Francoforte in estate, quella del 2012 era la mia prima estate da single dopo tanti anni, e questo ritrovato status di assoluta libertà suonava esattamente come un gigantesco “Posso fare un po’ quel cazzo che voglio”, in special modo se paragonato ai precedenti anni di convivenza con l’ultima ex.

Il lungo periodo delle prossime ferie d’agosto era già prenotato da un mese di permanenza negli States come ospite da una trombamica italoamericana mia coetanea, ma un mese prima di attraversare l’oceano decisi di prendere un altro aereo che mi avrebbe portato in uno dei luoghi con la più alta concentrazione di bordelli al mondo: Francoforte sul Meno. Quinta città tedesca per numero di abitanti ed uno dei centri finanziari più importanti del vecchio continente, dove tra l’altro si trovano anche la Banca Federale Tedesca e la Banca centrale europea. Francoforte dispone di uno degli aeroporti più trafficati a livello mondiale e della seconda stazione ferroviaria europea per quanto riguarda il traffico di passeggeri. Tanta gente, tanto denaro, una città antica che ha saputo rinnovarsi anche nell’aspetto con i suoi svariati grattacieli, e che anche per questo viene soprannominata Mainhattan, paragonandola al ben noto cuore finanziario di New York. Una città viva, turistica, multiculturale e con un’alta qualità della vita, il luogo ideale per il florido mercato del sesso a pagamento.

Tra i tanti locali all’interno e fuori dai confini della città, e quelli situati in cittadine limitrofe, il mio obiettivo era il World di Gießen (o Giessen), a circa sessanta chilometri a nord di Francoforte. Ero rimasto affascinato e incuriosito dalle descrizioni lette sul web e dalle fotografie di questo Fkk, e in particolare dall’area esterna che sembrava essere immensa e mi faceva pensare ai classici villaggi vacanze esotici, piuttosto che ad un sauna club nel bel mezzo della Germania.

Questa volta viaggiavo da solo, avevo provato a reclutare un paio di amici per la gita, ma in quel weekend di luglio erano tutti impegnati, ed io non potevo rimandare perché di li a poco sarei partito per il Nuovo Mondo. Prima però, volevo assolutamente visitare “il vecchio World”. Volo low cost con partenza da Pisa, auto a noleggio prenotata all’aeroporto di Hahn e camera d’albergo prenotata in quel di Frankfurt nei pressi del famigerato quartiere a luci rosse, chiamato anche “zona rossa”…

 Tocco il suolo tedesco in tarda serata ma in perfetto orario, ritiro l’auto, e circa un’ora e mezza più tardi sono in albergo, stanco per il viaggio dopo una giornata di lavoro, ma desideroso di fare un giro nel quartiere dei bordelli. Avrei sinceramente preferito essere in compagnia di qualcuno perché la zona rossa, tra un bordellino e l’altro, pullula di locali e localini contornati da personaggi più o meno loschi, e in due ci si svincola meglio dagli insistenti “PR” che ti invitano ad entrare in questi pseudo nightclub di dubbio gusto.

Riesco comunque a fare una lunga passeggiata in mezzo a questa miriade di insegne e numeri che indicano i cosiddetti “Puff” ovvero gli edifici all’interno dei quali vengono affittate le stanze alle prostitute. Generalmente ci sono almeno tre o quattro piani, spesso anche di più, ed ogni piano è suddiviso per categorie o generi di operatrici. Ad esempio, al primo ci sono quasi esclusivamente ragazze di colore, al secondo operatrici che fanno massaggi, al terzo le ragazze dell’est, al quarto i transessuali e così via. Ovviamente non c’è una regola precisa, ed ogni edificio ha le sue caratteristiche; alcuni dedicati ai massaggi, altri al fetish, altri ancora alle asiatiche e molti hanno di tutto un po’. Salgo e scendo centinaia di gradini in una ventina di Puff, l’ora è tarda, e molte porte all’interno sono chiuse quindi c’è poca scelta. Alla fine, dopo aver scartato alcune ragazze dell’est fisicamente degne di attenzione ma visibilmente scazzate, trovo una biondina ungherese che parla anche un po’ di italiano, scambio volentieri due parole con lei sulla porta della camera, ma sebbene sia carina e apparentemente affabile, ormai sono troppo stanco per godere appieno della sua compagnia; la lunga giornata tra lavoro e viaggio è stata impegnativa, e le maledette scale dei Puff mi hanno dato il colpo di grazia. Decido quindi di lasciarla alle sue cose e torno con calma in albergo a riposare, col pensiero già rivolto verso la successiva giornata al World.

Il mattino seguente, dopo un profondo sonno ristoratore, sono pronto a godermi la visita al locale, ma visto che sono appena le nove ed il World non apre prima delle undici, mi concedo una ricca colazione in un bar del centro ed ho modo di vedere quanto le strade della zona rossa sembrino così diverse rispetto alla sera prima, e infatti i Puff non sembrano essere ancora operativi. In verità qualcuno lo è, e già che sono in zona provo ad avventurarmi in un paio di posti, giusto per la curiosità di vedere se c’è movimento già a quell’ora del mattino, ma come pensavo non trovo anima viva ad eccezione di alcune operatrici molto mattiniere, per lo più asiatiche che offrono anche massaggi di vario genere.

Torno in albergo, recupero l’auto e via in autobanh! Traffico assente e strada praticamente dritta. Quaranta minuti più tardi sono già nel parcheggio pronto a fare il mio ingresso trionfale da viaggiatore solitario, ma sono sicuro che la compagnia sarà l’ultimo dei miei problemi là dentro. Sbrigo le consuete formalità alla reception dove noto anche la presenza di un comodo bancomat (che elimina il rischio di restare senza soldi in tasca e con la voglia addosso). Mi sposto negli spogliatoi, spaziosi e capienti ovvero ben proporzionati alla grandezza del locale, così come le docce e gli altri servizi complementari, e verso mezzogiorno metto finalmente piede sul terreno di gioco.

Le ragazze, complice anche l’orario, non sono molte, ma stanno ancora arrivando e continueranno ad arrivarne molte altre fino al tardo pomeriggio. Ma oltre che da alcune donzelle molto papabili, rimango subito colpito dai dettagli e dalla cura con la quale il locale è tenuto e dalla varietà di ambientazioni che vi si trovano. Passeggiare per il World è un po’ come fare il giro del mondo a piedi, attraversando in un attimo l’Egitto per finire a NewYork passando da Hollywood ritrovandosi sotto il loggiato di un palazzo russo che confina con quello di un tempio buddista cinese per poi arrivare di fronte a un ristorante italiano che dietro la propria facciata con tanto di scritta “Ristorante” sulla tenda nasconde il vero ristorante del locale. Semplicemente geniale. E tutto questo è solo intorno al bar della sala ricreativa principale ovvero la prima cosa che vedo dopo gli spogliatoi e la reception.

Tento di concludere il mio giro di perlustrazione spostandomi al piano inferiore, e qui vedo diversi corridoi che congiungono le diverse zone dell’area wellness, in particolare la “stanza del caminetto” e la piscina alla quale è affiancata una deliziosa jacuzzi, tutte cose che danno un senso d’eleganza anche al resto del locale. Incontro altre ragazze che tentano di placcarmi lungo i corridoi, ma lo fanno sempre con garbo e senza risultare invadenti se gli dici di no. E siccome dovevo ancora finire il mio giro e dato che il locale chiude alle cinque del mattino la mia giornata sarebbe stata lunghissima, la risposta alle avances delle signorine fino ad ora è stata un «No, grazie, ci vediamo dopo, sono appena arrivato».

Riesco a conquistare il giardino e mi ritrovo in un enorme spazio aperto contornato da grandi alberi, praticamente un immenso parco verde dove sono disseminate qua e là numerose piccole strutture come le casette di legno con la sauna ed altre con il letto dentro, ma anche tende indiane, gazebo e addirittura un campetto da pallavolo. E vagando per il parco ci si imbatte anche in cose meno comuni tipo un letto a baldacchino a forma di pagoda sul quale alla bisogna è possibile accoppiarsi con le signorine, o ancora una carrozza di calesse che funge da divano in mezzo agli alberi, e poi lettini, divani ed ogni genere di comodità, oltre ovviamente a piscina e bar. Ed è proprio quest’ultimo, o meglio l’ambiente intorno, che mi colpisce particolarmente; sembra infatti di essere su una spiaggia caraibica con tanto di sabbia palme ombrelloni e tutto il resto, manca solo il mare, e magari una quindicina di gradi in più.

Comunque la giornata è abbastanza calda e soleggiata, e una volta terminato il giro di perlustrazione decido di rientrare per cominciare a socializzare con le ragazze, che nel frattempo sembrano essersi moltiplicate e sono ovunque. Una gioia per gli occhi, e la conferma che pur viaggiando in solitaria avrei avuto un’ottima compagnia durante la lunga giornata appena iniziata.

Prendo una birra al bar e mi rilasso sui divani “nell’angolo sovietico” del salone principale, dove nel giro di una mezz’ora vengo abbordato da quasi una ventina di ragazze, quasi tutte rumene e tutte piuttosto belle oltreché non insistenti e carine nei modi, ma ancora non ve n’è nessuna che mi faccia sentire quel brivido sulla schiena. Poi però arriva lei, una gazzella bionda che mi ricorda vagamente una giovane Reese Witherspoon (Annette Hargrove del film Cruel Intentions), ma molto più figa.

«E te chi sei?» le chiedo, con gli occhi che mi brillano alla visione di cotanta figaggine.

«Sono Justine» risponde lei sedendosi sul divano con una gamba poggiata sulle mie. La guardo meglio in faccia e il cervello mi si intorpidisce affascinato dalla profondità dei suoi occhi azzurri. Accarezzo delicatamente le sue lunghe e perfette gambe da modella ventiquattrenne e intanto ci fumiamo una sigaretta chiacchierando animatamente. Dieci minuti più tardi me la porto in camera.

Li si scatena in una delle performance più pornostyle che abbia mai provato; risulterebbe inutile descrivere la successiva mezz’ora, perché è stato un turbinio di sensazioni forti e di gesti atletici non indifferenti da parte di entrambi fino a che non ho sentito suonare le campane e la luce si è spenta mentre gustavo gaudente la di lei topa da dietro…

“Ah che culo divino. Ah che bella pecora!” Cose che non si dimenticano, davvero; e il social time con lei sarebbe anche piacevole, ma il tempo è scaduto e andiamo a saldare il conto. Prende sorridente il suo cinquantino, ringrazia, saluta, e va a darsi una rinfrescata.

Provvedo anch’io ad un dovuto passaggio in doccia per poi tornare in sala a gustarmi un caffè, e mentre mi guardo intorno rimango folgorato da una dolce morettina, piuttosto minuta, e con due tette da urlo. Il primo pensiero che mi passa per la testa è “…Adorabile”. Il secondo invece è “La voglio”; ma sono appena tornato da una camera e sicuramente non me la godrei come merita, la tengo quindi sott’occhio andando a sedermi stavolta nell’angolo egiziano dal quale la visuale è migliore, anche se c’è meno privacy che in quello sovietico. Poco dopo la signorina dei miei sogni se ne va con un altro avventore scomparendo alla vista. Vado allora a godermi il sole fuori in giardino, e dopo aver girovagato in lungo e in largo nel parco ed aver visto “cose che voi umani non potreste neanche immaginare”, mi accomodo su un lettino a bordo piscina a rilassarmi in attesa di ritrovare la mia dolce e popputa moretta.

Nel frattempo si avvicina un altro solitario collega che si accomoda sul lettino di fianco e mi domanda se ho da accendere. Mi si rivolge in inglese, ma avendo fiutato l’italico accento gli rispondo «Si, certo».

«Ah, sei italiano!» dice lui – «Toscano» ribatto io. Cominciamo a parlare e scopro che è romagnolo e che anche per lui è la prima volta al World, ma è un assiduo frequentatore dell’Andiamo e probabilmente ci siamo già visti di sfuggita in quel di Villach. Stiamo li a ciarlare per una mezz’ora scambiandoci pareri e aneddoti sul locale carinziano, poi tornando al presente gli consiglio vivamente la signorina Justine con la quale sono stato poco prima e lo saluto per tornare dentro in cerca della moretta. Ce ne sono di papabili anche li fuori, ma ormai l’ho puntata e voglio lei, poi si vedrà, la giornata è lunga…

Ordino un altro caffè nella “sala del giro del mondo” e scruto nuovamente l’orizzonte in cerca della mia bella, ma senza risultati positivi. Scendo allora nella sala del caminetto, che devo ammettere è veramente ben realizzata e accogliente, tutta rifinita in legno, soffitto compreso; ma anche qui non v’è traccia della signorina che vado cercando. Mi accomodo allora su un divano in posizione strategica, mentre su quello accanto un attempato signore si sta facendo coccolare da una valchiria di almeno un metro e ottanta con la quale se ne andrà via tutto arzillo pochi minuti più tardi.

Stranamente qui non vengo importunato da nessuna, eccezion fatta per una sventolona che arriva dalla zona piscina e punta dritta verso di me, è leggermente carente di tette, però ha una camminata niente male e pure un bel faccino da porca, ma mentre ammiro le sue movenze ecco che intravedo due grandi tette accompagnate da un corpicino esile che attraversano lo sfondo della piscina dietro di lei. “È la moretta popputa! Finalmente!”

La sventolona mi si para davanti per socializzare ma in pratica la ignoro e mi limito a salutarla sommariamente con un «Ciao, scusa devo andare». Ero troppo impegnato a inseguire l’altra per poter vedere la sua espressione, ma immagino abbia pensato che sono pazzo, o magari che me la stavo facendo addosso, e va beh…

Mi fiondo verso la piscina all’inseguimento della mia popputa fatina ma non la vedo. Mi guardo attorno, cerco nei pressi dell’idromassaggio, guardo il corridoio. Niente. È sparita nuovamente.

“Questa non è una donna…” penso “…è un cazzo di ninja”.

Decido allora di tornare sui miei passi, mi volto distrattamente continuando a guardare in giro e “Surprise!”, a momenti la investo. Non mi ero assolutamente accorto che fosse riapparsa dietro di me. Vorrei chiederle dove diavolo si era nascosta, ma appena ce l’ho di fronte l’abbraccio istintivamente. «Ora non mi scappi» le dico mentre sento le sue tette che premono su di me. Mi guarda strano per un attimo (e forse anche lei m’ha preso per pazzo, considerato l’approccio un po’ anomalo), poi si rende conto di avere appena trovato un nuovo ammiratore, quindi sorride e si rivela in tutta la sua dolcezza quando la invito a spostarci su uno dei lettini a bordo piscina per parlare un po’. Qui mi sdraia spalmandomisi quasi completamente addosso con quel suo fisichino da peso piuma. Lei si chiama Diana ed è rumena. Le dico sinceramente che la stavo cercando perché sono molto attratto dalle sue tette, al che si solleva un attimo e le afferra con le mani, come a voler sottolineare che “Si, sono decisamente grandi” e “Si, potrò giocarci.”

Il suo modo di fare mi piace, ha quell’aria da porca estrema ma anche una dolcezza quasi disarmante. Ho deciso, le dico che dobbiamo andare in camera a strapazzarci, mi dona un bacetto e scivola via per alzarsi; ma appena mi alzo dal lettino spunta una biondina niente male che le chiede qualcosa nella loro lingua madre. Le osservo squadrando la bionda dalla testa ai piedi, poi Diana, presentandomi la collega dice: «Lei è mia sorella»; e guardandomi con gli occhi da furbetta, con la bionda che la imita, aggiunge: «Ci vuoi insieme?».

Devo pensarci un attimo, non sono molto propenso alle camere a tre, preferisco concentrarmi su una sola fatina alla volta. Però dal momento che me la presenta come “sorella” immagino siano una coppia ben affiatata. In verità si somigliano abbastanza da pensare che siano veramente sorelle, il che da una botta di euforia alla mia maialaggine e quindi anche se preferisco di gran lunga la piccola Poppea mora, la cosa potrebbe rivelarsi interessante.

Vedendomi indeciso, Diana mi puntella addosso le sue tettone e mi incita ad acconsentire aiutata dalla “sorella” che intanto si liscia il sedere e passa maliziosamente la lingua sulle le labbra.

«Ok, andiamo in camera».

Le draculine appaiono soddisfatte della decisione, e con Diana attaccata a un braccio e la sorella Simona che fa da guida, mi ritrovo in una grande stanza con un doppio letto e un’intera parete ricoperta di specchi. E già il fatto di vedermi in mezzo a queste due belle sorelline desnude mi fa un certo effetto. Si preannuncia una camera intensa e molto, molto pornografica.

Diana si siede sul letto, la Simona mi avvinghia da dietro strusciandomi addosso i suoi seni e prendendomi il batacchio in mano per poi infilarlo in bocca alla sua dolce sorellina che si applica in un delicato pompino accompagnato dalle mani dell’altra, che intanto mi sta infilando la lingua nell’orecchio e poi sul collo per poi passare davanti e scendere giù fino a dare il cambio a Diana, che prima le cede il posto e poi l’affianca in quella magica fellatio a due bocche. Mi godo il film allo specchio per almeno dieci minuti, ma se le lascio continuare così non reggo un minuto di più, decido quindi che voglio due pecorelle di fronte allo specchio, prima una poi l’altra, e devo dire che la Simona in questo frangente dà soddisfazioni non indifferenti mentre la monto tenendomi ben saldo alle sue tette, che non sono come quelle di Poppea ma sono sode e perfette da prendere a piene mani. Godo come un riccio osservando la scena allo specchio, merito anche di Diana che nel frattempo si prodiga in contorsionismi circensi insinuandosi sotto di noi e leccando tutto quel che c’è da leccare. Le invito poi a cambiare posizione perché voglio giocare con tutte e due insieme, al che mi sdraio e la bionda mi cavalca, ma intanto mi tiro in faccia la fighetta di Diana e assaporo quelle sue labbra carnose e profumate di lussuria, cosa che sembra apprezzare mentre con fare godereccio annuncia all’altra: «È bravo!» Tutto ciò mi entusiasma e non ci capisco più niente; l’unica cosa che mi frena dall’esplodere all’istante è la voglia di farlo dentro la piccola e popputa Diana, lascio quindi la sorellina bionda in secondo piano e concludo i giochi nella più classica delle missionarie con la moretta sotto di me e la sua collega che nel frattempo mi stuzzica i gioielli e mi esorta a riempire l’altra sussurrando parole dolci del tipo «Riempi quella puttanella, Porco!»

Due minuti dopo sento nuovamente le campane quando esplodo nel caldo pertugio della dolce moretta popputa, che sembrava gradire il gioco e quasi se ne dispiace (nei limiti della sua attività lavorativa, naturalmente). Sono proprio simpatiche queste due vampirelle, e sono anche due grandissime maiale. Ci ricomponiamo e vado a saldare il salato conto. Ma n’è valsa la pena. Baci e abbracci, e poi sapendo che avrei fatto le ore piccole la dentro, mi salutano con un «Ciao, a più tardi!».

Così dopo la doccia trascorro le successive ore in giardino, nel relax più totale. Un drink, una sigaretta, un po’ di pennichella all’ombra degli alberi e due chiacchiere con altrettanti italici punter, uno dei quali è un cliente abituale e mi indica un paio delle sue signorine preferite, ma evidentemente non abbiamo proprio gli stessi gusti, quindi apprezzo il cortese gesto ma so che non mi sarà utile per le prossime scelte.

Il tempo scorre, e intorno alle otto di sera comincio a sentire un certo languorino. A pensarci bene sono a digiuno dalla mattina, e dopo il gesto atletico con le sorelle, mi sono meritato come minimo una bella cena. La grigliata di carne è apprezzabile e mi riempio il pancino a dovere, forse anche troppo. Il locale adesso è piuttosto affollato, e la sala bar principale dopo cena si trasforma in una sorta di discoclub con le signorine che ballano allegramente e la musica che pompa senza tregua. Ma come dicevo, forse ho abbondato troppo con la carne, preferisco dunque rilassarmi ancora un po’ all’esterno dove l’ambiente è più tranquillo. Dribblo un paio di girls che tentano di placcarmi al volo e guadagno l’uscita. Ordino un Martini on the rocks e mi accomodo su uno dei lettini del Beach Bar in mezzo alla sabbia. Ormai c’è talmente tanta gente in giro che anche qui vedo un discreto passaggio di ragazze e un flusso quasi continuo di puttanieri che vanno e vengono. Tra questi ritrovo nuovamente il collega romagnolo incontrato nel pomeriggio, il quale nel frattempo ha ritrovato anche l’accendino. Prende da bere, si siede, ci scambiamo nuovamente alcune impressioni sul locale e mi racconta che ha già fatto quattro camere. «Ecco perché non t’avevo più visto in giro» gli dico. Con l’amico si ride e si scherza fin quando non arriva una sorridente cerbiatta dagli occhi scuri, che a dispetto dell’apparente giovane età gli si avvicina con un fare da pornostar di lungo corso e se lo intorta per bene strusciandogli addosso quel suo corpo maledettamente attraente. Vedo che scambiano due parole, poi dopo avermi educatamente salutato, il collega si avvia verso le camere per il quinto round della giornata, e presumo che dopo l’incontro con quest’altra draculina abbia deciso di abbandonare il campo di battaglia, perché poi non l’ho più visto in giro.

Li seguo con lo sguardo, e mentre si allontanano noto una ragazza che attira la mia attenzione. È piuttosto alta e molto abbronzata, le tette sono palesemente ritoccate ma comunque piacevoli da vedere su quel corpo atletico, e le sue braccia tatuate da cattiva ragazza oltreché una bocca carnosa da pompinara fanno il resto. Aspetto che mi guardi e le faccio cenno di avvicinarsi. Subito mi viene incontro con la sua falcata da vamp accentuata da un paio di stivaloni neri che le danno un aspetto molto “professionale” per il lavoro che fa. Si presenta, dice di chiamarsi Eva e che viene dalla Serbia, probabilmente è la serba più figa che abbia conosciuto. Merita una conoscenza più approfondita. Eva non è esattamente una gattina da social time, ma in camera si rivela una vera bomba, tanto che mi devasta e mi porta a concludere l’incontro ben prima della mezz’ora, cosa assai rara per il sottoscritto. In poche parole è un’ottima professionista, e donare una buona dose di “sacro nettare” direttamente alla sua bocca che non se n’è persa nemmeno una goccia è stata una discreta soddisfazione. Un bel dopocena direi, ottimo per rilassarmi totalmente e ritornare a poltrire laddove l’avevo incontrata, ovviamente non prima di averle dato il giusto compenso per la prestazione, compreso l’extra che si è meritata al cento per cento. Di solito preferisco un altro genere di ragazze, però ogni tanto ci vuole anche qualcosa di meno coinvolgente in quanto a sensazioni ma che sul piano puramente fisico sia devastante, ovviamente nel senso buono del termine.

Tornato al Beach Bar mi siedo al bancone, ordino una cola e accendo una Marlboro in pace, la situazione è la stessa di un’ora prima ma adesso ho solo voglia di rilassarmi e decido di andare in sauna, quella nella casetta in giardino. La casetta è vuota, meglio così, entro e denudandomi mi siedo, rovescio un po’ d’acqua sulle calde pietre e il vapore scalda subito l’ambiente, ripeto l’operazione per almeno tre volte e il calore si fa più intenso. Distendo le gambe sulla panca poggiando la schiena sulla parete calda, poi penso a dove mi trovo e concludo che non potrei essere in un luogo migliore di questo, è stata una buona scelta venire qui, ma per un po’ non avrò la possibilità di tornarci, quindi voglio godermi appieno questa giornata.

La porta della sauna si apre ed entra una ragazza mora, carina, minuta e dalle movenze agili. Mi saluta sorridente e mi scavalca per andare a sdraiarsi sul gradino superiore. Parliamo un po’ e mi dice che adora il calore della sauna, le dico scherzando che si potrebbe fare sesso la dentro, ma come se mi avesse preso sul serio ribatte dicendo che li non si può ma che possiamo comunque andare in una delle casette in giardino. Declino la gentile offerta, e cinque minuti dopo, attanagliato dal troppo caldo decido di uscire salutando la moretta, che vedendomi andar via rinnova prontamente l’invito ad appartarmi con lei ma che dopo aver ricevuto un altro no resta li distesa a cuocere a gambe aperte col sudore che le bagna la pelle e la rende piuttosto invitante. Ma adesso non è il momento, quindi prima di cambiare idea mi giro ed esco.

Vado a farmi una doccia e torno verso la piscina dove mi siedo in compagnia di una birra circondato da diversi avventori di varie nazionalità, c’è anche un gruppetto di quattro giapponesi con altrettante girls intente a spupazzarseli allegramente sui lettini a bordo vasca. Scoprirò più tardi che sono abitué del locale nonché inguaribili spendaccioni, per questo molto amati dalle signorine.

Una biondina mi punta e si avvicina sedendosi con molta grazia sulle mie gambe. Probabilmente non arriva al metro e sessanta d’altezza, ha la pelle liscia come seta e priva di qualsiasi imperfezione o addobbo, niente piercing, nemmeno un tatuaggio, ed è una piuma, infatti ha un bel corpicino asciutto con una seconda di seno che su quelle proporzioni è una gioia per gli occhi. Il suo nome è Beatrice, ha ventidue anni ed è rumena.

Dopo un paio di battute coglie il mio maccheronico accento e comincia a parlare un discreto italiano, che a quanto dice ha imparato lavorando per un po’ in Italia. È amica di Diana e Simona, dice di aver notato che sono stato in camera con loro e quindi appena mi ha visto li fuori da solo si è avvicinata. Non do troppo peso alle sue parole, ma sono piuttosto attratto dal suo corpicino, e mentre lei parla io saggio le sue cosce e il suo fondoschiena che accarezzo delicatamente e che mi stimola una serie di fantasie erotiche da far smuovere il Signor Pelato laggiù sotto. Ripenso all’offerta della signorina di poco prima in sauna, quindi propongo a Beatrice di appartarci in una casetta di legno nel parco. Ovviamente accetta, ma prima di andare le dico che voglio prendere qualcosa da bere perché lei mi ispira tanto sesso, e se è brava almeno quanto è carina non so quando ne usciremo. Detto questo, avendo sicuramente fiutato odor di denaro nel mio discorso le si illumina lo sguardo e abbracciandomi mi accompagna al bar. Mi prendo un altro Martini, e ormai che siamo li le chiedo se vuole qualcosa, ma non desidera bere alcolici e prende solo un cocktail analcolico per rinfrescarsi le fauci.

Passeggiando attraverso il grande giardino raggiungiamo una delle casette che però risulta già occupata, allora Beatrice mi conduce direttamente verso l’angolo più remoto del parco, praticamente in mezzo al bosco dove c’è un’altra casetta che secondo lei sarà sicuramente libera. Infatti ha ragione, non c’è nessuno; e in quella remota stanza di legno abbiamo trascorso due ore lontano dal caos e fuori dal tempo. Lei sul letto conferma le mie prime impressioni, è delicata nei modi ma non si tira indietro, e le piace giocare. I suoi baci sono dolci e intensi e le piace da matti essere leccata, si bagna subito come una cagnetta in calore, ed io mi diverto con la sua fighetta rasata e liscia per non so quanto tempo fin quando ormai fradicia mi stringe forte la testa tra le gambe e si lascia andare a un sonoro gemito di piacere per poi riaprirle nuovamente e sfoderare un sorriso malizioso e piuttosto compiaciuto prima di avventarsi su di me a rendermi il favore con gli interessi.

È talmente brava che in una manciata di minuti, complice l’eccitazione del momento, riesce a farmi godere nella sua bocca senza alcuna fatica. Poi scusandosi a gesti dato che aveva la bocca piena, si libera del “prezioso carico” e dopo una bella sciacquata col colluttorio si siede nuovamente sul letto e mi chiede:

«Che vuoi fare, facciamo un’ora o andiamo? La mezz’ora è finita…»

Sembra quasi “delusa” dal fatto che sia venuto tanto presto vedendosi sfumare così la possibilità di prolungare il tempo e di conseguenza il suo guadagno.

«Sai che si fa?» le dico, «Passami da bere e rilassati; per un po’ sei mia. A meno che tu non abbia di meglio da fare…»

Un sorriso le illumina nuovamente il volto, mi si fionda addosso schioccandomi un sonoro bacio sulle labbra, poi mi passa il Martini e accoccolandosi al mio fianco ricomincia a giocherellare col birillo prendendolo in mano mentre chiacchieriamo un po’.

L’ora e mezza successiva è stata una delle esperienze più appaganti della mia carriera di puttaniere, inutile dilungarsi sui dettagli. L’unica cosa che mi sento di raccontare è che sono venuto altre due volte, entrambe nel caldo abbraccio della sua morbida e accogliente topina, e considerando che raramente mi basta la classica mezz’ora per concludere, direi che la Beatrice ha sicuramente qualcosa che mi manda in fibrillazione i sensi, e su questo non v’è alcun dubbio.

Rientriamo dalla porno scampagnata nel bosco abbracciati come piccioncini ed entrambi soddisfatti, io per le due ore di gran sesso “impagabile”, e lei per le due ore di gran sesso che sa di dover riscuotere. Saldo quindi il dovuto alla Bea che si congeda stampandomi un lungo bacio sulle labbra e confessa di trovarmi molto piacevole. Se sia vero o no non mi è dato saperlo, so per certo che trova piacevoli le banconote che le ho dato e che mi ha fatto godere come un maiale, tutto il resto è un vago contorno.

Spendo il tempo che mi resta vagando da una sala all’altra e intrattenendomi con alcune signorine, ma non ce n’è una che riesca a convincermi a fare un altro giro di giostra, anche perché l’esperienza con la Bea mi ha talmente stroncato e soddisfatto che non ne sento la voglia, e se anche il desiderio si facesse sentire prepotente, probabilmente non troverei le forze per farne un’altra.

Finisco col ritrovarmi intorno alle due di notte mezzo addormentato su un lettino della piscina interna a guardare distrattamente la gente che passa, l’aria non è particolarmente calda, ma il giardino circostante ha un certo fascino fiabesco durante la notte. Il collega romagnolo non l’ho più visto, dev’essere scappato via subito dopo la performance con la moretta pornostyle, la quinta della sua giornata al World. “Non male collega. Non male.”

Decido infine di ritirarmi. Cerco senza troppo impegno la Bea e la Diana per salutarle, ma di loro non v’è traccia nelle sale interne. “Sarà per la prossima volta” mi dico.

Raggiunti gli spogliatoi e rivestiti i panni da “Cittadino del mondo normale”, sistemo le formalità alla reception, ed esco fuori fischiettando spensierato.

Attraversare di notte quel vialetto che unisce il parcheggio all’ingresso del locale è molto suggestivo, sembra proprio di passare da un universo parallelo all’altro; e dopo una giornata trascorsa là dentro non vorresti più andar via, un po’ come quando stai facendo un bel sogno e non vuoi svegliarti ma sai che devi farlo. Ma non si può avere tutto dalla vita. O almeno così dicono…

Un’ora dopo sono nella mia camera in centro a Francoforte a ripensare a quel vialetto, alla moretta popputa e a sua sorella, al mio Martini in giardino sulla sabbia, al collega che si è dato da fare pure lui, alla lussuriosa e salivosa bocca della Bea e a quella “casetta nel bosco”. Domani sarà tempo di tornare, e anche stavolta la favola è finita.

…Buonanotte.

Booking.com