Dicembre 2008.

La vivace atmosfera natalizia stava prendendo il sopravvento sul freddo grigiore invernale, e la mia dolce metà, come ogni cazzo di anno aveva provveduto ad addobbare tutta la casa, dentro e fuori, con centinaia di lucine colorate ed altre tipiche amenità natalizie, tanto da farla sembrare come una di quelle dei classici film di Natale americani. Mancava solo Santa Claus con la cazzo di slitta e le sue renne del cazzo. Di corna da addobbare invece ce n’erano già in abbondanza, quelle a lei non le ho fatte mai mancare.

Era ormai trascorso un intero anno da quella memorabile gita clandestina in Germania con gli amici, e nonostante avessi provato ad organizzare qualcosa per ripetere l’esperienza, alla fine riuscii a mettere in piedi solamente una gitarella in montagna con Marco e Gianni, ed un altro dei nostri amici ammogliati; ma fu un’inutile scampagnata perché quell’anno la neve scarseggiava, e di conseguenza anche le giovani turiste; l’unica cosa buona che riuscimmo a fare fu ubriacarsi in un pub semideserto per poi andare a dormire e non pensarci più…

Però, una sera di un paio di settimane più tardi, mentre ero davanti al computer a cercare in rete un po’ di notizie sulle escort della zona vedo che un utente di un forum ha scritto qualcosa riguardo all’apertura di un nuovo locale Fkk in Austria. Prendo nota delle poche informazioni che riesco a trovare e me ne vado a letto, perché la cara renna addobbatrice di casa era stranamente in vena di effusioni, e non potevo certo ignorarla.

Nei giorni successivi però ripresi a cercare e trovai ulteriori notizie circa l’apertura di questo locale austriaco che avrebbe dovuto avere l’invitante nome di “Andiamo”. Scoprii così che sarebbe stato inaugurato a fine gennaio e che si trovava nei pressi della città di Villach, ovvero a circa cinque ore di strada da casa.

Il giorno seguente mi incontrai con Marco.

«Dobbiamo andare a sciare» gli dissi.

«Io lassù non ci torno!» obiettò lui, riferendosi all’ultima sciatta scampagnata in montagna.

«No no, non hai capito. Stavolta andiamo in Austria…»

Marco mi guardò per un attimo come se gli avessi detto di aver visto volare un elefante rosa con il mantello di Batman; poi un attimo dopo capì vagamente a cosa stavo alludendo con la parola “sciare”.

«Ok, dimmi tutto», rispose con un’insana curiosità dipinta sul volto.

Gli raccontai quindi ciò che avevo scoperto e lo vidi estasiato, almeno quanto lo ero io, lo incaricai dunque di rendere partecipi della cosa anche Gianni e Roberto. Solamente loro due, poiché come si suol dire “il paese è piccolo e la gente mormora”; e considerato che l’anno precedente ci fu una pericolosa fuga di notizie riguardante la nostra zingarata in Germania, avevamo deciso che per le prossime volte sarebbe stato meglio essere in pochi ma affidabili al cento per cento.

Alcuni giorni giorni dopo, in occasione della classica cena tra coppie per scambiarsi gli auguri natalizi, alla quale era presente anche Gianni, decidemmo di approfondire la questione una volta trascorse le festività, e non ne parlammo più fino a gennaio. Nel frattempo, di tanto in tanto controllavo se ci fossero stati aggiornamenti, ma ancora non si trovavano ulteriori notizie; comunque tutto sembrava filare liscio e la fatidica data di apertura del locale si stava avvicinando.

Finite le feste e scomparse anche le odiose lucine colorate dalla facciata della casa, un paio di giorni dopo l’epifania ci ritrovammo tutti e quattro per una bevuta e per discutere sul da farsi. Marco ed io avevamo già deciso di organizzare la gita, ma Roberto non era affatto convinto ed aveva pure una mezza storia con una bella ragazza russa che non lo invogliava a seguirci. Gianni invece sarebbe voluto venire, ma non poteva proprio liberarsi dal lavoro in quel periodo, quindi si trovò a dover declinare l’invito, lasciando a me e a Marco l’onere di andare in avanscoperta nel nuovo locale.

La sera stessa cominciai ad inventarmi un buon alibi da raccontare alle nostre signore, e così nel giro di un paio di giorni avevo preparato la fuga in ogni dettaglio, con una sceneggiatura degna de Il Conte di Montecristo.

M’incontrai nuovamente con Marco per gli ultimi dettagli. Il piano era perfetto e l’alibi sempre lo stesso dell’anno prima, ma stavolta era veramente inattaccabile. Ufficialmente andavamo a sciare in una zona al confine tra l’Italia e l’Austria (a poche decine di chilometri da Villach), e di fatto dovevamo solo mentire dicendo la verità, bastava omettere tutta la parte riguardante la visita al locale, ma il resto sarebbe stato tutto vero. Così facendo, anche in caso di problemi, saremmo risultati presenti più o meno nel posto dove dovevamo essere, ed anche il problema dell’operatore telefonico e delle chiamate alle signore a casa era risolto con facilità, perché come tutti sanno non è molto pratico chiamare o rispondere al telefono mentre si è sulle piste da sci, quindi le avremmo chiamate noi nel momento più opportuno, ovviamente.

Marco si prese la briga di noleggiare un mezzo adatto all’escursione e decidemmo quindi la data di partenza che fu fissata al venti di febbraio, ma solo perché la settimana precedente era San Valentino, e non ci sembrava proprio il caso di inacidire le rispettive compagne proprio quel giorno. Insomma, come si suol dire, eravamo in una botte di ferro. Adesso non restava altro da fare che intortare a dovere le mogli ed attendere il fatidico giorno…

20 Febbraio 2009.

Quel venerdì pomeriggio staccai da lavoro un paio d’ore prima del solito, per assicurarmi che tutto fosse in ordine e per tranquillizzare quella scassapalle che lasciavo a casa, poi verso quella che solitamente era l’ora in cui rientravo all’ovile, arrivò il mio compare che si presentò con uno strano camperino tedesco, un due posti agile e compatto ribattezzato poi goliardicamente col nome di Panzer. Salutai affettuosamente la mia signora, scesi le scale saltellando, e con l’euforia di un bimbo che sta andando in gita scolastica per la prima volta lanciai l’attrezzatura da sci e lo zaino nel ripostiglio del camper.

Intorno alle diciotto e trenta eravamo in autostrada. Il viaggio fu una passeggiata ed il piccolo Panzer biposto si rivelò una scheggia, tant’è che dopo una sosta per acquistare la vignetten nell’ultima area di servizio prima del confine, e dopo aver fatto la nostra telefonata a casa prima di entrare in Austria dichiarando di essere già arrivati a destinazione, intorno alle ventitré e trenta eravamo nel centro di Villach in cerca di un parcheggio per la notte.

Dopo aver preso a spanne le misure della città, ovvero dopo averne fatto il giro per almeno un paio di volte rischiando di perderci ad ogni bivio, riuscimmo finalmente a trovare posto in un piazzale vicino al centro dove c’erano già altri camper in sosta. La neve era ovunque ed era abbondante, il nostro alibi rimaneva a prova di bomba. Ma visto che ancora era troppo presto per dormire, nonostante il freddo polare andammo a fare un giro in centro; giusto per vedere dov’era il bordello cittadino e magari per farsi fare una pompa della buonanotte qualora ne fosse valsa la pena.

La cittadina di Villach si presenta bene, il centro storico è ben tenuto e si articola per una serie di stradine tra i vecchi palazzi. Passiamo di fronte a vari localini più o meno ambigui, ma non siamo interessati a darci all’alcol quindi tiriamo dritto, poi, appena oltrepassiamo una sorta di bar proprio nei pressi del bordellino, veniamo letteralmente inseguiti da una stangona bionda e poco vestita che prova in tutti i modi a trascinarci nel suo locale.

Purtroppo per lei la ragazza aveva fatto male i suoi conti ed aveva approcciato i polli sbagliati; e comunque il programma del giorno successivo ci allontanava da ulteriori tentazioni, almeno per quella sera. Ci seguì per un centinaio di metri, era bella e provocante con quel suo vestitino succinto in mezzo al gelo notturno del paesaggio innevato, ma era anche una gran rompipalle, le proposi quindi di farci compagnia per la notte; a quel punto alzò bandiera bianca e tornò indietro, anche perché probabilmente gli si stavano congelando le tette e tutto il resto. Noi invece eravamo già congelati da un pezzo e decidemmo di tornare al camper e riposarci in vista della visita all’Andiamo.

…Stavo sognando beatamente quaranta vergini nude che mi violentavano a turno, quando all’improvviso apro gli occhi e fuori dal camper sento una moltitudine di voci maschili che sta cantando qualcosa in tedesco; sembra uno di quei cori da stadio che tanto odio. Si sveglia anche Marco, ci guardiamo straniti non riuscendo a capire quello che sta accadendo la fuori, per un attimo abbiamo creduto di essere in mezzo a un corteo di protesta notturno o comunque qualcosa di non buono. Apriamo appena le finestrelle del camper per dare un’occhiata e vediamo un gruppo di giovani ragazzi che cantava e schiamazzava in un angolo del piazzale. Li vicino notiamo altra gente uscire da un edificio accanto al parcheggio e ci rendiamo conto che è una discoteca.

«Si vede che qui usa divertirsi così…» dico io.

«Briai di merdaaa!» ribatte Marco. Quindi ci facciamo una risata e appena i Tenores la fuori si chetano torniamo nel mondo dei sogni…

Il mattino seguente ci rechiamo in centro per la colazione e scopriamo che in città stavano festeggiando il carnevale con tanto di sfilata dei carri allegorici e gruppi in costume, praticamente un bordello assurdo, ma non del genere che cercavamo noi. Comunque ci godiamo la sfilata e le belle fanciulle locali tutte addobbate per l’occasione, e dopo aver divorato una discreta dose di krapfen, serviti da una simpatica morettina in un altrettanto piacevole bar, è finalmente giunto il momento di andare.

Alle due del pomeriggio depositiamo il piccolo Panzer nel parcheggio del locale e dopo gli ultimi controlli di rito, ovvero sincerarsi di avere in tasca il telefono per chiamare casa all’ora di cena e di avere sufficiente denaro al seguito per sollazzare il Regale Augello, ci siamo avviati con passo felpato verso l’ingresso, dove quelli dello staff già stavano attendendo con ansia il nostro arrivo, anche perché a quell’ora c’erano solamente altri quattro o cinque clienti.

In un attimo la porta si apre e il grosso addetto alla security ci saluta e appena entrati veniamo istruiti formalmente dalla signora della cassa, che dopo aver incassato i settantacinque euro dell’ingresso provvede a fornirci accappatoi e ciabattine su misura, oltre al solito asciugamano e un paio di schede magnetiche bianche. Senza ulteriori indugi proseguiamo per gli spogliatoi dove i famigerati armadietti fatti a elle (L) colpiscono prima la testa del buon Marco e poi il mio stinco sinistro, provocando nell’aere un folkloristico rosario di madonne in toscanaccio arcaico che suscita l’ilarità di altri due avventori che si stavano preparando ad entrare. Uno spiacevole inconveniente che si ripresenterà per ben tre volte prima di memorizzare che quei cosi sono assolutamente diabolici e pericolosi.

In fase di svestizione ripenso ad alcuni commenti negativi letti nei giorni precedenti su un forum online e sono un po’ ansioso di entrare in sala per vedere come stanno realmente le cose, ma intanto mi chiedo ingenuamente “Come diavolo lo chiudo l’armadietto se non c’è la chiave?”.

Per fortuna c’è l’arguto Marco, che con innato intuito e geniale astuzia prova a passare la scheda bianca su quel cerchio bianco incavato nello sportello e *Clack*, questo si chiude immediatamente. Ok, problema risolto; lo imito e il maledetto sportello killer si chiude, quindi ci incamminiamo verso la zona calda del locale.

Appena oltrepassata la soglia dello spogliatoio, sfiliamo nel corridoio accanto alle docce e vediamo il grande salone principale. La prima impressione è ottima, luci soffuse e buona musica. Facciamo ancora qualche passo verso la sala e noto subito una manciata di fanciulle seminude sui divani ed altrettante distribuite tra gli sgabelli del bar e i divanetti a fondo sala. Continuiamo il giro per inquadrare bene l’ambiente oltreché le varie signorine presenti e noto con piacere che il locale, seppur non grandissimo, è molto bello e ben curato nei particolari, e poi profuma di nuovo. Inoltre, cosa non meno importante, le ragazze sono quasi tutte esteticamente molto carine, ad esclusione di un paio che appaiono molto meno attraenti delle altre e che infatti lavoreranno ben poco durante la giornata.

È già passata una mezz’ora da quando siamo entrati, dunque decidiamo di sederci al bar per una birra e per commentare le prime impressioni a caldo. Intanto ho già messo gli occhi su un paio di possibili candidate alla camera, e appena finiamo di bere le nostre birre ci accomodiamo sui divani per una sigaretta in relax. Dopo nemmeno cinque minuti ecco che arrivano due belle biondine, le sorelle polacche. Una si chiama Bianca ed è una stangona di quasi un metro e ottanta da noi soprannominata “Tornado”. Bianca va a proporsi al prode Marco, che preso da un momento di lucidità rimanda la cosa a dopo declinando gentilmente l’offerta. L’altra è Maya, una piccola bomba sexy, ribattezzata in seguito col nome di “Twister”, la quale mi si para davanti completamente nuda, poi si siede su di me e dopo i soliti discorsi rituali del primo approccio, mi chiede se voglio salire in camera con lei.

Per principio avevo pattuito con Marco di non cedere subito al primo attacco, ma ahimè a lei non ho saputo proprio resistere. È davvero molto carina, e quel suo viso particolare con due bellissimi occhi color del cielo mi ha subito rapito i sensi, accetto quindi la proposta, saluto il prode compagno d’avventura e mi avvio con la dolce fanciulla in cerca di una camera.

Le camere sono al piano superiore quindi anche qui c’è una scala da salire, ma a differenza di quella del Colosseum, questa è un’unica rampa dritta, che da un lato è poggiata su una parete e dall’altro si affaccia sul salone principale del locale. Mentre salgo con Maya, penso che forse è meglio godermi la rotondità del suo posteriore da un altro punto di vista, così lascio che mi preceda di qualche gradino e in effetti quelle chiappette lisce e sode che sculettano ad ogni passo sono proprio un bel vedere. In cima alla scala ci sono due corridoi, uno a destra, uno a sinistra, separati da una sorta di atrio attrezzato con svariati divanetti, che funge da sala di attesa quando le camere sono tutte occupate.

Maya prende una chiave dalla bacheca ed entriamo nella prima porta a destra del corridoio di sinistra ovvero la più vicina. La porta si chiude e lei che già è nuda mi aiuta a togliere l’accappatoio con fare da geisha poi mi invita a sdraiarmi sul letto, sorrido al pensiero che avrei trascorso almeno la prossima mezz’ora in compagnia di quest’angioletto del sesso e le faccio presente che desidero sia lei a prendersi cura di me e farmi rilassare.

La bella polacchina non se lo fa ripetere; si sdraia di fianco a me baciandomi dolcemente, prima sul collo e poi sul petto, poi fa scivolare la lingua verso la zona calda e pian piano con sapienti leccatine si avvicina al mio sesso che è ormai pronto per la battaglia e ovviamente lei lo sa. Si piazza in fondo al letto prodigandosi in un lento ed eccitantissimo pompino. La lascio fare per un po’, godendomi il momento mentre mi guarda con quegli occhietti fatali e continua a succhiare con maestria. A quel punto sono costretto a fermarla altrimenti muoio. Capisce al volo la situazione, provvede alla copertura dell’arnese, si adagia sopra di me dandomi le spalle, e dopo essersi accomodata sull’asta comincia a cavalcare con un ritmo a dir poco da infarto, che unito a quella sua vulva piuttosto stretta rischia di mettere fine all’incontro prima del tempo; così dopo aver goduto brevemente della sua cavalcata la faccio sdraiare, e dato che fisicamente è piuttosto minuta cerco di tenermela stretta onde evitare che mi cada dal letto mentre la stantuffo come dio comanda. Ma forse la ragazza ha esagerato un po’ con quell’olio profumato sulla sua pelle, che per quanto le doni un aspetto ancora più sexy, allo stesso tempo la fa anche scivolare via dalle mani come un’anguilla sott’olio. L’afferro con delicatezza ma saldamente per le esili caviglie, e finalmente posso godermi appieno la vista del suo bel faccino puttanesco finché sento che il momento è giunto ed esplodo di piacere dentro di lei con somma soddisfazione, mia e del mio fratellino pelato che lascio ancora un attimo a godere del tepore di quel caldo rifugio mentre la Maya continua a fissarmi con i suoi occhioni ipnotici.

Il primo assalto è concluso. Mi concedo una doccia direttamente in camera, lei fa lo stesso, poi torniamo al piano di sotto per la paghetta. Le consegno garbatamente i suoi meritati sessantacinque euro insieme a un bacio e vado subito in cerca del mio amico Marco.

Rientro in sala ancora un po’ stralunato, lo cerco a destra e a manca, ma Marco è scomparso. Mi svacco allora su uno dei divanetti vicino al bancone del bar e mi accendo una sigaretta, poi scrutando la fauna presente in sala, noto che manca all’appello anche Bianca, ovvero la “sorellona” di Maya, e dato che nel locale eravamo veramente in pochi, se due più due fa quattro… Beh, buon per lui che se la sta godendo.

Mentre sono li che mi rilasso come un gatto stanco, faccio appena in tempo a finire la sigaretta e subito si avvicina una biondina. Non è propriamente quella che definirei una bella figa, diciamo che non è nemmeno una che mi girerei a guardare se la incontrassi per strada, ma a vederla così, completamente nuda, la ragazza mi ispira sesso, ovvero mi sa di porca totale. Lascio quindi che si accomodi su di me, e scopro che parla italiano, «Come stai?» mi chiede. – «Sto da dio!» le rispondo, e intanto penso “Sono in paradiso e sono appena stato in camera con un angelo del sesso, come vuoi che mi senta?”.

La conversazione va avanti e dice di chiamarsi Alina, è garbata nei modi e nient’affatto insistente nell’approccio, e se non fossi in fase di recupero probabilmente ne uscirebbe un bel secondo round, quindi le faccio capire che ancora non è il momento, ma se vuole io sarò li fino alle tre del mattino.

Scambiamo altre due battute e si congeda salutando gentilmente col suo bel sorriso da porca stampato in faccia. Mi giro in direzione dell’altra parte della sala e vedo arrivare il prode guerriero che si avvicina con un’espressione di vittoria stampata in volto.

«Andiamo a farci una bevuta così mi racconti tutto» gli dico. Ci sediamo al bancone del bar appollaiati su due dei numerosi sgabelli disponibili e gli domando: «Allora? Com’è andata con la stangona?», quindi lui con quell’indelebile espressione soddisfatta ancora stampata sul volto, risponde: «Quella non è una donna è un tornado, me l’ha preso in bocca e pareva un aspirapolvere!»

Praticamente, ha goduto di una mezz’ora di SuperPompino in modalità Tornado, ed ha concluso con una venuta nella boccuccia della donzella. Come primo round direi che non è affatto male.

Continuiamo quindi a scambiarci pareri e impressioni, poi facciamo un salto in sauna, e a seguire ci concediamo ancora un’altra bevuta per finire poi nuovamente sui divanetti. Intanto sono arrivati altri orsi in accappatoio, ma anche il numero delle ragazze è aumentato e siamo ancora in netta inferiorità numerica, e va bene così, c’è più scelta per tutti.

Nel frattempo, il mio amico ha notato una moretta con un fisico da modella e un bel viso pulito da ragazza casa e chiesa, che anche in mezzo a tante bellezze fa la sua porca figura. Io invece butto gli occhi su una mora riccioluta con gli occhialini che mi ispira una serie di strani pensieri pornografici. Ma non faccio in tempo a pensarci troppo perché vedo arrivare il Tornado ovvero Bianca, che da infaticabile succhiatrice qual è, mi propone una gita al piano di sopra; ed è molto convincente, tanto che dopo due chiacchiere di circostanza accetto l’invito e mi avvio con lei per il secondo giro di giostra di questa lunga giornata, lasciando il buon Marco a osservare la signorina di prima, sulla quale ha ormai lasciato gli occhi.

Non mi dilungherò a descrivere quanto successo in camera perché in buona sostanza, imitando le gesta del mio fido compagno di avventure, la situazione con Bianca era questa: Lei succhiava. Io godevo. Punto. Eh si, perché lei è davvero una stakanovista del cazzo, ed avendo ascoltato poco prima l’opinione entusiasta del mio compare ho fatto capire a Bianca che volevo solo godere della sua calda, e smodatamente salivosa, boccuccia. E così è stato. Un pompino che definirei in ordine cronologico con questi aggettivi: Caldissimo, Avvolgente, Infinito, Esplosivo.

Dopo l’esplosione (e mi sento in dovere di precisare che l’ultimo schizzo se l’è preso in faccia perché aveva già la bocca piena) mi sentivo leggero e soddisfatto, totalmente appagato, e nonostante abbia trascorso la mezz’ora comodamente disteso sul letto ero letteralmente incapace di alzarmi. Lascio la parte seguente alla vostra immaginazione, perché non credo sia così interessante sapere nel dettaglio cosa ne ha fatto di quello che aveva in bocca e in faccia, e arriviamo direttamente al momento della paghetta. Questa volta sono centoquindici gli euro da versare. Vado all’armadietto a prendere il giusto compenso e quando torno di là, non la vedo più.

“O ‘ndove cazzo è andata?” penso.

Mi guardo intorno e la vedo poco più in la infrattata sul divanone tra le fresche frasche vicino all’entrata della sala. Mi avvicino e in perfetto toscanaccio le dico: «O’ccheSeiUnNinja?».

«Uh?», è la sua risposta. Ovviamente non ha capito niente e la strana espressione dipinta sul suo volto mi strappa un sorriso mentre le porgo in mano la lauta ricompensa. Soddisfatta ringrazia e saluta, e come si dice dalle mie parti, Si leva di ‘ulo , ovvero se ne va.

È senza dubbio una gran bella ragazza, ed è pure brava. Se fosse un po’ più interessata anche al social time, potrei farci un altro giro in camera più tardi, ma evidentemente non gli interessa e preferisce soddisfare ogni avventore presente nel locale. E la cosa straordinaria è che al novanta per cento ci riesce! Infatti a fine giornata ho perso il conto di quante volte l’ho vista salire su per la scala questa stoica Stakanovista del cazzo.

…Ma torniamo a dare attenzione agli eventi circostanti…

Mi concedo una rigenerante e caldissima doccia poi torno nell’arena del Trombodromo. Anche stavolta non riesco a scorgere la figura del mio amico Marco, e sono sicuro che sia nuovamente di sopra per pareggiare i conti. Decido quindi di rilassarmi tra le bollicine nella vasca idromassaggio, poi vado a prendere da bere e mi fiondo su un divanetto. Resto li due minuti in tranquilla solitudine, quand’ecco che mi passa davanti la ragazza con gli occhialini, una di quelle che avevo già adocchiato in precedenza e che avevo inserito nel mio personale menù del giorno. Si accorge che la osservo e mi si fionda letteralmente addosso, poi senza proferir parola comincia letteralmente a miagolare e mi mordicchia l’orecchio. Apprezzo il suo approccio diretto ma intanto penso: “Eccheccazzo, ma allora siete stronze, lo fate apposta a farmi impazzire quando sono in fase di recupero!”

La gatta però non lo sa e continua a stuzzicarmi, poi dimostra di saper anche parlare oltre che miagolare:

«Ti piace?» domanda sorniona mentre continua a strusciarsi come un felino in cerca di attenzioni.

«Assolutamente si» rispondo, accarezzandole la schiena, «Tu mi piaci e sei molto simpatica, ma il piccolo pelato laggiù è attualmente morto…» Mimo il segno della croce sulla zona incriminata e concludo dicendole «…Ma se ci sei ancora, più tardi ci rivediamo sicuramente, adoro le gattine in calore.» Lei accenna un sorrisetto beffardo, poi controlla sotto l’accappatoio e conferma: «Si, sembra stanco» dice, dopo aver preso in mano il serpentello che ancora non da apparenti segni di vita. Dopodiché mi schiocca un bacetto sulla guancia e si alza in piedi. «A dopo! Riposati!» esclama; quindi miagola un’ultima volta e porta altrove la sua snella silhouette da indossatrice.

Guardo l’orologio; sono trascorsi quasi cinquanta minuti da quando sono sceso dalla scala, ma di Marco ancora non v’è traccia; mi sa che ha fatto l’incontro da un’ora quel porco guerriero…

Dopo un po’ lo vedo scendere, con lo sguardo perso nel vuoto e i cuoricini negli occhi, insieme alla ragazza mora che stava fissando quando l’ho lasciato al bar più di un’ora prima. Si assenta per le operazioni di rito poi ritorna in sala, e visto il suo sorriso a trecentosessanta gradi ne deduco che abbia passato un’ora di fuoco, infatti quando gli domando: «Allora com’è andata?», ecco che parte con una serie di elogi nei confronti della dolce fanciulla il cui nome d’arte è Laura (ma Angelina per gli amici) e mi rivela che, è stato si un’ora in sua compagnia, ma ha solo usufruito della sua bocca.

In verità è proprio fissato coi pompini, è una mania la sua, e descrivendo l’esperienza confessa soddisfatto: «Mi son fatto aspirare anche l’anima; m’ha sfinito…», poi si guarda intorno come a sincerarsi che non ci sia nessuno nelle vicinanze e aggiunge «…C’ho le palle secche!»

A quel punto non so più dove girarmi a ridere, stavo fumando e a momenti mi strozzo per il modo in cui l’ha detto. Comunque, dopo aver scongiurato il soffocamento, mi fido ciecamente dei commenti fatti dal porco guerriero e anche questa moretta col bel faccino da porca della porta accanto ed un corpo perfetto entra di diritto nella mia virtuale lista della spesa. Sarà poi il fato a decidere quale delle prescelte verrà scartata.

Ma è ormai quasi ora di cena, facciamo la conta delle ragazze presenti e pensiamo che non ci è andata per niente male. Sono circa una ventina, e ad eccezione di una brutta con le tette a ciabatta, di un cofano senza forme, e di altre due, non brutte ma soprannominate rispettivamente “L’inutile” e “Sympathy” (ironizzando sul fatto che una è effettivamente insipida e inutile mentre l’altra è insopportabilmente antipatica), tutte le altre sono assolutamente carine; e tra queste altre ci sono almeno quattro gnocche degne di lode. Ci godiamo ancora un po’ cotanto ben di dio adesso che sono quasi tutte presenti in sala e poi ci spostiamo nel ristorante. “Fameee!”

Il Buffet non è niente di eccezionale, ma c’è bisogno di tenersi in forze perché abbiamo ancora sette ore prima che l’avventura giunga al termine e quindi mangiamo qualcosa che somiglia a un piatto di pasta in bianco e un paio di fette di carne di dubbia provenienza ma vagamente commestibili, per poi finire con della frutta. In fondo non eravamo li per il cibo, e comunque la frutta era buona…

Torniamo al bar per il caffè, sono circa le venti e trenta, ed abbiamo tutto il tempo di fare le cose con calma.

Le giovani meretrici, complice il fatto che anche loro devono pur mangiare, sembrano concedere una tregua e per un po’ non ci importunano, così decidiamo di prenderci il giusto tempo per digerire il cibo ingurgitato e ci appostiamo per un paio d’ore svaccati sui divanetti a fumare in pace accompagnati dal film porno in sottofondo sui grandi schermi lcd appesi in sala…

Avevo appena comunicato al mio compare che non mi sarei mosso da quel fottuto divanetto finché una delle prescelte non sarebbe venuta a chiamarmi, e naturalmente, dopo nemmeno un minuto il fato vuole che passi di li la bella Laura, che in seguito ai commenti del mio amico era diventata l’opzione numero uno.

Ci sfila davanti, saluta, sorride e scompare per un attimo alla vista, intanto lo sguardo losco di Marco mi dice che la sua mente diabolica sta sicuramente escogitando qualcosa di perfido, e infatti quando un attimo dopo la Laura torna indietro, quel maledetto la chiama da lontano e punta l’indice verso di me come a dire “Senti un po’ cosa vuole il mio amico qui…”

Beh, il bastardo ha appena trovato il modo di farmi fare il terzo giro di giostra. Laura arriva e si china in avanti con le mani appoggiate sul divanetto e mi guarda con quei suoi deliziosi occhi scuri da cerbiatta. Ha veramente un corpo che parla e un espressione dolce e maliziosa allo stesso tempo. Capisce al volo di cosa ho bisogno, mi chiede se desidero appartarmi in camera con lei e la risposta che mi esce dalla bocca è una cosa del tipo: «Fai strada che ti seguo!»

Mi fa segno di aspettarla li un attimo e nel frattempo mando cordialmente affanculo il mio amico che comunque mi ha fatto divertire con questa inaspettata mossa a sorpresa degna di un genio del male; poi ecco che torna la bella mora munita di asciugamani puliti, mi da la mano e ci incamminiamo insieme su per la scala del paradiso come due fidanzatini che stanno andando in un fienile a trombare come conigli.

Entriamo in camera, lei si toglie quel pezzo di stoffa che le copre appena la patata, io appendo l’accappatoio al gancio dietro la porta e quando mi giro me la trovo davanti nuda e perfetta come poche ne ho viste. Ci abbracciamo e sento il suo corpo caldo a contatto col mio. Vista così è veramente incantevole. Mi godo i suoi bacetti sul collo e ricambio le attenzioni sulla sua pelle vellutata. Dolcemente le accarezzo la schiena e scendo giù fino a quel culetto divino. Intanto il guerriero pelato là sotto comincia a riprendere vita, lei lo sente e ci sdraiamo sul letto continuando a scambiarci baci e giochi di lingua su ogni centimetro di pelle a disposizione, poi scende giù fino a sotto l’ombelico e finalmente si prende cura dell’arzillo serpentello stuzzicandolo con la lingua da cima a fondo, poi lo avvolge con la sua calda bocca e si esibisce in un pompino a dir poco fantastico. Non lo fa sparire in gola, ma sa usare la lingua che è un piacere, farebbe davvero resuscitare anche i morti. E continua così, senza foga, con calma, lo tiene stretto tra le labbra e succhia con una tale maestria che il rischio di chiudere la partita già in fase di riscaldamento è altissimo. Richiamo la sua attenzione posandole delicatamente una mano sulla spalla, non si ferma, alza gli occhi verso di me e guardandomi senza che io dica una parola intuisce ciò che desidero, prende un preservativo e lo calza sul birillo usando solamente la bocca, poi si posiziona sopra di me e in un attimo sento il calore del suo ventre che avvolge il mio sesso, si muove come una dea della lussuria, è troppo brava per resisterle e ed è troppo bella per non capitolare troppo presto. Decido quindi di cambiare posa, e per gustarmi la vista del suo sederino perfetto mi accomodo in ginocchio dietro di lei. Lo spettacolo è assicurato e quelle sue fossette di venere così marcate sono irresistibilmente sexy. Mi aggrappo al suo inebriante corpo e concedo la dovuta attenzione alla sacra pecora che ho tra le mani, ma la voglia di vederla in faccia prende il sopravvento e la invito a sdraiarsi sul letto. Si volta e si lascia andare con la testa sul cuscino spargendo i lunghi capelli neri tutto intorno. La osservo e penso che sia veramente una bella ragazza, una per la quale puoi perdere la testa. Poi spalanca le gambe e si mostra in tutta la sua lussuriosa bellezza, ed è divina anche li dove madre natura l’ha dotata di una fessura perfetta e invitante come il peccato. Provo ancora una volta quella sensazione di avvolgente calore, quando inginocchiato di fronte a lei penetro nuovamente all’interno di quella calda insenatura e osservo con gusto la sua espressione maliziosa mentre le accarezzo le gambe e stringo tra le mani quelle atletiche cosce senza imperfezioni. Rinvigorito da nuova linfa vitale ricomincio a godere di quel movimento ritmico cambiando il tempo in un intenso delirio sessuale; la cosa sembra piacerle, tanto che si agita in maniera contorta e mi invita senza mezzi termini a fotterla invocando anche un certo signor “God”, in un paio di occasioni; e sarei ben lieto di lasciarmi andare al piacere estremo in quel preciso istante, ma la tentazione di sentire il sacro nettare che le riempie la bocca è così forte da trattenermi ancora.

Mi fermo e volutamente perdo l’attimo fuggente, ma lei subito si volta e inginocchiandosi tra le mie gambe si attacca di nuovo con la bocca al mio sesso e mi porta alla conclusione tanto attesa.

…Semplicemente Perfetta.

Alla fine dei giochi, mentre mi lascio andare esausto sul letto Laura mi osserva con aria divertita, accennando un sorrisetto a labbra serrate poiché aveva la bocca piena. A quel punto ero convinto che sarebbe andata a svuotare l’hangar dal prezioso carico, invece resta li a fissarmi, e un attimo dopo, con quel suo visetto angelico proprio sopra di me mi domanda:

«Are you ok?»

Rimango un attimo spiazzato dal fatto che ha ingoiato tutto, ma poi le faccio segno che sto benissimo e la invito a darmi un bacio, così dopo aver scambiato due parole mentre riprendevo i sensi, ci ricomponiamo e torniamo giù per la scala del paradiso.

Con la coda dell’occhio noto il mio compare che questa volta è rimasto in sala. Vado a prendere la paghetta per la Laura, un ultimo abbraccio, un bacio e «See you later baby!»

Ancora una doccia calda mentre penso se innamorarmi o no della Lauretta, dopodiché mi riavvio verso l’arena di gioco sempre più convinto di essere, almeno per una volta nella vita, nel posto giusto al momento giusto. Cerco Marco dove l’avevo visto poco prima, ma non c’è più e non ho la forza di andare a cercarlo in giro. Decido di abbandonare le stanche membra su un divano per riprendere le forze e pensare a quale potrebbe essere la prossima ed ultima preda di questa folle giornata di stravizi sessuali. Noto che la maggior parte delle ragazze sono ancora in sala ma cominciano a dare segni di stanchezza e se ne stanno sdraiate in gruppetti di tre o quattro nella penombra del locale ed anche le infaticabili Sorelline Polacche hanno mollato un po’ la presa. L’atmosfera è calma e sono tutti molto rilassati, tutti ad eccezione di un gruppo di ragazzi arrivati in tarda serata che si stanno intrattenendo a giocherellare con Alina e le sue amichette bulgare, e di uno strano personaggio vagamente somigliante a “Er monnezza”, che vaga per la sala importunando tutte quelle che gli capitano a tiro senza però concludere niente con nessuna.

Poi ecco che finalmente riappare il prode compagno d’avventura che non avendomi visto scendere con Laura era andato ad imboscarsi dall’altra parte della sala. Decidiamo di bere qualcosa spostandoci nuovamente sugli sgabelli del bar e gli comunico le mie impressioni riguardo alla signorina da lui consigliata «Quella fa resuscitare i morti!» Poi gli rammento che il punteggio è adesso di tre a due in mio favore, e che per non rimanere indietro deve cercare di pareggiare il conto prima di uscire da li. Intanto siamo rimasti gli unici due seduti al bar, e osservando la signorina mora dietro al bancone, dotata di un fisichino di tutto rispetto e di movenze da porca di lungo corso, mi viene spontaneo dire «Io quasi quasi due colpi alla barista glieli darei, e se restiamo ancora qui al bancone la baccaglio spudoratamente». In effetti non è più una ragazzetta ma è una discreta giovane donna con uno sguardo da troia d’altri tempi, e non sfigurerebbe affatto ad operare nuda insieme alle altre giovani fanciulle, anzi sono convinto che in precedenza abbia proprio lavorato “dalla parte giusta del bar” in altri locali.

Ma mentre sfoderiamo i commenti più maliziosi e perversi sull’ignara barista, ecco che dall’altra parte della sala riappare la Laura. Faccio notare la cosa al mio amico che subito scende dallo sgabello e va a parlare con lei perché voleva assolutamente farsi un secondo giro di giostra con la bella bulgara. Do un’occhiata in giro e vedo Alina che è sempre impegnata a socializzare con quei quattro marpioni arrivati in serata, mentre sul divano alle mie spalle c’è una morettona con un bel paio di enormi tettone naturali, che però non mi convince del tutto e comunque non è il mio tipo. Le altre adesso mi sembrano tutte troppo fiacche, anche perché è ormai l’una e mezza e la stanchezza comincia a farsi sentire. A questo punto sono quasi tentato di fare un ripasso di “lingua polacca” con Maya che se ne stava sdraiata tutta nuda e oliata sui divanetti a fondo sala insieme alla sua sorellona ed altre due biondine non proprio degne di nota. Ma all’improvviso, tra la penombra a fondo sala vedo la signorina “Occhialetti” che si siede al bar. “OhTeDoveCazzoEriFinita?”, avrei voluto dirle. Mi alzo dallo sgabello e con passo felpato mi vado a sedere dietro di lei sui divanetti dai quali si era appena allontanata, voglio vedere se ha voglia di farsi un giro in camera o se invece è stanca come altre sue colleghe ormai in vena di riposo. Lascerò quindi che sia lei a venire da me, se vuole. Passano una manciata di minuti, durante i quali prende da bere, rovista nella borsetta, si guarda le unghie e saluta una collega che sta andando via, poi ecco che finalmente si volta nella mia direzione e mi riconosce. Sorride e viene a sdraiarsi li a fianco. Io voglio giocare un po’ e pian piano tento di spingerla fuori dal divanetto, lei sta al gioco. Tenta di riconquistare la posizione ma non mollo, quindi decide di usare una scorrettezza, si aggrappa a me e intanto alza una gamba mettendo in mostra la sua bella fighetta depilata «Ma così non vale!» le dico. Allora si mette a ridere e mi si spalma addosso senza ritegno, poi mi fissa e ricomincia a miagolare. Devo dire che pur non avendo la classica bellezza universale, è comunque piuttosto attraente con quegli occhialetti da segretaria porca, e mi piace molto il suo modo di fare. Si dimostra veramente simpatica, ed il contatto col suo corpo ha fatto risvegliare nuovamente i miei istinti sessuali quindi i presupposti per fare la quarta camera della giornata ci sono tutti. «Andiamo a farci del bene?» le dico. – «Cinema o camera?» ribatte prontamente lei. – «Preferisco la camera, è più comoda» le rispondo, pensando che ho proprio voglia di godermi in totale intimità questa gattina selvatica.

Intanto il buon Marco è sempre li, talmente preso a parlare con quella bella farda bulgara di Laura che nemmeno mi vede quando gli passo accanto, “CazzoC’avranno poi da dirsi?”, mi domando. Lo lascio dunque alle sue cose e mi avvio verso il piano superiore continuando a giocare con l’Occhialuta giovane meretrice, che conferma la sua simpatia quando scherzando allegramente mi domanda: «Mi ami?»

«Si che ti amo» dico io.

«E mi amerai domani?», prosegue lei. Al che le accarezzo delicatamente il sedere mentre camminiamo e rispondo:

«Ti amerò domani se ti farai amare stasera…»

Mi guarda e sorride maliziosa, poi prende una chiave e in un attimo siamo di fronte alla stanza numero quindici, teatro della quarta battaglia del giorno con quella che sarà l’ultima prescelta di questo sabato ovvero “la Gatta” a.k.a “Occhialetta” a.k.a “Segretaria Porno”, o più semplicemente Selena, che in un solo giorno si è guadagnata più soprannomi di Apollo Creed in Rocky IV.

In verità la signorina è stata proprio una piacevole sorpresa, non tanto per la prestazione sessuale fine a se stessa, che comunque mi ha lasciato un bel ricordo, quanto per il suo comportamento una volta arrivati in stanza.

Siamo ormai in camera, le ho fatto togliere gli occhiali per vedere come sta, e con quei suoi affascinanti occhi grigi bene in vista appare ancora più carina e intrigante, tant’è che dopo averle confidato questi pensieri, gli occhiali li ha lasciati nella borsetta fino alla fine dei giochi.

Dopo una rapida doccia ci ritroviamo entrambi sul letto sdraiati su un fianco e resto li a fissarla mentre mi guarda maliziosamente e ricomincia a fare la gatta. Fa le fusa e mi passa le unghie sul corpo (ma con delicatezza, perché ogni graffio potrebbe essere usato contro di me dalla “renna addobbatrice” che ho lasciato a casa), poi accarezza il mio centro del piacere e lascio a lei l’iniziativa. Mi sdraio comodamente beato sul lettone, mentre Selena continua con la mano a dedicare le dovute attenzioni alla mia zona più sensibile e intanto mi bacia delicatamente sulla bocca, passa poi sul collo e scende giù lungo i fianchi per arrivare ad accompagnare le carezze della sua mano con quelle della lingua sulla zona calda, e poi risale nuovamente. Le sue labbra sono morbide e umide e questo mi da una sensazione molto piacevole, mi bacia ancora sui fianchi, sul petto, poi torna delicatamente ad assaporare le mie labbra ed io le sue, intanto il soldatino pelato laggiù in basso è pienamente sull’attenti, lei si sposta leggermente mettendosi in ginocchio di fianco a me, si avvicina con la bocca, me lo prende saldamente in mano e… Con il suo italiano stentato intona un esilarante «Lasciatemi Cantaaree, con la chitarra in maanoo…». E non sto scherzando, l’ha fatto per davvero!

In quel momento non sapevo se dovevo darle testata oppure “amarla anche domani”. Mai mi era successa una cosa del genere, ma dopo un primo attimo di smarrimento, non ho potuto far altro che sganasciarmi dalle risate. E a quel punto lei cosa fa? Fa un bel sorriso beffardo, mi guarda con aria soddisfatta e prende tutto il microfono in bocca fissandomi dritto negli occhi. Immediatamente il mio ridere si trasforma in un ululato di piacere e mi lascio andare alle sue cure. Dopo un po’ si ferma, me lo incappuccia e ci salta sopra con poca grazia, come fosse un suo giocattolo da strapazzare.

L’ora è tarda, sono ormai stanco e la ragazza mi fa veramente divertire, quindi lascio che sia ancora lei a decidere come procedere, ma mi infligge una serie di mosse di bacino talmente efficaci che quasi esplodo senza nemmeno aver capito cosa sta succedendo. Cambio subito idea, mi tiro su, e rimanendo dentro di lei inverto le posizioni sdraiandola sul letto. Osservo soddisfatto la sua espressione da porca con quegli occhietti furbi che mi guardano maliziosamente, poi mi appoggio sul suo corpo e facendo scivolare le braccia dietro la sua schiena la tengo stretta per le spalle e inizio a danzare dentro di lei, in un crescendo di movimenti sempre più rapidi e decisi. Noto che apprezza l’impegno e sento che mi si avvinghia addosso stringendomi a sé, le faccio sentire le mie fauci sul collo ed emette un breve gemito molto eccitante che mi da la carica per continuare a godere ancora del suo corpo così come desidero, poi però capisco che per oggi ho dato abbastanza e avverto che la stanchezza della giornata sta avendo la meglio, so che così non arriverò mai alla giusta conclusione. Mi fermo e le schiocco un bacetto sulle labbra, facendole poi intendere che desidero chiudere i giochi in altro modo. Mi scanso sdraiandomi al suo fianco e libero il birillo dalla fastidiosa copertura, lei subito si avventa sulla preda e alterna con la giusta arte, l’uso della mano a quello della bocca. Mi godo il momento e lascio che sia il fato a decidere quale sarà la conclusione di questa eccitante roulette russa, infatti quando sto per venire lo ha tutto in bocca, ma un attimo prima del fatidico momento si stacca e appena lo riprende in mano schizzo allegramente sopra l’eburnea pelle del suo esile braccio mentre la gatta mi guarda e sorride sorniona…

Mi fiondo sotto la doccia e guardo l’orologio, la mezz’ora è appena finita, quindi penso sia il momento di andare, ma lei si sdraia nuovamente sul letto, questa volta a pancia in giù. Sta li e mi guarda con gli occhietti socchiusi, mi dice che è stanca e mi offre scherzosamente di rimanere a dormire con lei. Riconquisto il letto e mi stendo al suo fianco, le chiedo scherzando se veramente dorme li, allora mi spiega che quasi tutte le ragazze che lavorano la dentro alloggiano in una dépendance del locale dove hanno delle camere in affitto, ma qualcuna sta in albergo in centro a Villach.

A vederla così è veramente dolce con i suoi occhietti assonnati e l’aria stanca. Sembra quasi un’altra persona in confronto a quella vista giù in sala. Intanto giocherella con le mie mani e fa la gatta «Meoow… Meoow…» È evidente che oltre al crudo rapporto di lavoro, abbiamo trovato subito una sorta di “contatto” e sicuramente c’è una certa simpatia reciproca, dunque preso dalla piacevolissima atmosfera che si è creata decido di farle un regalino. Mi piazzo a cavalcioni sulla sua schiena, appena sopra al culetto, e inizio a farle un massaggio (con le mie esperienze di massaggi ricevuti nei centri made in Cina, qualcosa avrò pure imparato, no?).

Sento che ha i muscoli della schiena tesi come una corda, e ad ogni passaggio delle mie mani emette un sospiro, poi mi chiede se lo faccio di professione ma ovviamente la mia risposta è: «No, ma adoro i massaggi», e continuando la mia opera aggiungo, «Però ti piace eh…»

La gatta accenna un sospiro di sollievo e risponde nuovamente con un «Meoooow!». Lo prendo come un si. Nel frattempo sono arrivato in fondo alla schiena, scivolo a sedere sopra le sue gambe ed estendo il massaggio a quel bel culo. Ci gioco un po’, le allargo le chiappe, fa una risatina e mi sgrida: «Hey!» Allora ripeto il gesto, ma stavolta tenendole aperte per un po’, cosa che mi permette di notare la discreta elasticità del suo buchino posteriore, e mi fa pensare che sia anche molto propensa ai rapporti anali, ma ormai non avevo più colpi in canna e anche volendo non ce l’avrei fatta a concludere nuovamente, quindi non ho approfondito l’indagine. Stavolta non fa una piega, anzi, sembra divertita da questo siparietto che si è creato e sorride. Le concedo ancora un po’ di attenzioni alla schiena poi passo ad accarezzarle i fianchi e nuovamente il sedere, infine le do un delicato morso su una natica e la invito ad alzarsi, altrimenti rischiavo di rimanere li a dormire per davvero. Mi rimetto l’accappatoio, lei si alza e mi ringrazia per il piacevole regalo, promettendomi che la prossima volta avrebbe ricambiato il favore. Scendiamo la scala e mi dirigo a prenderle il compenso per la mezz’ora, mi segue fino allo spogliatoio, ma non entra. Torno da lei consegnandole la paghetta, mi stringe a se e mi chiede se per caso sarò di nuovo li il giorno dopo. «No, non ci sarò» le dico.

«Peccato» replica lei, «Ma la prossima volta ti farò una sorpresa, promesso.» conclude.

La saluto definitivamente pensando che, per quanto mi piacerebbe incontrarla di nuovo, probabilmente la prossima volta lei non sarà più qui. La giornata per me è ormai chiusa, devo solo recuperare Marco e poi ce ne andremo, ma prima ho bisogno di una doccia calda.

Dieci minuti più tardi, sono li che mi sto asciugando quanto sento la voce di quel porco guerriero del mio amico che chiede quanto deve versare alla signorina di turno, lei sta rispondere indicandogli la solita tariffa, al che spunto fuori dalla porta delle docce che si affaccia sul corridoio, e accompagnato da una nuvola di vapore, in tono assolutamente goliardico esclamo: «Mille Euro! Paga, tirchio!» Mi volto in direzione della ragazza e noto che era proprio dietro la porta e a momenti le prende un colpo per la mia inaspettata sortita. Comunque capisce che siamo amici e si fa una grassa risata anche lei, dopodiché la saluto e torno da dove sono venuto.

La lunga giornata volge ormai al termine, attendo il mio compare in zona docce e mi faccio raccontare a caldo com’è andata, perché l’avevo lasciato che stava parlando con la sua adorata Laura e invece ora lo ritrovo con quest’altra signorina. Qualcosa mi sfugge…

Mi racconta quindi che la Lauretta alle due in punto mette il tappo alla Topa e chiude le serrande, e allora lui ha dovuto ripiegare su un altra perché ormai il terzo round lo doveva fare per principio. E la simpatica Linda, cioè la ragazza del corridoio, gli aveva dato la giusta ispirazione, così ha deciso di testarla sul campo ed è stata una scelta che alla fine si è rivelata vincente, infatti dice che gli ha fatto un perfetto pompino a battuta (variante in toscanaccio pecoreccio del termine inglese deepthroat), e inoltre non gli ha fatto nemmeno pagare l’extra nonostante le sia venuto praticamente in gola, quindi meglio di così non poteva andare per chiudere la serata in bellezza…

Indossiamo di nuovo gli abiti civili e verso le tre di domenica mattina è inevitabilmente giunto il momento di andare. Passiamo alla cassa per consegnare le tesserine, poi l’uomo-armadio della security ci apre la porta che si affaccia sul parcheggio e dal caldo tepore del paradiso ci ritroviamo al freddo e al gelo come il bambin gesù, ma senza il bue e all’asinello.

“Stavo meglio la dentro al calduccio insieme alle Vacche…” penso.

Un ultimo sguardo all’esterno del paradiso e recuperiamo svogliatamente il mitico Panzer per andare in cerca di un posto dove accamparci nottetempo. Una ventina di minuti più tardi ci fermiamo vicino alla strada che porta sui monti, in un piazzale completamente buio nei pressi di un piccolo torrente ai piedi di una collinetta altrettanto buia e fitta di alberi carichi di neve ghiacciata. Probabilmente è il luogo più inospitale della Carinzia, e forse è anche meno accogliente di “Silent Hill”, ma la stanchezza è troppa per continuare a guidare senza correre il rischio di ritrovarsi piantati in un muro di neve o di investire quel rincoglionito del nonno di Heidi che porta le caprette al pascolo in notturna, e infatti ci addormentiamo appena spento il motore.

Il mattino seguente riprendiamo il viaggio fermandoci poco dopo sul valico di confine dove sono le piste da sci, giusto per fare due foto mantenendo vivo il nostro alibi inattaccabile e per le dovute telefonate a casa, poi con calma riprendiamo la via del ritorno accompagnati da tanti bei ricordi e dalla vana speranza che un giorno sarà possibile avere un locale come questo anche nella nostra bigottissima “terra dei cachi”.

Ma forse è più probabile incontrare il nonno di Heidi all’Andiamo a pascolar le pecorelle…

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