendosi di lato, ma appena la invito a mettermi la topa in faccia non se lo fa ripetere due volte e mi offre i suoi buchetti da leccare e stuzzicare. Ha proprio una bella topina e mi ci avvento come un lupo sulla preda, poi visto che non disdegna le mordicchio il sedere e mi diverto a stuzzicarle il secondo pertugio con la lingua per poi tornare a leccarle l’umida fighetta, e ogni volta lei s’inarca e manda il culo al cielo agevolandomi le manovre dimostrando una certa partecipazione. È ufficialmente maiala. Mi piace, e intanto il suo prendersi cura del mio arnese si fa sempre più vivace, salivoso, e profondo. Non la mollo, mi piace così, mi diverto un bel po’ in questo lungo sessantanove, così tanto che a un certo punto si stacca dal batacchio e sempre con garbo (a volte sono irritanti nel dire certe cose, ma lei non lo è) mi chiede: «Vuoi venirmi in bocca o vuoi stare un’ora?». Al che controllo un attimo l’orologio e in effetti era quasi già passata la canonica mezz’ora, e se il tempo vola significa che sto bene, quindi la metto in tranquillità dicendole «Non ti preoccupare, stiamo qua anche tutta la notte se non hai da fare».

Lei piuttosto soddisfatta della risposta si mette l’anima in pace e ricomincia immediatamente da dove aveva lasciato, ma quella topina mi ispira troppo e nel giro di un paio di minuti la rotolo gentilmente di fianco dicendole semplicemente «Dammela.». Ride divertita per il modo in cui l’ho detto poi provvede a incappucciare l’ormai marmoreo birillo e si posiziona carponi sul letto a culo all’insù in attesa di azione.

“Evvai! Vedo che si va d’accordo, è proprio quel che volevo, brava maiala!”.

Mi infilo dentro di lei e devo ammettere che è un bel godere, non è stretta ma molto avvolgente, “calza a pennello”, come si suol dire. Comunque, dalla pecora si passa a lei sdraiata pancia in giù ed io che continuo a penetrarla di gusto afferrandola per le chiappe mentre sono a cavalcioni sulle sue cosce. Non male, ma avevo voglia di guardarla in faccia e allora si cambia ancora, la giro in missionaria e rimetto al caldo il fratellino, stavolta sto sopra di lei faccia a faccia, e restiamo non so quanto con le lingue intrecciate mentre la stantuffo, e sembra gradire anche lei perché mi pianta le mani sul sedere e spinge come a voler imporre il suo ritmo al movimento. La assecondo un po’ godendomi la sua faccia da maiala godereccia e poi cambio ancora punto di vista; mi posiziono in ginocchio di fronte a lei e l’afferro per le caviglie facendole sollevare il culo dal letto e penetrandola in quel modo. Comincio a sentire la stanchezza ma senza mollare la presa “la ripiego” e me la strapazzo ben bene, tanto che a un certo punto comincia a “sgrillettarsela” senza ritegno mentre aumento ancora la cadenza della penetrazione e a quel punto il suo fare da maiala in calore mi fa capitolare e le esplodo dentro con somma soddisfazione, mentre le mordicchio delicatamente i polpacci (ma avevo una tremenda voglia di affondarci almeno i canini) e sorridendo come un angioletto son crollato sul letto per riprendermi.

Lei provvede a dare una ripulita al “piccolo guerriero” mentre mi godo un momento di relax e qualche bacetto post-trombata. Dopodiché Alexa scende dal letto e mi porge le mani come a volermi aiutare ad alzarmi, ma con un sorrisetto beffardo le dico «Hai un appuntamento?».

Per un attimo rimane stranita, poi risponde «No, ma…» e sempre col giusto garbo indica l’orologio per farmi intendere che anche l’ora se n’era andata. – «Allora un tu hai capito nulla!» le dico (ma proprio così, in toscanaccio), e col sorriso sulle labbra aggiungo «Non s’era detto di stare tutta la notte insieme io e te?». Quindi finalmente capisce, sorride di gusto e mi si spalma nuovamente addosso inondandomi di baci in faccia.

“Ok, l’ho capito che tu sei contenta, ma non importa che tu mi sbavi addosso come un cazzo di chiwawa. Fammi ripiglia’ un attimo, son nato stanco io eh.”

Dunque le faccio presente che ci starebbe bene qualcosa da bere e la spedisco al bar a prendere un bicchiere di qualcosa col ghiaccio. Tanto ghiaccio. Si alza, apre la tenda, si infila al volo il minuscolo gonnellino che non le copre nemmeno la topa e poi scompare nella notte…

Intanto, vista l’ora, e considerato che avevo lasciato il buon Aleandro in ammollo nel vascone, prendo il cellulare dalla tasca dell’accappatoio e decido di inviargli un messaggio per fargli sapere che ho intenzione di trattenermi ancora un po’ con l’Alexa, perché probabilmente lui mi ha già dato per disperso (anche se in realtà poi mi dirà di averla incrociata mentre era al bar e l’ha vista scappare con due bicchieri in mano, quindi ha cominciato a sospettare dove potevo essermi rintanato).

Comunque, dopo cinque minuti o poco più, la scoiattolina torna in tenda con le rinfrescanti bevande, scambiamo due parole mentre giochiamo un po’ con i cubetti di ghiaccio rimasti in fondo ai bicchieri e mi accendo una sigaretta. Intanto lei continua a giocare col ghiaccio in bocca, e non serve specificare come. I minuti passano ed il suo lavoro di “rianimazione glaciale” sul Regale Augello accaldato funziona alla grande. Poi il ghiaccio finisce e finisce anche la mia Marlboro. Mi metto in piedi sul letto e mi attacco con le mani ad una delle sbarre che tengono su la tenda, così senza bisogno d’istruzioni lei si mette in ginocchio davanti a me e si attacca anche lei. Si attacca al cazzo, ma letteralmente, e stavolta senza mani. “Yeah!”

Mi sollazzo con la sua boccuccia poi sento la prepotente voglia di rimettere il fratellino dentro il suo ventre caldo, ma siccome mi piace cambiare la faccio scendere per terra appoggiata con le mani al letto, lei è bassa, io no, quindi la cosa risulta un po’ scomoda, anzi piuttosto impegnativa. Eppure la vista di lei appoggiata al letto in quel modo e il potermela spupazzare come voglio mi istigano a proseguire. Ma ahimè dopo qualche minuto devo arrendermi alla stanchezza e cambiare nuovamente posizione. Stavolta scelgo qualcosa di più comodo, e con lei sdraiata su un fianco mi incastro tra le sue gambe e posso sbatterla ben bene senza alcuna fatica e posso usare le mani dove e come voglio. La cosa si fa sempre più intensa e lei ancora una volta mi incita a scoparla più forte; la tengo avvinghiata a me tenendomi ben saldo alla sua gamba e con l’altra mano l’afferro per una tettina finché in un crescendo di mugolii e versi goderecci, a un certo punto vedo che chiude gli occhi, spalanca la bocca e si azzittisce ansimando per qualche istante.

“Missione compiuta!”. Alexa ride felice, e mentre la osservo penso che dovrei farmi pagare io per il servizio offerto (ma in verità la gioia che leggo nei suoi occhi è già una valida ricompensa).

Mi do una calmata altrimenti crepo in tenda. Mi sdraio, lei monta sopra, se lo rinfila dentro e comincia a muoversi dolcemente su di me, ottima mossa, mi piace. Intanto dalla tenda accanto, si sente una che fa dei versi da film porno assolutamente esagerati, e mi vien da ridere quindi ci fermiamo un attimo ad ascoltare. Alexa riconosce lo stile della collega e dice che è una che fa sempre tutta quella scena e che le piace il sesso un po’, diciamo “sadico”, ecco.

Quella li non smette di gridare “Ahhh! Ahhh! Ahhh! ahhh!”, quindi avendo io perduto la foga trombereccia di un momento prima, preso da un attimo di goliardia pura dico ad Alexa «Dai fallo anche te, facciamoci sentire». Lei divertita dalla proposta ricomincia a saltellarmi allegramente sul cazzo e ad ogni affondo si prodiga in un teatrale «Ahhh!! …Ohhh!!», e la cosa risulta essere anche piuttosto divertente, ma sentirla gridare in quel modo (seppur per gioco) mentre cavalca prepotentemente su di me, in quel momento contribuisce a stimolarmi i sensi, quindi riprendo a stantuffarla io da sotto, prima assecondando i suoi movimenti, poi con colpi sempre più “cattivi” facendola praticamente rimbalzare su e giù sul pisello a velocità smodata, tanto che smette di fare quei fasulli gridolini e si spalma su di me. Cerca la lingua e ci sbaviamo in bocca come due lupi mentre la sbatto adesso prepotentemente in quel modo, e mi piace, dio se mi piace… È il secondo round ravvicinato, quindi non corro il rischio di concludere in tempi brevi, però sento il bisogno di rilassarmi altrimenti è la volta buona che crepo davvero. Mi fermo, la bacio ancora, libero il pisello dal guscio di lattice e la faccio sdraiare nuovamente mettendomi in ginocchio a bordo letto all’altezza dei suoi piedini, e ancora una volta senza darle indicazioni capisce al volo e comincia a usarli con sapiente maestria; è giovane ma molto sveglia. Mi godo il trastullo per un po’, poi torno su verso la sua faccia e stando quasi seduto su di lei glielo metto nuovamente in bocca. Lo succhia avidamente e potrei quasi capitolare così, ma avevo in mente una cosa e dovevo farla, quindi mi sposto scendo dal letto e vado dall’altra parte, la porto sul bordo del letto con la testa un po’ all’indietro e rimesso il fardello nella sua bocca mi godo questo pompino rovesciato, vorrei quasi inondarle le fauci, ma la vista di quel suo nudo corpicino dalla pelle ambrata mi fa venir voglia d’altro, e arrivato al culmine mi esibisco in una spruzzata sulle sue tette, sul collo, e fin sul suo bel pancino piatto e abbronzato. Per un attimo mi tremano le gambe, mi godo appieno la vista della sua pelle inondata dal sacro nettare e di lei che ridacchia divertita e soddisfatta della prestazione; mi avvicino al suo viso, mi bacia e ricambio mordicchiandole un seno. Poi visto il casino che c’è su quel letto l’aiuto a pulirsi e di nuovo la mordicchio dolcemente, non so perché ma da quanto mi piace avrei voglia di mangiarmela questa maiala d’una bambolina…

Butto l’occhio all’orologio e vedo che son passate da poco le due, ma ormai che ci siamo decido di prenderla comoda e mi lascio cullare dalle sue coccole post trombata, che ricambio volentieri e che male non fanno mai, soprattutto dopo cotanto trombare in allegria, diciamolo. E così, dopo due ore e mezza ovvero intorno alle due e venti, ci ricomponiamo decentemente e usciamo dalla tenda. Fuori non è esageratamente freddo, ma di certo caldo non è. Rientriamo quindi al calduccio e vado a prendere il compenso per l’ottima compagnia ricevuta, poi con i soliti convenevoli ed un caldo abbraccio, ci congediamo e mi fiondo sotto l’acqua bollente della doccia.

Vago ancora una volta per il locale in cerca del fido compagno d’avventura. Stavolta lo trovo vicino alla sala ricreativa in zona bar. Anche lui nel frattempo s’è concesso un ultimo giro di giostra e mi parla della performance della signorina che l’ha intrattenuto, ma naturalmente dimentico all’istante quel che mi ha detto perché sono ancora stravolto e beato dall’incontro con Alexa.

Restiamo ancora una mezz’ora li a guardarci intorno. Io sono ormai soddisfatto e sfinito. Aleandro invece sembrerebbe quasi intenzionato a marcare la quarta rete, ma poi ci ripensa e in realtà non è così convinto, quindi decidiamo di tornare da dove siamo venuti.

Spogliatoio, vestizione, saluti, cassa.

Siamo fuori in attesa di un taxi che arriva dopo nemmeno cinque minuti anche se nessuno l’ha chiamato, questo perché i taxi fanno la spola dalla città all’Oase e viceversa, praticamente fino all’orario di chiusura del locale.

Tornati in albergo ci concediamo qualche ora di sonno, e al mattino, dopo l’ultima abbondante colazione in quel di Francoforte, riprendiamo l’autobus che ci riaccompagna al piccolo aeroporto di Hahn, dove a mezzogiorno ci attende il volo per il rientro in patria che conclude la giornata e chiude questo piacevole fine settimana in quel di Frankfurt.

Ad onor di cronaca, e per ribadire il fatto che il mondo è bello perché è vario, vorrei far notare la differente spesa sostenuta da Aleandro e dal sottoscritto.

Io ho fatto tre “camere” (così si usano definire le sessioni a pagamento con le ragazze dei Trombodromi) ovvero una mezz’ora con Maria, un’ora con Gabriella e due ore e mezza con Alexa, per un totale di cinquecento euro compresi i due “extra” con la prima e con la seconda. Aleandro invece, ha si fatto anche lui tre camere, ma tutte e tre di mezz’ora e senza alcun extra, per una spesa totale di centocinquanta euro. Ben trecentocinquanta euro di differenza.

Due filosofie diverse, un po’ come la cicala e la formica oserei dire, ma entrambe efficaci allo scopo, che in fondo è quello di uscirne appagati, soddisfatti e assolutamente rilassati. Questo per dire, a chi non conosce questo mondo, che in locali del genere ci si può divertire e godersi la giornata anche senza spendere cifre da capogiro. Ma per chi vuole investire qualcosa in più il solo limite alla fantasia è il solito maledetto vil denaro e nient’altro. In ogni caso, che siate cicale, o che siate formiche, se vi piace la Topa vale la pena di sacrificare due spiccioli.

…Almeno una volta nella vita.

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