Sono trascorsi quattro mesi dall’ultima volta al Marina. Nel frattempo ho visitato altri postriboli ma non quello. Non c’è una ragione precisa, ma nonostante i ripetuti inviti di Rebecca (che ovviamente deve lavora’, e più ce n’è meglio è), semplicemente non ho avuto ancora l’occasione di tornare in Slovenia. E con la piccola gitana siamo rimasti in contatto, un po’ su skype, di tanto in tanto, e mi sono anche ricordato dove l’avevo già vista, infatti aveva inviato “il suo curriculum” con tanto di foto alla email del mio sito, scambiandolo per errore con quello di chissà quale locale (ma è già successo con altre, nessuna novità).

Comunque mancano pochi giorni a capodanno, e ancora non ho né un programma né una meta, ma non ho mai festeggiato l’ultimo dell’anno in un Trombodromo. In realtà avrei voluto farlo l’anno prima, poi per una serie di sfortunati eventi, come l’auto ferma dal meccanico, il collega di lavoro assente due mesi per un incidente, una maledettissima infiammazione alla zona lombare ed altri piccoli colpi di sfiga, alla fine non ci sono riuscito. Però quest’anno la sorte sembra favorevole, e vorrei togliermi questo sassolino dalla scarpa. Contatto Aleandro e decidiamo di fare questa pazzia, ma la domanda adesso è: “Dove diavolo andiamo?”

Ci sarà una festa al Marina, ma anche al Wellcum e all’Andiamo. So che lo scorso anno al Wellcum c’è stato il finimondo perché sovraffollato. In Andiamo la nuova gestione è impazzita, e per la festa l’ingresso costa centocinquantanove euro. Troppo. Al Marina invece il prezzo sembra essere lo stesso dei weekend, ma è il più piccolo dei tre, ed essendo il primo anno non so come si organizzeranno. Decido quindi di indagare e scopro che la festa sarà a numero chiuso, centocinquanta posti a disposizione, tanti quanti sono gli armadietti disponibili.

E le ragazze? “Non si sa chi e quante saranno”. Perfetto, abbiamo una meta ma non sappiamo niente sulla cosa più importante. Che fare dunque? Il problema è che mancano appena tre giorni al trentuno e non abbiamo prenotato niente di niente, quindi mi sforzo a cercare una soluzione, e il giorno dopo la trovo. L’idea è quella di andare al Marina martedì trenta per vedere qual’è la situazione all’interno del locale, e se sarà positiva prenoteremo anche il biglietto per la festa del giorno dopo. Sembra un ottimo programma, con quel pizzico di follia che ci piace tanto. Ma partiamo dall’inizio…

Martedì 30 dicembre 2014,

Viaggiamo in due, la sera prima ho prenotato una camera presso un pacifico hotel in Volcja Draga, a pochi chilometri dal Marina, all’irrisorio costo di trentatré euro a notte, non male direi. Così, dopo aver sbrigato le rapide formalità alberghiere, verso le sei del pomeriggio arriviamo al parcheggio del Marina, che appare già piuttosto affollato. All’interno però c’è meno gente di quel che potevamo pensare, e le ragazze sono circa una trentina. Molte le conosciamo già come Rebecca, Emma, Diana, Anka, Rita, Daria, Miriam e tutte le altre ex dei locali carinziani. Altre non ricordiamo di conoscerle, ed alcune non le abbiamo mai viste prima, ma si presentano bene e avranno un ruolo importante nel corso di questi due giorni.

Ci accomodiamo al bar e subito arriva Miriam all’attacco, seguita a ruota da Anka, poi Daria ed altre ancora, ma una dopo l’altra vengono rimandate “a più tardi”. E dopo la prima ondata, in un apparente momento di calma si presenta anche Melissa, che con i suoi canini da Vampirella e la sua indubbia bellezza seduce facilmente Aleandro, e in un attimo se lo porta via.

Resto solo e vado a fumare una Marlboro fuori in veranda. Fa un freddo cane, e nessuno si azzarda a uscire, quindi ne fumo mezza e rientro mezzo assiderato, poi mi appoggio nuovamente al bancone del bar. Trenta secondi dopo riecco Anka che riparte all’attacco. Mi vede infreddolito, promette di scaldarmi, e mi convince (semmai ce ne fosse stato bisogno), ad andare in camera con lei. Ho ancora addosso la fatica del lungo viaggio, ma lei si comporta come al solito da buona professionista, impegnandosi per farmi raggiungere il risultato e mantenendo la sua promessa di scaldarmi. Infatti dopo la mezz’ora avevo il cazzo in fiamme. A un certo punto ho pensato volesse tenerselo in bocca tutta la sera da quanto era presa a ciucciarlo. Poi me l’ha restituito. “Ingorda! Lasciane un po’ alle colleghe!”

Ed è un peccato non averla strapazzata come merita, perché è una forza, e le sue tettine mi fanno impazzire.

Pareggio il conto con la biondina e ritorno al bar. Aleandro rientra in sala sconvolto, e dice che anche la prestazione della Melissa è degna di nota, almeno quanto la sua bellezza. “Ottimo, la metto in lista.”

Mi dice anche che, secondo quanto riferito da Melissa, le ragazze si stanno accordando per aumentare la loro tariffa a cento euro per il giorno successivo. La cosa non mi va molto a genio, ma prendo la notizia per buona, e in attesa di ulteriori riscontri andiamo a mangiare.

Devo dire che le ultime volte avevo trovato di meglio in cucina, comunque la carne non è male e ci sono altri piatti commestibili, oltre ai soliti dolcetti e abbondante frutta fresca. Al ritorno in sala è la stessa storia. Respingiamo le prime “Marine” assaltatrici perché la serata è lunga, ci prendiamo un caffè e occupiamo un paio di divanetti. Dopo un po’ arriva la mia cara NanaBastarda. In realtà è almeno la terza volta che oggi mi si lancia addosso, ma adesso si è tolta il reggiseno. E visto che è trascorso troppo tempo dall’ultima volta che l’ho trombata, dopo due chiacchiere sul divano, con lei che mi trastulla il birillo sotto l’accappatoio, decido di premiare la sua costanza portandola in camera. Ormai ci conosciamo da un pezzo, e come dice lei con la sua odiosa vocina:

Quando scegli di stare con me sono la tua fidanzata. …Ma non mi scegli mai!”

Ma non ho ancora capito se è solo molto stordita o se fa la simpatica in un modo che non comprendo appieno ma che mi fa sorridere. Comunque sia la tengo un’ora sul letto, e il divertimento è assicurato. Niente di nuovo, ma è sempre un piacere tapparle la bocca, e non solo quella…

Intanto il mio compare è stato in camera con Alina, una giovane cerbiatta rumena di diciannove anni, che parla tre parole in croce d’italiano, altrettante di spagnolo, e forse due d’inglese, ma ha un sorriso simpaticissimo e un corpo davvero invitante. Alina si è presentata dicendo che fa questo lavoro da poco e che è li al Marina da una decina di giorni, e Aleandro, dopo aver sperimentato personalmente le sue doti conferma l’evidente inesperienza, ma afferma di essersi trovato comunque bene perché ha lasciato fare tutto a lei, accontentandosi di ricevere un delicato pompino e di farla cavalcare fino a degna conclusione. “Interessante”, penso. E la metto in coda…

Dopo il secondo giro di giostra per entrambi, passiamo del tempo al bar e sui divani in sala, poi lui decide di darsi all’idromassaggio. Io invece vado a fumare nell’apposito affumicatoio, e nel giro di un paio di sigarette mi trovo a parlare con tutte le fumatrici presenti la dentro, ma non concludo niente perché ancora non sono in forma. Quando il compare torna di sopra si gode un po’ di fumo passivo, perché dopo aver preso una birra al bar, decido di tornare nuovamente in camera a gas sala fumatori. E qui, a un certo punto arriva Rebecca insieme a un cliente, si siede su uno sgabello li vicino e vedo che mi fissa, poi mi chiama per nome con l’espressione di una che ha visto un fantasma…

In verità sapeva che dovevo arrivare il giorno seguente, e mi chiede da quanto sono la dentro, quindi fa l’offesa perché è ormai tarda sera e non l’ho cercata.

«Ma se sei sempre impegnata… Ti avrò vista appena dieci minuti in sala!» le dico. – «Ma non è vero! E se mi hai vista mi potevi venire a salutare e blah blah blah…». La prendo a ridere, e siccome era impegnata non insiste, poi dopo aver finito di fumare se ne vanno. Chissà cosa diavolo ha pensato il “collega” che era con lei assistendo alla scena. E va beh…

Subito dopo entra Carmen che si presenta ad Aleandro. Lo vedo interessato e non intervengo, ma lei è molto espansiva e scambiamo comunque due simpatiche battute, poi non concludono niente e noi due bischeri torniamo a stenderci sui divanetti dall’altro lato della sala. In quel momento spunta fuori la giovane Alina, che venendo a salutare il compare si sdraia mezza addosso a me e mezza addosso a lui, a lui porge la faccia, a me invece la Topa. Comunque la osservo meglio, ed escludendo il fatto che la comunicazione verbale è ridotta al minimo, mi sembra una buona compagnia per una mezz’ora, quindi dopo tanto star li a far niente, decido di portarmela in stanza per un “test” e per toccare con mano la bontà di questa nuova signorina.

È di poche parole, ma i termini tecnici li conosce, e per il resto ci s’intende benissimo a gesti. E descrivendo la cosa in poche parole, posso dire che Alina è molto disponibile e ti lascia fare quasi tutto quel che vuoi, ma con moderazione. Infatti si è lasciata prendere in tutte le posizioni classiche e meno classiche, ma ma non gestisce bene le situazioni più “ardite” e, cosa non meno importante, in versione pecora dopo un po’ di affondi cominciava ad accusare e ho sentito che non ci stava bene. Ho giocato il jolly dedicandomi alla patata, nel tentativo di scioglierla un po’, ma pur apprezzando le mie attenzioni alla sua bella vagina non si è mai lasciata troppo andare, è un po’ impacciata, e si nota molto la sua relativa inesperienza nelle cose di sesso. Così, dopo ancora un paio di cambi di posa, nel vano tentativo di trovarne una a lei consona siamo ripassati alla missionaria e alla fine ha concluso il lavoro con la bocca. Ma anche qui si s’avverte una certa mancanza d’esperienza. Non succhia male, però non è niente di speciale. Per sua fortuna l’inesperienza è compensata dalla sua fresca bellezza da ventenne e dall’impegno che comunque ci mette, ma in fondo non è stata memorabile, almeno per i miei gusti. Sono certo che avrà tempo per migliorarsi e le dedicherò ancora del tempo. Ma non adesso…

Scendiamo, saldo il conto per l’ora trascorsa, saluto la moretta, e dopo una doccia recupero il compare che nel frattempo si era impossessato della vasca idromassaggio. Torniamo su e ci sediamo al bar. Io mi arrendo e penso già alla serata successiva. Poi arriva Daria. Dice di ricordarsi di aver conosciuto il Aleandro all’Andiamo, ma dichiara di non ricordarsi di me. “Che affronto!”

Aleandro non ricorda di aver mai parlato con lei, ma decide di rinfrescarsi la memoria in camera, quindi si gode l’ultima mezz’ora con la bella Moldava (che non è la stessa Daria con la quale ho avuto il piacere di divertirmi anni prima in quel di Villach, anche se entrambe hanno lavorato all’Andiamo).

Rimango dunque seduto davanti al bancone e arriva Rebecca, stavolta da sola. La saluto e mi rimprovera nuovamente per non averla cercata subito «Vieni qua e mi tradisci con tutte senza nemmeno salutarmi!» mi fa notare con tono irrequieto. – Al che le dico «Ma stai scherzando, vero?». – «No!» risponde lei con fare arrabbiato, «E non ti cerco più su skype!», aggiunge.

Non riesco a prenderla sul serio e mi faccio una sonora risata, mentre le sue colleghe e gli avventori vicini ci osservano come due matti. La piccola Gipsy si inalbera ancor di più, e senza aggiungere altro si ritira in saletta a fumare. “Ha voglia di prendermi in giro” penso, e lascio perdere la questione. Magari ne riparliamo il giorno seguente, tanto per stasera ho chiuso i giochi.

Mi svacco su un divano fino al ritorno del mio compare, che appena torna mi parla molto bene della Daria. “Ok, metto anche in lista per il capodanno. Insieme alle altre quindici.”

Arriva nuovamente anche Alina che viene a stravaccarsi con noi e ci usa come materassi, ma adesso è un ruolo che mi sta bene. Concludiamo la serata in tranquillità, con la giovane meretrice a tenerci caldi, e intorno all’una usciamo con calma per tornare in albergo a goderci una sana dormita in vista della festa di San Silvestro…

La mattina del trentuno, considerato che l’idea sarebbe quella di tornare diretti a casa dopo la festa, lasciamo definitivamente l’albergo e torniamo in Italia per il pranzo. A Gorizia, dopo una breve passeggiata in città con la “piacevole” temperatura di quasi due gradi, troviamo la Trattoria della Luna, un ristorantino molto folkloristico nel quale ci rifugiamo per evitare il congelamento. Mangiamo bene e ne usciamo veramente soddisfatti e sazi, nel corpo e nello spirito, alle tre del pomeriggio. Torniamo in Slovenia, e dopo aver esplorato la campagna nel tentativo di trovare altre vie alternative a quelle che conosciamo, mi fermo a bordo strada a rovistare sul navigatore, per capire dove diavolo ci troviamo rispetto all’albergo nel quale abbiamo dormito la notte precedente. In quel momento incontriamo casualmente un giovane “collega”, che affiancandosi con la sua auto ci chiede: «Scusate ragazzi, sapete dirmi la strada per arrivare all’ex casinò Jolly?»

Mi volto istintivamente verso Aleandro e scatta la risata spontanea. «Si, certo. Ho capito dove devi andare», rispondo sorridendo al giovane orso in auto, «Ma da qui davvero non saprei spiegarti esattamente la strada» aggiungo, continuando a trafficare col navigatore, «Però se vai ancora avanti dovresti trovare il cartello, e comunque ci andiamo anche noi…». Ma non faccio in tempo a dire che stavamo per ripartire verso il Marina, se n’è già andato. E va beh…

Pochi chilometri più avanti (arrivando dalla strada opposta a quella fatta abitualmente) troviamo il bivio con le indicazioni per il locale, e poche centinaia di metri più avanti arriviamo al parcheggio, sani e salvi. Sono appena le sedici, e a quest’ora ci sono meno auto in confronto al giorno precedente quindi sistemo la Trombomobile sotto un albero ed entriamo.

In reception, oltre alla solita moretta che farebbe la sua porca figura anche al piano superiore (naturalmente nuda), ci sono dei ragazzi che vorrebbero entrare, ma vengono rimbalzati perché le prenotazioni erano ormai chiuse e i posti disponibili esauriti. Quindi viene detto loro che se vogliono lasciare un recapito, nel caso dovesse liberarsi qualche posto verranno ricontattati, altrimenti niente da fare.

Ma intanto che ci pensano è il nostro turno. Tiro fuori la ricevuta della prenotazione sotto gli occhi invidiosi dei giovani esclusi, saldiamo il conto alla signorina e questa ci consegna un biglietto della lotteria, chiedendoci se preferiamo lasciare un nickname o se vanno bene i nostri nomi originali presi dai documenti richiesti il giorno prima per la prenotazione.

Ci penso un attimo, ma decido che è meglio lasciare il mio nome, dato che se avessi vinto uno dei premi qualcuno avrebbe potuto pensar male considerando la discreta pubblicità (meritata ma gratuita) che ho fatto al locale sul mio sito. Comunque per dovere di cronaca vi dico che non ho vinto un bel niente. “La solita Sfiga…” Insomma, sistemiamo le faccende in reception ed entriamo mentre gli esclusi se ne vanno rassegnati.

In sala la situazione è quasi la fotocopia del giorno prima. Stesse ragazze e alcune facce già viste anche tra coloro che indossano gli accappatoi. Evidentemente non siamo gli unici ad aver scelto di stare due giorni al Marina. Attendiamo dunque l’avvio della festa, che inizierà ufficialmente a partire dalle diciotto, e nel frattempo si chiacchiera con le ragazze. Qualcuna vedendoci esclama «Ah, ma allora siete tornati davvero anche oggi!». Facciamo un giro esplorativo cazzeggiando allegramente e respingendo le avances come al solito. Poi intorno alle sei arriva il dj, e mezz’ora più tardi inizia ad annunciare cose come il drink afrodisiaco, lo spettacolo di Ambra, il duo lesbo di Miriam e Brigitte, il brindisi di mezzanotte con le Marinette vestite a festa, “i Fiumi di Champagne” ed altro ancora nel corso della lunga serata.

Mi fermo al bancone del bar con Aleandro per l’immancabile caffè e mi ritrovo accanto alla Carmen che attacca bottone. Mentre parlo con lei vedo arrivare la Rebecca di gran passo, al che, scherzando, stendo una gamba dallo sgabello a simulare un tentativo di sgambetto mentre mi passa accanto.

La piccola Gipsy mi lancia un’occhiata assassina, e passando oltre si ferma a parlare con Carmen che subito si volta verso di me mentre ascolta la collega, intuisco quindi di cosa sta parlando e mi vien da ridere. Dopodiché la Rebecca se ne va senza nemmeno salutarmi. «Ma che stronza…» commento io a bassa voce, rivolgendomi a Carmen mentre osservo la zingarella che scompare in sala fumatori. – «Mah, è tutta scema…» ribatte lei, «Non è che uno viene qui e deve stare con una ragazza e basta. Ha detto che è arrabbiata perché è gelosa, ma di cosa! Anche noi siamo qui per lavorare e andiamo con tutti, e se qualcuno ci piace non gli possiamo dire di non andare con le altre, non si fa così!» aggiunge, dimostrando di essere molto più assennata e ragionevole dell’altra. Poi per non infierire troppo sull’amica, aggiunge «Lei è una brava ragazza, ma questa cosa proprio non la capisco.» – «Hai ragione, è lei che da di matta, ma pensavo stesse scherzando quando me l’ha detto ieri» ribatto divertito con un sorrisetto beffardo sul volto. – «No! È proprio arrabbiata. Non va bene!» conclude lei. Poi mi saluta e raggiunge la collega in saletta fumatori. Mi volto verso il mio compare, e ridendo come un bischero gli dico: «Queste son tutte matte, ma alla Carmen un paio di colpi li darei volentieri».

Ci accomodiamo su un divano, in attesa di scegliere le prime accompagnatrici per le camere. Lui ha deciso che vuole Anka come apripista, ma la vivace biondina non si vede, o meglio, si vede un attimo e poi scompare in camera. Io invece vorrei inaugurare l’ultimo giorno dell’anno con Luna, ma la vedo troppo impegnata, allora penso sia meglio ripiegare su un’altra. Nel frattempo vengo a sapere che la mia preferita anche oggi non ci sarà. Peccato. Però potrei scegliere Miriam, che in questo ultimo giorno dell’anno mi sembra meno insistente negli approcci, ma probabilmente dipende dal fatto che ci sono molti clienti e lei non è certo una delle meno fighe la dentro. Infatti la vedo molto impegnata e non voglio rischiare inutilmente una prestazione sottotono per la sua foga di far cassa, quindi la rimando alla prossima occasione e continuo a guardarmi intorno.

Viene a salutarci anche la solita Alina, che tutta sorridente si ferma a giocare con noi per un bel po’, almeno finché non decide di mettersi a lavorare sul serio, andando a prendersi a colpo sicuro un avventore che la stava visibilmente puntando da lontano. Rivedendola ero quasi tentato di portarmela in camera, ma la sua scarsa prestazione del giorno prima mi ha trattenuto, meglio così.

Anka non si vede ancora, ma un attimo dopo rientra in sala Carmen (che grazie alla chiacchierata di prima è entrata nella mia lista delle papabili), e proprio in quel momento il distratto Aleandro mi confessa che gli piacerebbe portarsela in stanza. A questo punto mi si presenta un dilemma etico:

Dico al mio compare che la signorina Carmen è appena rientrata in sala e sta a pochi metri da lui che da dietro la confonde con la NanaBastarda, oppure seguo i miei istinti e me la porto in camera fregandomene del codice cavalleresco?”

Ovviamente il pisello prende il sopravvento, e mi avvicino alla chetichella sulla preda. Invito Aleandro a seguirmi per un caffè al bancone, e “per puro caso” mi ritrovo seduto sullo sgabello di fianco alla Carmen. Ordino il benedetto caffè e stavolta sono io ad attaccar bottone con lei, ma appena iniziamo a parlare, con una mossa da contorsionista circense si sdraia sopra gli sgabelli, appoggiando la testa sulle mie gambe. Per un momento sono tentato dal buttarle in testa l’accappatoio e farmelo succhiare seduta stante, ma mi sembra eccessivamente spudorato e abbandono l’idea. Poi sento una voce alla mia sinistra che mormora «Noooo, che bastardoooo…» e ovviamente è il mio compare, che appena visto la Carmen sdraiata ad altezza pacco, ha capito dove volevo andare a parare. – «Ma te non stavi aspettando Anka?» ribatto prontamente col mio fare da paraculo patentato. – «Si ma…Stronzooo, non cambiare discorso!» risponde Aleandro ridendo (anche se credo mi avrebbe strozzato volentieri per lo scherzetto appena subito). Scambiamo due battute a tre mentre prendiamo il caffè, poi invito la signorina a fumarci una sigaretta ed entriamo insieme nell’affumicatoio. Ma siccome Aleandro mi conosce, sa già che dopo andrò di sicuramente in camera con lei, ed essendo lui solamente un fumatore passivo decide di rimanere al bancone in attesa dell’introvabile Anka.

Intanto, in saletta fumatori mi siedo su uno sgabello, e la Carmen adagia il culetto tra le mie gambe appoggiandosi a me. Riprendiamo per un momento il discorso su Rebecca, e la sua sigaretta si spegne. «Ecco, mi fai parlare troppo si è spenta anche la sigaretta» dice lei scherzando. – «Non è colpa mia. …È che non sai succhiare.» ribatto io punzecchiando il suo orgoglio puttanesco.

Lei scoppia a ridere e poi si giustifica: «Non è vero! È che questa è lunga e fina. La salCiccia si succhia meglio» dice, intrufolandosi con l’altra mano sotto il mio accappatoio. Quindi si appresta a riaccendere la sua sigaretta ma ci riesce solo al terzo tentativo, allora rincaro la dose sul fatto che secondo me non sa succhiare bene «Ecco, vedi, non sai succhiare, te l’ho detto.» – E la sua risposta è: «Scommettiamo che ti sbagli?» – «No no, non faccio scommesse con te, sei troppo furba.» le dico. Quindi me la tolgo di dosso nel tentativo di richiudere l’accappatoio e aggiungo «Ma andiamo in camera e vediamo come te la cavi con le salCiccie…»

La camera è la numero quattro. Mi do una rinfrescata in doccia mentre lei prepara il campo di battaglia. Poi è il suo turno, ma quando si spoglia rivela due tettine poco attraenti e inconsistenti, che le fanno perdere molti punti, almeno sul piano estetico. Ma appena esce dalla doccia, senza nemmeno asciugarsi si inginocchia e si attacca alla SalCiccia con una foga impressionante. Io sono ancora in piedi con l’asciugamano tra le mani, ma se continua così ci rimango per poco. Fortunatamente si stacca da li, si alza in piedi anche lei e giocherellando col cazzo in mano, mi dice spavaldamente «Hai fatto bene a non scommettere, tanto lo sapevo che vincevo io.» – «Per così poco?» replico beffardo. E mentre la sollevo di peso e la porto sul letto aggiungo «Vediamo chi è più bravo allora…», e mi fiondo con la faccia tra le sue cosce.

La signorina apprezza e si dimena un po’, ma mi assale una tremenda voglia di scoparla, che se non fosse perché sono ancora sobrio e perché ormai mi sono abituato a queste situazioni, la infilerei al volo dimenticandomi anche le giuste precauzioni. Invece la bacio su tutto il corpo fino ad arrivare alla sua bocca, lei ricambia, ma con poca passione. Allora le dico: «Ora però scopiamo…»

Mi stendo e la invito a salire sopra. Si muove bene, e da li in poi è un susseguirsi di cambi di posizione e di “pose estreme” che alla mezz’ora ci portano ad essere entrambi sudati fradici, e un po’ affaticati, quindi mi fermo e prendo fiato. Carmen si rende conto che siamo alla fine del tempo e giustamente mi chiede se voglio concludere rapidamente con bocca e mano o se preferisco restare ancora mezz’ora. «Ci fumiamo una sigaretta e poi ti apro in due come una cozza» le rispondo io con fare di sfida, mentre con calma prendo il pacchetto dalla tasca e accendo la mia Marlboro.

Sembra divertita dalla mia provocazione, quindi prende anche lei una sigaretta e restiamo cinque minuti a stuzzicarci a vicenda in mezzo al fumo. Poi mi alzo, vado al lavandino, spengo la sigaretta, la butto. Prendo un po’ d’acqua (fredda) con le mani, e la lancio addosso a lei sul letto dicendole «Spengi quella sigaretta, non si può fumare qua dentro!»

Vedo la sua faccia allibita e rido come un matto. Ma sono sicuro che sia una che sa scherzare, infatti si alza dal letto e viene a spegnere la sigaretta. Poi, appena mi giro per ributtarmi sul letto, sento arrivare addosso una pioggia di acqua dannatamente fredda che mi da i brividi. Mi volto nuovamente, torno da lei e chiudo l’acqua esclamando: «E ORA SI TROMBA!» (era tanto che non lo dicevo e non ho saputo resistere). E visto che avevo ancora il pisello imbustato, dopo un fugace scambio di lingue l’appoggio di peso sulla mensola e la inforco senza troppi complimenti.

È il delirio. Cadono a terra le casse della radio, poi ci spostiamo e la lascio andare giù con le spalle sul letto tenendola per i fianchi senza staccarmi da lei, poi la mollo, si gira mettendosi carponi e via di pecora! Accenno due schiaffi su quelle morbide chiappe e lei grida «Più forte!». L’accontento subito, e credo che il suono delle manate successive si sia sentito anche nella camera a fianco. Le piace il cazzo, e non v’è dubbio. Le piace scopare. E senza entrare troppo in ulteriori dettagli sconci, posso dire che alla fine dell’ora ne sono uscito soddisfatto, e che la ragazza oltre a succhiare bene se la cava anche in tutto il resto. Volano complimenti da entrambe le parti e dopo la doccia scendiamo per il dovuto saldo. Tariffa standard (due volte settanta).

Torno in sala e trovo il buon Aleandro stravaccato su un divano. È appena stato in camera con Anka e ne è uscito più che soddisfatto. Anche lei ha chiesto i soliti settanta euro standard.

A questo punto pensiamo che la voce messa in giro dal giorno prima, ovvero che le ragazze in questa particolare occasione avrebbero chiesto cento euro anziché settanta, sia infondata o che comunque abbiano cambiato idea. Aleandro decide poi di darsi al cibo. Io non ho molta fame ma lo raggiungo poco dopo e mangio giusto delle code di gambero e poco più. Ho mangiato troppo a pranzo e non voglio appesantirmi più del dovuto. Anche perché più tardi mi dedicherò ai “fiumi di champagne”, e conoscendomi so che non sarebbe una buona idea farlo con troppo cibo sullo stomaco…

La serata procede bene, le camere sono piene e i clienti allegri. Poi iniziano gli spettacoli e c’è Ambra che entra in sala vestita e pronta per il suo show al palo. Ricordo l’esperienza con lei all’Andiamo e rammento la sua scarsa performance, ma devo ammettere che in veste di lapdancer fa la sua porca figura.

Intanto il mio compare ed io ci siamo spostati sui divani intorno al caminetto, dove c’è meno confusione. Da li vedo passare Daria che lentamente fa il giro del bancone, e in quel momento mi assale una strana voglia di vederla a pecora. Dopo due minuti la vedo passare di nuovo e vedo che continua il giro, al che dichiaro le mie intenzioni ad Aleandro: «Se vedo passare Daria un altra volta ti saluto e la vado a pecorizzare».

Ci voltiamo entrambi in direzione del bar, e poco dopo eccola che riappare all’orizzonte. «Ok, ci si vede tra una mezz’ora!». Saluto il mio amico e raggiungo la biondina prima che riparta come una trottola impazzita per il quarto giro. Intanto Ambra sale in pedana e si aggrappa al palo. Abbraccio Daria che si volta e mi chiede «Guardi lo spettacolo?» – «No, veramente ti ho vista fare il giro del bar per tre volte e pensavo avessi bisogno di compagnia» le rispondo sorridendo. – «Vuoi venire in camera con me?» mi chiede lei, probabilmente poco convinta dal mio approccio lampo. – «No, sto aspettando che Ambra finisca lo spettacolo e vado con lei» replico prontamente, prendendola in giro. – «Ah ok» conclude, un po’ delusa dalla mia risposta. Ma è rilassata e resta li a farmi compagnia.

«Stavo scherzando!» le dico. – «Non ho capito.» risponde lei guardandomi con aria dubbiosa. Quindi le metto una mano sul fianco e con l’altra la prendo per mano dicendole «Andiamo?». – «Andiamo in camera?» ribatte lei. – «SI! Se ne hai voglia andiamo.» ripeto nuovamente cercando di darle una svegliata. – «Si si si, andiamo!». E finalmente ci incamminiamo a fondo sala. “Hallelujah!”

La camera con Daria non è niente di memorabile. Lei si impegna ed è brava, ha un bel corpo e si muove bene. Ma dopo averla fatta cavalcare intrecciando di tanto in tanto le lingue con buona partecipazione, e dopo aver goduto di una pecora col panorama delle morbide chiappe in bella vista, alla fine la invito ad uccidermi con quella sua bocca da vampirella. La cosa le riesce particolarmente bene e decido di capitolare tra le sue fauci quando ormai manca poco allo scadere della mezz’ora. Tecnicamente è brava, non rifiuta niente ed è pure carina, ma mi sembrato tutto molto “standard”, niente a che vedere con la precedente camera insieme a Carmen che pur essendo meno bella è stata molto più coinvolgente. Comunque, dopo il solito passaggio in doccia mi dice che deve chiamare a casa perché in Moldavia è già mezzanotte e vuole fare gli auguri alla mamma (ma che brava figliuola…), quindi torniamo giù, e quando ero già all’armadietto a prendere il cash la vedo che mi viene incontro, e dice: «Ma te lo sapevi che stasera abbiamo deciso di chiedere cento invece di cinquanta, vero?» – «No, non lo sapevo, e la ragazza con la quale sono stato prima non mi ha detto niente.» le rispondo con aria stupita. – «Ecco, allora non ha rispettato quello che avevamo deciso.» sbotta lei infastidita. Ma ovviamente è arrabbiata con la sua collega, non con me. «Allora fai come credi più giusto. Colpa mia che non te l’ho detto prima» si scusa, rimettendosi alla mia clemenza. – «Ok, sei stata onesta allora facciamo a metà» e le porgo ottantacinque più il dovuto per il servizio extra. «Grazie! Ci vediamo dopo!» E salutandomi con un bacetto scappa via come il vento.

Quando torno al piano di sopra trovo Aleandro laddove lo avevo lasciato, e dopo dieci minuti, dalla saletta li accanto esce Daria con il telefono ancora in mano, lo ripone nella borsetta e scappa in sala pranzo senza nemmeno alzare la testa. Si vede che a qualcuno ha telefonato davvero, se alla mamma o a qualcun altro, questo nessuno lo sa. Ma a noi in fondo non ce ne frega niente…

Intanto la mezzanotte si avvicina e ci spostiamo al bar. Le bariste cominciano a schierare sul bancone almeno un centinaio di calici che verranno riempiti al momento del brindisi in onore del nuovo anno, altri sono posizionati nel salottino del caminetto dietro alla “bottiglia gigante”, ed altri ancora saranno serviti già pieni da dietro il banco. Ma adesso è il momento del “lesbo show di Brigitte e Miriam”, che definirei abbastanza intenso e piuttosto credibile, o in due parole: molto interessante. Volano vibratori sul palco e le signorine si leccano e si masturbano a vicenda con un certo gusto. Probabilmente sono abituate a farlo anche in privato. O comunque questa è l’impressione che danno vedendole all’opera.

Finito lo spettacolo le ragazze cominciano a scomparire una dopo l’altra, per rientrare poi tutte insieme sfilando in abito da sera intorno alla sala. Alcune sono veramente divine, come Diana ovvero colei che fu Juliana all’Andiamo, che è tirata a lucido e bellissima nel suo vestitino nero. Anche la Diana/Dia ex Andiamina che non ricordo mai come si fa chiamare qui al Marina, inguainata in un abitino nero è veramente molto carina, e dopo un paio di bicchieri di champagne si scatenerà a ballare tra i divanetti con le colleghe, formando un capannello di improvvisati spettatori dopo la mezzanotte. Poi c’è la Miriam, che indossa un abitino semplice e minimale, e che per qualche strana ragione da vestita mi attrae molto più che da nuda nonostante abbia un corpo praticamente perfetto. La simpatica Carmen è adorabile nel suo elegante vestito chiaro, e anche lei fa molta più figura così che tutta nuda o in intimo. Rebecca invece ha un look molto “zingarella style” (ok, lo è, ma ne da ulteriore conferma). La giovane Alina, per quanto carina e dotata delle giuste forme, rimane grezza e sgraziata anche quando è vestita a festa, ma forse è solo colpa dei tacchi, con i quali non sembra avere troppa confidenza, e camminando in quelle scarpe traballa incerta come un cerbiatto che muove i primi passi. Insomma, le ragazze sono tutte molto carine ed è un piacere osservarle.

A mezzanotte i calici sono tutti pieni, e il dj annuncia il classico conto alla rovescia …3…2…1 …Buon ANOOOO! (o almeno è quel che abbiamo gridato Aleandro ed io in mezzo agli altri che si auguravano Buon Anno).

Parte quindi un brindisi di sala, e la prima ragazza con la quale faccio suonare il calice è proprio la mia amica “Mignon-Mignot”, che anche in questo nuovo anno non smentisce il suo ruolo di prezzemolina sempre presente.

Poi è il momento del caos. Ma in senso buono. Tutti bevono e brindano e ballano. Viene aperta anche la bottiglia gigante e i calici vengono riempiti come non ci fosse un domani.

Fuori ci sono i fuochi d’artificio e si crea un gruppo di curiosi infreddoliti col bicchiere in mano che ammassati in veranda si godono lo spettacolo pirotecnico. Ma il freddo rende l’aria pungente, e appena i botti finiscono… Tutti dentro! Le ragazze si scatenano, e insieme alle donzelle si lanciano alcuni spavaldi ballerini dal passo poco felpato, che si divertono e sono divertenti da vedere (anche se forse la parola più adatta per descriverli è “buffi”). La festa procede alla grande. C’è anche una bella torta, decorata con il logo del locale e gli auguri per il 2015. Ne prendo una fetta, ed è pure buona, e infatti sparisce nel giro di un quarto d’ora.

Più tardi gli scatenati festeggiamenti vengono interrotti dall’estrazione dei biglietti vincenti della lotteria. Il dj affida la sorte alle manine fatate della graziosa Luna (arrivata pochi giorni prima direttamente dal Wellcum e seguita dai suoi fedeli ammiratori) la quale estrae i tre biglietti vincenti che regaleranno svariati ingressi gratuiti ai relativi possessori. Buon per loro. O come si dice dalle mie parti: “Che Culo!”

Poi la musica riparte e la festa continua. Le ragazze ricominciano a macinare camere e verso le due sono quasi tutte nuovamente operative, nude e in cerca di peni. Melissa invece, con la sua innata eleganza e quel fisico da modella è rimasta vestita anche dopo; ma lei è bellissima in tutte le salse. Così come la squisita Bernadette, che pur tenendo addosso il suo abito da festa si è liberata dei tacchi alti in favore di un paio di comode ciabattine rosa. Comunque, i “Fiumi di champagne” cominciano a farsi sentire e c’è gente allegra in giro, tanto che a un certo punto perdo di vista Aleandro, che non so se è andato giù in vasca a godersi le bollicine o se è entrato in stanza con qualcuna, ma vedo che fuori in veranda c’è un gruppetto di ragazzi a chiacchierare e decido di fumarmi una marlboro all’aperto. “Dopotutto se non si congelano loro dovrei sopravvivere anch’io”, mi dico fiducioso.

Quando sono fuori muoio dalle risate ascoltando un ragazzo di Trieste che sta raccontando le sue disavventure nel locale a un gruppetto di ragazzi toscani. E tra le cose che non gli sono piaciute mette in evidenza la camera con la NanaBastarda, che a quanto ho capito ha detto a lui che non era colpa sua se non riusciva a concludere, ma dipendeva probabilmente dal fatto che ha bevuto troppo (e a sentir parlare il tizio in questione direi che la Mignon-Mignot stavolta ha detto nient’altro che la verità).

Rientro poi in sala e il solito che cinque minuti prima si lamentava della scarsa bontà delle giovani meretrici incontrate, adesso mi chiede di dare un consiglio ad un suo amico che vorrebbe andare in camera con una ragazza ma non ne conosce nessuna e ha paura di trovare una poco buona. In quel momento sta passando Diana che però è già in compagnia di un altro avventore, quindi mi limito ad indicargliela come una delle sicurezze del locale pur se al momento non è disponibile. Dall’altra parte del bancone vedo però Anka che invece è libera, quindi consiglio ai lagnosi novizi di provare con lei, poi li abbandono e me ne vado in saletta fumatori. Non ho idea di cosa abbiano combinato dopo perché non li ho più visti, ma spero abbiano trovato qualcuna di loro gradimento. Anche se erano vistosamente “alticci”. E va beh…

Mi siedo sullo sgabello vicino a Bernadette. Mi guarda e saluta con un sorriso, ma sembra intenta a violentare il suo smartphone, così mi limito a osservarla mentre accendo la mia Marlboro. È sempre una bella ragazza, ma con quel vestitino e le ciabattine rosa ai piedi è difficile rimanere indifferenti a tale irresistibile figaggine, infatti non so se prenderla per il culo o portarla in camera… Ma intanto che ci penso arriva Carmen, che entra di corsa e punta dritta a uno sgabello libero dalla parte opposta della saletta, poi si volta, mi vede, e salutandomi con un bacio adagia ancora una volta le sue fredde chiappette tra le mie gambe. Subito dopo si accorge di essere stata quantomeno avventata. Guarda Bernadette, che a sua volta la stava fissando, e le chiede se per caso avesse interrotto qualcosa, assicurandosi di non essersi indiscretamente intromessa tra noi due. La situazione è talmente palese che riesco a capire il discorso anche se in genere non capisco molto la loro lingua. Comunque Bernadette gli da campo libero e allo stesso modo anch’io mi mostro disponibile alle sue attenzioni dicendole «Si, ero qui da solo. Aspettavo proprio te». Allora Carmen mi si struscia addosso ridendo, e mentre sta accendendo anche lei una sigaretta la prendo in giro e la sbeffeggio velatamente aggiungendo «Ma vedo che ancora non hai imparato a succhiare bene». Lei comincia a ridere e a momenti si strozza con la boccata di fumo che aveva appena aspirato, poi tenta di ricomporsi e dice «Scaldami, ho freddo». – «Come diavolo fai ad aver freddo qua dentro, ci sono quaranta gradi!» ribatto io poco convinto. – «Non ci credi? Senti le mani!» incalza nuovamente lei. Quindi stringe la mia mano tra le sue, e sento che le ha davvero ghiacciate. Poi rimanendo con la schiena appoggiata a me mi slaccia l’accappatoio, lo apre e adagia quel suo morbido culetto direttamente sul cazzo. «Sono tutta fredda! non vuoi scaldarmi?» insiste strusciandosi come una gatto. E non so se sia appena uscita da un frigorifero, ma è veramente fredda come un cadavere! Probabilmente ha fatto una doccia con l’acqua fredda, ma il contrasto della sua pelle sul Regale Augello che ormai è in ebollizione si sente, ed è piuttosto stuzzicante. «Ok, ci penso io a scaldarti» rispondo abbracciandola (e se si muove sono praticamente nudo, quindi preferisco tenerla stretta li dov’è).

Intanto Bernadette guarda i “ballerini” davanti alla postazione del dj e ride divertita. Commentiamo un attimo quei buffi personaggi e poi la bella in ciabattine rosa esce dalla saletta. Carmen invece mi resta incollata addosso e la tiro appena un po’ su, quel tanto che basta per piazzarmela meglio sul pisello, che ormai abbastanza in tiro va a incastrarsi perfettamente tra le sue natiche (e se non ci fosse il perizoma in mezzo troverebbe al volo un bel rifugio dove nascondersi).

Restiamo ancora un po’ a scherzare e a scaldarci, e credo proprio che tornerò in camera con lei, ma in fondo lo sapevo già, e quando ho detto che la stavo aspettando non mentivo. Ancora non lo sapevo, ma forse speravo veramente che arrivasse lei. O forse è solo colpa dei maledetti fiumi di champagne che mi annebbiano la ragione. Chissà…

Manca poco alle tre, e visto che ormai lei era calda ed io surriscaldato, decidiamo di spostarci in camera, ma mi avverte che ci sono state discussioni con le sue colleghe e che dopo la mezzanotte si è adeguata anche lei alla decisione di alzare il costo della mezz’ora a cento invece dei soliti settanta euro. «Va bene» le dico, «Per questa volta te la passo. Ho voglia di festeggiare! Ma non prendeteci il vizio, non è bello…» aggiungo. Intanto lei prende la chiave della camera e non tenta nemmeno di giustificarsi, ma prima di entrare in stanza mi guarda dritto in faccia, sorride e ringrazia.

Questa volta la siamo nella camera numero due. Passo trenta secondi sotto la doccia, giusto per rinfrescare le parti calde, e appena esco, la Carmen già nuda mi si avvinghia addosso, e spingendomi al muro con tutto l’inconsistente peso del suo corpo mi bacia, e stavolta lo fa con una certa passione, o quantomeno risulta abbastanza credibile. Poi s’inginocchia e si lancia in un pompino che definire intenso sarebbe riduttivo. Non è una questione di impegno o di tecnica, quella è passione per il cazzo! Lo ingoia, ci gioca con la lingua e lo succhia avidamente in ogni modo possibile, e in quel momento mi sembra un angelo. Ma in realtà è una diavoletta lussuriosa che mi fa vedere le stelline.

Sembra che ogni goccia di sangue che ho nelle vene sia scesa laggiù in basso e che il Regale Augello possa esplodere da un momento all’altro da quant’è in tiro. E mentre io sono ancora con le spalle al muro, Carmen si rimette in piedi ed è di nuovo un intreccio di lingue. Istintivamente la prendo da sotto e siccome è una piuma me la metto letteralmente sul cazzo. Sento la sua fighetta calda che struscia pericolosamente la sopra, ma lei non accenna a ritirarsi. Probabilmente si fida del mio buonsenso perché anche prima abbiamo osato un po’, ma senza mai andare oltre i limiti. Sento le labbra del suo sesso che si posano sul mio, ormai impazzito e desideroso di farsi abbracciare dalla sua carne. La guardo negli occhi, mi fissa con sguardo innocente, poi ci baciamo ancora, e il desiderio di inforcarla al volo in quel modo è quasi irresistibile. Ma per fortuna, quel “quasi” mi riporta alla ragione, o comunque mi permette di essere lucido quanto basta per rimetterla a terra e prendere le giuste precauzioni prima di continuare da dove siamo rimasti.

E stavolta il Kamasutra ci fa un baffo… Sarebbe impossibile descrivere tutto; anche se volessi farlo. Ma raramente ho provato un’intesa sessuale così spontanea e forte con una ragazza che conosco appena, e che oltretutto è una puttana (…anche se in certi casi non vedo molta differenza tra chi ne fa una professione e chi lo è per indole personale).

Comunque, in quella stanza fa un caldo assurdo, e a un certo punto sentiamo il bisogno di acqua fresca. Siamo sul letto e ci alziamo per raggiungere il lavandino, quindi lei apre il rubinetto e si china per bere. Non so resistere a quel culo a pecora e la inforco all’improvviso, mentre non se l’aspetta, e non reclama affatto, piuttosto si limita ad accennare un malizioso sorriso smorzato da un gemito, e si attacca con le mani al lavandino quando sollevandole una gamba da terra continuo a non darle tregua. Poi, soddisfatta l’irrefrenabile voglia e sentendo davvero il bisogno di un po’ d’acqua, la mollo dolcemente e le dico: «Ora però beviamo, sennò muoio». – Carmen mi guarda attonita per un attimo, «Te sei matto» dice. – «E te sei una gran maiala» ribatto sorridendo. – «Si, è vero» conferma lei, divertita dal pungente scambio di opinioni.

Ma quel cazzo di rubinetto è ancora aperto. Mi abbevero come un lupo al fiume e le domando «Ma te non hai caldo?». E mentre sta per rispondermi, ripeto il gesto di qualche ora prima lanciandole addosso una manciata di acqua fredda.

La furba meretrice aveva intuito lo scherzo e cercava riparo dietro il vetro della doccia, ma è stata lenta e s’è bagnata. “È così facile far bagnare una donna… Basta un po’ d’acqua.

Poi ingenuamente ritorno all’attacco riempio ancora le mani d’acqua e vado verso di lei che però fa in tempo a prendere il rubinetto della doccia in mano e mi lancia contro un acquazzone, che a momenti mi affoga ma che in un momento va a bagnare le pareti della camera, le tende, il letto e il pavimento… In pratica tutta la stanza. E ormai sono inzuppato fradicio, così mi fiondo in doccia e ne esce un casino.

L’acqua continua a sgorgare e continuiamo a bagnarci a vicenda. Chiudo il rubinetto della doccia e la pecorizzo direttamente la dentro ma si scivola come in un campo di calcio saponato. Me la porto sul letto, mi siedo sul bordo, e ancora infilata sullo spiedo e seduta su di me riprende a cavalcare in quel modo, ma siamo bagnati dalla testa ai piedi e scivoliamo come anguille. Lanciamo via ogni cosa dal letto, via il telo, via gli asciugamani, via tutto! Si sdraia a gambe aperte, rientro subito nel caldo pertugio e riprendiamo il discorso con calma.

Mi invita a stendermi sul suo corpo, mi appoggio delicatamente sfiorandole la pelle, e ci baciamo mentre affondo ripetutamente nella sua accogliente vulva, piano piano, fino in fondo.

Mi fermo e sento chiaramente che là dentro il membro sta pulsando come un cuore in affanno. Sembra esplodere… Lo sente anche lei e si avventa inaspettatamente sulla mia bocca con la sua, mi morde le labbra e si agita frenetica la sotto. E la cosa mi piace.

Riprendo a muovermi. La signorina apprezza. Afferro le sue mani e le tengo ben salde sul letto sopra la sua testa, la bacio ancora, e giocando addento delicatamente i suoi polsi, «Mordimi!» esclama convinta. Allora mi attacco come un pitbull al suo braccio mentre mi muovo sopra di lei, ma soprattutto dentro… Torno a guardarla in faccia, mi osserva ancora con quegli occhietti furbi e sorride gaudente «Fallo ancora, potrebbe piacermi…», sussurra. – «Sei proprio una gran Maiala.» ribatto prontamente. E sfiorandole la guancia con le labbra accenno un bacio, ma poi mi avvento sul collo come un vampiro assetato di sangue, però non è mia intenzione lasciarle il segno, e mentre il mio sesso scivola dentro di lei continuo a farle sentire le mie fauci e si dimena, lanciando piccoli gemiti di piacere ogni volta che stringo forte tra i denti la sua carne.

Continuo ancora ad assaporare la sua pelle, poi cerco di nuovo quella bocca che sta velatamente ansimando di piacere e ci baciamo, stavolta dolcemente. Un bacio profondo ma delicato, di quelli che non ti aspetteresti da una puttana. E forse per un momento confonde il piacere con qualcosa di più, o magari sta solo facendo troppo bene il suo lavoro e la mia immaginazione che fa brutti scherzi. Ma quel bacio, potrei giurarlo, è diverso dai precedenti. E stranito da questa sensazione allontano il mio viso, quel tanto che basta a guardarla negli occhi. Non dico niente. Lei fa altrettanto. Ci fissiamo così, per un istante che sembra non voler scorrere e lasciare il posto al successivo…

Non innamorarti mai di una puttana.”

…Un pensiero già fatto in passato, una voce in testa che mi avverte del pericolo imminente. Un pensiero saggio. Un barlume di ragione…

Mi tiro su con le mani sollevandomi un po’ da lei, e accantonando i pensieri strani riprendo a godere sereno della sua umida fessura. Ci sto bene la dentro.

(C’è chi dice che le fighe sono tutte uguali: “Vista una Vista tutte” proclama un vecchio detto. Mai sentito niente di più stupido. Si, certo, una vagina è pur sempre una vagina, ma ce ne sono alcune che sembrano fatte apposta per far da custodia al proprio pene, e questa è una di quelle che mi calza a pennello, né stretta né larga, semplicemente perfetta. Ed io ne ho provate tante. Potrei dire anche troppe. Però direi una cazzata. Non sono mai troppe. Ma quelle perfette potrei contarle sulle dita delle mani, se ne avessi due paia…)

«Mi piace la tua figa, ci sto bene là dentro.» le dico. – «Sei bravo, potresti essere il mio amante» ribatte lei maliziosa. – «Ok, si può fare» replico ridendole sportivamente in faccia. – «Poi però ci sposiamo, così scopiamo tutti i giorni. Io penso ai figli e te mi mantieni.» rilancia altrettanto sportivamente lei.

Non mi capacito del fatto che stiamo avendo realmente questa conversazione mentre il mio cazzo è dentro di lei.

Trovo sia una situazione divertente, ma ho voglia di scoparla come non ci fosse un domani e chiudo il discorso a modo mio: «Va bene» le dico, «Però intanto mettiti a pecora, poi ne parliamo». Cambiamo posizione, e in un attimo la cosa si fa selvaggia. La sbatto come un forsennato e ho voglia di morire di piacere dentro il suo ventre. La tengo stretta tra le mani e ad ogni affondo lei geme come una gatta in calore, poi appena mollo la presa sui suoi fianchi lei spinge forte, sbattendomi quel culo addosso con violenza. Mi godo la scena e resto fermo lasciando che si diverta e mi faccia divertire. Sembra ci abbia preso davvero gusto a impalarsi con tanta foga, la cosa mi eccita e mi fa ululare come cazzo di lupo nella foresta, ma appena riprendo a muovermi anch’io afferrandola con le mani sul culo, d’un tratto m’accorgo che qualcosa è cambiato. Ho una strana sensazione, mi sembra che manchi qualcosa. Cazzo, vuoi vedere che…

Esco immediatamente dal di lei pertugio e la mia intuizione era esatta. Preservativo andato a puttane. Si è letteralmente aperto in punta come il dito di un guanto bucato. Me ne sono accorto subito, e sicuramente è accaduto quando un attimo prima si stava impalando come una matta sul Regale Augello.

Che fare… So per certo di esser sano come un pesce, e lei dovrebbe esserlo altrettanto. Nella foga da tanto era presa non si è accorta di niente, così mentre ancora è girata di culo, sfilo il cappuccio rotto e ci penso. Lei di certo non ha idea di quando sia accaduto il fattaccio, ma io si. Credo sia ragionevole non farla preoccupare inutilmente. Mi sento tranquillo ed è stato veramente un attimo, ho sentito subito la differenza, ho il cazzo sensibile a certe cose, ed è il motivo per cui odio quei maledetti ma necessari pezzi di lattice, che tra l’altro non era nemmeno uno di quelli leggeri. “Siamo proprio due bestie…” penso.

Mi metto l’anima in pace e lancio l’inutile pezzo di lattice a terra insieme a tutto il resto, e visto che ormai l’ora stava andando anche lei a puttane la invito a riprenderlo in bocca e fare del suo meglio. E il suo meglio è più che sufficiente, perché dopo due minuti muoio felice gridando «Buon Annooo!» mentre la sua bocca si riempie così tanto che deve lasciarne uscire un po’ per continuare l’opera fino in fondo senza strozzarsi. “Grazie Carmen!”

Alla fine in quella stanza regna il caos più totale. Ci facciamo la doccia con calma e mi guardo intorno mentre scambiamo ancora due battute. In camera non c’è più una cosa al suo posto; sembra sia appena passato un cazzo di tsunami.

Rientriamo in sala e praticamente la festa sembra finita. Controllo l’orologio, “Le quattro e venti!”. Decisamente fuori tempo. Andiamo in spogliatoio e al momento della paghetta non chiede altro che il corrispettivo di un’ora. Alla fine si è divertita anche lei e il danno per le mie tasche non è stato eccessivo considerando la situazione. Ci diamo appuntamento a dopo e va a rifarsi il trucco. Io invece torno a cercare il mio collega, non lo vedo da più di due ore, e magari m’ha dato per disperso. Ma so che la Carmen era stata una mezz’ora anche con lui quando prima l’ho incontrata in saletta, e quindi se lo conosco bene sarà intento a rilassarsi su uno dei tanti giacigli a disposizione.

Salgo la scala per tornare al bar, ma quando arrivo quasi in vetta lo vedo là sotto dalle fessure tra i gradini. Sta ronfando come un bimbo felice su un lettino in zona wellness. Torno indietro, lo sveglio e andiamo a bere.

In sala ormai c’è poco, il dj se n’è andato, la musica è monotona e sparata a un volume assurdo, considerata l’ora e i quattro gatti rimasti in sala. Anche le ragazze sono ormai poche, e tra le poche c’è Scarlett, che con la faccia delusa perché forse ha lavorato poco, cerca disperatamente di accaparrarsi gli ultimi reduci in compagnia di una manciata di colleghe più o meno interessanti. Dopo un po’ ritorna la Carmen, anche lei naturalmente in cerca di nuove vittime, ma prima di rimettersi all’opera si ferma a salutare e poi m’invita a fumarci una sigaretta insieme. Aleandro, ormai in overdose da fumo passivo, si accomoda su un divano e si finge morto. Noi andiamo invece nella saletta del fumo. Mi siedo nuovamente su uno di quei morbidi sgabelli di gomma e la signorina mi si appiccica addosso com’è sua abitudine. Parliamo di alcune cose e mi chiede anche se e quando ho intenzione di ritornare. «Non ne ho idea» le dico restando sul vago. «Spero che torni…» conclude lei abbracciandomi. E inaspettatamente mi bacia come aveva fatto prima in camera, lingua in bocca e via. Ma adesso non deve guadagnarsi la pagnotta, le ho appena detto che stavo per andarmene. Comunque apprezzo il gesto e mi godo il momento. «Maiala…» le sussurro dolcemente all’orecchio. Lei mi guarda e sorride sorniona, poi spegne la sigaretta e dice: «Ora devo lavorare, scusami.» – «E di cosa. Sono matto ma non sono stupido. Vai tranquilla». Mi regala un ultimo bacetto ed esce dalla fumosa stanza. Io invece resto ancora un minuto li da solo a pensare quanto sono stato bene in sua compagnia, con la sciocca convinzione di non averla lasciata indifferente.

E adesso, piccola Carmen, corri. Corri ad amare qualcun altro, che d’amore e di passione ce n’è un gran bisogno in questo grigio mondo.”

La porta si spalanca nuovamente, vedo entrare quella gran topa di Bernadette e vorrei tanto trombarmela a pecora sul tavolino che ho davanti, anche con quelle buffe ciabattine rosa ai piedi.

Un sorrisetto beffardo mi fiorisce sul volto. “Sono proprio incorreggibile…” Ma in fondo, il bello di noi puttanieri è che ci s’innamora a mezzore. Poi tutto passa, diventa un ricordo, e avanti la prossima!

Saluto Bernadette, recupero Aleandro, salutiamo le rimaste e salutiamo gli orsi in fuga. Salutiamo anche alla cassa e riceviamo due bottiglie con gli auguri per l’anno nuovo.

Così, ignorando l’ormai flebile canto delle sirene, riprendiamo la via di casa. Soddisfatti e devastati. Devastati ma felici. Il freddo inverno è appena iniziato, però il cuore è già caldo e l’Augello è appagato. La Trombomobile scivola silenziosa in autostrada, la musica accompagna il prezioso ricordo di un’altra avventura, il sogno cede spazio alla realtà:

«E la prossima volta dove andiamo?»

«Te lo dico quando arriviamo a casa…»

…Ma questa è un’altra storia.”

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