…Metti che un allegro punter ti chiami appena esci da lavoro: „Oh, io sono a Colonia per una fiera, blah blah blah… Consigliami un bel localino dove andare nel weekend a trombare du’ verginelle.“ …Metti poi il fatto che non c’hai voglia di star li a spiegare il dove il come e il quando, e infine aggiungi una gran voglia di fare un salto in un Trombodromo TeTesco anche se avevi deciso di appendere il portafogli al chiodo per almeno un paio di mesi. Ecco, adesso mescola il tutto, e in un freddo sabato di novembre ti ritrovi un Redattore al Samya. E in esclusiva per voi, cari vecchi amici del Trombodromo (e spero nuovi amici di Travelsformen n.d.r), questi sono i fatti salienti di quel rocambolesco weekend in quel di Colonia:

07/11/15_ Zaino da trasferta: pronto. Trombomobile: pronta. Redattore: assonnato abbestia… Trasferimento in auto „Firenze-Bergamo“. Volo Ryan „Bergamo-Colonia“ con arrivo intorno alle due e mezza pomeridiane. Accompagnamento e sistemazione in Hotel in centro con il compare automunito. Rapido spuntino e breve cazzeggio per le vie della città; a seguire una ventina di minuti in macchina (ma se volete andare in taxi la spesa dovrebbe essere di circa 20-25 euro) e intorno alle quattro ormai passate arriviamo belli carichi al Samya. Visto da fuori il locale sembra più grande di quanto non sia in realtà, ma non del tutto, perché comunque un piano è praticamente interrato e quindi non si nota dall’esterno. Già dall’ingresso in reception si nota invece l’eleganza del posto e si capisce che sono stati fatti dei recenti lavori di ristrutturazione; in pratica è vecchio ma sa di nuovo, e gli spazi a disposizione sono stati rivisti e leggermente ampliati, compresa la zona esterna. Appena entrati, il collega mi fa notare che la signorina alla reception è un gran bel pezzo di topa, e convinto che lei non capisca un’acca della nostra lingua, senza troppo riguardo sottolinea il fatto che se la farebbe volentieri e che è un peccato sia solo la bigliettaia. Purtroppo lei parla anche un discreto italiano, oltre al tedesco l’inglese e chissà quante altre lingue, e con aria beffarda ringrazia per lo pseudocomplimento, cercando di non infierire troppo sulla già evidente figura tapina. „Cominciamo bene…“, penso divertito mentre mi godo la faccia perplessa del collega (che in quanto a figure di merda non è paragonabile a quel grullo di Gianni a.k.a. YouAreOmbrellas, ma a quanto pare fa di tutto per raggiungere il suo livello). Comunque, 50 eurini, istruzione formale sul da farsi (ma siamo stati più attenti al buon decoltè della signorina che non alle sue parole) e via giù per gli scalini in spogliatoio. Qui appaiono le prime visioni mistiche. Ragazze nude che pascolano e si rinfrescano la patata sotto le docce, le stesse docce che utilizziamo anche noi poco dopo al fine di entrare lindi e profumosi nella zona calda del locale. Li accanto c’è pure la zona relax, un po’ piccola in verità, soprattutto se paragonata al reparto docce che seppur datato non ha niente da invidiare a quelle di altri CLUB FKK più grandi, solo che qui le utilizzano anche le girls. Ma andiamo oltre…

Risalendo verso il piano terra entriamo nel salone del bar dove a occhio e croce sono presenti poco meno di una quarantina di donzelle più o meno seminude che intrattengono circa altrettanti avventori maschi. La clientela è abbastanza multietnica, o meglio, per chi è abituato a frequentare soprattutto i postriboli a ridosso dell’italico confine popolati quasi esclusivamente da italiani, fa strano vedere così tanti turchi e una certa quantità di germanici tutti insieme. Ci sono anche un paio di italiani accertati, e in serata sentirò biascicare più volte il classico slang aMMeriGano, quindi se non altro so che non siamo gli unici „forestieri“ presenti. I divani sono quasi tutti occupati, gli sgabelli del bar invece sono più occupati dalle donzelle che non dai punters ed è facile trovare un posto per accamparsi e ordinare da bere. Come accennato in precedenza, l’ambiente è piuttosto piccolo ma non risulta mai sovraffollato; in più, l’atteggiamento delle ragazze è molto pacato, ovvero ti approcciano con gentilezza, magari ti invitano a scambiare due parole bevendo qualcosa (e le consumazioni sono pressoché tutte gratuite) ma non sono pressanti e nell’eventualità di un rifiuto si congedano con un sorriso. Ottimo direi. Niente a che vedere con alcune draculine „sclerate“ che s’incontrano ultimamente in certi localini Austriaci… Al bar ci servono immediatamente, caffè per me, birretta (di buona qualità e in bottiglia) per il collega, e cominciamo a guardarci seriamente intorno in cerca di verginelle da intrattenere. Ci sono molte rumene, qualcuna parla anche italiano ed è li che capisco che ci sono almeno un paio di nostri connazionali, perché stanno conversando con le draculine palesando tra l’altro un forte accento milanese. Ci spostiamo sui divani, accendo una marlboro e vengo avvicinato da una biondina con due occhioni verdi che mi ispirano subito aMMore; le sue belle tettine morbide e naturali mi ispirano invece tante altre buone cose.  Parliamo in inglese, si fa chiamare Valentina ha 21 anni, non è altissima ma ha un gran bel culo e viene, indovinate un po‘, dalla Romania. Sparo allora un paio di frasi in italiano e bene o male mi capisce, ma ammette di non saper parlare bene la nostra lingua; „Meglio così“, dico io. Nel frattempo il collega fa amicizia con una certa Lisa o Luisa o qualcosa del genere, anche lei figlia del Conte Vlad e di biondo tinta, decisamente più alta di Valentina ma anche molto meno carina in viso. Comunque, oltre a un bel corpo, qualcosa di buono deve avere, perché il collega dopo nemmeno cinque minuti scompare con lei in camera per riapparire in sala dopo una mezz’ora. Io invece sono ancora li a cazzeggiare con Valentina e con un paio di altre bionde(le birre), e siccome lei non aveva ancora accennato a porcate e proposte di alcun genere decido di premiarla e di premiarmi con un’ora in sua compagnia al piano di sopra. La prendo con calma come al solito, ma anche un po‘ di più perché so che qui la seconda mezz’ora costa la metà della prima. Per fare un esempio, un’ora del Samya vale più o meno quanto la mezza di un andiamo o di un wellcum, ma solo per quanto riguarda la spesa… La biondina scende dai tacchi e dopotutto non è così bassa come pensavo. Sorvolo sui particolari ma lei è una che sa come divertirsi e ti fa stare bene. Ne esce una bella prima camera con tanto di finale tra le sue morbide labbra poiché il pensiero che mi costerà solamente altri 30 eurini mi invita a non pensarci due volte e a riempirle l’hangar con una certa soddisfazione. Una sistemata con la dovuta calma, torniamo di sotto e dopo aver saldato il dovuto, ovvero 105 euro (diventati centodieci perché non ho voluto il resto) cerco il collega disperso. Ma era già tornato in camera con un’altra il maledetto…

Prendo un caffè, mi siedo, sfumacchio e mi rilasso guardando culi mentre ascolto quella strana musica vagamente turca in mezzo ai turchi. Il compare rientra in arena dopo un bel po‘, con l’aria di uno che è appena stato inghiottito e risputato fuori dalle fauci di Godzilla. „Oh chi è che t’ha ridotto in codesto stato“, dico io. „Ma che ne so, quella li sembra che si rompa a guardarla ma c’ha il diavolo dentro! M’ha stroncato tutto dio bono…“ Inevitabile scoppiare a ridere di fronte a tale scena, ma sono curioso di sapere chi è questa „posseduta“ che l’ha ridotto tanto male (in senso buono, s’intende). Tra ammiccamenti vari e garbati rifiuti ad alcune giovani meretrici di passaggio, a un certo punto il collega mi fa: „Eccola li la belva, è lei“, e mi indica una mezza sega mora e magrolina, alta un metro e un cazzo con una seconda abbondante di tette nemmeno troppo toniche per la sua età. Lei nota il collega che sta indicando e viene a salutare. Madalina è il suo nome, Rumena pure lei, vent’anni di età e lunghi capelli bruni che svolazzano poco sopra a un fondoschiena di pregevole fattura. Scambiamo due parole davanti a un paio di birre che gentilmente si offre di prendere lei stessa, quindi complimentandomi con lei per aver annientato il compare, le dico scherzando che sarei tentato di godere della sua compagnia ma che ho un po‘ paura di rimanerci secco. A quel punto le risate volano e lei si adagia in mezzo tra me e il moribondo. Ha la pelle morbidissima, è molto garbata ed ha un sorriso disarmante. A vederla sembra un dolce scricciolo innocente, e sinceramente, più la guardo e meno riesco a capacitarmi di come possa aver annientato così quel pover’uomo in una sola mezz’ora di giochi. Sono anche un po‘ stanco dal tortuoso viaggio, e a dirla tutta inizio anche ad avere un po‘ di fame, eppure la voglia di „testarla sul campo“ è tanta. Penso però che sia meglio rimettermi in forze prima di affrontare una tale presunta belva, e propongo di andare a mangiare qualcosa. Proposta accettata. Lasciamo quindi la signorina al suo lavoro, e prenotandomi l’indemoniata per „later“ ci dirigiamo verso il buffet. Il cibo non è niente di eccezionale ma lo trovo tutto sommato decente, probabilmente perché avevo fame, e quando ho fame non sono mai troppo schizzinoso sul cibo. Ripensandoci bene però si trova sicuramente di meglio in altri locali. Ma mica siamo qui per ingozzarci come maiali, siamo qui per la topa, e quella di certo non manca. In serata infatti il numero delle ragazze aumenta, e facendo una conta „a spanne“ direi che sono una cinquantina tra quelle impegnate in camera, quelle in sala e quelle di passaggio al piano di sotto. Non male. Anche il numero degli avventori maschi è aumentato in tarda serata, ma c’è sempre un rapporto Piselli/Patate molto prossimo al 1/1, un minestrone equilibrato diciamo… Altro caffè, divano, sigaretta, e intrattenimento con giovani meretrici, tra le quali approcciamo due tedeschine degne di nota, Joy (o come si scrive) ed un’altra biondina sui 25 con le tette piccole ma con un gran bel culo a mandolino che fa venir voglia di pecora. Non per niente il collega cede nuovamente al richiamo della natura e si porta in camera anche lei. Mi raccomando con la bionda di non affaticarmelo troppo che poi deve guidare, e ridacchiando se ne va via con il marpione avvinghiato addosso come un boa affamato. Io invece congedo ’sta Joy, molto carina ma non troppo simpatica, quindi cerco „l’indemoniata“ in giro. Non la vedo, sarà occupata. Temporeggio spostandomi nell’area wellness, rilassante e accogliente, ma c’è troppa calma, e li non si può fumare. Mi sposto allora in sala cinema al piano superiore, ma anche li non mi sento troppo a mio agio in mezzo a turchi e cruccofoni. Torno quindi al bar, e con l’ennesima bionda in mano cerco la mora ma trovo una rossa; una certa Vali o Valia o quel che è, ventiduenne dal corpo perfetto e con lo sguardo ammaliante, che però dopo avermi intrattenuto per una decina di minuti non mi convince, e intendiamoci, sto sbavando al pensiero di una „sacra pecora“ con quel culo, e forse esteticamente è la più bella che ho visto in sala ma, per dirla alla Dylan Dog, quando il mio quinto senso e mezzo mi mette in guardia difficilmente si sbaglia. Finalmente vedo rientrare Madalina che si siede al bar, „Era l’ora!“, quindi saluto cordialmente la rossa e raggiungo la mezzasega posseduta da demonio. Prende da bere, scambiamo due parole mentre si disseta, poi senza indugiare oltre la prendo per mano e la invito a salire in camera. Mi porta nella camera degli specchi. Ottima scelta. La camera è piuttosto spartana ma completamente rivestita di specchi che se li guardi troppo ti fottono il cervello, specialmente quando hai bevuto un po‘ di birre e ti ritrovi li con una bella ragazza nuda di vent’anni che si appecora sul letto scuotendo il culo mentre ti invita a fare di lei quel che vuoi. Non ne vedi una, ne vedi dieci, e da tutte le angolazioni possibili. *TILT*Imbarazzato Comunque la partenza non è delle più sfrenate, la petit Mada si lascia guidare e non disdegna affatto le abbondanti attenzioni dedicate alla sua dolce patatina. Oserei persino dire che le piace… Il problema è quando decide di prendere in mano lei la situazione. Mi invita a sdraiarmi, si mette sopra e me la sbatte in faccia strusciandosi come una cagna in calore. Sto seriamente pensando di lanciarle una manciata di croccantini ma finalmente decide di darsi da fare e si avventa sul pisello centrifugandolo senza pietà. „OmmioddioMuoio!“ Cioè, è brava, niente da aggiungere. Di sua sponte incappuccia il bimbo pelato e ci si siede sopra prepotentemente, cosa che con i suoi quaranta chili è tutt’altro che spiacevole. Da qui in poi è il delirio. Scivola su e giù a velocità smodata; raramente ho incontrato ragazze in grado di sostenere un ritmo simile senza stancarsi dopo cinque minuti. Lei invece non si arrende mai, devi implorare pietà per fermarla. Ma io ci sto bene, sono un maledetto maratoneta (il che non è sempre un bene, intendiamoci). La invito comunque a girarsi dall’altra parte, voglio godermi meglio la vista del suo posteriore, che guardarlo dallo specchio è bello, ma non è la stessa cosa. E questo è solo l’inizio, il resto lo censuro per non scadere troppo nel porno. Fatto sta che, tra una sacra pecora e altre pose circensi improvvisate sul momento, ci ritroviamo nella posizione di partenza e arrivo al capolinea con lei che ancora si agita senza tregua sul povero batacchio moribondo, sorridendo di gusto quando lancio un urlo in stile Tarzan e poi l’abbraccio sdraiandomela addosso nel tentativo di non esalare l’ultimo respiro prima del tempo. Grande trombata. Personalmente adoro le „petit“, e finalmente capisco anche perché il collega era così provato (ma io sono anche più giovine, diciamolo), e in mezzo alla strana confusione degli specchi, con il suo corpo adagiato sul mio quando ancora il bastardo pelato è dentro di lei al calduccio, chiudo gli occhi e mi sento dannatamente fortunato, rilassato, in pace con il mondo.

Settantacinque euro, un bacio, e un ciao ci vediamo in giro. Potrei anche svaccarmi su un lettino giù in zona relax fino a chiusura e lasciare che il collega se le trombi tutte o muoia nel tentativo di farlo. Ma siccome la selvaggina abbonda nell’arena, mi godo una lunga doccia e riparto all’assalto. Raggiungo nuovamente il trombazucche che per fortuna non si è ancora concesso il quarto giro di giostra e mi sta aspettando. „Ma sei andato con quella che t’ho detto prima?“ – „Si, proprio lei, perché?“ – „Te sei matto!“ – „Naaah, io son giovIne, la reggo bene. Sei te che c’hai un’età e nun ce la fai con quelle troppo agitate…“  Seguono insulti bonari da parte sua e un canticchiato „La verità ti fa male lo so“ da parte mia. L’ora comincia a esser tarda, non possiamo fare chiusura perché il mattino seguente io ho l’aereo di ritorno poco prima delle 8 e vorrei riposare almeno un po‘ prima della partenza, idem per lui che si è offerto accompagnarmi. C’è comunque ancora tempo per l’ultimo round. L’atmosfera si è un po‘ scaldata, le ragazze, in maggioranza rumene, ballano al ritmo della musica „pseudoarabeggiante“ e dell’immancabile manele. Tra le più pacate noto una giovane meretrice con un bel viso dolce e un fisico da paura, poche tette ma un bel culetto rotondo e sodo. Appena si volta nella mia direzione le faccio cenno di raggiungermi perché non ho alcuna voglia di alzarmi in mezzo alla bolgia. Arriva con un bel sorriso stampato in faccia e si presenta: Katea o Katja o Катя che dir si voglia, 21 anni; finalmente una che non succhia il sangue ma solo le fave. Infatti arriva da un paese russo che non conosco e non ricordo, ma che a suo dire si trova da qualche parte in siberia. Il collega me la punta subito come se volesse portarsela via lui, ma per fortuna arriva al volo un’altra sbarbina a tenerlo a bada. Una Topa da paura. Immaginatevi una diciottenne con due belle tette piene e naturali, una terza abbondante direi, non molto alta ma nemmeno bassa, capelli castani e lunghi, vita stretta e culetto morbido e polposo. Ecco, quella è Nady, una che merita la definizione di „perfetta teen da porno“. A questo punto sono quasi tentato dal proporre uno scambio di dame al compare, ma visto che pure la Nady è „made in Romania“, preferisco tenermi la siberiana, che non è super teen come la collega e non ha due tette degne di nota, ma è pur sempre una valorosa „Figlia di madre russia“, e come amava ribadire una mia cara amica di Волгоград (o Volgograd che è più facile): „Sono una ragazza russa, potrei uccidere un cavallo a mani nude dopo aver bevuto tre bottiglie di vodka e avrei ancora la forza per ammazzarti di sesso“. In realtà detto in inglese suona meglio, ma il senso è quello. Decido dunque di puntare tutto su la siberiana e mi avvio con lei alle camere, seguito a ruota dal compare, che appiccicato alla sbarbina, e sorridente come un bimbo al primo giorno di vacanza, si lascia guidare ancora una volta nelle stanze del peccato.

La Siberiana non è una tigre ma da buone soddisfazioni, e poi le russe hanno sempre un loro perché, inutile negarlo. Con lei mi concedo solamente una mezz’ora, ma solo perché è tanto brava con la bocca, e dopo averle fatto provare l’ebbrezza della „sacra pecora toscana“ decido che voglio morire lasciandomi andare al piacere tra le sue fauci, poi vedo le stelline, gli angioletti, gli uccellini, e un paio di Rusalki che ballano la lap avvinghiate a un platano. In parole semplici: Godo come un ornitorinco e ne esco con il „regale augello“ bello lindo e lucidato.  Due carezze di rito e via di nuovo giù in mezzo all’orda di turchi danzanti. Il compare invece si è lasciato coccolare per l’ennesima ora, ma a suo dire la ragazza era più bella che brava. La relativa inesperienza dovuta alla giovane età spesso si fa sentire, ma di certo se continua la carriera potrà dare buone soddisfazioni in futuro, le doti fisiche non le mancano. Un’ultima bevuta per me più un caffettino per il collega che deve guidare, e con calma abbandoniamo questo bel Trombodromo low cost, che di „low“ ha solo i prezzi, non certo la qualità. Comunque il continuare a vedere le signorine che pascolano nude tra una doccia e l’altra quando ti stai vestendo per uscire è un colpo basso, viene voglia di rientrare in arena.

Mi godo esausto ma appagato una manciata di ore di buon sonno e al mattino aspetto il passaggio per l’aeroporto, puntuale e bello sveglio. Fine della gita lampo, bella esperienza. Da ripetere alla prima occasione.

Un paio di note sul Samya: Tanti turchi, tante rumene, quindi se non vi piace la musica arabeggiante o il manele forse è il caso di pensarci due volte prima di entrare. La line up delle girls è a dir poco molto buona, non tutte sono supermodelle ma la media è veramente alta e i servizi offerti lo sono altrettanto. Non c’è nessuna tendenza al rilancio, ne per quanto riguarda le mezz’ore ne per gli extra (che comunque hanno un costo onesto), e questo in aggiunta ai prezzi molto bassi fa del FKK Samya Club uno dei locali con il miglior rapporto qualità/prezzo in assoluto. Note a sfavore(ma non troppo): L’ambiente ricreativo relativamente piccolo e la mancanza di un’area wellness decente. Anche il cibo non è dei migliori sulla piazza ma le birre, gratuite, sono di buona qualità e vengono servite in bottiglia, cosa piuttosto rara e apprezzabile.

Infine un Grazie al folle „collega“, che fino a quando non troverà una che lo stronca definitivamente so che continuerà a leggere.

…E ora tutti a Trombare!

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