Agosto 2013,

Sono in ferie da una settimana, e dopo aver sistemato tutte le faccende lasciate in sospeso durante l’anno lavorativo, come tinteggiare le pareti di casa, riordinare la soffitta, revisionare accuratamente l’auto ed altre amenità del genere, finalmente sono libero da ogni pensiero e posso dedicarmi seriamente alle cose meno serie.

E nel weekend al termine di quella prima settimana s’insinua nella mente l’idea di andare alcuni giorni in Austria per dare un senso alla mia vacanza, e considerando che non ho ancora fatto alcun progetto per quel periodo questa mi sembra una valida alternativa.

Analizzo le possibili mete: l’Andiamo di Villach, l’Atlantis di Kusfstein, il Paradise di Graz, il Circolo passion di Innsbruck, e il piccolo Casa Carintia di Feldkirchen. Tutte località raggiungibili in auto senza troppe difficoltà. Ma prima di decidere dove andare e quando, voglio sapere chi sarà della partita, quindi anche se il breve preavviso non forniva buone speranze, contatto gli abituali compagni di viaggio. Uno non ha ferie disponibili, l’altro è già al mare con la sua signora, altri ancora sono già impegnati, così alla fine tutti sono costretti a declinare l’invito.

Mi trovo dunque a dover viaggiare da solo, e visto che non mi va di fare il ramingo solitario in auto per più di un paio di giorni, mi trovo a dover ridimensionare l’idea iniziale di un tour di tre o quattro tappe e mi concentro solamente sul buon vecchio Andiamo e sul piccolo Casa Carintia, in questo modo dovrò fare solamente il lungo viaggio andata/ritorno da Firenze fin oltre il confine, e pernottando nei pressi di Villach gli spostamenti saranno ridotti al minimo. Perfetto, adesso ho un piano.

Decido di partire martedì tredici e programmo il ritorno per la mattina di ferragosto al sorgere del sole, così posso sfruttare l’invito di un amico e andare direttamente da lui al mare per riprendermi dal tour de force. La cosa buona del viaggiare da solo è che non devo render conto a nessuno, e non devo nemmeno ricordarmi gli alibi da sostenere per i miei compagni di viaggio, quindi anche se avrei preferito condividere l’esperienza con gli amici, mi preparo e attendo con gioia questi due giorni a briglia sciolta.

Finalmente ci siamo. Martedì mattina apro gli occhi e controllo l’ora. Le undici… “Le Undici!”.

Maremma maiala, è tardi.” Mi fiondo in bagno, prendo un caffè al volo mentre prenoto l’albergo all’ultimo minuto su Booking, poi agguanto lo zaino e mi lancio giù dalle scale a saltelli.

A mezzogiorno sono in autostrada. Viaggio senza intoppi, mi fermo solo per le rituali soste di servizio (pisciatina, benza e vignetteN) e trovo un po’ di pioggia verso il confine, ma niente di preoccupante o troppo fastidioso. Intorno alle cinque e mezza del pomeriggio arrivo a destinazione. Un grazioso albergo a una decina di minuti dal centro di Villach nonché sulla strada che porta verso Feldkirchen costeggiando la sponda nord-ovest del lago Ossiach. Sistemo le solite formalità, deposito il bagaglio, e poi via verso l’Andiamo!

Appena arrivo noto che il parcheggio è pieno e ci sono auto ovunque, fino alla strada principale. Ok, non mi perdo d’animo e proseguo nel piazzale, s’è appena liberato un posto e parcheggio al volo. Scendo dall’auto e noto che c’è gente nel piazzale, di fronte all’ingresso. “Qui marca male” penso. Mi avvicino e vedo che effettivamente la porta è aperta e c’è qualcuno fermo in coda anche alla reception. Scambio due parole con un paio di personaggi li fuori e questi mi confermano che è da quasi un’ora che sono in attesa e che c’è da aspettare finché non si liberano posti all’interno. M’intrattengo con loro un paio di minuti e penso che non sia il caso di rimanere li in coda a tempo indeterminato, quindi mi congedo con un amichevole ma sarcastico «Buona fortuna! …Io ripasso domani».

Torno alla Trombomobile e cambiando il programma di viaggio mi dirigo verso il Casa Carintia, in quel di Feldkirchen in Kärnten, a circa trenta minuti da Villach e a una ventina dal mio albergo, al quale ripasso davanti prima di gustarmi il piacevole paesaggio circostante mentre percorro con calma la strada a fianco del Ossiacher See.

Verso le sette del pomeriggio arrivo nel parcheggio del Casa Carintia, bello carico mentre canto “Tipitina” insieme a Hugh Laurie (quello che interpretava il Dottor House, e che se la cava egregiamente anche con il Jazz) e qui, a differenza di quanto visto poco prima di fronte all’Andiamo, vi sono solamente altre sei auto oltre alla mia, cinque delle quali provengono comunque dal bigottissimo Bel Paese.

Tiro un sospiro di sollievo e finalmente comincio a rilassarmi, quindi varco la soglia d’ingresso della bella villa dove ad attendermi c’è la simpatica signorinella ungaro/romena, un po’ raffreddata ma sempre gentilissima e disponibile, che mi consegna la chiave dell’armadietto e i due “gettoni d’oro” (letteralmente una sorta di monete color dell’oro, che valgono mezz’ora di prestazione, cioè cinquanta euro ciascuno) in cambio di centotrenta miseri euro. In pratica il costo dell’ingresso al locale è di trenta miserabili euro.

Prendo il mio accappatoio, la raffreddatissima donzella alla cassa mi augura una buona permanenza prima di soffiarsi il naso, e mi ritiro nello spogliatoio che si trova proprio di fronte al piccolo banco della reception.

Appena sistemate le mie cose, e dopo aver goduto di una necessaria doccia rinfrescante, sbuco nel corridoio e sfilando accanto alla scala e alle suggestive armature medievali poste a decoro dell’atrio, arrivo assetato alla sala del bar. Qui al momento sono presenti appena cinque ragazze e altrettanti uomini in bianco (i famigerati Man In White, o anche Orsi bianchi. Chiamateli come volete, ma io preferisco la prima definizione perché “emana molta più figaggine”. Ok, basta cazzate e torniamo in sala bar).

Mi siedo al bancone e ordino una birra alla tipa che stava fungendo da barista, perché li al bar si alternano le varie ragazze, rigorosamente nude, e il barista/inserviente tuttofare, ma lui fortunatamente è vestito. Osservo le tipe e spero ce ne siano altre impegnate ai piani superiori, perché li la situazione non è esattamente di mio gradimento e ve n’è solo una degna di attenzione, almeno secondo i miei standard.

Finisco la birretta e mi faccio un giro per la villa; l’ambiente è molto carino e tranquillo, e seppur piccolo non è assolutamente affollato. Anche la musica è buona, e le luci sono soffuse ma non troppo, quindi si riescono a vedere perfettamente bene le ragazze con i loro pregi e difetti.

Al primo piano ci sono le camere, grandi e arredate con un certo stile. Sono quasi tutte dotate di doccia e in alcune c’è la vasca idromassaggio.

Al secondo piano c’è quella che io definisco “la stanza ibrida”, ovvero una sala dove sono presenti: un enorme divano, un letto, la doccia, la tv, l’accesso alla piccola terrazza e ad altre due piccole camere “formato mansarda”, e contrariamente a quanto si potrebbe pensare il tutto risulta molto piacevole e naturale, anche se probabilmente è stato disposto senza una logica precisa.

Al piano terra, di fronte alla sala del bar c’è anche la Saletta lapdance, dove di tanto in tanto le ragazze si esibiscono al palo, e nella quale ci si può rilassare tra uno spettacolo e l’altro, anche in compagnia delle stesse signorine dato in quella stanza le luci vengono abbassate tra uno spettacolino e l’altro, così come la musica. In pratica si può stare li tranquilli a bere, fumare, chiacchierare e conoscersi meglio prima di salire in camera.

Insomma, dal punto di vista della struttura, questo locale o meglio questa Villa, non ha niente che non va. Dopo il primo giro esplorativo durante il quale non incontro anima viva, torno al bar e mi prendo un’altra birra per mitigare l’attesa, perché a parte una ragazza che non avevo visto, e che probabilmente era in bagno o in camera con qualcuno, le altre presenze sono ancora le stesse di prima. Ma un paio di minuti più tardi ecco che appaiono, quasi in fila indiana, tre giovani puledrine. La prima è una biondona niente male, con un bel viso e fisicamente apprezzabile. Poi c’è una draculina dai tratti zingareschi con un viso piacevolmente interessante, che oltre ad avere due occhi veramente belli non è nemmeno messa male fisicamente, eccezion fatta per il culo che con la sua inesistente tonicità purtroppo non sembra all’altezza di tutto il resto. Ed infine, ma no ultima, quella che esteticamente è senza dubbio la migliore del lotto, una statua mora dal fisico praticamente perfetto ed il viso leggermente “spigoloso” ma privo di qualsivoglia difetto. Obbiettivamente una bella ragazza piacevole da ammirare, ma a dire il vero non è esattamente il mio genere, soprattutto perché ha le tette rifatte ed io preferisco di gran lunga le naturali, anche se spesso risultano meno attraenti al primo colpo d’occhio.

Accendo una sigaretta e comincio a studiare meglio le prede, in realtà avevo cominciato da prima a puntare una morettina, bassa ma piuttosto carina, nonché la migliore fino a quel momento, ma c’è ancora un altro avventore seduto di fianco a lei che non la molla un attimo e quindi devo momentaneamente cambiare bersaglio. Osservo la bionda che s’è messa a sedere su uno sgabello di fronte al bancone, ma la vedo discutere con una collega e non mi piace il suo modo di fare, “Eliminata!”. Nel frattempo sono arrivati altri tre ragazzi assetati e quindi lascio libero il bancone del bar per andare a sedermi su una bella poltrona nel corridoio da dove posso osservare meglio la mora “statuaria”, che è appena rientrata dalla camera e che adesso sta parlando con una sua amichetta. Ma vedendole parlare la mia attenzione stranamente non ricade sulla morettona dal fisico statuario, bensì su quella “ragazza della porta accanto”. E proprio quest’ultima, appena si accorge che la stavo osservando, mi lancia da lontano un sorriso che prontamente ricambio, e con un gesto della mano (DioQuantoAdoroFareQuesteCose) la chiamo a a me.

Lei si alza immediatamente, attraversa la saletta del bar e viene a farmi compagnia. Il suo nome è Alexandra, ha ventiquattro anni ed è bassa anche con i tacchi ma è una fiera portatrice di tettine naturali e morbidose. Fisicamente è una ragazza come se ne vedono tante, con un bel visino e lo sguardo da porcella; non ha niente di speciale in confronto a molte sue coetanee che si vedono in giro. A parte il fatto di esser completamente nuda e disponibile… La invito a sedersi, si siede su di me e parliamo. Dimostra subito una tranquillità d’animo ed una simpatia non comuni, quindi le dico che sono da solo e che ho bisogno di rilassarmi in compagnia, senza fretta.

Un attimo dopo siamo in camera, giusto il tempo di salire la scala e trovare una stanza libera. Appena scende dai tacchi rivela la sua poca altezza, ma io pur essendo un metro e ottanta adoro le ragazze minute, quindi è ok. Ci facciamo la doccia insieme, scherzando, ridendo e stuzzicandoci a vicenda, poi le dico che vorrei stare in ammollo con lei nella jacuzzi. Mi fa presente che per usufruire della vasca con le ragazze si deve stare almeno un’ora in camera perché la vasca deve prima essere riempita, «Nessun problema» le dico, e apre l’acqua in vasca.

Nel frattempo la intervisto mentre ci coccoliamo a vicenda con baci e carezze di ogni genere, poi le chiedo se gentilmente può andare a prendere qualcosa da bere, acconsente e scompare per cinque minuti, poi torna su con il mio gin tonic e una coca per lei, anche perché tecnicamente le ragazze del locale non potrebbero bere alcolici, o almeno queste sono le disposizioni dei gestori…

Prendo lo smartphone, metto la mia playlist musicale in sottofondo e finalmente la vasca è pronta. Ci sediamo uno di fronte all’altra in ammollo nell’acqua calda. La vasca è bella grande e permette di muoversi agilmente, ci stuzzichiamo ancora sott’acqua, mi provoca anche con i piedi e scherza allegramente, beviamo e ci fumiamo una sigaretta immersi nelle bollicine poi la invito a sedersi davanti a me e così l’abbraccio dolcemente da dietro accarezzandola mentre sulle note di “Sax 4 Sex” inarca un po’ la schiena e butta la testa all’indietro permettendomi di assaporare nuovamente la dolce lussuria delle sue labbra per poi sentire la sua languida lingua che accarezza la mia proprio mentre quella fighetta provocante si struscia pericolosamente sott’acqua, laddove la situazione si è fatta veramente “dura”. E l’esser nudo insieme a questa sconosciuta con quel suo fare da dolcissima puttana e il delicato contatto con la sua liscia pelle bagnata oltre alla tentazione di entrare all’istante in quel suo lussurioso pertugio, rendono il momento ancor più eccitante e surreale. Ma quando ormai sono quasi sull’orlo del precipizio e l’istinto sta per prendere il posto della ragione, ecco che il sensuale suono del Sax lascia il posto alle agitate note di “Shoot to thrill” degli AC/DC.

Cazzo! Devo avere sbagliato qualcosa nel sistemare la maledettissima playlist” penso, e riacquisto momentaneamente l’uso della ragione… Alexandra si ricompone un attimo e torna a sedersi di fronte a me ma subito la inseguo per cercare la sua irresistibile bocca ma lei “prende in mano la situazione” ed io ingrifato come un riccio in calore mi adagio seduto sul bordo della vasca lasciando uscire il Signor Pelato dall’acqua affinché lei vi si possa avventare con quelle deliziose labbra, cosa che esegue quasi all’istante senza bisogno di chiederle niente. E la ragazza sa quello che fa. Mi piace. E mi piace vedere il cazzo che scompare nella sua bocca. Se lo ingoia quasi tutto, poi si stacca e ci lascia cadere sopra quantità industriali di saliva, e così va avanti per almeno dieci minuti esibendosi in un perfetto deeptroath acquatico con tanto di lacrimuccia quando esagera con gli affondi sul Regale Augello. Ma quest’acqua calda mi sta fiaccando fisicamente e dunque decido che è meglio continuare i giochi sul letto. Fa un caldo bestiale ed evitiamo di asciugarci, quindi lei continua la sua opera di succhiatura estrema con l’acqua che le scivola addosso, e mentre è china su di me mi godo estasiato lo spettacolo delle gocce che cadono dai suoi capezzoli sulla mia pelle. Un’immagine quasi artistica e divinamente sensuale. Mi abbandono completamente alle sue attenzioni e quando ormai credevo di essere al punto di non ritorno lei veste il batacchio, e lo fa con una tale maestria che se non fosse perché l’ho vista prendere il preservativo dalla borsetta non me ne sarei nemmeno reso conto. Mi salta sopra e comincia a muoversi con una insospettabile agilità, tanto che in pochi minuti mi fa capitolare mentre stringo tra le mani quelle morbide tettine e ringrazio madre natura per aver inventato la Topa.

Riprendo i sensi e ringrazio anche lei con un casto bacetto sulle labbra, poi visto che l’ora non era ancora conclusa, dopo aver liberato l’arnese dalla scomoda copertura ci ributtiamo con calma entrambi sotto la doccia e poi nuovamente sul letto per due “coccole” in compagnia della musica. A vederla, Alexandra non è certo una “bomba sexy”, ma mi piace e ci sa veramente fare, perciò le confesso che voglio rimanere ancora li con lei e che non ho intenzione di tornare al piano di sotto. Lei con aria stupita e poco convinta, mi chiede se sono sicuro e mi fa presente che l’ora sta per terminare e se rimango ancora dovrò spendere di più e “blah blah blah…” Insomma, le sembra una cosa strana e forse non sa che so già come funziona. Comunque sia la tranquillizzo dicendole «Te non ti preoccupare dei soldi, non sono un problema, e se vuoi ti sequestro finché ne ho voglia.» aggiungendo poi in tono sarcastico «…O forse hai un appuntamento?». Mi guarda in silenzio per un attimo mentre metabolizza il discorso, ma appena comprende quel che ho detto mi si spalma addosso e prendendomi la testa tra le mani mi schiocca un bel bacio sulle labbra, per poi insinuarsi con la lingua tra le mie labbra prima di tornare con la testa giù in basso dove riprende a deliziarmi con la sua specialità “orale” che in un attimo riesce a farmelo tornare duro come un paletto di legno. Adesso ho anch’io le lacrime agli occhi. Si, ma dalla commozione. Non è infatti cosa comune riuscire a rianimarmi in così breve tempo. “Onore al merito per Alexandra! …Alzabandiera!”

Stavolta però lascio che si guadagni la pagnotta per almeno una ventina di minuti in quel modo, perché rianimare il dormiente è una cosa fattibile, ma farmi concludere di nuovo in un tempo così breve è una ben più ardua impresa. Ma lei non molla un attimo, non cede, non da tregua. Devo essere io a dirle di vestire nuovamente “il tronchetto”, invitandola poi a mettersi in doggy style, versione anglofona della “pecora” (fuck yeah!), nella quale rivela un gran bel culetto rotondo, ma che mi risulta piuttosto scomoda a causa della non indifferente differenza di altezza.

Comunque una volta trovata la giusta misura mi godo quel sederino tondo e piacevolmente morbidoso mentre quasi la sollevo dal letto tenendola per i fianchi, e considerata la sua stazza non è poi un grande sforzo. Poi in un susseguirsi di cambi di posizione alla fine mi ritrovo sopra di lei nella più classica posa del missionario, e vedendola li sdraiata che mi fissa con quella faccia da maiala, mi balena in testa l’idea di vedere il mio “sacro nettare” su quel bel corpicino, così appena sento che sto per giungere a conclusione, esco, scappuccio e le chiedo di finire l’opera con le sue sante manine. Asseconda le mie voglie, e anche se puntava a non farmi venire direttamente sulla sua delicata pelle, diciamo che qualcosa c’è arrivato per sbaglio e la mia fantasia è stata appagata anche stavolta; oltre ad aver visto ancora le stelline mentre con quella manina laboriosa mi spremeva fino all’ultima goccia disponibile.

Mi lascio andare stremato sul letto, poi controllo l’orologio e vedo che è da poco passata la seconda ora. Ci facciamo nuovamente una doccia, stavolta prima lei poi io, tanto per non rischiare di cadere nuovamente in tentazione, e dopo un’altra sigaretta in compagnia continuo a sbaciucchiarmela fino a che non scendiamo al piano di sotto per saldare il conticino, poi torniamo insieme al bar. Lei si siede di nuovo vicino all’amica statuaria ed io mi bevo una cola, meditando nel frattempo su chi potrebbe essere la prossima a tenermi compagnia prima di tornare in albergo.

Finisco di bere e vorrei pure fumare, cerco l’accendino in tasca ma non c’è. Subito volgo lo sguardo in direzione di Alexandra e con la sigaretta tra le labbra le mimo il gesto dell’accendino pensando che sicuramente il lanciafiamme era rimasto nella sua borsetta. Ci pensa un attimo, poi capisce, sorride, e tira fuori “la refurtiva” dalla borsa, allora vado vicino a lei dall’altra parte del bancone accanto alla statuaria moretta e mi siedo sul divanetto in mezzo a loro due. Fumo la mia Marlboro e scambiamo ancora due parole finché non rientra in sala anche la bionda, al che da buon gentiluomo cedo il posto alla signorina sul comodo giaciglio e poggio il culo sulla soglia della finestra li accanto insieme all’Alexandra per concludere la nostra chiacchierata, quindi chiedo un Cuba-libre al barman e vado a sedermi nella saletta lapdance a riposare le stanche membra (e lo stanco membro) in attesa del prossimo spettacolino, che non tarda ad arrivare.

Questa volta si esibiscono in tre, o meglio in quattro dato che a un certo punto, dopo la bionda e un’altra delle morettine non degne di nota, ecco che salgono sul palco la piccoletta carina che avevo notato inizialmente seguita a ruota dalla statuaria amica, e devo ammettere che non è male vederle strusciarsi una contro l’altra intorno a quel palo. E vista l’esigua popolazione all’interno del locale, al momento di questi spettacolini la sala bar praticamente si svuota e tutti passano dall’altra parte del corridoio a godersi questi mini show seguiti da tanto di applausi e standing ovation, poi tutto torna com’era qualche minuto prima, o meglio, quasi tutto. Infatti appena finito lo spettacolino, ecco che due avventori appena arrivati acchiappano subito le ultime due girls scese dal palco e se le portano ai piani alti, poi nel giro di cinque minuti sparisce anche la bionda che dopo l’esibizione era stata accalappiata da un villico locale proprio li in sala lap, e le opzioni quindi si riducono nuovamente.

Tra le poche rimaste, c’è una tipa piuttosto alta dai lunghi capelli corvini e i tratti vagamente zingareschi, l’unica pecca è che ha un culo non proprio attraente, comunque nell’insieme mi attira e non è certo la peggiore delle presenti, anzi, diciamo ha un suo perché. Ma intanto prendo un’altra birra e mi siedo sullo sgabello, e mentre sto pensando di fare la sua conoscenza lei si alza in piedi e poi scompare nella porta di servizio in fondo al corridoio (dove ci sono gli spogliatoi delle ragazze). A questo punto però la scelta è fatta, non mi resta che accamparmi nuovamente sulla comoda poltrona di fronte all’ingresso del bar in compagnia della mia birra e attendere il di lei ritorno.

Trascorsi cinque minuti la porta si apre, e appena “la zingarella” ricompare la chiamo a me senza indugiare con un intrepido sorriso ed un cenno della mano. Lei probabilmente non aspettandosi un appostamento del genere, resta spiazzata per un attimo e poi mi si avvicina tutta agile e gazzellosa. Parla un po’ d’italiano ma se la cava molto meglio con l’inglese, quindi la intervisto brevemente: si fa chiamare Giulia, dichiara ventiquattro anni, viene dalla Romania (strano eh), e dice che lavora li da circa sei mesi. Bene, mi basta. La devo trombare, non mi ci devo fidanzare. E visto che ormai la mezzanotte era passata, e che vorrei farmi l’ultimo giro di giostra prima di andare a letto, la invito ad appartarci ai piani alti. Mi prende per mano come un bimbo smarrito al supermercato (il “discount Topa” in questo caso), e mi accompagna su per le scale, ma le camere al primo piano sono tutte occupate e allora la Giulia mi invita a seguirla in mansarda per entrare in una delle due stanze più piccole all’ultimo piano.

La camera non ha la doccia, quindi molto sportivamente decidiamo di usufruire di quella dalla parte opposta della zona wellness che al momento è vuota. Ma l’area è comunque di libero accesso. Mi denudo come un baco da seta e mi fiondo sotto l’acqua con la zingarella per una rinfrescata e un paio di strusciamenti bagnati, poi torniamo belli nudi come Adamo ed Eva (ma senza foglie di fico), nella camera vista in precedenza. Qui, dopo esserci adagiati sul letto la cosa si fa interessante. Le dico subito che considerando le birre tracannate al bar, e la doppietta sparata in precedenza con la sua collega, il suo non sarà un compito facile e infatti anche le strusciatine di prima non hanno sortito alcun effetto immediato. Ma la ragazza non si perde d’animo e accetta la sfida. Mi invita tranquilla a rilassarmi e comincia a baciarmi ovunque, così mentre le sue morbide tette poggiate sulla mia pelle stuzzicano i sensi e le calde mani mi accarezzano ovunque, con le labbra si avvicina poco alla volta alla “zona del peccato” e comincia a leccare lentamente, a piena lingua, come stesse leccando un gelato al cioccolato (dolce e un po’ salato, direbbe quel nano inutile di Pupo). E appena il “Frà Pelato” da i primi segni di resurrezione, comincia a succhiarlo con delicatezza, alternando l’uso artistico della lingua ad avvolgenti carezze con le labbra, senza mai fermarsi, senza scomporsi, con una cadenza lenta ma perfetta, è proprio brava e il risultato cercato non tarda ad arrivare. La lascio continuare ancora un po’, ma non è mia intenzione arrivare a destinazione in questo modo e la fermo.

Veste l’ormai marmoreo membro, la faccio distendere supina e dopo aver assaporato la sua pelle bruna leccandola dove più mi piaceva farlo, mi adagio tra le sue calde cosce. E senza dilungarmi troppo nei particolari posso affermare che nonostante non sia assolutamente la miglior ragazza con la quale abbia fatto sesso, è però senza dubbio una delle migliori “missionarie” delle quali ho goduto, e per me che non amo particolarmente questa posizione è quasi un evento eccezionale. Sarà che mi stuzzicano i suoi tratti zingareschi e che sdraiata in quel modo fa (in tutti i sensi) la sua porca figura, o perché la sua figa è calda come il fuoco e altrettanto caldi e soffici sono i suoi seni sopra i quali sono adagiato così comodamente, o magari è merito del trattamento ricevuto pochi minuti prima. Non lo so e non m’interessa saperlo, ma so che poche volte ho raggiunto l’apice del piacere così presto e con cotanta soddisfazione nella più classica delle posizioni del sesso.

Brava Giulia… e Brava Giulia-a-a-ah…” (giusto per tirare in mezzo anche il buon Vasco che ne ha sempre una giusta da cantare).

Giulia non è una chiacchierona, ed io sono arrivato al capolinea. Nel frattempo l’adiacente sala relax non è più deserta com’era invece trenta minuti prima. Un signore di mezz’età sta dormendo sul divanone, incurante del mondo che lo circonda, e poco più in la ci sono due ragazzi poco più che ventenni intenti a far niente e a rilassarsi sul letto che si trova proprio accanto alla doccia. La Giulia sfila allegramente davanti ai due novelli punter e va ad infilarsi sotto una pioggia d’acqua calda, quindi con nonchalance mi fermo a scambiare due parole con questi giovani avventori.

Sono due ragazzacci di Pordenone in visita al CasaCarintia per la prima volta, e non sono mai stati prima in un qualcosa che possa essere definito bordello. Li vedo estasiati dall’esperienza e chiacchierando mi chiedono anche dell’Andiamo, ma non volendo influenzare troppo le loro giovani menti di novizi puttanieri, mi limito a dirgli che sarò l’indomani in quel di Villach e che oggi il locale era pieno; insomma si cazzeggia un po’ e rispondo volentieri alle loro curiosità. Poi uno dei due se ne esce con una singolare un’osservazione esclamando: «Oh, Ma l’hai sborrata dappertutto! Son dieci minuti che si lava!!». Mi piego in due dal ridere e osservo la Giulia che sembra divertita dal commento del giovane esordiente e che sembra aver preso gusto a stare sotto l’acqua. Poi finalmente esce, si asciuga e torniamo giù per la dovuta donazione e per concedermi anch’io una lunga sosta sotto l’acqua calda. Ormai è l’una, torno al bar. Una coca e giusto il tempo di un ultimo breve giro del locale per vedere chi c’è, poi saluto al volo le signorine e scappo a rivestirmi. Due parole con la simpatica receptionist, gentilissima e sempre più raffreddata, e infine torno al parcheggio. Sta piovendo a dirotto ed il tiepido abbraccio delle serate estive sembra essere svanito, almeno per stanotte. Per fortuna la Trombomobile è calda e accogliente, e il tragitto verso l’albergo relativamente breve. L’hotel come al solito è fin troppo buio alle due di notte, e l’ascensore che scende giù risuona come un cazzo di boeing 747 in quel silenzio tombale. Raggiungo la mia camera attraversando la penombra del corridoio deserto, programmo la sveglia, spengo la luce. Tutto sommato è stata una bella serata, ma domani sarà un giorno intenso, mi aspettano le Andiamine!

Chiudo gli occhi ripensando a quanto era calda la zingarella e Morfeo mi raggiunge in un attimo. Buonanotte Mondo…

Booking.com