02/08/17
La spesa per il taxi da Bangkok a Pattaya è stata di 1500 baht, una quarantina di euro, che se paragonati ai 200 della stessa corsa in autobus possono sembrare tanti, ma io ho viaggiato molto comodamente, senza attesa, da solo coi bagagli, e sono arrivato a destinazione in un’ora anziché tre, e ultima cosa ma non meno importante sono sceso di fronte all’albergo in una stradina secondaria fuorimano che altrimenti non avrei raggiunto facilmente. Dal mio punto di vista ne vale la pena considerando che non devo farlo tutti i giorni, ma le alternative ci sono per chi vuole spendere meno e sbattersi di più.
Insomma arrivo alla SiamHouse in tarda mattinata e vengo accolto da Mario, un simpatico compatriota che gestisce la locanda ed è piuttosto conosciuto nel giro dei viaggiatori provenienti dallo stivale; sbrighiamo le formalità relative alla sistemazione e accompagnandomi su per le scale di legno del vecchio ma caratteristico alberghetto dove lui stesso vive con la moglie thailandese, mi illustra le regole della casa, ovvero nessuna regola particolare se non quelle del quieto vivere e del buonsenso. L’alloggio è piuttosto grande, un lettone a due piazze, una zona divano, un piccolo angolo cucina, un tavolinetto, in bagno c’è anche un vascone idromassaggio, e fuori un piccolo balcone che affaccia sopra una viuzza nel retro della locanda, se fosse anche tutto un po’ più nuovo sarebbe il top, purtroppo però è tutto un po’ datato, il divano è mezzo rotto, l’aria condizionata fa freddo ma non si regola molto bene, se passa qualcuno sulle scale li accanto sembra di averlo in camera e in generale il tutto da un senso di poca cura; peccato perché la tranquilla atmosfera che si respira entrando e la struttura in sé, tutta di legno e con gli spazi giusti, sia in camera che nelle aree comuni come ad esempio la zona bar/ristorante/salottino, è veramente godibile e familiare. Comunque per trenta euro al giorno non mi lamento, anche perché il buon Mario mi invita spesso ad andare in giro per la città con lui sul suo scooterone facendomi conoscere vari localini interessanti un po’ fuori dai soliti giri turistici oltre ad illustrarmi come funzionano le cose in questo angolo di mondo, il che devo dire si rivela molto utile per trascorrere i successivi giorni in Pattaya. Questi posti sono talmente tanti e diversi tra loro che elencarli tutti sarebbe impossibile e poco utile, ma per dare un’idea della varietà di opportunità che si possono trovare diciamo che si va dal locale chiuso con atmosfera di penombra perenne anche di giorno e simile anche nei modi ad un fkk europeo (tranne per il fatto che non si sta in accappatoio all’interno ma vestiti normalmente) dove ci sono le signorine e si mangia e si beve e ci sono le camere dove appartarsi con una o più intrattenitrici a scelta, fino ai barettini fuorimano, a tema particolare tipo giapponese o altri totalmente anonimi e scialbi, con magari un paio di intrattenitrici oltre la barista e due stanzine sul retro dove eventualmente appartarsi dopo aver bevuto qualcosa, e poi ad esempio vicino alla locanda, un paio di strade più in là, c’è un locale tipo bar, piuttosto grande in verità e con vari gazebo in legno e pietra all’esterno, imboscato in fondo a una via secondaria e fuorimano che se non lo conosci col cavolo che lo trovi, infatti è frequentato per lo più da stranieri residenti o come nel mio caso in visita ma portati li da qualcuno che ne conosce l’esistenza, e lì un paio di volte a settimana organizzano il mega buffet a pranzo, praticamente si spende un cazzo e si mangia benino in compagnia delle ragazze che gironzolano qua e la a portar da bere ai clienti, tutto molto rilassato e tranquillo e low cost in un ambiente piacevole lontano dal caos dei giri turistici. Questo per dare un’idea molto vaga delle possibilità che ci sono restando fuori dal cuore della città, ovvero Walking Street e dintorni con i suoi millemila locali tutti in fila dove al calar del sole si concentra tutta la nightlife di Pattaya tra bar e GoGo e pub e discoteche affollatissime di ogni genere dove si trova letteralmente di tutto. Di giorno Pattaya è comunque una città da un milione di abitanti affacciata sul mare, la spiaggia non è granché, così come il mare adiacente alla riva, ma basta prendere la barca e spostarsi su una delle isole di fronte per iniziare a vedere i classici paesaggi da sogno che si vedono di solito sui depliant dei viaggi Thailandesi nelle agenzie turistiche.
In giro per la città di giorno non si notano enormi differenze tra qui e Bangkok, eccezion fatta per il clima meno opprimente, il traffico leggermente più moderato, la minore densità di grattacieli e ovviamente le dimensioni della città stessa che per quanto in proporzione sia comunque piuttosto affollata è un’altra cosa rispetto alla capitale.
Come già detto trascorro i primi giorni facendomi scarrozzare in giro alla scoperta di posti nuovi e per così dire “di nicchia” ma mi concedo anche del tempo per fare delle passeggiate in solitaria nella zona, tipo sulla collina non lontana dal mio alloggio laddove al termine di un percorso immerso nella natura si trova un piccolo tempio molto folkloristico che per quanto ne ho capito è dedicato alle tartarughe o qualcosa del genere, anche perché c’è un laghetto pieno di questi simpatici animali che ogni tanto emergono dall’acqua come a salutare i viandanti. Quel che mi piace di questo posto è l’assoluta tranquillità, infatti ci tornerò ancora alcuni giorni dopo proprio per questo.
Altra cosa che faccio giornalmente quando non mi si propongono alternative interessanti è la ricerca del cibo, e li c’è davvero l’imbarazzo della scelta, tant’è che in una manciata di giorni mi ritrovo a mangiare cucina coreana, poi giapponese, cinese, poi pizza, e ovviamente anche thai. Ho anche peccato di McDonald’s un paio di volte, giusto per ricordarmi di quanto non sia all’altezza di tutto il resto.
Purtroppo dopo qualche giorno ho avuto una botta di, passatemi il termine, “cacarella” che mi ha un po’ debilitato, probabilmente avevo anche un po’ di febbre e infatti ho evitato le scorribande notturne andando a letto relativamente presto. E va beh, cose che possono capitare, e comunque dopo un paio di giorni di scazzo totale ero di nuovo in forma, giusto in tempo per l’arrivo di un vacanziero abituale bergamasco amico di Mario nonché mio coetaneo col quale condividerò alcuni giorni di scorribande notturne in città con relativo rientro in albergo accompagnati da signorine al seguito, che male non fa.
Trascorsi questi primi undici giorni di ambientamento, non avendo prenotato altro, decido di spostarmi e cambiare alloggio, potrei anche rimanere qui perché la camera sarebbe libera ma preferisco avvicinarmi alla Beach road, anche perché seppur piacevolmente tranquilla, la locanda non è il massimo in termini di comodità, servizi e spostamenti per la vita notturna.
Prenoto quindi al volo da booking.com in mattinata e poche ore dopo chiamo un taxi che mi porta di fronte al A-One Star Hotel , un tre stelle con piscina e tutti i comfort, che si presenta bene e mi permette di avere un balcone privato grande più o meno quanto la stanza, ma soprattutto è a tre passi dalla Beach Road e dal cuore pulsante della vita notturna di Pattaya ovvero Walking Street e dintorni. Qui trascorrerò i successivi dieci giorni tra passeggiate mattutine sul lungomare, pennichelle pomeridiane, centri massaggi e serate nei vari beer bar a sfondo rock che mi riportano alla memoria i cari vecchi pub degli anni novanta in quanto a musica e atmosfera, signorine mezze nude a parte, s’intende. Le altre attività più o meno consuete del mio soggiorno in quel di Pattaya sono escursioni al parco o alla collina dove i locali si ritrovano nel tardo pomeriggio per fare jogging, visite ai vari negozi e centri commerciali come il Central Festival dove trovi letteralmente di tutto, e ovviamente la ricerca di ristoranti e affini dove trovare del buon cibo, cosa che a quanto pare qui in Thai non manca mai, e per quanto mi piaccia provare la cucina locale dei posti che visito nel mondo, non posso esimermi dall’elogiare la Trattoria Pizzeria Toscana del signor Luca (da Pisa), chef e proprietario di questo ristorante che offre un’atmosfera italiana genuina in un piccolo angolo di Toscana affacciato sul lungomare di Pattaya. Il grande giardino che separa la strada dal locale fa subito pensare all’Italia, poi troviamo il loggiato tutto a mattoncini così come l’interno del locale che sembra in tutto e per tutto un ristorante Italiano ma non solo nel nome. Tavoli in legno e sedie impagliate, banco dei salumi e dei formaggi, una grande scelta di vini, pane e pasta fatti in casa, carne, pesce, pizza, dolci, tutto di ottima qualità e in parte proveniente dalla fattoria del signor Luca che tra l’altro alleva quaglie, galline, conigli e altro, giusto per rendere l’idea. Il personale è in parte italiano e in parte Thailandese, il menù è vario, i prezzi sono più o meno in linea con quelli di una qualunque trattoria Toscana in Italia ma la qualità è al top, ho cenato li diverse volte provando sia carne che pesce e anche la pizza, e non ho trovato difetti sia come quantità che come qualità dei piatti né tantomeno nel servizio. Ovviamente non è il posto più economico dove mangiare a Pattaya, ma di certo è uno dei migliori, e a completare l’offerta, per chi preferisce invece la cucina Thailandese ma nel medesimo ambiente una parte della struttura è dedicata al ristorante Moom Talay, cucina diversa, stessa ottima qualità.
A parte questa pubblicità meritata al toscano (e ovviamente nessuno mi ha pagato per farla ma meglio precisare che poi qualcuno pensa male), ci sono una miriade di posti dove mangiare ottimo cibo spendendo il giusto, anche e soprattutto ai vari chioschi, ad esempio sul lungomare, dove con pochi spiccioli si riesce a mangiare bene se uno si accontenta di gustare il cibo su un semplice tavolo in una piazzetta in mezzo alle bancarelle.
Ma tornando a noi, sebbene abbia passato la maggior parte delle serate in un paio di beer bar dove ho fatto amicizia con altrettante ragazze con le quali mi sono trovato molto bene sia in termini di compagne di bevute che per il resto, riassumendo il tutto potrei dire che Pattaya è un ottimo parco giochi per la vita notturna e per chi cerca “facile compagnia a prezzi modici”, ma come già detto di cose da fare per passare il tempo ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le tasche, così come gli alloggi, l’unica cosa per la quale personalmente non vale la pena è il mare. So che suona strano nominare la Thailandia dicendo che il mare fa abbastanza schifo, ma sulla spiaggia di Pattaya è ahimé una triste realtà, ma per fortuna basta prendere una barca e andare sull’isola di Koh Larn, detta anche Coral Island, un isola di quattro chilometri quadrati, a circa sette chilometri dalla baia di Pattaya, raggiungibile in una quarantina di minuti anche tramite una delle molte escursioni prenotabili nella maggior parte degli alberghi o direttamente al molo; se possibile cercate inoltre di arrivare dall’altro lato dell’isola che è ancora più bella e godibile, proprio come le spiagge che si vedono nei depliant delle agenzie turistiche.
Non c’è molto altro da aggiungere su Pattaya, almeno per quella che è la mia esperienza, a parte alcune considerazioni strettamente personali e quindi condivisibili o meno:
Se cercate tranquillità e silenzio e spiagge incantate non è il posto per voi.
Se Viaggiate con famiglia al seguito non è posto più adatto dove andare in vacanza.
Se non vi piacciono i locali e la vita notturna, probabilmente vi conviene puntare verso altri lidi.
Se volete divertirvi senza orari e vi piace vincere facile cercando compagnia da una notte e via o una piacevole fugace avventura diurna nella penombra di un locale senza spendere fortune e senza sbattimenti e volete bere e far baldoria tutte le sere nel rispetto degli altri ma senza troppi freni e senza inibizioni, allora è il posto giusto.
Purtroppo mi capita spesso di leggere commenti negativi relativi a Pattaya del tipo “La peggior pubblicità della Thailandia nel mondo”, “L’annullamento dei paesaggi marini distrutti per far posto a palazzoni e baracche sulla spiaggia”, “Il caos 24 ore su 24 in spiaggia e nella Walking Street costellata da night club, strip club, e beer bar passeggiando tra grida di ragazze che invitano i clienti a bere e non solo.”, “Un posto inadatto a famiglie e bambini” e via dicendo… Tutto esatto dico io, ma non vedo il problema, la Thailandia è piuttosto grande e di spiagge e isole paradisiache ce ne sono quante se ne vuole, perché quindi lamentarsi di una città che vive in gran parte soprattutto di divertimenti per adulti? E non parlo del meretricio in sé che comunque esiste un po’ ovunque e basta cercarlo, ma intendo proprio che se un posto è pieno di discoteche, beer bar e signorine ammiccanti e locali per adulti di ogni genere che alimentano un mercato milionario, perché cavolo qualcuno dovrebbe mai voler andare proprio li con la famiglia del mulino bianco invece che in una qualunque delle altre mille località dedicate alle famigliole o alle coppiette?
Beh, che posso dire , certa gente è strana e non perde occasione di lamentarsi anche laddove non è appropriato farlo; un po’ come se io che non sono interessato a stare in spiaggia a prendere il sole tutto il giorno andassi in un villaggio turistico a protestare perché invece di lettini e ombrelloni preferirei avere dei bar in riva al mare dove bere birra tutto il giorno in compagnia di qualche bella ragazza disponibile. Una follia, appunto.
Terminata la lunga parentesi di Pattaya decido di rientrare a Bangkok per gli ultimi tre giorni rimanenti, chiedo quindi un taxi al serioso ma efficiente receptionist che provvede a farmi venire a prendere di fronte all’hotel pochi minuti dopo, carico nuovamente i bagagli e si parte, destinazione Bangkok, di nuovo.