4 Gennaio 2014, Granducato di Toscana, Italia.

Insieme ad Aleandro e altri due punter di comprovata esperienza sul campo, ovvero il prode Marco e quel cane sciolto di Gianni, verso l’ora di pranzo siamo partiti dal Granducato in direzione di Villach, dove a due passi dalla zona termale della città era già pronto un monolocale con tre posti letto in un grande ma pacifico residence che avevo prenotato giorni prima da Booking.com.  L’obiettivo di questa gita è trascorrere due giorni consecutivi in altrettanti Sauna Club Austriaci, il primo al Wellcum, che adesso dovrebbe essere completamente funzionante, e il secondo all’Andiamo che dopo quasi cinque anni di attività ininterrotta è stato chiuso una settimana per alcuni lavori di ristrutturazione durante la pausa natalizia. Lo scopo finale di questa “doppietta”, oltre al godersi un paio di giorni di follie, è quello di giudicare e confrontare a caldo questi due Locali, che tanto si somigliano e altrettanto sono diversi. L’inverno si fa sentire, il cielo è coperto da nuvole scure e l’aria è piuttosto fredda, ma a parte la stramaledetta pioggia che scende senza tregua il viaggio è filato via liscio. Verso le otto di sera abbiamo già sistemato i bagagli in albergo e siamo pronti per ripartire da Villach alla volta del Wellcum, locale da me già visitato in anteprima ma aperto ufficialmente al pubblico da un paio di settimane. Percorriamo quella manciata di chilometri che ci separano da Hohenthurn e in circa venti minuti siamo davanti al locale che sembra aver finalmente raggiunto la sua forma definitiva, almeno per quanto riguarda la facciata e il parcheggio. I lavori esterni sono terminati, non è più un cantiere aperto; ci sono le insegne luminose accese e il piazzale è asfaltato. In quel momento non c’è nessuno ad attenderci alla porta d’ingresso, quindi ci presentiamo moderatamente euforici nella grande reception dove la stessa signora dell’ultima volta, sovrastata da asciugamani e accappatoi negli scaffali retrostanti, ci accoglie con simpatica cortesia; probabilmente è anche merito della sua parlata crucco-romanesca, ma è davvero un personaggio divertente. La signora ci consegna le chiavi elettroniche e gli accappatoi, quindi ci augura una buona serata prima di vederci scomparire negli spogliatoi per le prossime sei ore…

Noto subito con piacere che anche all’interno i lavori sono stati completati e la struttura ha assunto un aspetto piuttosto confortevole e accogliente già a partire dal lungo e spazioso labirinto formato dai trecento armadietti disponibili. Scegliamo i nostri preferiti tra i tanti ancora liberi e dopo una rigenerante rapida doccia è il momento della trionfale entrata nel salone principale. Qui l’ambiente è molto bello, luci soffuse e faretti colorati creano un’atmosfera piacevole, forse un po’ troppo “disco”, ma comunque godibile, e la musica, anche se non esattamente votata al relax è diffusa a un volume decente; c’è anche il caminetto accesso al centro del salone a dare quel tocco di calore che non guasta mai nelle fredde serate invernali. Rispetto alla volta scorsa i divanetti sono stati disposti in modo da affacciarsi verso il bancone del bar invece che uno di fronte all’altro, e avvicinandosi alla grande vetrata panoramica adesso si vede la piscina esterna con l’acqua calda che emette nuvole di vapore sotto la pioggia. Una gioia per gli occhi, specialmente per quelli di Aleandro (a.k.a. l’uomo pesce) che non vede l’ora di tuffarsi là dentro nonostante fuori ci sia un freddo polare. Tutto molto bello, ma c’è un piccolo grande problema.“Dove sono le ragazze?”
A dire il vero non è che gli avventori presenti siano molti, anzi, siamo davvero in pochi, ma la quantità di signorine in sala è assolutamente scarsa per un locale di tali dimensioni, e la qualità estetica di queste giovani meretrici non sembra esattamente delle migliori sulla piazza, soprattutto se paragonata a quella del diretto concorrente, l’Andiamo di Villach.
«Probabilmente le migliori sono già tutte in camera», dico agli amici nel tentativo di affievolire le loro perplessità. In realtà non sono affatto convinto di ciò che ho appena detto, e continuando a guardarmi intorno, mentre rispondo alle domande di Gianni e Marco che ancora non avevano avuto l’occasione di far visita al nuovo locale, cerco di scorgere il volto o il sedere delle ragazze che conosco e che dovrebbero essere in servizio.
Approfittiamo dell’apparente calma per ordinare un caffè e Marco mi fa sapere che ha appena visto Anita. “Finalmente una faccia conosciuta!” penso, anche se a dire il vero la conosce meglio lui di me, perché quando lavorava a Villach se l’è portata in camera diverse volte ed ha sempre elogiato le sue doti di professionista del sesso. Comunque Anita è impegnata con un cliente e non è al momento disponibile, quindi continuiamo a guardarci intorno…
Sto bevendo la nera bevanda quando vedo la mia cara amica Krina (la famigerata Mignon-Mignot) che si appropinqua al bancone del bar per importunare Sir Gianni accompagnata da una sua amica mora che si fa chiamare Elisa. Mi avvicino anch’io per salutarla, parliamo un po’ tutti insieme e alla fine ci diamo appuntamento più tardi; Krina e la sua collega ripartono per il loro giro di pesca e noi andiamo a rilassarci sui divanetti a centro sala in attesa che qualche bella figliola ci passi davanti. Notiamo subito che seduta su uno sgabello del bar c’è una bionda un po’ tracagnotta già conosciuta all’andiamo più di un anno prima; ricordo bene che in quell’occasione si lanciò addosso al buon Aleandro che stava dormendo beato su un divano, e alla fine di quel suo poco leggiadro volo d’angelo andò ad impattare maldestramente sui gioielli di famiglia del nostro amico, eliminandolo dai giochi per almeno mezz’ora. Fu una scena molto divertente per gli spettatori, un po’ meno per Aleandro che è rimasto traumatizzato nel rivedere quella donna cannone dalla chioma dorata. Ovviamente ci ricamiamo un po’ su, ma di fatto il nostro traumatizzato amico farà un solo giro di giostra in tutta la sera, e non sapremo mai se per colpa delle troppe vasche in piscina o della suddetta Kamikaze Girl.
Lascio un attimo i ragazzi ad ambientarsi e cambio posto sedendomi sui divani di fronte al bar. Accendo una sigaretta e nel divano affianco si siede Irina, una moretta non brutta ma dal volto anonimo che si presenta come moldava e sembra ben disposta al dialogo, ma nonostante tutto non stimola il maiale che è in me, quindi le dico solo tre parole (che non sono “sole cuore amore”), poi ho giusto il tempo di spegnere la mia Marlboro prima di vedere arrivare Krina che trotterellando con le sue gambette snelle e le solite zeppe tacco venti ai piedi, punta dritta verso di me.
Aspetto che la NanaBastarda si avvicini, ma dato che il signor Gianni l’aveva trovata di suo gradimento e credo stesse già sbavando all’idea di portarsela in camera, appena mi si presenta davanti la saluto deviandola gentilmente verso il mio amico che attendeva con ansia il suo ritorno. Lei fa una teatrale ma simpatica smorfia di disappunto, poi ridendo e sculettando va a prendersi il buon Gianni che dopo appena una manciata di secondi la segue verso il piano di sopra con gli occhi che gli brillano e il pisello già a mezz’asta. Lo rivedrò scendere dopo mezz’ora con un’espressione molto soddisfatta.
Nel frattempo Marco ha fatto la conoscenza di tale Sasha, una bella e appariscente draculina mora dal seno molto attraente; e dopo aver passato un po’ di tempo sul divano con lei addosso, decide di portarsela in camera. Al suo ritorno dirà: «La ragazza s’impegna, ma non è niente di speciale». Peccato, perché è veramente bellina.
Ma intanto che i nostri eroi sono a far del bene nelle rispettive camere, quel matto di Aleandro decide di farsi un bagno in piscina anche se fuori è freddo e sta piovendo. Mi affaccio con lui alla porta che conduce all’esterno però il freddo mi attanaglia subito e torno immediatamente dentro al calduccio, e nonostante i cenni sguaiati del coraggioso uomo pesce al di la del vetro, non mi faccio convincere dal suo poco credibile “Vieni in acqua che si sta bene!”, però mi siedo su un divanetto a fondo sala rimanendo in contatto visivo con la piscina, giusto per intervenire nel caso dovesse aver bisogno di aiuto. Un aiuto per affogare, intendo.
Quasi subito vengo avvicinato proprio dalla famigerata donna cannone, che per mia fortuna non mi salta addosso ma si propone per una camera. Evito accuratamente di assecondarla togliendomela dai piedi con relativa facilità, ma sempre col giusto tatto per non urtare la sua sensibilità poiché in fondo non mi ha fatto niente di male, è solamente inchiavabile…
Passano circa dieci minuti e vedo apparire nuovamente Aleandro, che esce di corsa dalla piscina e rientra in zona sauna. Decido di andargli incontro, ma appena mi alzo in piedi vengo letteralmente placcato da una robusta signorina che mi si piazza davanti e si avvinghia al mio collo premendomi contro due tettone rifatte e dure come la pietra, che nonostante l’eccessiva durezza sono quasi piacevoli al tatto. Però, quel fisico troppo ritoccato e la sua faccia un po’ squadrata non sono esattamente di mio gradimento, quindi dopo aver capito come si chiama ed essermene dimenticato altrettanto velocemente, la saluto e vado in cerca del reduce della piscina.
Varco la vetrata della zona Wellness che è molto accogliente ed ospita al suo interno una bella vasca idromassaggio e diverse saune, oltre ad alcuni scaffali pieni di asciugamani e un reparto docce nettamente migliore di quello vicino agli spogliatoi. Tutto molto bello, ma Aleandro non c’è. “Bah, prima o poi tornerà, magari è andato a trombare dopo la nuotata…”
Torno nuovamente in sala e mi faccio servire una cola al bar, alcuni minuti dopo vedo che gli amici sono tornati dalle camere, e misteriosamente è riapparso pure quel ninja di Aleandro (che palesemente non era a trombare, ma forse si era mimetizzato nel cinema per paura della donna cannone), li raggiungo e ci raduniamo dove ci eravamo lasciati in precedenza. Adesso ci sono molte più ragazze in giro; probabilmente erano davvero su nelle camere o magari sono appena arrivate, comunque la situazione è migliorata; ma visto che è ormai ora di cena decidiamo di fare un salto in sala pranzo.
Il cibo è poco vario e non particolarmente invitante, c’è la solita pasta con i gamberoni che è molto buona e salva il reparto cucina da un pessimo giudizio, ma pensavo e speravo in qualcosa di più. Mentre mangiamo entra in sala una ragazza dai lunghi capelli corvini che attira subito la mia attenzione. È Roberta, o almeno quello è il nome che vedo scritto sul suo collo appena sopra ad una serie di grandi rose tatuate sulla schiena. Non riesco a staccare gli occhi da lei nemmeno quando mangia, e mentre parlo di cibo con gli amici penso già a quella bella brunetta in versione pecora. Ho deciso, sarà lei la mia prima compagna della serata, mi piace molto la sua faccia, e non solo quella.
Finita la cena andiamo al bar per il caffè di rito, poi ci sediamo comodamente sui divani e attendo il ritorno di Roberta. Lei esce dalla sala pranzo, scompare per dieci minuti, poi rientra in sala grande e si siede proprio sul divano dietro la colonna dove sono io con gli altri peones a far la siesta. Balzo in piedi e mi affaccio curioso al di là del divano, praticamente sopra la sua testa, per vedere cosa sta facendo. Mi nota, saluta sorridente e mi invita a farle compagnia, quindi siedo con lei a fumare e facciamo conoscenza. Conferma di chiamarsi Roberta, dichiara ventiquattro anni, e oltre ad essere molto carina sembra pure simpatica. Un paio di sigarette più tardi decido di portarla in camera.
Come dicevo mi piace la sua faccia, ma mi piace ancor di più la sua Topa, specialmente quando uscendo dalla doccia la vedo li che mi aspetta sul letto a gambe spalancate e dice: «Se hai ancora fame, mangiami…Poi ti mangio io».
“Oh My God… *TILT* …Il paradiso esiste!” Mi fiondo su di lei, bacio delicatamente le sue labbra e scivolo giù in mezzo a quelle calde cosce a gustare il dessert. La ragazza sembra divertita, e mi diverto anch’io a stuzzicarla in ogni modo; sembra proprio che le piaccia e piano piano si scioglie sempre più finché poi il suo ventre comincia a rispondere sguaiatamente alle attenzioni che le sto dedicando. Mi fermo un attimo per vedere la sua reazione, mi prende la testa tra le mani e la rimette dov’era fin quando poco dopo tiene premuta la mia bocca sulla figa e stringe le gambe, rischiando tra l’altro di stritolarmi la testa. “Mission accomplished”, mi dico con una punta d’orgoglio. (…Perché a far godere una donna son bravi tutti, ma far godere una giovane meretrice che fa sesso per mestiere è tutt’altra soddisfazione…)
Mi avvicino nuovamente al suo viso per baciarla, ma stavolta mi travolge infilandomi la lingua in bocca, allora le dico «Sei bellissima. Ma se ora non mi mangi bene, tocca a te pagare me». Capisce la battuta, sorride socchiudendo leggermente gli occhi e m’invita a sdraiarmi, poi con una dolcezza e un calore disarmante comincia a prendersi cura del Regale Augello, che ormai eccitato per la scena di poco prima è legnoso e allungato come il naso di pinocchio. Potrei capitolare felicemente nel momento in cui le sue labbra scorrono su e giù e lei mi guarda dritto negli occhi, ma non cedo alla tentazione perché me la voglio godere come merita. Le dico di salire a cavallo, copre con cura il pomello e si mette in sella. Dopo un po’ anche se è brava ho voglia di cambiare posizione e la fermo, ma con gentilezza mi fa notare che siamo alla mezz’ora e chiede giustamente se preferisco che mi finisca lei con l’aiuto delle mani o se voglio rimanere ancora a giocare. Pochi secondi prima di lei avevo già visto l’ora e deciso di rimanere, «Non ti preoccupare dell’orario, non è un problema. Ci prendiamo il tempo che serve», le dico. Chiarito dunque in un attimo questo particolare, il gioco si fa ancora più interessante. Lei si lascia strapazzare in ogni modo, prima con me in ginocchio di fronte a lei, poi nella più passionale delle missionarie, e mentre afferrandola per i polsi le tengo le braccia larghe piantate sul letto, la sua notevole apertura di cosce facilita i movimenti per dare libero sfogo agli istinti; e a giudicare dall’espressione godereccia che ha in volto sembra che anche lei non disdegni affatto la situazione (o magari è solamente un’ottima attrice, chissà…)
Ma adesso ho voglia di pecora. La faccio girare e si mette carponi sul letto, però le chiedo di poggiare direttamente la testa sul cuscino. “Lo so che è scomodo, ma sono pur sempre un cliente, e il cliente ha sempre ragione, nevvero?”
La Robertina non si oppone, ammiro per un attimo quel suo bel culo rivolto al cielo e rimetto lo scalpitante pene al calduccio, però mi rendo conto che in quell’angusta posizione ella non risponde più bene come prima; la invito quindi a tirarsi su e rimanendo saldamente piantato dentro di lei l’abbraccio da dietro finendo col ritrovarmela praticamente seduta sopra mentre tengo in mano quelle sue piccole soffici tettine. È una bella sensazione, non riesco a smettere di penetrare ripetutamente dentro la sua morbida vagina, sto godendo come un maiale in calore e dal modo in cui tenta di assecondare i miei movimenti capisco che anche lei comincia a prenderci gusto; ma nonostante tutto la posizione non è delle più comode, e comunque è giunto il momento del gran finale. Me la tolgo garbatamente da sopra, lancio via il gommino protettivo, e dopo averle preso delicatamente la testa tra le mani, sfiorando con i pollici le sue labbra, le dico: «Annientami con questa bella bocca».
In verità non credo che conosca il significato della parola Annientami, ma il significato di Bocca lo conosce molto bene, infatti si avventa subito sull’asta che un attimo dopo inizia a schizzare copiosamente tra le sue calde labbra mentre imperterrita lei continua a succhiare senza sosta anche se non ho più niente da darle.
Lascia cadere sul letto tutto il sacro nettare che aveva accolto in tra le fauci, poi vedendo che l’Augello Reale non era perfettamente lindo lo rimette in bocca e riprende a succhiarlo. Alla fine sono costretto a prenderle nuovamente la testa tra le mani per toglierla di li, e prima di sdraiarmi sul letto nel tentativo di riprendere il pieno possesso dei cinque sensi la bacio ringraziandola per l’ottimo servizio. (Ok, aveva ancora le labbra sporche, ma tanto è tutta roba mia, e stavolta posso confermare quello che mi hanno detto alcune tra le più esperte assaggiatrici del settore, ovvero che “È dolce”).
Intanto che agonizzo felice sul lettone, Roberta si concede una doccia e scherzando mi domanda: «Ma ci metti sempre così tanto a venire?»
«Non sempre, ma spesso.» rispondo, ancora moribondo sul letto.
«Tu devi fare i porno!» ribatte lei sorridendo mentre accarezza la sua liscia patata sotto l’acqua. Apprezzo il simpatico commento, e riacquistato ormai l’uso delle gambe prendo il suo posto in doccia mentre lei si asciuga e sistema le sue cose. Dopo un’ora dall’entrata in camera, torniamo giù entrambi felici e contenti; lei perché ha guadagnato bene ed io perché sono stato molto bene in sua compagnia, tanto bene che potrei anche chiudere i giochi e lanciarmi fuori in piscina per il resto della serata. Le consegno il dovuto e rientriamo abbracciati in sala; cerco i compagni d’avventura e li ritrovo ancora nel solito posto, saluto quindi la Robertina, che si ritira momentaneamente dalla scena e mi invita a raggiungerla dopo quando rientrerà. Accetto volentieri, ma adesso le nostre strade si dividono e vado a sedermi con i colleghi sui divanetti in mezzo alle colonne dove ci scambiamo le impressioni sulle nostre compagne di camera e sul locale, poi tra una bevuta e una fumata c’è chi è già pronto per il secondo round. Il buon Marco viene ammaliato, o dovrei dire amMaialato, dalle grazie della signorina Erika, una ventinovenne romena dotata di un gran bel corpicino con un culo da favola, insieme alla quale si intrattiene una decina di minuti li a sedere con noi per poi avventurarsi al piano superiore in compagnia della navigata bionda che lo farà divertire in camera per poco meno di un’ora (offrendo anche un giusto sconto sulla tariffa per il tempo non consumato). Brava e corretta, ottima scelta…
Rientra in sala la Robertina che si ferma dall’altra parte del bar a parlare con una sua amica, e visto che non aveva ulteriore compagnia prendo congedo dai compari rimasti e vado a salutarla. Sta ciarlando animatamente con la collega, quindi non si accorge del mio arrivo, mi avvicino da dietro fin quasi a sfiorarle l’orecchio e come un bimbo scemo ad alta voce esclamo: «BUH!»
Per lo spavento quasi cade dallo sgabello, e la sua amica che mi ha visto arrivare e che stava fumando rischia di strozzarsi dal ridere dopo aver visto la scena. (Praticamente ho rischiato di provocare una strage, e sarebbe stata una grave perdita per il genere umano.) Roberta si volta e mi guarda con gli occhi sgranati, «Te sei pazzo!» esclama, ancora agitata dallo spavento; poi contagiata dall’amica che ride come una matta piegata sullo sgabello mentre cerca di riprendere fiato dopo essersi strozzata col fumo, comincia a ridere pure lei. Si volta nuovamente verso di me e si alza in piedi; penso voglia darmi una testata, invece mi regala un bacio, e allora sorrido anch’io. Un bel momento di allegria da bordello, effimero quanto un castello di sabbia in riva al mare ma allo stesso tempo indelebile in quella parte di memoria dedicata alle cose piacevoli della vita.
Iniziamo a parlare un po’ del locale e di altre cose frivole, poi la Robertina guarda il telefono, quindi si scusa e mi chiede se voglio aspettarla li perché deve assentarsi nuovamente.
«Ok, tanto non ho impegni» le dico. Quindi scompare veloce attraverso la porta della reception alle nostre spalle e rimango li con l’amica che sta sorseggiando un bicchiere d’acqua e fuma la mia stessa marca di sigarette. Scambiamo due battute, sembra interessante e la intervisto. Si chiama Lara e dichiara ventun anni, «Quasi ventidue» afferma sorridendo, e sono quelli che dimostra. Anche lei viene dalla Romania ma parla un italiano quasi impeccabile. Mi dice che sono simpatico, al che provocatorio ma nient’affatto serio rispondo: «Lo dici solo perché vuoi salire in camera con me.»
«Non è vero!» ribatte lei indignata.
«Meglio così, perché non ho alcuna voglia di salire ancora al piano di sopra, aspetto che torni la tua amica e me ne vado.»
«Ok» conclude lei, e mi offre una sigaretta. Rifiuto gentilmente dicendole che ho il pacchetto pieno, poi continua a fissare il nulla mentre succhia la sua acqua dalla cannuccia infilata nel bicchiere. Io invece sto fissando lei ed ho già un mezzo film porno in testa. Mi sposto furtivamente fino a far quasi cozzare il suo sgabello col mio, e le dico: «Perché ti sei avvicinata?»
Mi guarda in modo strano, forse pensa che io sia fuori di testa.
«Non puoi resistermi eh?» aggiungo accostandomi a lei che continua a fissarmi con gli occhi sgranati.
«Dai, dillo che non puoi starmi lontana» incalzo facendo l’occhietto mentre ammicco con la faccia da idiota.
Capisce quindi che sto scherzando: «Te sei Pazzo», dice ridendo.
Prendo quindi la palla al balzo e insisto: «Hai detto Cazzo?»
«No no, ho detto Pazzo! Voglio dire che sei simpatico, una cosa buona, non è un offesa», precisa lei credendo che non avessi capito le sue parole. Al che continuo a far finta di non capire e insisto con il teatrino dei matti: «Cos’è che non è un offesa?».
«…Che ho detto Pazzo!», risponde lei confusa.
«Si hai detto Cazzo, ho capito, non serve che lo ripeti. Ma quindi vuoi il cazzo?», ribatto ancora senza darle tregua.
È il deliri non so più come fare a non riderle sgarbatamente in faccia, poi finalmente si rende conto che la sto prendendo in giro e reagisce appoggiandomi una mano sul Pazzo da sopra l’accappatoio.
«Si lo voglio, dammelo!» esclama mentre l’afferra cominciando a trastullarlo distrattamente, così lui si sente chiamato in causa e da un leggero segno di vita . Intanto rientra in sala anche Roberta e si siede accanto a Lara che rivolgendosi a lei in italiano esclama: «L’anaconda! Senti qui l’anaconda, si muove!»
Naturalmente ora è lei che sta scherzando, e la Robertina sta al gioco: «No no, basta basta!» grida all’amica accarezzandosi la preziosa liscia vulva con fare goliardicamente preoccupato.
“Che simpatiche canaglie queste due Draculine. Mi piacciono.”
Intanto la manina della Lara è scivolata sotto l’accappatoio e la situazione si fa critica. Tuttavia non voglio cedere subito al suo attacco, quindi le prendo la mano e la poggio sul bancone del bar. Scherziamo ancora tutti e tre insieme e mi accendo una sigaretta, ma il Regale Augello sta reclamando attenzioni sottraendo il flusso sanguigno dal cervello e comincio a vacillare. Resisto appena un paio di minuti, e quando sto per finire la mia Marlboro chiedo gentilmente a Lara di porgermi la mano per poi rimetterla esattamente dov’era poco prima, ovvero sotto il mio accappatoio. Lara sorride, sa di aver guadagnato la salita in camera e mi chiede cosa voglio fare. Aspiro l’ultima boccata di caldo fumo e col cazzo in tiro nella sua mano rispondo alla futile domanda: «Te che dici?»
«Vado a prendere gli asciugamani…» è la sua risposta.
“Ottima risposta Lara, cento punti a Grifondoro! (che apparentemente non c’entra un cazzo, ma lei con la bacchetta in mano è veramente una maga).”
Saluto nuovamente la Robertina e appena ripassa la collega di Harry Potter ci avviamo insieme al piano di sopra; ma prima di imboccare la scala butto l’occhio in sala e mi rendo conto che Aleandro e Gianni sono entrambi scomparsi. Scoprirò dopo che sono saliti in camera mentre io cazzeggiavo al bar con le due simpatiche canaglie. E bravi ragazzacci…
Riguardo la Camera con Lara non ho tante cose da dire; in verità ci sarebbe molto da raccontare ma per questa volta vorrei non sconfinare troppo nel mondo del porno, quindi mi limiterò a dire che l’esperienza è stata memorabile e che la sua arma segreta è quello che io definisco “Blowjob misto”, ovvero un alternarsi di succhiate a velocità smodata e di delicatissime coccole del cazzo. Nonostante la giovane età lei è una vera professionista del sesso, sa come usare il suo corpo, ma anche lo sguardo, la voce…Tutto.
Infatti, dopo un paio di pose artistiche, alla fine mi ha fatto giungere al capolinea usando sapientemente le sue esperte mani e la lussuriosa bocca con una sensualità che normalmente non ti aspetti da una ventenne; ha dato prova di tutta la sua innata porcaggine e predisposizione al mestiere facendomi morire di piacere con un poderoso pompino accompagnato da un lavoro manuale di tale delicatezza e intensità che poche volte ho avuto il piacere di provare. Non è certo una furia, ma quando si tratta di far godere un uomo sa il fatto suo; oltretutto ho concluso abbondantemente dopo la mezz’ora e siamo rimasti li a parlare con calma, ma al momento del saldo non ha chiesto niente in più della tariffa standard, per questo le ho lasciato volentieri un decino di mancia, cosa che non capita spesso. Insomma, se non si fosse ancora capito, la Lara mi è piaciuta molto…
Quando torno in sala trovo gli altri tre in avanzato stato di decomposizione e sonnolenza, e tra tutti e quattro abbiamo giusto le forze per goderci un po’ la zona wellness; un paio di saune, un caldo relax in vasca con le bollicine e una bella doccia bollente prima di abbandonare la nave. Nel frattempo vengo a sapere che Gianni è stato con Irina, la stessa ventiquattrenne moldava con la quale ho parlato a inizio serata ma che non mi aveva ispirato nessuna fantasia erotica. Invece lui ha detto di essersi trovato benissimo con lei e che gli ha fatto anche un bel massaggio rilassante degno di nota. Aleandro invece ha sparato la sua prima e unica cartuccia della serata con Ariana, una bella ventiquattrenne rumena che ha in testa una cascata di lunghi capelli neri come la notte. Lei non è esattamente una “Top”, ma ha un bel fisico tonico e potente ed il nostro Aleandro è rimasto piacevolmente colpito dal di lei culo sodo, tanto che si è dedicato solo ad una maestosa pecora per quasi tutta la mezz’ora. Ottima scelta.
La serata è finita, e sebbene il locale chiuda ufficialmente i battenti alle quattro, verso le due è già praticamente deserto; sono rimaste appena una manciata di ragazze che chiacchierano tra di loro appartate qua e là, ed un piccolissimo gruppo di avventurieri sparpagliati tra il salone principale e le saune. Torniamo quindi agli spogliatoi, e dopo aver restituito i braccialetti alla reception saltiamo in auto e torniamo verso il nostro appartamento in Villach per cercare di goderci un buon sonno rigenerante dopo la lunga serata appena trascorsa. Così si chiude la prima metà di questa due giorni in terra austriaca, ma domani… Andiamo!

Domenica Cinque Gennaio, Villach, Austria.
Una breve nottata di sonno irrequieto mi accompagna verso l’inizio del secondo tempo di questa gita. Mi sveglio prima degli altri che alle dieci stanno ancora beatamente russando nei loro giacigli. Ho dormito poco ma mi sento stranamente in forma, decido quindi di lasciare i pargoletti a sognare le loro signorine preferite e senza far troppo rumore mi vesto e vado a fare due passi per i corridoi del residence. Calma piatta. Tutto tace, e un bel silenzio mi lascia libero di pensare alle due voraci vampirelle incontrate al Wellcum la sera prima. Tutto sommato nonostante il poco tempo trascorso all’interno del locale è stata una bella esperienza, l’ambiente era piacevole, e sia Roberta che Lara mi hanno fatto stare veramente bene.
Ma intanto che lascio vagare libera la mente decido di andare fuori a fumarmi una sigaretta. Sta ancora piovendo, nella hall al piano terra c’è il finimondo. Orde di bimbi al seguito della mamma che sciamano da dentro a fuori carichi di attrezzature da sci, borsoni e quant’altro. Fuori, di fronte all’entrata, ci sono loro: “I mariti delle mamme dei propri figli”.
Accendo la mia prima Marlboro della giornata e li osservo mentre caricano i bagagli in auto o rimproverano i figli casinisti e imprecano contro le loro signore che distrattamente lasciano cadere gli sci sull’asfalto o si dimenticano di prelevare il figlio che sta ancora giocando col suo smartphone seduto di fronte alla reception. Li guardo e noto che quasi tutti hanno lo sguardo perplesso, cupo, rassegnato, un po’ come un leone che è stato per troppo tempo rinchiuso in una gabbia dello zoo. Li guardo e sono felice…
Felice al pensiero di com’è trascorsa la mia giornata precedente, e ancor di più per quella che è appena iniziata. Sorrido mentre mi immagino in accappatoio circondato da ragazze nude che mi si spalmano addosso, pensando che nel medesimo istante quegli uomini dalla faccia triste e cupa saranno probabilmente in mezzo alla neve a discutere con le proprie mogli su chi doveva portare i guanti che hanno dimenticato in camera o magari imprecheranno contro il mondo nel vano tentativo di recuperare i pargoli che scorrazzano come scimmie impazzite in mezzo alla neve. Sorrido…
La pioggia non accenna a smettere di cadere, finisco la mia sigaretta e lascio gli uomini tristi al loro destino. Torno in camera, gli orsetti sognatori cominciano ad aprire gli occhi e le loro espressioni, per quanto assonnate, sono l’immagine della serenità; niente a che vedere con i volti corrucciati che stavo osservando poco prima sotto la pioggia. Io lo chiamo “Effetto Trombodromo”. (Non so se ci avete mai fatto caso, ma se frequentate questo genere di locali avrete sicuramente notato che ci sono sempre e solo facce allegre, felici, rilassate, in pace con il mondo. E non è un caso…)
Appena i tre peones sono pronti decidiamo di andare a cercare un posto dove fare colazione, ci fermiamo poco dopo dentro un bar nel centro di Villach, poi verso l’ora di pranzo torniamo al residence. Purtroppo il ristorante in loco non apre prima delle diciotto, ovvero per cena, quindi siamo costretti a cercare un’alternativa per il pranzo. Chiediamo alla simpatica signorina in reception se può consigliarci un ristorantino dove si mangia bene; la giovane crucca non parla italiano e chiede di poter parlare in inglese. Permesso accordato, ci indica con facilità la strada per una locanda che si trova li vicino, a poche centinaia di metri, dove secondo lei si mangia bene e si spende il giusto.
Il Signor Marco riesce più o meno a seguire le indicazioni della receptionist, Aleandro se la cava più che bene con l’inglese, e per quanto mi riguarda non ho alcuna difficoltà a comprendere la lingua d’Albione. Quello che invece non capisce una parola o quasi è Gianni, che solitamente si affida agli altri del gruppo per le traduzioni. Fuori sta ancora piovendo, e visto che dobbiamo percorrere alcune centinaia di metri a piedi, l’astuto Gianni ha la brillante idea di chiedere alla signorina crucca se per caso ha un ombrello da prestarci, o almeno questo è ciò che avrebbe voluto dirle, invece quello che esce dalla sua bocca è un disastroso e comico «You are ombrellas?».
Noi altri tre scoppiamo subito a ridere, la signorina intuendo comunque quale fosse la richiesta, fa finta di niente e dice che non ha ombrelli. A quel punto il nostro impavido eroe dell’anglofonia ci delizia con un’altra perla linguistica quando rivolgendosi nuovamente alla signorina le domanda «Why you speak italians?». Stavolta la malcapitata donzella non riesce assolutamente a capire il senso di tale domanda, giacché poco prima ci aveva confessato di non parlare italiano. Si apre quindi un siparietto comico nel quale lui continua a chiederle la stessa cosa in mille modi diversi, allontanandosi sempre più dalle parole giuste ad ogni tentativo, e lei che in stato confusionale si mette a ridere senza sapere come tirarsi fuori da quella buffa situazione. Noi che osserviamo la scena abbiamo le lacrime agli occhi dalle risate; non so nemmeno come ne sono usciti, ma un certo punto salutiamo la paziente signorina e avventurandoci sotto la pioggia andiamo a mettere qualcosa sotto i denti. Circa un’ora più tardi, usciamo a pancia piena dalla locanda dopo aver gustato un ottimo pranzo, e finalmente siamo pronti ad invadere per l’ennesima volta l’Andiamo di Villach.
Esattamente alle “un po’ prima delle sedici in punto” siamo nel parcheggio; entriamo in fila indiana e l’antipatica addetta alla cassa ci accoglie con freddo distacco prima di consegnarci la solita dotazione standard che comprende accappatoio, asciugamano, ciabattine d’ordinanza e chiave elettronica.
Qui arriva la prima nota dolente, perché dopo aver riposto le mie cose con cura il maledetto armadietto non si chiude; stessa cosa accade per quello assegnato a Marco, lasciamo quindi i nostri amici a fare la guardia e chiediamo aiuto all’antipatica receptionist. Lei finisce di servire un paio di clienti e poi viene a vedere cosa c’è che non va, dopodiché ci invita poco garbatamente a prendere portafogli, telefoni e tutto ciò che potrebbe servirci durante la giornata, e mettere il tutto nelle rispettive cassette di sicurezza. Perdo ovviamente un po’ di tempo a recuperare le cose nelle tasche della giacca e dei pantaloni che avevo già riposto nell’armadietto, ma lei incalza e mette fretta; una volta, poi un’altra, alla terza mi sto per alterare e le dico di stare calma dato che non è certo colpa mia se sono costretto a fare tutta questa noiosa trafila, ma l’antipatica megera si permette addirittura di ribattere, facendomi notare che non può stare tutto il giorno ad aspettare perché deve tornare alla cassa.
Ora, siccome io sono un signore, non la mando affanculo e faccio finta di non averla sentita (ma spero vivamente che qualcuno la vaporizzi prima del calar del sole…). Controllo che almeno la cassetta di sicurezza sia funzionante e le dico che ho finito; lei chiude l’armadietto con la sua chiave universale e torna in reception; io invece mi fiondo un attimo in doccia e poi raggiungo gli altri avventurieri in sala.
La situazione che mi si presenta non è delle più invitanti. Vedo molti accappatoi ma poche ragazze, e tra queste non scorgo nessuna faccia conosciuta. Prendo un caffè e cerco di capire quali novità presenta il locale dopo i lavori eseguiti durante i pochi giorni di chiusura del periodo natalizio. Oltre alle ben evidenti statue di dubbio gusto sparse per il locale, la novità più evidente è probabilmente il bancone del bar che adesso è illuminato dall’interno, e devo ammettere che mi piace. La musica è molto più soft e piacevole di un tempo, infatti si riesce a conversare senza dover gridare nelle orecchie a chi ti sta accanto, almeno questo l’hanno finalmente capito. Vengo approcciato da una morettona con un cesto infinito di capelli scuri e vagamente ricci. Dice di chiamarsi Nina e di essere bulgara “Siii, mi piacciono le bulgare!”. Mi chiede se voglio stare un po’ in sua compagnia al piano di sopra, ma le rispondo che sono arrivato da poco.
«Da quanto?» insiste lei.
«Adesso», è la mia risposta.
«Allora ci vediamo dopo» ribatte ancora facendo gli occhi dolci.
«Perfetto! Sarò qui fino alle due.» concludo. La congedo e continuo a guardarmi intorno, poi appena si liberano dei posti ci accampiamo nei divani sottoscala, in quella nicchia non lontana dal piccolo palo da lapdance. Li a fianco c’è Violetta che sta tentando di accalappiare un cliente. Gianni la nota subito, e memore dell’ultimo incontro con la bella biondina romena comincia a sbavare come un labrador, sperando che ella si liberi al più presto. Due minuti dopo, tutta agile e gazzellante ci passa davanti la Lidia bloccata al volo un paio di viandanti, ma dopo cinque minuti l’abbandonano e lei è nuovamente libera. Rammento il suo nome al malefico Marco che subito la chiama a gran voce attirando la sua attenzione. Lei si gira, ci nota, e viene a salutarci svaccandosi su di noi. Non la vedo da alcuni mesi, ma ogni volta che la incontro mi sembra che migliori. Buon per lei, e buon per chi se la tromba, cioè un sacco di gente.
Parliamo del nuovo locale, il Wellcum, e chiediamo informazioni riguardo le sue colleghe mancanti, alcune sono in ferie, altre a riposo in vista della befana del giorno dopo, ed altre ancora, dice Lidia, sono andate a lavorare nel nuovo locale. “Ma vah? Davvero?”
Facciamo finta di non saperne niente e ci racconta alcuni retroscena sulla migrazione delle Andiamine che hanno deciso di cambiare aria. Restiamo li tutti insieme al calduccio a parlare in allegria e a spettegolare come casalinghe dalla parrucchiera, poi a un certo punto viene tirato in ballo Il Pacciani e pochi minuti dopo ci ritroviamo a parlare di carceri e giustizia in Italia e in Romania, poi di maniaci, assassini, omicidi e crimini di vario genere, che se non avessi davanti il corpicino nudo della Lidia mi sembrerebbe di stare in un episodio di C.S.I. …Manca solo Who Are You come colonna sonora e poi aspetto che da un momento all’altro entri Gil Grissom in accappatoio con in mano un feto di maiale in un barattolo…
Passiamo una mezz’ora a ciarlare in quel modo, e mentre Gianni riesce ad attirare un attimo l’attenzione della Violetta che però scappa via subito perché momentaneamente impegnata, Aleandro vaga da solo per la sala, si ferma di tanto in tanto a vedere cosa diavolo stiamo combinando poi riparte in esplorazione. Anche Lidia ci molla e va a fare un giro in sala; poi si libera pure il lettino li accanto e prendiamo possesso dell’intero lotto, rimanendo sdraiati a chiacchierare e a meditare su chi potrebbe essere la prima preda della giornata.
Non c’è ancora molto movimento ma una bionda che passava li davanti si ferma a parlare con Marco: «Ciao, sono Bella, di nome e di fatto». Questa frase non mi è nuova, ricordo di aver parlato con lei in precedenza ma non è mai stata nella mia wish-list. Però noto con piacere che il mio compare apprezza la sua compagnia, e prevedo che di li a poco lo vedremo aprire le danze. Non ho nemmeno il tempo di formulare questo pensiero e vedo che Bella si assenta un attimo, poi torna con gli asciugamani, preleva il nostro amico, e insieme salgono la scala del peccato. Nel frattempo Aleandro ha percorso un paio di chilometri in giro per il locale, o forse si era semplicemente accasciato da qualche parte; non lo sapremo mai, ma infine torna all’ovile e si sdraia nel posto lasciato vuoto da Marco.
Due minuti di silenzio ed ecco che riappare la Violetta, ma stavolta si lancia direttamente addosso a Gianni; lui vede angioletti dell’amore ovunque e incapace di tenere a bada gli ormoni se la spupazza gioiosamente sul divano prima di portarsela finalmente al piano superiore. Dopo cinque minuti quel fottuto ninja di Aleandro scompare nuovamente. Resto da solo sul lettino, quindi di dedicarmi beatamente al nulla in attesa di nuove ispirazioni, ma mi si presenta nuovamente davanti la Lidia, anzi, più che davanti dovrei sopra, poiché senza indugio mi si spalma addosso come la Nutella sul pane. Scambiamo ancora due futili chiacchiere e le dico che sono un po’ stanco; mi chiede quante volte ho trombato per essere così sfinito; le rispondo che se continua a strusciarsi su di me in quel modo toccherà a lei sverginarmi, esattamente come l’ultima volta; a questo punto si sposta di lato e comincia a giocherellare col birillo sotto l’accappatoio. La reazione del Guerriero Calvo è pressoché istantanea.
«Ok proseguiamo di sopra.» le dico.
«Ma non eri stanco?» ribatte lei.
«Andiamo o ti violento qui.» è la mia risposta.
La furbetta sorride e va a prendere i ferri del mestiere, ma al piano di sopra c’è una sola camera libera, la maledetta 13, che in inverno è praticamente un forno e in estate una ghiacciaia.
Entriamo in forno e dopo una doccia insieme ci spostiamo sul letto per dare inizio ai giochi. Ormai so che con Lidia mi trovo bene, così me la prendo comoda e godo appieno della sua compagnia. La partenza è lenta e delicata, ma ben presto si trasforma in quasi un’ora di puro sesso senza sosta in ogni posizione contemplata dalle sacre scritture. In camera c’è un caldo tropicale e ci ritroviamo letteralmente bagnati, ma io sto bene così, e a giudicare da come se la sgrilletta mentre la sbatto senza ritegno direi che anche lei non se la passa poi così male…
Verso lo scadere del tempo, con Lidia che ancora fa frullare la manina sulla topa mentre tenendola a gambe all’aria la sto infilando a velocità smodata, sento che è arrivato il momento di chiudere i giochi. Provo a trattenermi ancora un po’ perché la vedo veramente convinta mentre si masturba senza tregua, ma il caldo e la voglia hanno la meglio e quindi colgo l’attimo, esco da quel caldo pertugio e dono il mio sacro nettare al suo corpo aiutato dalla sua delicata mano libera. In verità adoro le sue mani, sono morbide quasi quanto la sua bocca. A pensarci bene mi piace la sua morbidezza ancor più che la sua non assoluta bellezza. “Brava Lidia. Brava e morbida.”
Siamo entrambi sudati fradici dalla testa ai piedi, restiamo un po’ a scherzare sul letto e con una punta di stizza mi rimprovera di essermi fermato proprio quando stava per venire (e visto il modo in cui continuava a centrifugarsi la figa, le credo sulla parola). Si alza per la doccia e osserva la sua immagine nello specchio, «Te sei matto…» mi dice, «Devi fare i film porno!» aggiunge entrando in doccia.
“Déjà vu! Si è forse messa d’accordo con la Robertina del Wellcum?” È già la seconda volta che me lo dicono in questi due giorni; alla terza ci credo davvero, poi chiamo Rocco a Budapest e vado a fare un provino… Comunque tengo questi pensieri per me, ci diamo il cambio in doccia, e infine torniamo di sotto.
Giusto il tempo di litigare con la cassetta di sicurezza e le consegno la ricompensa per poi rientrare in sala ancora accaldato. Che altro aggiungere, la Lidia è una brava ragazza, ma soprattutto è un personaggio unico nel suo genere, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. (Un po’ come Aleandro. Ma lei è indubbiamente più figa).
Raggiungo Aleandro e Gianni che riposano beatamente seduti sui divanetti davanti alla sala pranzo. Di Marco non v’è traccia, eppure è salito da più di un’ora. Siamo affamati, ma decidiamo di attenderlo per andare a mangiare qualcosa insieme. Intanto bevo un tè e scopro che Aleandro non era stato rapito dagli alieni ma da Kathlina, una bella ventenne figlia del Conte Vlad, con la quale si è intrattenuto con soddisfazione per una discreta mezz’ora. Il tempo passa e il nostro amico non si vede. Verso le nove ci arrendiamo e decidiamo di darci al cibo senza di lui, convinti che oramai sia entrato nella quarta mezz’ora di camera con Bella. “Prima o poi arriverà” penso, ed entriamo in sala pranzo. Riempiamo i piatti, ci sediamo al tavolo, ed ecco che dalla porta di vetro spunta il nostro amico che riempie il piatto al buffet e ci raggiunge. Mentre mangiamo confessa di essere stato un’ora e mezza in camera con Bella, ma nonostante lei si sia impegnata al massimo e lui si sia dato altrettanto da fare, non è riuscito a concludere, quindi alla fine ha gettato la spugna e si è consolato con una birra prima di venire a cercarci. Cose che capitano…
La cena è più che buona, troviamo una discreta scelta di piatti caldi, oltre ai soliti contorni e frutta. Il livello della cucina è diventato stabilmente valido, niente a che vedere con quella dei primi anni, quando trovare qualcosa di veramente buono era una lotteria. Hanno cambiato anche l’estetica dei tavolini, ma in realtà sono sempre gli stessi, ai quali però è stato applicato un nuovo piano in simil-marmo con un contenitore al centro che ne ha modificato l’impatto visivo generale. Insomma, hanno dato una rinfrescata qua e là, come si suol dire.
Intorno alle nove e mezza torniamo in sala per il caffè, e poi sistemiamo ognuno le proprie necessità tra telefonate a casa e sedute di gabinetto. Dopodiché entriamo nel vivo della serata. Gianni ed io, seduti sul megadivano vicino le saune veniamo abbordati da Adina che si intrattiene a giocare con noi. La giovane meretrice ci lega gli accappatoi insieme e poi esclama: «Ora andiamo tutti in camera a scopare!». L’idea non sarebbe delle peggiori visto che Adina ha tutte le carte in regola, un bel fisico da pornostar e una bella faccia da porca navigata, ma soprattutto ispira sesso da qualunque prospettiva la si guardi. Purtroppo per lei ho già messo gli occhi su un’altra, quindi rifiuto l’offerta. Anche Gianni declina l’invito, e così la bella Adina ci saluta gentilmente e torna ai suoi affari. Il buon Aleandro invece se ne sta svaccato dietro di noi, con un occhio chiuso e l’altro di più nel tentativo di farsi una pennichella rigenerante. Una delle Andiamine di passaggio lo osserva con aria perplessa, un po’ come se stesse pensando “Ma è vivo?”, poi si ferma brevemente a parlare con noi ma in assenza di proposte prosegue nel suo giro. Nel frattempo Marco ha puntato la cavallona bionda Sofia al bancone del bar ed è andato a farle compagnia ancora carico dal match concluso ai punti con Bella; sembra proprio deciso a portarsela di sopra, e infatti se ne va in sua compagnia pochi minuti più tardi. Io invece vengo rapito dalla vista di una bella moretta che ha appena sceso le scale e sta aspettando la propria ricompensa vicino agli spogliatoi. Non le tolgo gli occhi di dosso finché non mi nota; mi guarda e sorride, quindi le faccio cenno con la mano come a dire “Dopo…”, e sapendo che sarebbe andata a darsi una sistemata in spogliatoio mi sposto verso la zona del cinema lasciando gli altri due compagni a godersi la loro pennichella; poggio il culo sul divano, accendo una Marlboro e aspetto fiducioso il di lei ritorno.
Quando esce viene subito placcata da un avventore che se la ritrova davanti, poi però mi vede, abbandona l’orso importuno e viene verso di me, «Ciao» dice.
«Ciao a te; come ti chiami?» le chiedo.
«Lina. Piacere. E tu?» mi chiede lei di rimando.
«Io no, ma se non hai niente da fare possiamo andare di sopra». Lina sfoggia un sorrisone compiaciuto, vola leggiadra a prendere il suo kit della giovane meretrice e appena torna da me la prendo per mano trainandola fino in cima alle scale mentre ridacchia come una matta. Le faccio scegliere una chiave al volo, coglie la numero tre dalla bacheca ed entriamo in camera.
Chiudo la porta al volo, lei mentre le sue cose mi invita ad aprire l’acqua: «…Così ci facciamo una doccia insieme» sussurra maliziosa. Mi raggiunge sotto l’acqua e ci strusciamo l’un l’altra per un po’, mi massaggia il pacco con quel suo bel culo rotondo e sodo, e quando ormai siamo sufficientemente lindi afferra il cazzo in mano dicendo: «Andiamo sul letto che è più comodo». Mi asciugo al volo e citando un vecchio film di Nuti, al grido di «E ora si Tromba!» mi fiondo sul letto, dove subito lei mi raggiunge e prende in mano, anzi in bocca, la situazione. Il suo selvaggio pompino si trasforma quasi subito in un bel 69 poiché mi sbatte in faccia la sua profumata pesca, che naturalmente da buon sommelier della topa non disdegno di assaggiare (…e no, non sa di tappo. È buona!).
Peccato che nella foga il suo succhiare sia fin troppo violento, altrimenti sarebbe stato il top. Comunque, con l’ormone impazzito dall’incontro ravvicinato di quel bel culoo e della succosa figa che mi sto gustando, la sfido a violentarmi.
«Ci penso io!» mi dice; e lasciandomi la figa a portata di lingua provvede a incappucciare il fra pelato, poi si sposta in avanti e sollevandosi sui piedi s’impala senza tanti complimenti. Ha la figa piuttosto stretta e si sente, ma dopo un primo approccio forse anche troppo prepotente, tutto comincia a scorrere a meraviglia e l’irrefrenabile Lina si esibisce in una delle più gustose reverse cowgirl che abbia mai provato (e se proprio devo fare un paragone, direi che lo stile è quello della sua connazionale Valeria, che ormai non vedo da un po’, ma che ha lasciato ricordi sessuali indelebili nella mia memoria).
“Eh… Queste dannate bulgare prima o poi mi uccideranno.”
In quel momento decido che anche Lina si è appena meritata almeno un’ora del mio prezioso tempo, così dopo aver goduto di cotanta arte trombatoria ci scambiamo le posizioni e la faccio riposare un po’ per poi godere della magnifica vista del suo culo quasi perfetto in un’interminabile pecora che mi porta vicino al capolinea ma che decido di interrompere per farmi sollazzare nuovamente da quell’avida bocca che mi porta infine in paradiso con una serie di interminabili schizzi su quelle piccole e graziose tettine.
Un altro passaggio in doccia e ci diamo una sistemata, ma prima di uscire vorrei sentire ancora il calore del suo lussurioso corpo nudo sul mio. Apro l’accappatoio e l’accolgo abbracciandola e baciandola prima di uscire. Bella sensazione, mi piace. Sa di dolcezza…
Solita trafila alle cassette di sicurezza per donarle la ricompensa, e salutandoci torniamo alle nostre cose. Raggiungo nuovamente quei bravi ragazzi e commentiamo come al solito le rispettive signorine che ci hanno intrattenuti, anche se per adesso gli unici ad aver fatto il secondo round siamo io e Marco; gli altri due sembrano in stand-by.
Appena mezz’ora più tardi sento il bisogno di scegliere un’altra diavoletta da portare ai piani alti. C’è Nina la bulgara a seduta al bar, e non è affatto male, però quella bocca non propriamente perfetta mi rende dubbioso sul da farsi; ma quando si alza dallo sgabello mette in mostra un fisico quasi perfetto ed un culetto molto attraente che spazza via ogni perplessità. Ho deciso chi sarà la prossima della lista. Mi avvicino quindi a colei che mi aveva approcciato a inizio pomeriggio ancor prima che poggiassi le terga sui divani, ma stavolta restiamo un po’ a parlare con calma, almeno fino alla sua proposta di un bel massaggio erotico, compreso ovviamente tutto il resto; e giacché che mi ero scomodato apposta per portarmela di sopra, cosa avrei mai potuto rispondere se non «Andiamo!»
Con entrambe le mani incollate alle sue chiappette burrose mi dirigo al piano superiore, dove però le uniche due chiavi attaccate in bacheca sono ancora una la 13 e la 17 ovvero i soliti “forni crematori”, così rinominati dopo aver provato personalmente il caldo estremo di quelle stanze in inverno. Ma Nina, al contrario di quella pazza della Lidia, è una ragazza saggia e preferisce attendere un’altra camera. Ci mettiamo dunque seduti sui divanetti in sala d’attesa a chiacchierare distrattamente. Alcuni minuti dopo arriva Gianni in compagnia di Emily, una draculina abbastanza carina ma anonima, che alla prova pratica sarà giudicata dal mio amico come appena sufficiente. Peccato. Ma intanto che ci prendiamo in giro a vicenda, si libera una camera e Nina mi trascina via dai divanetti. Saluto Gianni con la sua scialba vampirella e seguo la mia Massaggiatrice Erotica fin dentro la camera numero uno, dove appena terminate le rituali abluzioni cominciano i giochi.
La bulgarella dimostra subito di aver detto la verità prodigandosi in un sensualissimo bodymassage, seguito a ruota da un succulento pompino per poi passare direttamente ad una delle migliori pecore mai provate (quasi paragonabile a quella della Gabriellina, la bella e giovine porcella venezuelana incontrata al Oase, in Germania).
A meno di mezz’ora dall’entrata in stanza, con le sue rotonde e consistenti natiche tra le mani arrivo alla fine della corsa lasciandomi andare a un’incommensurabile piacere avvolto dal calore della sua topa, e li lascio che il fratellino pelato si riposi un attimo dopo aver versato l’ultima goccia accompagnato da un mio urlo liberatorio degno di Godzilla.
Bella esperienza; e la Nina oltre a confermare la bontà dell’ottima scuola bulgara si è appena guadagnata un posto tra le mie preferite.
Quando scendiamo nuovamente le scale vedo l’allegra combriccola seduta intorno al tavolino vicino alla zona wellness, quindi dono il dovuto compenso a Nina, che ringrazia e mi saluta con il suo solito fare gentile e pacato da gran signora, e poi raggiungo gli amici che mi aspettano in sala. Ormai la mezzanotte è passata, qualcuno propone di finire in allegria prendendo una bottiglia di prosecco per brindare alla bella giornata che volge al termine. “Ottima idea”
Riprendiamo posto sui nostri lettini preferiti nel sottoscala e dopo aver brindato e bevuto accompagnati dalle solite goliardiche cazzate, mi metto nuovamente a pensare a quanto sia bello starsene qui, in un mondo a parte, a godere di cotanto agio e smisurata lussuria mentre fuori c’è chi si rode il fegato per le solite stronzate di tutti i giorni; e il mio pensiero torna per un attimo ai volti corrucciati degli uomini tristi che osservavo in mattinata e che a quest’ora saranno nei propri letti a dormire con quelle che una volta erano fidanzate da scopare ma che adesso sono le madri dei loro figli, e di scopare non c’è più verso. Non per niente la maggior parte dei puttanieri occasionali è gente sposata. Io questo lo so, le loro mogli invece no…
Ci penso e sorrido; sorrido e mi sento libero mentre sorseggio bollicine dal mio calice e saluto da lontano la Nina, che seduta al bar solleva il suo candido bicchiere d’acqua dal bancone e accenna un “cin cin” che ricambio brindando alla sua bellezza.
…Non è forse un paradiso questo? Sono un peccatore in paradiso; il paradiso dei lussuriosi. E sono vivo! (Dovrò ricordarmi di dirlo al buon Dante quando creperò. “Caro Alighieri, a proposito dell’infernal secondo cerchio… Non tu c’hai capito una sega!”).
E mentre io mi perdo come sempre in pensieri ambigui, il nostro Marco è già partito per avventurarsi in camera con la moldava Alice, la quale verrà promossa con un dieci e lode all’esame orale dopo essersi rivelata oltretutto un’ottima intrattenitrice di sala.
Anche Aleandro dopo la lunga pennichella si da alla fuga di li a poco con una moldava ventiquattrenne e molto carina, che però gli farà concludere la giornata con una prestazione a dir poco pessima. Un vero peccato.
Gianni ed io invece decidiamo di andare a vedere chi c’è al cinema ma a metà strada vengo letteralmente fermato da Lilian, la nongiovane Andiamina Tunisina, che mi si attacca addosso come una cozza e non è facile da dissuadere. Le dico che stiamo andando a riposarci al kino ma insiste: «Ok, vengo anch’io»
«Ma anche no, grazie.» dico io.
«Ma ci rilassiamo insieme!» ribatte lei, precedendo la nostra entrata in sala cinema; quindi per evitarla decidiamo di stravaccarci sui divani a fondo sala che erano completamente vuoti, ma ho appena il tempo di accendere una sigaretta, e come un faro nella notte vedo riapparire Adina, che si sdraia li vicino mettendo in mostra tutto il suo prepotente fascino da pornostar. Non resisto alla tentazione, e prodigandomi in un tecnicissimo passo del leopardo da far invidia ai Navy Seals, striscio letteralmente fin sopra di lei che mi accoglie con nonchalance tra le sue poderose tette al silicone. Due chiacchiere, un’altra sigaretta (fumo troppo, lo so) e poi considerato che l’ora è tarda, ci infiliamo in uno degli stanzini al cinema, che quando entriamo è assolutamente vuoto.
Adina si impegna molto con un ottimo lavoro orale, molto tecnico e ritmato, non troppo lento, non troppo veloce, direi perfetto. Dieci minuti devo fermarla e farla salire sul pezzo perché vedo le stelline, mi sta esplodendo il pisello, e considerando che è la quarta (dopo due da un ora, una da mezza, due birrette, un paio di bicchieri di prosecco e circa nove ore all’interno del locale), direi che la ragazza ci sa fare, e molto. Ne segue una tale serie di cambi di posizione che il film porno proiettato in sala lo abbiamo preso di tacco. Il momento clou però arriva con lei sdraiata ed io in ginocchio davanti che la tengo su afferrandole le gambe all’altezza delle cosce. Una visione celestiale quel suo corpo da pornodiva, e il suo bel viso e gli intensi occhi che mi fissano con sguardo da porca insaziabile mentre le tette si agitano animatamente al ritmo degli incessanti colpi di fava che continuo a sferrare stoicamente godendo come un riccio in calore. È tutto perfetto, o meglio lo è fin quando non appaiono al kino quei bischeri dei miei amici, che dopo aver capito dov’ero nascosto hanno cominciato a fare i bischeri chiamandomi a gran voce dall’altra parte della saletta, facendomi così perdere l’attimo fuggente. “Amici di merda!” …Ma pur sempre Amici, di quelli con la A maiuscola.
Comunque, ormai stremato nel corpo ma con l’ormone a mille, dopo essermi ignobilmente accasciato sul giaciglio dello sgabuzzino ho goduto ancora una volta della portentosa bocca di Adina per poi concludere con una copiosa venuta su quelle toste tettone gommose. Poi sono morto…
“Game Over!”
Due minuti per rimettermi in piedi e usciamo dal cinema, che è di nuovo completamente deserto.
“Forse perché le trame dei film son sempre le stesse? Chissà”
Raggiunte le cassette di sicurezza saldo il conto con la bella Adina e la congedo con un abbraccio e una pacca sul culo.
Si avvicina l’orario di chiusura, i Tre dell’AveMaria si stanno già vestendo. Io invece mi butto sotto la doccia, poi devo andare in reception per farmi aprire armadietto ribelle. Ci sono alcune ragazze in abiti civili che stanno andando via e salutano tutti; io invece sono in accappatoio e ancora mezzo bagnato; una scena insolita da vedere in reception, perché di solito sono loro che appaiono mezze nude quando siamo li prima di entrare. Comunque rientro in spogliatoio con l’addetta che apre lo stramaledetto armadietto e trovo gli altri già pronti per partire. Dieci minuti dopo, intorno alle due del mattino del primo lunedì dell’anno, mi ritrovo ancora una volta fuori al freddo e al gelo. L’avventura è finita, non ci resta che godere di un ultimo sonno ristoratore per poi affrontare il lungo viaggio di ritorno pensando già alla prossima gita. “Ciao Andiamo!”
Ma questa volta salutiamo virtualmente anche il Wellcum, che seppur fresco d’apertura si è dimostrato degno concorrente e valida alternativa al monopolio del mitico SaunaClub di Villach.

…È l’inizio di una nuova era, la battaglia dei trombodromi di confine è appena cominciata…

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