Sabato 16 novembre 2013,

…Stavo passeggiando mano nella mano con una bellissima ragazza seminuda in uno sconosciuto paesino di montagna in piena estate. Entriamo in un fienile. «Ho voglia di fare l’amore» dice lei dopo avermi baciato appassionatamente. Comincia a spogliarsi, lascia scivolare a terra la leggerissima veste quasi trasparente che ha indosso e sfila le mutandine, le lancia via e vanno a posarsi sul manico di un forcone infilato in una balla di fieno, mi chiama a se come una sirena, ed io che improvvisamente ero già nudo mi avvicino per baciarla, ma quando sono a un centimetro dalla sua bocca vengo assalito da un cazzo di moscone gigante…

Apro gli occhi, ho davanti la gigantografia della skyline di New York sulla parete della mia camera e sento un maledetto ronzio che mi spappola i timpani, guardo l’orologio, le dieci e venticinque. Salto giù dal letto, mi fiondo alla finestra e davanti al portone di casa vedo Aleandro che sta violentando il campanello che continua a ronzare come un maledetto moscone gigante, corro ad aprire la porta e lo invito a salire mentre cerco di riprendermi dal trauma del dolce sogno appena svanito e del contrapposto brusco risveglio. Dovevamo partire alle dieci, quindi direi che sono in leggero ritardo. Non lo faccio di proposito, è che proprio non riesco a svegliarmi. Ho il sonno pesante, è sempre stato così.

Il tempo di darmi una sistemata, fare il caffè e trovare il mio solito orologio da Fkk, senza il quale mi sentirei nudo, e dopo aver dato un’ultima occhiata alla prenotazione dell’hotel ci fiondiamo nella Trombomobile, quindi verso le undici finalmente si parte.

Stiamo andando in Austria per visitare il nuovo Sauna Club chiamato Wellcum, un grande Trombodromo che verrà inaugurato ufficialmente la settimana seguente, ma che effettuerà una preapertura in anteprima a partire da questa sera.

Essendo però a conoscenza del fatto che il locale non avrebbe aperto le porte fino alle diciotto ce la prendiamo comoda, facendo una sosta per mangiare e poi un paio per sgranchirsi le gambe. Il viaggio procede sereno, arriviamo a Tarvisio e proseguiamo poi in direzione di Hermagor. Ormai è già buio e le strade non sono molto illuminate, ma dopo una quindicina di minuti, intorno alle sei del pomeriggio, siamo di fronte all’albergo sani e salvi. L’hotel, prenotato giusto la sera prima, è carino e confortevole e sebbene si trovi a nemmeno dieci minuti dal locale, è situato in una zona tranquilla sulla strada che qualche chilometro più avanti porta verso il Nassfeld, che tra l’altro è sempre stato un ottimo alibi per “puttanieri sciatori”.

Sbrighiamo al volo le formalità alberghiere, e dopo aver impostato sul navigatore la destinazione Kraftoolstrasse 9601 Hohenthurn, ripercorriamo a ritroso un tratto di strada appena fatto per poi trovare il cartello che ci conferma di essere sulla retta via (o in questo caso “la via dei retti”). Imbocchiamo la strada che costeggia il fiume e in una manciata di minuti siamo nel parcheggio del locale, o comunque quello che dovrebbe essere tale una volta ultimati i lavori, perché che al momento è ancora tutto un grande cantiere aperto.

Le auto si contano sulle dita delle mani. Ci sono una decina di avventori a vagare dentro e fuori la reception, che è posta dietro una vetrata enorme e permette di vedere tutto quel che accade all’interno. Fuori fa freddo, e restiamo un paio di minuti al calduccio in attesa di un “segno divino” prima di fare il nostro ingresso. Il segnale desiderato non tarda ad arrivare e infatti vediamo sfilare una dopo l’altra, giù per la scala dietro la vetrata, una ventina di cerbiatte seminude che scompaiono subito dopo alla vista infilandosi in una porta accanto al bancone della reception.

Ci avviamo quindi all’entrata, e due gentilissimi “uomini armadio” ci aprono la porta d’ingresso. Al bancone troviamo almeno quattro receptionist intente a ripiegare accappatoi e ricevere i primi clienti arrivati per questa tanto attesa anteprima. Nel frattempo altre ragazze continuano a scendere dalla scala e si riversano all’interno del salone principale. Assisto a un breve teatrino improvvisato da due delle addette alla cassa che non riuscivano a registrare correttamente il pagamento con la carta di credito, e poi una gentile ma un po’ grezza signora con la parlata romanesca ci consegna il solito kit standard da Fkk ovvero ciabatte, accappatoio, asciugamano e chiave elettronica a braccialetto per gli armadietti, illustrandoci nel frattempo le regole del locale, aggiungendo anche che le docce negli spogliatoi non funzionano, ma quelle nelle camere si. Poi ci augura buon divertimento e proseguiamo all’interno di un labirinto di oltre trecento armadietti, osservando attentamente l’ambiente circostante.

Ne scegliamo due vicino all’entrata, perché qui gli armadietti si possono scegliere a piacere tra tutti quelli liberi, e dopo rapido cambio d’abito ci buttiamo in esplorazione. Scopriamo che le docce in realtà sono funzionanti, ma prive di illuminazione, quindi non agibili, diamo anche un’occhiata ai bagni sulla destra del corridoio che porta “in arena”, non c’è molto spazio ma per quel che serve dovrebbe bastare. Poi finalmente arriviamo all’ingresso del salone principale dove troviamo ad attenderci una moltitudine di ragazze, che già a prima vista fanno una buona impressione. Sono tante, e molte sono davvero carine. Ci fermiamo in mezzo al grande spazio a centro sala per prendere le coordinate dei vari punti del locale, ma visto che quelle belve assatanate ci stanno fissando come fanno le leonesse con le loro prede, decidiamo di sederci al bar per un caffè, giusto per ambientarci un po’.

In effetti gli accappatoi in giro sono molto pochi, direi una quindicina o giù di li, almeno in quel momento, a fronte di almeno cinquanta ragazze già presenti in sala, quindi meglio prendersela comoda e prepararsi a respingere le prime ondate delle immancabili vampirelle pronte a succhiare ogni cosa gli capiti a tiro (purché ci sia da trarne profitto). Il caffè è decente e sicuramente godibile, ma veniamo assaliti immediatamente da una graziosa biondina made in Bulgaria, non è niente male, ma in un paio di minuti la rimandiamo gentilmente nel gregge in attesa di un momento più propizio per il primo match, dopodiché ci appostiamo su uno dei divani disposti in ordine sparso di fronte al bar e li cominciamo a respingere gli attacchi delle prime belve fameliche che rigorosamente arrivano a coppie, proponendosi alcune con leggerezza, altre invece un po’ più insistentemente, ma senza mai essere troppo pressanti.

Passata una mezz’oretta, con la gola secca a furia di chiacchiericci e interviste con le varie signorine, decidiamo di riprendere posto sugli sgabelli del bar per un paio di bevute, ma mentre siamo li a gustare le fresche bevande ecco che appare una moretta dai lunghi capelli neri che si appropinqua al fianco del buon Aleandro esortandolo a salire in camera, e il nostro prode eroe, avendola già puntata in precedenza ed essendo in vena di opere di bene, accetta la richiesta e si avvia al piano superiore insieme alla bella Alma, per quella che si rivelerà una prestazione tutto sommato tranquilla, senza infamia né lode anche se la transilvanica ventiquattrenne, arrivata direttamente dal Fun Palast di Vienna, è veramente una discreta figliuola con una lunghissima chioma di lisci capelli corvini che svolazzandole leggiadri davanti al culo ne esaltano la naturale sensualità. Una gioia per gli occhi.

Nel frattempo vengo avvicinato dalla signorina Dana, anche lei una moretta rumena venticinquenne dal fisico longilineo, che in tempi non troppo sospetti è stata spesso presente in quel di Villach, la quale con il suo approccio semplice ma sensuale, e due tettine rivolte al cielo che se ne fregano della forza di gravità, mi convince che forse è il caso di andare ad approfondire la conoscenza in un luogo più intimo. Va a prendere la chiave della stanza e ci dirigiamo verso le scale, ma ovviamente da buon gentiluomo la lascio andare avanti, godendomi così la vista del suo bel culetto ipnotico, mentre in testa una vocina mi sta insistentemente gridando: “Pecora! Pecora! Pecora!”.

Una volta in camera, dopo una reciproca rinfrescata in doccia seguita da un di lei impegnato lavoro di bocca, le dico «Sia fatta la Pecora!» (…E pecora fu). Tutto sommato la prestazione della signorina Dana è buona, però mugola un po’ troppo animatamente, e la cosa quasi mi infastidisce. Fatto sta che non è scattato il giusto feeling, ma la buona pecora e la visione di quel culetto rivolto al cielo hanno reso la mezz’ora più che sufficiente. Ci fosse stato anche uno specchio appeso al muro sarebbe stato meglio. Magari rimedieranno prima della fine dei lavori in corso, chissà. Comunque, dopo aver soddisfatto il Regale Augello, la signorina Dana s’improvvisa donna delle pulizie e sistema il sacco della biancheria fuori dalla porta, quindi tenendomi per mano, ma solo per non cadere da quei cazzo di trampoli che ha sotto i piedi, torniamo al piano inferiore, e visto che gli spogliatoi erano praticamente deserti, la invito a seguirmi la dentro invece di farla attendere nel corridoio. Le porgo in mano il dovuto contante congedandola con due bacetti e una delicata pacca su quel bel culo da giovane pecorella smarrita.

Rientro nel salone e raggiungo il mio compagno d’avventura che ha in volto un’espressione beata dopo essere stato in camera con Alma, e adesso se ne sta rilassato sui divanetti. Parliamo un po’ delle rispettive compagne occasionali, ma costantemente bersagliati dalle ormai circa sessanta ragazze presenti in sala, e in particolare da Samira e le sue amiche vampirelle che per buona parte della serata sono state nostre “vicine di divano”, decidiamo di tornare al bar per reidratare le secche fauci. Da li notiamo che la sala pranzo si sta animando, con tanto di troupe televisiva locale che gironzola tra addetti gli addetti ai lavori, quindi decidiamo di darci anche noi al cibo gustando un buon piatto di spaghetti ai gamberoni e svariati dolcetti di discreta fattura, per poi affogare il tutto con un caffè prima di fare un giro esplorativo dell’area wellness. All’interno di quest’ultima non è ancora presente la vasca idromassaggio, ma già si presenta piuttosto bene, e li accanto, a due passi dalla scala che porta alle camere c’è il cinema ed anche questo al momento non è in funzione, ma la saletta è già finita e dotata di comodi divani disposti a gradinata, e tutto profuma di nuovo.

Dopo il breve giro di ricognizione, ci ributtiamo nuovamente ad oziare sui soliti divani, scambiando di tanto in tanto due battute con le nostre care vicine, ovvero Samira, Kathrin e la loro amica dai capelli rossi. Poi riposiamo in pace per alcuni minuti.

Ma il riposo dei guerrieri dura poco, butto l’occhio al fidato segnatempo da polso che segna le ventidue, e le ragazze ormai calde, e rifocillate dalla discreta cucina del locale, continuano a girovagare a turno in cerca di “compagnia”.

Passa una biondina che sebbene non sia tra le più belle del locale mi sembra interessante, nota l’attenzione del mio sguardo marpione, sorride, e viene a sedersi al mio fianco seguita a ruota da una rossa che invece è tra le più carine presenti in sala e che immediatamente si fionda a intrattenere il buon Aleandro. La biondina si presenta e dice di chiamarsi Eda, e non è esattamente una modella, ha due belle tette naturali ma non molto sostenute, un girovita non impeccabile e un bel culotto abbondante, che non è brutto ed è anche ben rotondo e polposo, ma per i miei gusti è un po’ abbondante. Quello che mi frega è però il suo viso; due occhi d’angelo e una morbida bocca dalle labbra polpose che sembra creata apposta per succhiare cazzi. E in più è anche simpatica. Così, dopo dieci minuti di discorsi a caso e rigorosamente in inglese (perché il suo italiano è quasi scarso quanto il mio rumeno), mentre la sua mano mi stuzzicava sotto l’accappatoio ed io non potevo fare a meno di pensare a quelle sue labbra intorno al mio pene, mi volto verso Aleandro e gli dico «Lei è la mia nuova fidanzata. Hai visto che occhi che ha?» indicando volutamente le di lei tette con la mano e aggiungendo «Noi ora andiamo un po’ di sopra, te fai il bravo con la tua amica, mi raccomando eh».

Ovviamente non deve aver capito una parola di quel che ho detto, dato che la bella Ailin (così si chiama la rossa con la quale sta intrattenendosi), ha completamente monopolizzato la sua attenzione. E non posso dargli torto, è davvero una bella fanciulla.

Una manciata di secondi dopo, mi ritrovo in camera con la mia bionda dalle morbide forme. Una rinfrescata al pisello per me, una sciacquata alla patata per lei, e siamo pronti per il “minestrone”. Comincia a baciarmi sul collo, sul petto, vicino all’orecchio, poi ricambio mentre lei manda una manina a far conoscenza col “fratello calvo”. In quel momento cado in tentazione e la bacio, mi piace e non resisto a quella maledettissima bocca; giochiamo con le lingue e la mordicchio sulle labbra mentre la sua morbida mano continua a stuzzicarmi la sotto, poi mi invita a stendermi e si esibisce in un sublime pompino a rallentatore, succhia mi guarda e lecca, lecca socchiude gli occhi e succhia, e quando il gioco “si fa duro” torna su verso la mia faccia per un nuovo match di fioretto con quella saettante lingua poi mi domanda: «Scopiamo?» (e questo lo sa dire anche in italiano), ed io rispondo: «Violentami». Stranamente capisce anche quest’ultima parola, e così dopo aver vestito il birillo col solo ausilio della bocca inizia la trionfale cavalcata.

Purtroppo mi rendo conto che invece tanto trionfale non è, e che evidentemente non è la sua specialità, infatti sembra un po’ impacciata, direi che manca di agilità. Allora ribalto la situazione, e sdraiata sul letto devo ammettere che fa, come si suol dire, “la sua porca figura”. Posso quindi dare libero sfogo al maiale che è in me, e sembra pure lei non disdegnare la cosa ma in quanto adoratore della pecora non posso esimermi dal farla mettere carponi, almeno per l’atto finale, ed anche se il suo posteriore non è di quelli che mi mandano in estasi dimostra di avere una buona dose di porcaggine quando prendendole la mano per mettergliela sul culo, lei si gira completamente all’indietro verso di me, e guardandomi con fare da puttana (si ok, lo è, ma intendo dire con aria godereccia) si strizza prepotentemente una chiappa mentre la martello senza tregua e senza troppi complimenti. A quel punto il sacro spirito del trombatore selvaggio prende il sopravvento, e afferrandola prima per il braccio che aveva dietro, e poi per l’altro col quale stava appoggiata al letto, la tengo su e godo come un riccio mentre lei ripete in loop «Fuck me, Fuck me, Fuck me», fino a che, poco dopo lo scadere della canonica mezz’ora, il tutto si conclude con una meravigliosa calda esplosione di piacere nel suo lussurioso pertugio, e con un lieve morso sull’abbondante culo, che pur dopo essermi allontanato da lei è rimasto rivolto al cielo per un po’. Probabilmente perché attendeva di riacquistare completamente l’uso delle braccia prima di rialzarsi, credo.

Concludo quindi il secondo round della serata con le solite rituali abluzioni, riaccompagno la polposa signorina al piano terra e le consegno il saldo insieme a un ultimo bacio prima di seguirla con lo sguardo mentre si allontana sculettando allegramente. Fosse un po’ più atletica ci farei l’abbonamento, ma non lo è…

Torno al mio bell’armadietto e provvedo ad abbondante risciacquo delle fauci con l’immancabile colluttorio, anche perché mettere la lingua in bocca alle ragazze dei bordelli, per quanto bello, “per osmosi” è anche un po’ come fare un pompino a tutti i presenti in sala. Ma in fondo non è mai stato un problema, perché comunque in quei momenti è il “Signor Pelato” che prende le decisioni ed io non ho voce in capitolo, posso solo assecondare i suoi deliri ed aiutarlo a soddisfare i suoi capricci.

Dopodiché rientro in sala in cerca del mio compagno di avventura, e visto l’esiguo numero di accappatoi in giro, riesco ad individuarlo con facilità mentre fissa il nulla appoggiato al bancone del bar. Lo raggiungo, ordino un caffè e lo intervisto, perché subito dopo che me ne sono andato con Eda, lui è salito in camera con la bella Ailin. Mi racconta che la signorina è rumena, e come la sua collega Alma anche lei arriva direttamente da Vienna, dove ha lavorato fino a pochi giorni prima. Ma la cosa che più mi interessa è che Ailin è una maestra del deepthroat, tant’è vero che ha fatto capitolare il buon Aleandro senza che sentisse il bisogno di scoparsela. Interessante questa Ailin. La metto in lista e continuiamo a cazzeggiare allegramente tra un drink e l’altro.

Le cazzate si sprecano, l’atmosfera è rilassata, e nonostante i lavori in corso il locale è molto bello. Dall’altra parte del bancone c’è la mia carissima “Nana Bastarda” (conosciuta anche come Geta, ex Andiamina di lungo corso, che qui si fa chiamare Krina) la quale dopo avermi riconosciuto sorride, ammicca e lancia smorfie assurde ogni volta che mi volto verso di lei. Intanto parlo col mio compare e mi guardo intorno. Tanta topa e pochi clienti, un po’ come era il principale concorrente agli esordi, anzi meglio, perché a differenza dell’Andiamo qui c’è già una scuderia di puledrine di tutto rispetto, che per qualità e quantità sembra addirittura superiore anche a molti locali tedeschi già collaudati e affermati. Infatti pur essendo solamente una preapertura c’è solo l’imbarazzo della scelta, ed escludendo una decina di signorine per me intrombabili, tutte le altre sono mediamente fighe, con la presenza di almeno una decina di possibili Top Girls che emanano figaggine in ogni direzione.

E mentre sono immerso nelle mie elucubrazioni mentali, ogni tanto butto l’occhio alla NanaBastarda, che avendo campo visivo libero mi tiene nel mirino dalla sponda opposta del bar. Non è solamente una scassapalle, è anche un fottutissimo cecchino. M’invita a gesti a raggiungerla, io sto al gioco e allo stesso modo le dico di no, intanto però faccio sapere ad Aleandro che avrei una gran voglia di strapazzarmela, ma l’ultima volta che sono stato con lei a Villach, non mi aveva soddisfatto pienamente. Però un mio amico in una visita successiva ci si era trovato benissimo, quindi voglio darle ancora una possibilità.

Aspetto cinque minuti poi annuncio al mio compare che mi assenterò per una mezz’ora, e mentre lui per salvaguardare la mia presunta sanità mentale mi esorta a non farlo, mi alzo dallo sgabello e girando intorno al bancone punto dritto in direzione della “Mignon-Mignot”, quindi senza proferir parola faccio cenno con la testa ammiccando in direzione della scala che porta alle camere, ed ella in tutta risposta sfoggia un sorriso a sessantaquattro denti, recupera la chiave della stanza, mi raggiunge, si avvinghia a un braccio e mi tira, come se avessi un fottutissimo chiwawa di quaranta chili al guinzaglio, verso il piano di sopra. Due parole in memoria dei vecchi tempi, che poi così vecchi non sono, e poi visto che non era trascorso molto tempo dalla mia precedente performance, e che la sua voce non è tra le più piacevoli da ascoltare, la invito subito a prendersi cura del “guerriero calvo”, cosa alla quale si dedica con una certa arte ed anche un’apparente genuina passione. La lascio fare, e sfruttando la posizione favorevole di lei china carponi al mio fianco, mi diverto a stuzzicarle la patata e tutto il resto, fin quando decide di vestire il batacchio e se lo infila saltellandoci poi sopra come non ci fosse un domani. La cosa mi stupisce favorevolmente, considerato che nel nostro ultimo incontro non era stata particolarmente attiva, mentre ora sta facendo veramente un buon lavoro. Devo ammettere che nonostante sia alta un metro e una padella, quel suo fisico dalle proporzioni pressoché perfette mi piace molto, non ha la bellezza di altre sue colleghe, ma nell’insieme è una bella topina pure lei. Rinvigorito dalla situazione la blocco per girarla in doggy style e me la inforco da dietro prendendola saldamente per i fianchi, poi la “sbatto” con poca delicatezza mentre con le mani strizzo quelle chiappine tonde e morbide intanto che la maiala con la sua vocina sgraziata mugola e mugugna come un’ossessa. Decido quindi di girarla nuovamente, la stendo sulla schiena, e in ginocchio di fronte a lei, tenendola per le gambe proseguo la mia opera e continuo a strapazzarla senza tregua, appoggio i suoi piedini sulla mia spalla e la penetro con gusto abbracciandole le gambe strette una all’altra. “Ah che goduria!”

La temperatura sale, mollo la presa sulle sue caviglie, lei spalanca le gambe e si sgrilletta animatamente “Maiala!”, poi la ripiego con i piedi che le arrivano di fianco al viso e con una mano mi afferra per un braccio mentre con l’altra smette di strofinarsi la topa e inizia a massaggiarmi le palle in un crescendo di «Scopami! Sborrami! Dai, si, dai! Scopami!» E dopo un bel po’ di “buon sesso cattivo”, con lei che tra mugolii e incitazioni non si cheta un secondo, quando sono vicino all’apice del piacere mi viene spontaneo dirle in faccia «Bella puttana!», e lei in tutta risposta mi dice «Si sono puTana sborrami nella fica…mmmhh…uhhh…Oooh.» Ecco, diciamo che sul “Oooh” l’ho accontentata, esplodendo con immensa gioia e gratificazione nel sula sua rovente vulva, per poi mollarle una sonora pacca sul sedere, seguita da una sua chiassosa risata di entrambi prima stendermi al suo fianco.

Bella trombata, sono esausto ma n’è valsa la pena. Chiacchieriamo scherzando durante il lavaggio di rito prima di tornare di sotto, le do il dovuto, e dopo un poco casto bacetto sul collo torno in sala con lei, per poi liberarmene e raggiungere Aleandro, che stavolta non è salito in camera durante la mia assenza, e dunque è rimasto indietro di un giro. Ma non è ancora mezzanotte, c’è tutto il tempo…

Siamo dentro da almeno cinque ore, ma dato che è un posto nuovo, e vista la gran quantità di ragazze presenti, e per il fatto che ho già goduto di tre discreti giri di giostra, il tempo è letteralmente volato via, e sono esausto e felicemente leggero dopo l’ultimo incontro con la “Nana Bastarda”. Però, considerata la grande quantità di signorine che vorrei portarmi in camera, credo proprio che mi concederò almeno un altro intimo incontro prima dell’orario di chiusura, fosse anche solo per solidarietà nei confronti di quel vagabondo di Aleandro, che per ora è fermo a due soli round e sta ancora decidendo con quale delle tante papabili potrebbe concludere la serata.

Ce ne stiamo li svaccati sul nostro divanetto, ormai adibito a solida roccaforte, con a fianco l’irriducibile Samira e le sue amiche, che di tanto in tanto si affacciano a dire una bischerata per poi provare a portarci in camera, e che puntualmente vengono rimbalzate per poi tornare a civettare tra loro. In giro ci sono sempre pochi clienti, qualcuno se n’è già andato, e molte delle ragazze in sala sono più o meno indaffarate a far niente, qualcuna passa e si ferma, due parole e poi via; altre ancora tornano alla carica dopo essere già state scartate in precedenza. Niente da fare, io sono ancora in recupero e il mio compare appare ancora indeciso. Poi però mentre volgo lo sguardo in direzione delle cucine, noto una moretta molto bellina che si alza da un divano. La osservo attentamente, nota che la sto fissando e con passo felino viene da me. È piuttosto alta ed ha un fisico da top model che definirei perfetto, eccezion fatta per i due piccoli segni dell’intervento alle tette che stonano con tutto il resto. A prima vista mi ricorda molto la Laura, ovvero una delle “reginette bulgare” dell’Andiamo, le somiglia molto. Fa un paio di battute riguardo al fatto che stavo armeggiando col telefono e si presenta. Il suo nome è Valentina. Le chiedo da dove arriva: «Sono francesA» dice, «Di Toulouse» aggiunge.

«Ne sei sicura?» ribatto io, mettendo in dubbio le sue parole – «Si, Porque?» risponde sfoggiando un perfetto accento spagnolo. – Al che insisto punzecchiandola «Perchè parli spagnolo e non hai alcun accento francese. Sei rumena, giusto?»

Ormai smascherata, sfodera un sorriso da furbetta ma non risponde. «Te non me la racconti giusta…» le dico, lasciando poi cadere il discorso. In fondo non m’importa, potrebbe essere anche venusiana, anzi, probabilmente lo è…

Comunque si siede, accavalla una gamba sulle mie e facciamo due chiacchiere, lei in spagnolo ed io in italiano (misteri delle lingue latine). Si dimostra piuttosto intelligente e simpatica, poi chiede se voglio salire su in camera, ma ancora non mi completamente ripreso e quindi devo declinare l’invito, dicendole però che la trovo molto bella e che prima di andare via mi farebbe veramente piacere passare del tempo con lei. Recepisce il messaggio, e salutando molto garbatamente torna da dove era venuta.

Dopo un quarto d’ora, mentre parlando col mio compare mi maledico per esser salito in camera con la Mignon-Mignot, ed aver perso così il momento propizio per portare la bella mora in camera, ecco che la Valentina si appresta a salire con uno che poco prima si era fermato li nella sua zona, e quando mi passa davanti si volta e col sorriso stampato in faccia mi fa una simpatica “linguaccia”, gesto che apprezzo e ricambio. E per quel che mi riguarda ha appena guadagnato mille punti in simpatia.

Un attimo dopo Aleandro si sveglia dal torpore, e con anomala risolutezza improvvisamente esclama «Via via, io Vò!», quindi si alza in piedi e dirigendosi verso l’altra parte della sala scompare dalla mia visuale. Immagino abbia finalmente deciso con chi fare il terzo round e lo do ufficialmente come disperso, almeno per la prossima mezz’ora. Resto dunque da solo a difendere il fortino, e la solita Samira ne approfitta per tentare un nuovo attacco, invitandomi a unirmi a lei e le altre sue amiche draculine accampate nei divanetti li affianco. Niente da fare. Non è una brutta ragazza, però ho deciso che voglio fare l’ultimo incontro con Valentina e attendo tranquillo il suo rientro in sala.

Ma siccome il fato è beffardo e al caz… cioè… volevo dire… al Cuor non si comanda, ecco che si palesa all’orizzonte una biondina con un volto celestiale, che prima scambia due parole con la banda delle draculine di Samira, poi vedendo che la stavo osservando mi saluta e mi raggiunge appena le faccio cenno di accomodarsi. Non la riconosco al volo, ma sono sicuro di averla già vista prima, ed è proprio un bel bocconcino. Ci presentiamo, lei è Sabrina, polacca di Varsavia, o almeno così dice. Ha i capelli biondi con un ciuffo rosso acceso che attira l’attenzione e bellissimi occhi color del ghiaccio, inoltre a un vitino stretto che esalta il suo prosperoso e morbido seno naturale. A guardarla bene la sua figura è piuttosto esile, ma piena di curve nei punti giusti. Insomma, posso definirla senza dubbio una gran bella ragazza. In più, anche se non strettamente necessario all’occasione, parla un italiano migliore di molte mie connazionali, e sembra avere una discreta cultura ed un modo di fare molto aggraziato, che le fa guadagnare la mia totale attenzione. Parliamo un po’ del locale e del perché l’abbia preferito all’andiamo, dove lavorava più o meno a mesi alterni (ecco dove l’avevo vista!). Intanto si siede su una mia gamba, e dopo una decina di minuti, mentre la sua mano mi ha ormai consumato la pelle dal collo in giù a furia di accarezzarmi, il discorso vira verso la salita in camera, e mi pare anche giusto. Alla fine le dico: «Con i miracoli come te la cavi?», e lei assecondando il mio gioco risponde: «Sono brava a far resuscitare i morti». – «Allora proviamoci», ribatto. – «No» dice lei contrariata, «Non ci provo. Lo faccio e basta.» aggiunge con estrema risolutezza. «E ci riesco, fidati.» conclude senza lasciare spazio ad ulteriori dubbi. Bene, la vedo decisa e mi ha convinto.

Intanto la Samira e la sua amica dalla chioma rossa, stanno osservando la scenetta dal loro piccolo accampamento nei divani vicini, e quando mi alzo con la bella Sabrina per avviarmi verso la scala con lei, noto la loro espressione invidiosa, non di certo perché sono un bel figo, ma piuttosto per il fatto che dopo avermi rotto le palle tutta la sera si son viste soffiare via l’ennesimo cliente da “l’ultima arrivata”, e non credo ne siano molto felici, anche perché ci sono veramente pochi clienti in giro. Comunque le ignoro, mi avvinghio alla polacchina e quando siamo in cima alle scale trovo Aleandro che sta scendendo in compagnia di una morettina non molto alta ma molto carina, quindi appena lo vedo esclamo «Cambioooo!» e ci salutiamo allegramente. La Sabrina capisce al volo che è un amico, quindi sorride e si accoda al saluto. Arriviamo in fondo al corridoio ed entriamo nell’ultima camera sulla destra. Non mi dilungherò molto su quanto accaduto la dentro, voglio limitarmi a dire che la polacca dal ciuffo rosso è entrata anche lei di diritto nella mia personale Top Ten, scalando diverse posizioni. In pratica, è una che sa fare bene il suo lavoro ma non lo da a vedere. Oltre ad esser brava a letto, è anche molto “gatta” e si prodiga per esaudire ogni desiderio. Aveva detto che mi avrebbe resuscitato e l’ha fatto con una facilità impressionante. Sa bene come usare la bocca e tutto il resto del corpo, infatti dopo una veloce rinfrescata in doccia mi ha invitato a stendermi e si è presa subito cura del “moribondo” la in basso, porgendomi nel frattempo la sua gustosa topina perfettamente rasata come non avesse mai avuto un pelo in vita sua, tutta da leccare e assaporare mentre con un abile lavoro orale mi ha fatto vedere le stelline diverse volte prima di incappucciare il birillo, ormai tornato in perfetta forma, e dopo si è prodigata in una perfetta reverse cowgirl, deliziandomi della visione di quel bel culo, che incastonava perfettamente la sua risorsa migliore, ovvero la calda e perfetta fonte del piacere che mi ha condotto all’estasi quasi fino alla fine. Si, quasi, perché per quanto quella situazione fosse piacevole, alla fine le ho chiesto di mettersi di fronte a me, e appena liberato “il prode soldato” dallo scomodo impermeabile, sono capitolato sotto i sapienti movimenti delle sue manine, mentre godevo della vista di quelle morbide tettone e del suo visetto angelico, sparando sulla sua pelle un irrefrenabile getto di “sacro nettare”, che mi ha definitivamente messo fuori combattimento. Felice, soddisfatto, e in pace col mondo intero. “Un angelo con gli occhi color del cielo. Se ogni uomo avesse accanto una donna così, probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore dove vivere.”

Dopo il solito rituale, doccia chiacchiere discesa e saldo, la Sabrina mi ha chiesto se andavo via o restavo, dato che ormai era circa l’una e mezzo. «Si, resto fino alle due» le dico. – «Allora ci salutiamo dopo» ribatte lei. Davvero una ragazza molto educata, mi piace, e sarà sicuramente un piacere incontrarla ancora.

Torno per l’ennesima volta nel salone e mi siedo con Aleandro al bar per un’ultima bevuta prima di ritirarsi. Sono rimasti appena una decina di clienti in sala, compresi noi due, e le ragazze aspettano solo il momento propizio per chiudere le serrande e finire la serata. “Le jeux sont fait” e tra mezz’ora tutti a letto…

Pochi minuti più tardi, quando sto per gustare il mio caldo caffè, riappare lei, Valentina. Si alza dal suo divano e con un simpatico sorrisetto stampato sulle labbra viene li al bar, e in un mix di spagnolo e italiano arrangiato mi chiede: «Ma non dovevamo andare in camera io e te?». Ovviamente sta solo scherzando, mi ha appena visto scendere con la sua collega e quindi sa che ormai ha perso il treno, e poi l’ora è tarda e il locale sta per chiudere.

«Certo, te l’ho detto, mi piaci e volevo stare un po’ con te…» – «Si, ma sei andato con la bionda!» mi interrompe lei con aria di rimprovero. – «Eh si, te eri andata via e mi sentivo solo, quindi ho rimediato» le dico. – «Bugiardello!» ribatte prontamente lei, sorridendo e rubandomi un sorriso, che arriva spontaneo vedendo la sua buffa espressione mentre pronuncia quella parola. Il siparietto continua giusto un paio di minuti, poi le prendo la mano, si avvicina, e le chiedo se ha intenzione di andarsene presto da quel posto. Dice di no, e aggiunge che vorrebbe rimanere li per un po’. Allora le prometto che la prossima volta appena arrivo la cercherò subito, perché è davvero una bella ragazza e “blah blah blah”, le solite bischerate, tanto per tenersi in allenamento. In realtà non vedo l’ora di sapere come si comporta in camera, e se fosse brava quanto bella, potrebbe tranquillamente salire sul podio della mia famigerata Top Ten (che negli ultimi tempi si sta aggiornando più velocemente del punteggio di una partita di basket).

Due bacetti di congedo alla Valentina, e torno al mio caffè ormai diventato tiepido. Intervisto nuovamente Aleandro che mi racconta della performance di Rosa, la giovane moretta con la quale l’avevo visto scendere prima. Anche lei rumena, ed ha lavorato tre mesi all’Andiamo, ma non ho mai avuto il piacere di conoscerla. Comunque il compare non è rimasto del tutto soddisfatto, e la descrive come molto bellina ma frettolosa, una delle tante insomma. Peccato, perché anche lei è davvero una bella ragazza.

Minuto dopo minuto si avvicina l’orario di chiusura, le signorine rimaste cominciano a lasciare la sala e alcune sono già andate via. Rimaniamo noi insieme ad altri due uomini in accappatoio e due di gruppetti di signorine che ciarlano tra loro, oltre a un paio di pecorelle smarrite che stanno rientrando all’ovile. Manca pochissimo alle due, non c’è più niente da vedere, decidiamo di ritirarci. Saluto fugacemente la Sabrina che poi se ne va in direzione opposta e un attimo dopo se ne vanno tutti. Rimane solo il personale di servizio e poco più. Gli spogliatoi sono praticamente deserti, indossiamo di nuovo gli abiti civili e puntiamo alla reception dove troviamo circa una trentina di ragazze che aspettano di uscire. Sembra di essere all’ultimo giorno di scuola prima del suono della campanella.

Le giovani meretrici fanno tutto un altro effetto con gli abiti addosso. Nel mucchio riconosco Samira e le sue amiche, Ailin, Valentina, Clara, una piccoletta con la faccia da porca che prima stava al Casa Carintia, ed altre con le quali abbiamo avuto occasione di intrattenerci durante la serata. E devo dire che alcune di loro si fanno notare anche da vestite, mentre altre invece non sono niente di speciale a vederle così coperte. Ma probabilmente è una cosa normale, specialmente dopo averle viste nude per tutta la sera.

Riconsegniamo i braccialetti con la chiave elettronica e salutiamo, poi diamo la buonanotte anche agli uomini armadio che sono sempre li all’entrata, e seguiti a ruota da alcune donzelle che hanno l’auto parcheggiata poco più avanti, raggiungiamo la Trombomobile.

Appena lasciato il parcheggio, la strada che costeggia il gelido fiume diventa completamente buia e dallo specchietto vedo un’auto che ci segue a distanza ravvicinata. Quei maledetti fari sono fastidiosi, decido quindi di affondare il piede sull’acceleratore per staccarmela dal culo, ma quando arriviamo al bivio che riporta nella strada principale, l’auto si affianca per girare in direzione opposta, verso Villach. E indovinate un po’ chi c’era dentro? …La maledettissima Samira e le sue amiche! E il dubbio che sorge spontaneo è: “Chissà se le Draculine col favore delle tenebre succhiano anche il sangue, oltre che i cazzi”. Ma l’unica certezza è che non ci hanno dato tregua, ed è proprio il caso di dirlo, fino alla fine.

Il mattino seguente, dopo una leggera colazione a Villach, ci siamo spostati in quel di Tarvisio per un’ottima pizza al tartufo prima di rientrare in Toscana sani e salvi, e con un’altra manciata di piacevoli ricordi da aggiungere alla collezione. Così si conclude la prima visita al Wellcum, della quale conservo ancora lo scontrino numero nove; ed essere stato tra i primi dieci ad aver varcato quella soglia è stata un’esperienza divertente ed emozionante. E l’avvento di questo nuovo locale cambierà il panorama dei postriboli di confine…

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