Torno in taxi a Bangkok (1500 Baht, quasi due ore di viaggio) giusto in tempo per la solita cena tra italiani del sabato sera, e dopo pizza e limoncello serviti dalla solita Franca (nome non ufficiale affibbiato alla cameriera della pizzeria da un nostro connazionale) ci spostiamo direttamente Nana Plaza, una bevuta a un Rainbow e ci spostiamo su al Billboard, figa tanta senza dubbio, ma anche tanta gente e un gruppetto di spendaccioni sboroni a centro sala che ovviamente monopolizzavano le più fighe a suon di suonate di campane, bottiglie sul tavolo e lancio di banconote nella mischia (buon per loro eh, lo farei anch’io se potessi, solo per il gusto di farlo), ma dopo un po’ mi annoio, la troppa folla mi infastidisce più qui che in un Fkk austriaco a capodanno. Mi sposto al solito Butterflies a vedere che aria tira. Dentro c’è la giusta dose di clienti e di signorine, la capasan (come la chiamo io) passa di lì a salutare, scambiamo due parole e poco dopo torna con al seguito una bella fanciulla targata 2002 (letteralmente, visto che ha nome e anno di nascita tatuati addosso, oltre ad amenità varie e un fottutissimo demone capra in mezzo alla schiena), la ragazza non è molto espansiva ma piacevole, si siede con me sullo sgabello e solite robe, ci guardiamo lo spettacolino e nonostante sia più che discreta purtroppo stavolta non si accende nessuna scintilla, l’abbandono ed esco. Punto quindi verso soi 11, anche se in realtà l’idea iniziale era di incontrare la ballerina tatuata del Lusty che oggi è in day off, ma questa dopo avermi crivellato le palle fino a mezzanotte per raggiungerla lì al bar mi manda un messaggio dicendo che era andata in soi 4… “Ok”.  Entro al Lusty Lady, la sera prima avevano organizzato il party a tema Barbie, tutto molto rosa, io non c’ero ma una delle ballerine mi aveva mandato in anteprima un paio di foto dagli spogliatoi perché ero ancora a Pattaya. Immaginavo fosse una serata di stanca, ma non così tanto, infatti ci sono poche ragazze e due singoli avventori e poco dopo resto praticamente l’unico fino a chiusura, entra solo una coppia di giovani ammerigani (tra l’altro lei più figa di tutte quelle del bar, ma dettagli), bevono un drink e se ne vanno, forse avevano sbagliato locale, chissà. E niente, mi arriva un altro messaggino sul telefono, e quel che è successo dopo è un segreto, ho promesso di non dirlo e nonostante tutto sono uomo di parola, sorry guys.

Domenica relax, l’euforia iniziale da vacanziero sta svanendo, non faccio una mazza tutto il pomeriggio, la sera faccio un salto in soi 8 a mangiare robe piccanti e mezzo litro di birra, la cameriera del det5 mi invita a non prendere quella zuppa perché “spicy spicy spicy….” , poi quando vede che ingoio tutto senza battere ciglio passa li al tavolo e mi fa “Ah! You like spicy food! Good good!” con un entusiasmo che non ho nemmeno io quando mi fanno un pompino rovesciato, poi col pancino pieno e un bel po’ di birra e spicy nelle vene siccome è presto passo al Seven Eleven e poi in hotel per rinfrescarmi un po’ prima di andare ad affacciarmi in tutti i GoGo di Nana, letteralmente. C’è un senso di stanca quasi ovunque, sarò io che non sono ispirato, mi fermo giusto per una birra al Rainbow 4 ed esco, entro al Angel Witch ma ci sono stranamente troppi clienti e meno pseudo zoccole del solito, mi siedo, cambio idea, esco, scendo le scale, esco da Nana Plaza.

“Inizia la Sagra del pompa”

Vado in soi 7/1 a vedere che aria tira, vengo accalappiato da una a metà soi di fronte a quella dell’ultima volta, credo, le pompinerie di quella strada sono incasinate e il tasso alcolico in crescita non aiuta a ricordare certi dettagli, comunque lei è decente e mi lascio trascinare dentro per una pompa fatta con calma. Altro millino e torno in strada, ma per stasera basta così, domani si vedrà.
Lunedì mattina mi sveglio bello riposato, mi affaccio al balcone, c’è un bel sole in cielo e la piscina è deserta, scendo giù al terzo piano, mi metto a rosolare al sole e faccio il coglione in acqua da solo che tanto non c’è nessuno, mi sa che l’hotel domenica si è svuotato un po’, o almeno così sembra. Nel pomeriggio vado a provare il 7 Heaven , una pompineria dove non sono mai stato, ma ho visto che il prezzo della fellatio a due bocche è decente e quindi ho deciso di testarlo.
Il posto è imboscatissimo, una traversa praticamente morta di soi 33, non c’è niente a parte degli uffici a metà strada e due risto-bar giapponesi in fondo alla via, e poco prima di questi appare l’insegna del locale. Nessuno all’entrata, una porticina piuttosto anonima se non fosse per il cartello con su scritto 7 Heaven, da qui si entra in un piccolo corridoio e poi c’è la reception con dei lunghi divanetti, tutto molto ordinato e pulitissimo, ma nessun essere umano in vista. Sento una vocina che mi dice di aspettare in giapponese e in inglese, e presumo abbia detto la stessa cosa anche in lingua thai, non lo so per certo ma qualcosa ha detto; attendo un minuto pensando che forse non è il mio giorno fortunato, anche perché ad eccezione della musichetta nipponica di sottofondo c’è un silenzio inquietante, finalmente esce una signora fuori dalla porticina, mi vede caucasico e stavolta solo in inglese mi invita gentilmente al bancone e mi fa scegliere sul tablet tra le ragazze disponibili, mezze sono già impegnate, ne scelgo due che mi ispirano in base al viso, Pui, e l’altra Tina se non ricordo male. “Blowjob?”“Yep” , “2500 baht”. Pago la signora che nella sua lingua chiama i nomi delle ragazze in attesa dietro ai muri di cartapesta, nel frattempo arrivano due clienti palesemente nipponici e non giovani, direi clienti abituali per la naturalezza con la quale si approcciano all’ambiente, ma prima di servire loro fanno sparire me dietro la porta in un attimo. Entro in un altro piccolo corridoio, poi una piccola scala, tutto molto “intimo”, stretto e basso, molto Bordellino made in Japan, la piacevole musica di fondo, l’attenzione estrema alla discrezione, al non fare incontrare né clienti né altre ragazze spostandosi nel corridoio, il fatto che ti facciano togliere le scarpe in cima alle scale prima di entrare nel corridoio delle stanzette e l’atteggiamento vagamente kawaii delle ragazze, confermano il fatto che sia frequentato prevalentemente da giapponesi, il che non mi dispiace affatto. La stanza, con le pareti che non arrivano al soffitto e l’insonorizzazione di una scatola da scarpe, è essenziale, spartana ma pulitissima, ha un letto molto basso, un pratico appendi abiti a piantana, un condizionatore portatile piazzato ai piedi del letto e la classica postazione per il lavaggio delle parti intime del cliente. Mi accompagna di sopra la signorina Pui, le scarpe me le tolgo da solo vedendo le altre li fuori, poi mi abbandona in stanza tornando poco dopo con la collega, entrambe con un gonnellino nero e un top, loro sono molto kawaii nei modi e molto poco thai, tranne che nell’aspetto. Mi piace. Dopo lavaggio e asciugatura a birillo e dintorni e alle mani, tutto eseguito con cura e delicatezza, mi invitano a sdraiarmi sul letto e si tolgono entrambe il top. Il resto è una mezz’ora di stimolante relax, iniziata piano con bacetti, strusciamenti di tette sul corpo e leccatine ovunque per poi passare a un alternarsi di bocche che sanno quello che stanno facendo, fino alla conclusione tra le 4 labbra che danzavano sul palo in perfetta sincronia (a ripensarci divento poetico, non rompete).  A cose fatte stessa procedura, altro lavaggio, si ricompongono e mi accompagnano di sotto stando attende a non incrociare altre persone nei corridoi o sulle scalette, a momenti sembra una missione stealth di qualche videogame, ma apprezzo l’attenzione alla privacy anche se a me non interessa in questo caso perché sono solo di passaggio. In conclusione direi che è un bel posto dove andare a rilassarsi, se ne avessi uno vicino a dove vivo in Italia ci farei l’abbonamento.

Dopo tutto ciò mi nutro al McDonald’s poco più in là sulla Sukhumvit per riprendere energie e spensierato me la faccio a piedi fino ad Asok incrociando figa di ogni genere; bella Bangkok, non ci si annoia mai.  Sento anche diversi italiani che parlano in giro, anche al Mac ne ho sentiti, e anche la sera prima al det5 avevo due coppiette milanesi dietro di me. A pensarci bene ci sono anche troppi italiani in giro per Bangkok. In serata esco per vedere come butta in Nana, mi affaccio qua e là, poche ragazze in generale, bevo una Chang al Twister, che se avesse ragazze più fighe farebbe concorrenza ai piani alti secondo me, mi gusto la birretta con calma, un paio di tipe decenti in verità ci sono, ma non sono ispirato, pago ed esco. Provo al Butterflies ma trovo il deserto, una ventina di girls o poco meno sparse in giro, delle quali una decina sono sui due palchi e tre nel reparto topless già opzionate da due signori asiatici che le riempiono di banconote negli slip. La capasan mi vede e passa a salutare, le dico che stasera mi bevo una birra e vado altrove, poi quando sto per andarmene vuole un abbraccio, che caruccia, sempre una vecchia megera spacciatrice di vulve, ok, ma sa come trattare i clienti buoni, diciamolo.
E niente, è ancora presto ma non sono in vena di stare in giro per locali e tantomeno in qualche bar. Penso al da farsi e poi l’illuminazione: Kasalong!  Tanto ce l’ho lì a tre passi dall’hotel, e una pompa della buonanotte ci sta sempre bene. L’estetica è quella che è, ma c’è quella tipa che vedo ogni volta che passo di li per andare in soi 8, non è una bellezza ma è caruccia, la stanzetta è abbastanza buia, la boccuccia di lei sta facendo un buon lavoro, chiudo gli occhi, mi rilasso e poi l’affogo con somma soddisfazione.
Questa mattina mi sento in pace con il mondo, rilassato, tranquillo, e oggi mi sa che torno alla pompineria nipponica, vedremo, intanto c’è la piscina qui sotto che mi sta chiamando.

…Al prossimo aggiornamento!