Domenica mi risveglio nel comodo letto della Pensione Natura (e visto che è in mezzo al bosco direi che il nome calza a pennello), quindi dopo aver saldato il conto saluto l’oste e la sua famiglia che ancora facevano colazione e mi dirigo verso il centro di Villach per una passeggiata mattutina con relativa colazione per addolcire quel gulasch di mezzanotte che ancora si agita nel mio stomaco. Che poi parlo sempre di cibo e in effetti mangio quanto un lupo affamato, eppure non ingrasso mai, dev’essere vero che trombare tanto fa bene alla salute. Comunque, poco dopo mezzogiorno arrivo all’Andiamo. Nel piazzale ci sono una manciata di auto parcheggiate in ordine sparso e un taxi che scarica una manciata di giovani meretrici in abiti civili. Mi prendo un minuto per sistemare due cose nella Trombomobile poi saltello in reception e porgo la carta alla bella Sara che me la riconsegna insieme al braccialetto elettronico accompagnato dal solito Kit da FKK ovvero ciabatte accappatoio e asciugamano del locale. Sono dentro. Occupo lo stesso armadietto dell’ultima volta in fondo al corridoio, sento quasi la mancanza della casualità dell’armadietto preassegnato, ma devo ammettere che così è tutto più pratico potendo scegliere a piacimento tra quelli disponibili. Svestizione rapida (ah quant’è bella l’estate) e doccia, poi il primo caffè della giornata e il primo attacco da parte di una draculina della quale non ricordo il nome, seguita a ruota da Tina che congedo con un vago “Forse più tardi”, per poi andare a mangiare qualcosa. Una volta riempito il pancino faccio un giro all’esterno e noto che i nuovi baldacchini bianchi piacciono e sono perennemente occupati, anche gli altri giacigli a bordo piscina sono molto gettonati, sia dai maschili avventori che dalle giovani meretrici in cerca di caldo sole e di accaldati orsi da allietare. Rientro a controllare la situazione ma c’è ancora poco movimento. Incrocio nuovamente Tina che mi chiede se adesso mi sento pronto per lei, scambiamo due parole mentre tenta di ingrifarmi strusciandosi come un serpente, ma nonostante sia abbastanza carina non mi convince e lascio che passi oltre. Breve pausa relax sul divano a fondo sala per ammirare le girls di passaggio che escono dallo spogliatoio femminile. Alcune facce note, altre apparentemente nuove, almeno per la mia scarsa memoria. Riconosco Antonella, Raissa, Sara, Maria, Kattalea, Donatella (che al Marina si fa chiamare Lorena) ed altre che so di conoscere ma delle quali mi sfugge il nome. Non vedo invece la cara Susan (la turca con la erre alla francese), probabilmente ancora in ferie, e non v’è traccia nemmeno della simpatica Rachel. Mi sposto quindi a meditare sul mio giaciglio preferito nel sottoscala, Tina si ferma e ci prova di nuovo, ma stavolta la liquido prima che mi si spalmi inutilmente addosso. A seguire mi si presenta Teodora, che non è malaccio, ma a sentirne il nome mi si materializza subito nel cervello l’immagine della Valeria (nome d’arte di Teodora ex bulgara dell’Andiamo) e il confronto non regge, quindi con un po’ di nostalgia dello storico angolo bulgaro dei tempi d’oro la congedo e resto in attesa. Intanto che i ricordi vagano nella memoria arriva una moretta piacevolmente snella che mi punta da lontano e viene a farmi compagnia. Chiacchieriamo di cose futili, scopro che si fa chiamare Pia, un nome del cazzo, ma sento che lei mi ispira cose buone. Non è esattamente bella, ha un bel fisico quello si, ma in volto non è il massimo, anzi, probabilmente se la vedessi vestita in un altro contesto non mi verrebbe mai in mente di approcciarla. Però adesso è nuda e fa la sua porca figura, quindi me la porto volentieri in camera. Un’ora più tardi scendo le scale soddisfatto e sorridente, la ragazza sa fare il suo mestiere, ora c’ho le prove.

Saldato il conto mi fermo di nuovo al bar e mi faccio servire una birra dalla piccola occhialuta Lori, una delle due nuove interessanti scimmiette in servizio dietro al bancone, e come al solito me le tromberei entrambe solo per il fatto che sono le uniche con i vestiti addosso. In verità l’altra (Alexandra se non erro), oltre a un discreto paio di tette ha due bellissimi occhi color dell’acqua, e detto tra noi la vedrei davvero bene a lavorare dal lato giusto del bancone.

Mi ritiro in pace nella penombra del mio sottoscala e riesco addirittura a finire la birra e adagiare la testa sul cuscino per cinque minuti, poi ricominciano gli assalti. Resisto stoicamente ma decido di uscire in giardino per non cadere in tentazione prima del previsto. Infilo le infradito, mi avvio verso l’esterno, ma prima di vedere la luce vengo accalappiato al volo da un’abbronzatissima mora che comincia a parlarmi in un agile spagnolo. “Eppure io a te ti conosco”, penso. Infatti è Katalea (o kataleya o kattaleya, insomma quella li). Ricordo che l’ultima volta il mio amico Marco non si è entusiasmato troppo con lei, ma se c’è una lingua che mi stimola le voglie (subito dietro al francese) è lo spagnolo. Ok, lei in verità è rumena, ma faccio finta di non saperlo, così alla fine mi lascio trascinare in camera convinto dalla sua suadente parlata e dal suo continuo strofinarmi le tette addosso. Scelta sbagliata, un madornale errore, lei molto distaccata e asettica, più brava a parlare che ad agire diciamo. La mezz’ora si salva solamente in parte quando le chiedo una spagnola e concludo i giochi tra le sue morbide tette (con un extra, ovviamente). Scendiamo a tempo scaduto, e mentre saldo il conto penso che se solo fosse un po’ più disponibile consumerebbe le scale ogni giorno; invece le manca totalmente quell’attitudine al sesso che una sex worker dovrebbe avere per far bene il proprio lavoro. Un vero peccato, perché per il resto non è affatto male, ma la sua pessima prestazione la spinge dritta nel girone infernale dei missili. La consiglierei solo a chi volesse farsi trapanare il deretano con il vibratore che ha in borsetta, cosa che mi ha proposto durante la fellatio ma che ho gentilmente rifiutato dicendole in toscanaccio: “Né pe’ scherzo né pe’ burla intorn’al culo un ci voglio nulla”. La cosa strana è che nonostante il dialetto ha capito subito, se non altro è sveglia.

Approfitto della pausa per mangiare qualcosa; un piatto di pasta fredda(mi piacciono i trogolai), della carne grigliata, e affogo il tutto con la birra. Altro caffè, stavolta servito dalla nanetta con gli occhi belli, quindi vengo importunato da Donatella e la sua amica che mi propongono un trio, e forse è colpa di un make up inadatto ma me la ricordavo più bellina. Il fisico invece è sempre tra i migliori sulla piazza, almeno per i miei gusti. Congedate anche loro resto li al bancone e in lontananza scorgo una puledrina dalla nera criniera che trotta agile tra i divanetti. Rachel, finalmente! È insieme a Pia sui soliti lettini a fondo sala, la raggiungo e mi accoglie con un bel sorriso, quindi mi adagio tra lei e l’amica e ci fumiamo un paio di sigarette facendo battutine cattive su un gruppetto di cinesi seduti al bar. Il tempo scorre fin troppo veloce e intanto Sara, la biondina dagli occhi di ghiaccio, da il cambio a Pia che se ne va al piano di sopra con un basso orsacchiotto bianco che arriva poco più su delle sue tette. Sorrido divertito nel vederli camminare uno di fianco all’altra verso le scale, ma è anche vero che lei ha i tacchi che rendono la differenza di altezza ancor più evidente. Comunque, sono li con la Rachel svaccata addosso, ma la presenza della bionda Sara mi turba e mi tenta. Potrei fare una follia e portarmele entrambe al piano di sopra, ma considerato che non ho idea di come lavorino insieme e visto che sto già sforando il budget che avevo previsto, mi sa che è meglio evitare. Abbraccio Rachel perché non scappi via e mentre osservo la Saretta che si è appena seduta li di fronte le dico: “La tua amica ha veramente dei bellissimi occhi.”“Si, è bella“ ribatte lei, “Ma tu ora mi porti in camera e mi fai le coccole” aggiunge sorridendo. Al che con lo sguardo perplesso, ma tenendola saldamente stretta tra le braccia, rispondo: “Non lo so…Quasi quasi vado su con lei”. Gira la testa e mi lancia un’occhiataccia, quindi trattenendo a stento la risata aggiungo: “Però se me lo fai rizzare qui e ora vengo su con te”.  Non faccio nemmeno in tempo a dirlo che subito sento una mano sotto l’accappatoio che mi trastulla delicatamente il Regale Augello. Trenta secondi dopo con un sorrisetto beffardo in faccia e il mio cazzo duro in mano mi guarda e dice: “Fatto. Andiamo?”.

E che altro le vuoi dire a una così… Camera numero nove, fanculo le coccole, mi ribalta come un calzino con un ottimo esame orale e una cavalcata delle valchirie da far invidia a Wagner. Poi si stanca e chiede il cambio. Le concedo un breve intervallo missionario condito da pseudococcole, ma ho con lei una pecora in sospeso poiché l’ultima volta non ero in piena forma. Stavolta invece sono carico e riposato, “E mo‘ so‘ cazzi tuoi mia cara pecorella”.  Mezz’ora di monta selvaggia, non servono dettagli, non siamo qui a descrivere un porno, ma infine siccome non amo finire nel gommino lascio il gran finale nelle sue mani (letteralmente) e mentre vedo le stelline lascio che il sacro nettare raggiunga il suo corpicino da modella finché la sua mano non si ferma e delicatamente molla la presa lasciando riposare il guerriero pelato ormai stremato. “Brava Rachel, brava!” Ci ricomponiamo e intanto che è in doccia mi domanda, come spesso accade, se duro sempre così tanto o se per caso è lei che non mi piace abbastanza. “Diciamo che ho un buon autocontrollo. Te sei sempre brava e bella, non ti preoccupare”.  Poi mi accorgo che è già trascorsa un’ora e col sorriso in faccia le do il cambio in doccia con una sonora sculacciata su quelle belle chiappette.

Lascio il premio alla puledrina Rachel che mi riaccompagna in sala e prima di scomparire in spogliatoio mi da appuntamento a dopo. Purtroppo la mia giornata sarà breve poiché vorrei essere a Nova Gorica verso le 22.00 e voglio viaggiare con la giusta calma. Mi fermo a prendere da bere e intanto che aspetto vado a importunare la sua amica Pia che è li da sola. La bionda saretta invece è di nuovo irreperibile, ma forse è un bene perché con lei sarei potuto cadere in tentazione. Rientra quasi subito subito anche Rachel e l’ultima ora di permanenza la passo con le due sbarbine a scherzare e a rotolarci distrattamente sui lettini del cinema in penombra, perché Rachel mi ha chiesto se gentilmente potevo farle un massaggio ed ho acconsentito, chiedendo però in cambio il permesso di parcheggiare il fra pelato tra le sue chiappette durante l’operazione. Stessa cosa e stesse condizioni con l’amica Pia, e mentre sto finendo con quest’ultima si affaccia in sala un’altra collega che non conosco ma che vedendo la scena del massaggio avrebbe voluto godere dello stesso trattamento. “Giammai !”, anche perché ho già un evidente alzabandiera e rischio di dover impalare la prossima che mi si presenta a portata di fava, ma tempo e budget non me lo permettono. Così, massaggiando sinuosi corpi comodamente adagiato tra morbide chiappette l’ora s’è fatta tarda e debbo partire alla volta della Slovenia. Saluto calorosamente le mie compagne del momento, mi godo l’ultimo caffè, e svicolando tra gli avventori in arrivo lascio a malincuore il piazzale del trombodromo di Villach seguendo la pioggia che mi accompagna fino al confine.

Ma domani mi aspettano “le Sirenette”…

Booking.com