Approfittando del lungo weekend pasquale sono tornato in Austria in compagnia del folle Aleandro per visitare nuovamente il piccolo trombodromo situato a nord del pacifico Ossiacher See. Il Römerbad Casa Carintia di Feldkirchen.

Per questa gita dedicata, ci siamo sistemati in un comodo hotel sulla strada 83 di Villach, che dal confine italiano porta diretti fino alla 94, che a sua volta costeggia la sponda nord ovest del lago e arriva dritta a Feldkirchen. Alle undici del sabato di Pasqua siamo partiti dal Granducato a bordo della Trombomobile, infastiditi da un forte temporale che non sembrava essere esattamente di buon auspicio per il lungo viaggio. Fortunatamente, appena superato l’appenino la situazione è migliorata e verso nord abbiamo avuto addirittura la compagnia del sole, almeno per un po’. Oltrepassato il confine italiano e successivamente anche il bivio che porta al Wellcum resistendo alla forte tentazione di fermarci dalle Wellcumine li ad Hohenthurn, siamo infine arrivati a Villach intorno alle cinque del pomeriggio, e sbrigate rapidamente le formalità alberghiere in un piccolo albergo, prenotato come al solito pochi giorni prima da Booking.com, siamo ripartiti alla volta del CasaCarintia godendoci la bella vista costiera del lago di Ossiach e dei boschi circostanti. Venticinque minuti dopo, parcheggio la Trombomobile nello sgangherato piazzale esterno ed entriamo in villa pagando i soliti centotrenta euro che comprendono l’ingresso al locale, le consumazioni al bar illimitate, e due “gettoni d’oro” che possono essere usati per una singola sessione da un’ora o per due sessioni distinte con una o più operatrici.

Pur essendo la vigilia di pasqua le ragazze del locale sono quasi tutte presenti, una quindicina in totale, e mentre ci stiamo cambiando d’abito vediamo entrare in spogliatoio una biondina agile snella e minuta che non è affatto male, questa è seguita a ruota da Beatrix, una giovane figlia del Conte Vlad che definirei semplicemente come la più figa del locale, e poi appare anche Stephanie, cioè la piccola nigeriana dal culo perfetto. Ancora non eravamo usciti dallo spogliatoio e già ne avevo viste tre con le quali sarei salito volentieri in camera (non per niente nel corso della serata mi intratterrò con due di loro, oltre a una terza ragazza che già avevo in mente).

Mi presto a far da guida turistica del locale per Aleandro che non è mai stato qui e che prima di partire era curioso di vedere e provare le famose vasche idromassaggio nelle camere; ma con grande disappunto di entrambi, scopriamo che le vasche sono state eliminate da almeno un paio di mesi. Un vero peccato, erano un valore aggiunto non indifferente per il locale (anche se in realtà le hanno solamente “chiuse”, trasformandole in ripiani portaoggetti dove tra l’altro è possibile appoggiare le signorine durante la copula; utile per chi odia i letti, ma le vasche erano tutt’altra cosa). Ce ne facciamo una ragione e torniamo al piano terra per entrare finalmente nel vivo della situazione ovvero nella saletta del bar; qui siamo subito bersagliati dalle occhiate e dai sorrisi di una quindicina di ragazze nude che aspettano solo un nostro cenno di risposta per socializzare allegramente o un invito esplicito per salire in camera e dare il via alle danze. E se inizialmente la cosa può mettere un po’ a disagio i meno spavaldi, dopo qualche ora passata là dentro ci si fa l’abitudine e si perde l’iniziale sensazione di essere bersagli mobili per gli occhi delle meretrici, anzi, diventa persino piacevole sentirsi al centro dell’attenzione di tante donzelle.

Restiamo quindi una decina di minuti seduti sui divani di fronte al bancone del bar, a sorseggiare birra e schivare le occhiate delle ragazze meno attraenti, poi il prode Aleandro ammicca con lo sguardo in direzione di Tonia e mi dice: «Che faccio, vado?»

«Vai Vai… Ha la faccia da maiala, vai tranquillo.» gli dico sorridendo beffardo; quindi si avvicina alla snella gazzella mora dagli occhi azzurri e dopo le opportune presentazioni la porta al volo su per le scale.

Resto da solo in balia degli ossessivi sguardi delle ragazze, cerco di sceglierne una da portare nell’altra saletta così da togliermi di dosso quel fuoco incrociato, osservo ancora le presenti in sala e scelgo quella con il sorriso più convincente, che tra l’altro pare avere un bel corpicino da strapazzare. La chiamo con un semplice gesto della mano e viene a sedersi vicino a me.

“Ah che bella invenzione i Trombodromi!”.

Dopo aver scoperto che si chiama Lavinia, che è romena e che sembra molto più giovane a dispetto degli oltre trent’anni che dichiara senza timore, scopro che è pure simpatica e la invito ad appartarci per fare due chiacchiere nell’altra sala.

Prende da bere per entrambi e mi segue nella piccola sala della lapdance, che quando non ci sono spettacoli in corso è un ottimo posto dove intervistare le operatrici. Restiamo li giusto il tempo di sorseggiare una birra, fumare una sigaretta, e farmi diventare il cazzo duro con le sue manine che me lo trastullano sotto l’accappatoio. Le dico quindi che se non vuol essere trombata li sul divano forse è meglio che occupiamo una camera.

Finge simpaticamente di pensarci un attimo mentre continua a maneggiarmi il pisello come fosse roba sua, poi molla la presa e ci incamminiamo per le scale, giungendo infine in una camera con il letto a baldacchino. Un’ora è volata via su quel letto; non è accaduto niente di particolare, però devo dire che la ragazza sa il fatto suo, fa valere l’esperienza dei suoi trentanni ma all’occorrenza si lascia anche guidare senza problemi, inoltre si conferma veramente simpatica e “sportiva”. Insomma, un buon primo giro di giostra per rompere il ghiaccio. “Brava Lavinia, promossa!”

Mentre scendiamo la scala le consegno quindi i due gettoni d’oro che avevo in tasca, poi quando lei sparisce in bagno io torno in sala bar e trovo Aleandro che era sceso da poco. Anche lui è stato un’ora con la sua bella. Mi dice che l’ha letteralmente distrutto perché è stata piuttosto aggressiva e scatenata, ma ne è uscito soddisfatto.

Ci prendiamo un caffè al bar e sto già pensando a chi potrebbe essere la prossima. Ce ne sono almeno altre cinque che mi porterei volentieri in camera, ma per il momento se la giocano alla pari la turca Susan e Miss Beatrix. Anche Stephanie mi ispira molto, però Aleandro mi fa notare che ormai è ora di cena e che la serata è ancora lunga, quindi andiamo prima a mangiare qualcosa.

Nella piccola sala da pranzo con il grande tavolo rettangolare posto al centro, sul quale sono appoggiate salse ed altre amenità sott’olio e sott’aceto, passiamo in rassegna le poche spartane cibarie a disposizione e ci facciamo un paio di panini col salame. Il pane e gli affettati non sono male, e dato che è la vigilia di pasqua ci sono anche le uova sode dipinte di vari colori, così ci mangiamo anche un po’ di quelle. Più tardi, apparirà anche il buon vecchio gulash di mezzanotte. Non è il massimo della leggerezza, ma di certo non si muore di fame.

Dopo il frugale pasto, torniamo al bar per un altro caffè. Il locale adesso è piuttosto animato, le ragazze sono quasi tutte in sala, e ci sono una quindicina di clienti, almeno la metà sono italiani. Mi ritiro un attimo in bagno, poi dopo una bella doccia bollente rientro in campo e mi godo un paio di esibizioni delle ragazze che volteggiano intorno al palo. Finito lo spettacolo prendo posto nella poltrona in corridoio accanto al caminetto, e mentre Aleandro gironzola nei paraggi, io dalla mia postazione favorita osservo la bella Susan che dall’altra parte della stanza, oltre il bancone del bar, si accorge subito che la sto puntando e sfodera all’istante il suo sorriso migliore. Nel frattempo però c’è un intenso via vai di gente in corridoio e il contatto visivo viene interrotto continuamente, quindi non riesco a farle capire che deve raggiungermi sulla poltrona; ma ogni volta che la linea visiva si libera ho i suoi occhi puntati addosso come lei ha i miei, e quando la folla si dirada riesco finalmente a chiamarla con il solito dito indice istigatore.

Susan risponde subito all’appello dribblando un paio di colleghe per raggiungermi. Balzo in piedi e l’abbraccio, è così esile che sembra si possa rompere da un momento all’altro; la ragazza manca totalmente di tette, e il culetto, seppur carino e invitante, non è certo tra i più rotondi sulla piazza. Eppure, con i suoi occhi vispi e quei tratti vagamente mediorientali, con il suo particolare modo di parlare con una stravagante Erre che solletica il palato al solo sentirgliela pronunciare e quella naturale dolcezza che emana ogni volta che si avvicina, Susan è una di quelle ragazze che ti rapisce subito i sensi; ed io mi faccio rapire senza opporre resistenza.

Andiamo di sopra, mi chiede se preferisco una camera con gli specchi oppure una con la doccia. «Specchi! Si!» è la mia risposta. Ride divertita ed entriamo dunque nella stanza con gli specchi. Lei è di origini turche, e intanto che prepara il giaciglio cerco di ricordarmi le poche parole turche che conosco, ma mentre ci penso lei si gira e mi toglie l’accappatoio, poi fissandomi negli occhi comincia a strusciarsi come una gattina in calore. A quel punto le uniche parole che riesco a ricordare sono “Seni Seviyorum”, che non è una formula magica di Harry Potter ma in turco significa letteralmente “Ti Amo”, e direi che non sono esattamente le parole più adatte all’occasione (anche se in verità è più simile ad un generico e sempre vago I Love You, come significato implicito).

Così, dopo avermi fatto venir l’uccello più che barzotto, lo prende in mano e mi trascina sul letto. E anche stavolta non voglio scendere nei particolari, ma con quella sua evidente passione per l’arte orale, mescolata all’incommensurabile dolcezza e ad una forte dose di porcaggine estrema nei momenti più opportuni, la bella turca mi ha fatto perdere la testa per un’ora. E guardarsi attraverso gli specchi da ogni angolazione possibile ha pur sempre un certo fascino. Alla fine dopo aver donato alla sua boccuccia tutto il sacro nettare di cui disponevo, ricevendo da parte sua l’ennesima conferma del fatto che “È dolce”, andiamo a lavarci in un’altra stanza e poi scendiamo giù per le formalità di rito. La congedo con un delicato morso sull’esile collo, e scompare in bagno mentre io torno su per la scala, diretto verso l’area relax all’ultimo piano in cerca Aleandro, poiché sapevo sarebbe andato a riposare le stanche membra lontano dagli occhi delle diavolette tentatrici.

Salendo le scale che portano al secondo piano odo gemiti e grida di piacere, e per un attimo penso che qualcuno si sta divertendo parecchio in una delle stanzette in mansarda. Ma appena varco la soglia dell’area relax, realizzo che erano solo “i dialoghi” del film porno visualizzato sullo schermo.

Saluto il mio compare che con lo sguardo perso stava pennichellando sul divano, e mentre vado in terrazza per fumare una sigaretta in pace, noto che c’è anche uno strano tipo poco più in là, che sembrava più interessato al film che non alle signorine al piano di sotto. Lo trovo strano ma penso che sia solo troppo stanco per stare in mezzo alle giovani ciCCine ed esco in terrazza a prendere aria fresca.

Sono le ventitré e trenta quando torniamo giù in sala bar. I pochi sgabelli disponibili sono occupati dalle signorine e dobbiamo incastrarci in piedi tra la nigeriana ed una draculina con gli occhialetti della quale mi sfugge il nome, ma mentre ordino da bere, faccio notare al mio amico quanto sia invitante la ragazza che ho di fianco, cioè proprio Stephanie, la Perla Nera del Casa Carintia, che pur non parlando bene l’italiano comprende quello che sto dicendo e subito lancia l’esca fissandoci senza ritegno. Al che Aleandro esclama risoluto «Si, però prima ci vo’ io con lei eh!». Mi piego in due dal ridere, ma il nostro subdolo eroe, approfittando della situazione si avventa sulla ragazza dalla pelle d’ebano, e col suo inimitabile approccio diretto la rapisce in un nanosecondo.

Battuto sul tempo, e ancora con le lacrime agli occhi per la scena vissuta poc’anzi, prendo la mia birra e mi trasferisco nell’altra saletta a recuperare energie in vista del prossimo round. Dopo un po’ torno a sedermi sui divani in sala bar, dove la Susan, dall’altra parte della stanza, mi chiede ogni cinque minuti se desidero bere qualcosa. Sono seriamente tentato dal riportarmela in camera, ma “la via del criceto” (animale che in natura non si accoppia quasi mai due volte con la stessa femmina) m’impone di provarne almeno un’altra.

Le possibili scelte tra le Top del locale sono adesso Beatrix, Bella e Stephanie. Le prime due, anche se molto carine e di mio gradimento, sono entrambe ragazze del genere “bambolina sbarazzina”, e visto che sono già stato prima con Lavinia e Susan, che fanno una seconda di seno e ottanta chilogrammi in due, avevo voglia di qualcosa di più consistente, magari un bel paio di tettone sode con cui giocare, e per questo cruccio la migliore opzione rimasta è senza dubbio la nigeriana. Devo solo attendere il suo ritorno dalla camera col mio compagno di avventure…

A mezzanotte le ragazze brindano e rompono (brutalmente) le uova colorate, ed i pochi avventori rimasti si scambiano gli auguri di buona pasqua. Osservo la scena che mi strappa un sorriso e mi fa pensare a quanto questo localino offra un’atmosfera unica e casereccia, un po’ da bordello d’altri tempi (o almeno così mi immagino fossero i bordelli prima della legge Merlin, perché sono troppo giovane e “gli altri tempi” li ho vissuti solo nella mia testa grazie ai racconti di vecchi puttanieri nostalgici); e mi rammarico un po’ di non poter essere un cliente abituale del Casa Carintia, ma pur non essendo tale riesco comunque a cogliere l’aria di casa che si respira qui dentro.

Mi sposto nuovamente sulla mia adorata poltrona e ad un’ora esatta da quando erano scomparsi vedo tornare Stephanie e Aleandro. Lei s’infila in bagno, e poco dopo la vedo a parlare con un ragazzo che probabilmente l’aspettava in fondo alle scale. Intanto il mio compare dice che non si sente più le gambe perché la pecora con la bella Nigeriana l’ha debilitato fisicamente, ma è molto soddisfatto della sua performance e mi conferma che è stata un’ottima scelta; poi mentre parliamo mi passa davanti una giovine passera che non conosco, dotata di un piacevole corpo dalle morbide forme e una capigliatura un po’ “sparata” tendente al rossiccio. Per un attimo penso che forse dovrei cambiare i miei piani, visto che l’ora è tarda e che se quel culetto nero di Stephanie sale su con un altro, non ce la faccio ad aspettare chissà quanto ancora. Per fortuna dopo nemmeno cinque minuti la vedo tornare da non so dove. Probabilmente il cliente visto prima era un affezionato e stava solo salutandolo prima della partenza, ma la nigeriana sfila in corridoio di gran passo e s’infila diretta nella porta in fondo al corridoio. Prima o poi tornerà, penso. E in attesa del suo ritorno mi accendo un’altra sigaretta…

La ragazza dalla pelle d’ebano si fa attendere per un buon quarto d’ora. Nel frattempo ci siamo spostati nuovamente in saletta Lap per sorseggiare una birra in pace, ma mentre son seduto sul bordo del divano tengo un occhio puntato sul corridoio, e quando vedo uscire la Perla Nera la chiamo gridando spudoratamente il suo nome, e lei tutta felice di aver già un nuovo ammiratore viene a sedersi sulle mie gambe. Saluta maliziosamente Aleandro, ancora stordito e provato dal precedente incontro in camera, e dopo un paio di brevi scambi di battute, senza prolungare la già lunga attesa è giunto il momento di salire al primo piano.

Ancora una volta mi ritrovo nella stanza col letto a baldacchino. Stephanie scende dai suoi alti tacchi e rivela la sua reale statura. Non è una una stangona, è bassina, ma come si suol dire “C’è tutta”. Avesse anche l’altezza di una modella sarebbe sicuramente una topa stellare, ma a me piacciono molto le ragazze minute e quindi è perfetta. Ci concediamo una calda doccia insieme, e mentre provvede a rendere lindo il Regale Augello mi struscia addosso quelle belle tette naturali e sode. Giochiamo sotto la pioggia e la cosa si fa bollente; ma non per l’acqua troppo calda. Ci spostiamo sul letto e la mordicchio un ovunque, si sdraia sulla schiena, poi mi invita direttamente a leccarle la figa e tutto il resto. Ottima idea cara Stephanie, veramente ottima.

La ragazza gradisce, ed io mi diverto. La vesto di un “pigiamino di saliva” leccando con gusto ogni centimetro di quel corpo che sembra creato apposta per donare piacere agli uomini, e devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non inforcare al volo la sua bella topina, quando salendo verso il suo viso per baciarla i nostri sessi s’incontrano e si strusciano casualmente l’un l’altro. Mi propone quindi un succulento sessantanove. Mi sdraio al suo posto e lei mi appoggia la figa in faccia, stendendosi su di me, quindi si avventa con quelle sue morbide e carnose labbra sul batacchio. Ed è un pompino allo stato dell’arte.

La cosa va avanti per interminabili minuti, poi molla la presa e inizia ad assecondare con più foga le mie attenzione al suo sesso, e mentre le sto torturando entrambi i pertugi mi incita a continuare per poi riprendere a succhiare voracemente come e più di prima. La situazione è idilliaca ma critica; se vado avanti così altri due minuti magari lei se la gode, ma anch’io arrivo al capolinea. E invece me la voglio strapazzare come si deve. Ma non c’è il tempo per un secondo round, così decido di passare all’azione. Faccio indossare il preservativo al soldatino e la Perla Nera si stende nuovamente sul letto. L’afferro per le caviglie e infilo delicatamente il Frà Pelato al calduccio. L’inizio è lento e pacato, lei mi fissa dritto negli occhi con aria da inguaribile porca, allora aumento il ritmo e sembra proprio che la signorina apprezzi l’impegno. Poi nella foga del momento le succhio le dita dei piedi, che detto così suona anche un po’ trash, ma noto sul suo volto un’espressione quasi sorpresa, di approvazione, così continuo il gioco fin quando poi sento l’irrefrenabile voglia di vedere quel suo culetto rivolto al cielo. E qui non c’è molto da commentare, è semplicemente perfetto, rotondo e morbido quanto basta, e nero come cioccolato fondente. La sbatto su quel letto come non ci fosse un domani, poggia la testa sul cuscino, appoggio le mani alla testata del letto e continuo a godermi la sua calda e polposa vulva sbattendo prepotentemente ad ogni affondo su quelle favolose e rotonde chiappette d’ebano; poi si gira leggermente di lato e mi aggrappo prepotentemente a un seno e mi ritrovo intrecciato con lei sul letto mentre continuo imperterrito nella mia opera godereccia. Ma la posizione è talmente scomoda che decido di cambiare nuovamente. Un attimo di pausa, poi lei si sdraia di fianco e m’insinuo ancora tra le sue cosce per ripartire da dove eravamo rimasti. Ormai si è lasciata andare completamente, e mi afferra per un braccio come a volermi tirare a se, allora con la mano libera mi aggrappo nuovamente alle sue belle tette e in quella salda e prepotente morsa il gioco si fa ancor più interessante. Ansima da vera porca, ed io andrei avanti all’infinito in quell’intreccio sessuale così coinvolgente. Oserei quasi definirla una delle scopate più intense e appaganti di sempre, almeno per quanto riguarda le professioniste del settore. La stanchezza del lungo viaggio, e soprattutto le birre bevute nel corso della serata, cominciano però a farsi sentire e mi rendo conto che per concludere in quel modo dovrei prolungare l’incontro di almeno altri trenta minuti, ma sono quasi le due, e la seconda mezz’ora sta per finire, allora mollo la presa, esco dal caldo pertugio e libero il birillo affidandolo nuovamente alle attenzioni delle sue fauci per poi concludere allo scadere del sessantesimo minuto con un’esplosione di piacere che per un pelo non la prende dritta negli occhi.

Vedo le stelline accasciandomi sul letto totalmente appagato e soddisfatto, Stephanie mi regala due bacetti e provvede a riordinare un po’ il casino in stanza. Un’altra doccia e torniamo al piano di sotto ridendo e scherzando.

“A volte penso che avrei dovuto fare il comico. Con me le donne ridono sempre.” (E non per il motivo a cui state pensando in questo momento; cari i miei stronzoli maliziosi).

Sbrigo anche con lei la formalità del vile denaro, e la saluto per andare in cerca di Aleandro. Lo trovo nuovamente in sala relax all’ultimo piano. Dice che si è ritirato dal campo di battaglia, dichiarandosi ormai fuori dai giochi e ancora stordito dalla precedente battaglia con la Perla Nera (e dopo un’ora con lei capisco bene a cosa si riferisce).

Ormai sono passate le due di notte, propongo quindi di andare a bere un’ultima cosa al bar prima di tornare in albergo. Al bancone, il ragazzo tuttofare del locale ci fa presente che se vogliamo salire ancora in camera con le ragazze quella è l’ultima occasione, perché tra mezz’ora il locale chiude. Gli dico che lo so bene e che ho già dato. Mi guarda e ride sotto i baffi anche se non li ha. Mi faccio servire l’ultimo drink e poi saluto la Susan che è incastrata sulla panchina dalla parte opposta della saletta a ciarlare con le altre ragazze. Anche le sue colleghe poi salutano animatamente mentre usciamo dalla sala, e prima di arrivare allo spogliatoio dedico un “Bye bye” anche a Stephanie che sta nuovamente transitando in corridoio.

Con un mix di stanchezza estrema e pace interiore assoluta torniamo alle vesti borghesi, e salutando anche la sempre gentile e premurosa cassiera, torniamo nel buio della piovosa notte dove la Trombomobile è pronta a portarci in hotel per godere di un buon sonno ristoratore.

Il giorno successivo, la domenica di Pasqua, siamo tentati dal fare davvero una veloce visita al Wellcum che è proprio sulla via del ritorno, ma in seguito a una tranquilla colazione in centro a Villaco decidiamo di andare diretti a Tarvisio per il pranzo e poi verso casa, con la consapevolezza che anche quest’avventura è ormai giunta al termine. Questa volta però il rientro è meno traumatico, la prossima gita è già in programma da molto tempo e sarà un’occasione molto speciale, l’addio al celibato di uno dei miei migliori amici, ma questa è un’altra storia…

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