Ordunque vi racconterò della mia ultima gitarella in quel di Villach…
Sono stato assente un botto di tempo sia da Andiamo che da altri postriboli di confine per vari motivi, quindi l’emozione del rientro potrebbe giocare scherzi su eventuali giudizi personali, ma come al solito cercherò di riportare i fatti con l’aggiunta di un po’ di emozioni personali, ma veniamo al dunque:
Martedì 20 agosto 2019, una giornata calda, anche in Carinzia; sono partito da Firenze subito dopo pranzo, il viaggio in auto è stato più che tranquillo, traffico prossimo allo zero in autostrada. Niente vignetten poiché ho varcato il confine passando da Tarvisio e l’autobahn stavolta non mi servirà. Così dopo aver lasciato lo zaino sul letto al Globo Plaza di Villach, alle 18:00 ormai passate faccio la mia entrata trionfale dopo aver abbandonato l’auto nel parcheggio mezzo vuoto come non lo vedevo da tanto tempo. Spalanco la porta e laddove gli altri anni in questo periodo dell’anno c’era la fila adesso trovo il deserto (ma a me va bene così, si sta più larghi), la signora in reception saluta e poi domanda: “Prima volta qui?” , non le rido in faccia per rispetto, “No no, ma è un bel po’ che non torno, mi aggiorni pure sulle novità, grazie.”, al che facciamo un ripasso veloce dell’offerta della casa e dopo avermi consegnato un buono sconto da 25 euro per il prossimo ingresso mi conferma che ora anche alcuni alcolici sono compresi nel prezzo d’ingresso. Ottimo. Posso entrare.
Quasi due anni che non mettevo piede tra quei cazzo di armadietti, quasi due anni… Però è come se fosse passata una settimana, in fondo l’Andiamo è anche casa mia, e con l’eccezione di pochi dettagli non è che sia cambiato molto dall’ultima volta (a parte quelle statue giganti e di dubbio gusto in giro per la sala, ma dettagli). Il mio vicino di armadietto, arrivato credo pochi minuti prima di me, ha problemi a chiudere lo sportello, ci prova e ci riprova, e prima che inizi a provarci a testate appoggio una mano allo sportello del suo armadio e indicando il braccialetto gli dico “prova a toglierlo e appoggialo nel buco”, che detto così suona pure un po’ ambiguo, ma tant’è, *click*, funziona. “Grazie.”, dice lui.
“Di nulla.”, rispondo io. Poi scompare.
In sala trovo un’atmosfera che non percepivo dal febbraio 2009 o giù di lì. Pochi avventori, non molte ragazze, ma il ristorante è aperto e l’aria fuori è piacevole, qualcuno infatti è a mangiare, altri sono in giardino, altri ancora, giustamente sono in camera a farsi del bene. Al banco il primo caffè e il primo siparietto, a servire c’è la signorina rumena che non ricordo già più come si chiama,
“Un caffè, grazie.”
mi guarda strano come se le avessi chiesto un pompino rovesciato li in sala, poi replica:
“Ma un caffè come… Lungo, macchiato, blah blah, espresso, blah blah…”.
Ohibò, resto impietrito da cotante opzioni e dall’inaspettata professionalità e mi chiedo ‘Ma che è successo qua dentro in mia assenza? sono impazziti?’.
“Espresso, grazie.”
Arriva il caffè e arriva anche la prima signorina a provarci. Mi attanaglia da dietro, mi giro a guardare, è una tipa un po’ troppo robusta per i miei canoni, e nemmeno tanto bellina in viso, non mi piace.
“Sto bevendo, sono appena arrivato, no grazie”. Non insiste, se ne va.
Passeggiata perlustrativa, il cinema è stranamente deserto, conto una ventina di draculine sparse a gruppetti di due o tre su tutto il perimetro della sala e una manciata sedute in ordine sparso intorno al bancone. Tutte facce nuove, o quasi, qualcuna mi pare di averla già vista ma non ricordo dove e quando. Mi siedo un po’ sul divanone li dietro che stranamente è quasi deserto, eccezion fatta per un orso bianco con relativa andiamina in angolo in fase di contrattazione, presumo, poiché due minuti dopo li vedo partire insieme in direzione scala. Li sul comodo giaciglio nel frattempo mi approccia una biondiccia meshata, Chriss (Kris? Kriss? Criss? quel nome li.) non è affatto male, ma non è nemmeno la più bella del reame, però mi pare molto molto papabile, e poi si dichiara quasi vent’enne, il che non guasta (adoro giocare con le novizie o presunte tali); ma non sono convinto, la metto in lista e la lascio andare.
Mi siedo al mio posto preferito “nel sottoscala”, schivo gli sguardi languidi di un paio di irrilevanti donnine in lingerie e in un attimo di distrazione incasso il terzo attacco, lei però mi piace, direi proprio che è una bella ragazza, bel viso e un invitante corpicino tatuato che è davvero niente male; anche lei mi sembra di averla già vista, ma forse è l’effetto dejavù del ritorno al locale, non lo so. Comunque lei è Franceska, la vedo allegra e sorridente e dopo un breve scambio di battute mi sembra anche simpatica. Prima stanza aggiudicata, e direi che è stata una buona scelta. Non è una che perde tempo ed è effettivamente piuttosto figa. Promossa, si merita il compenso della mezz’ora, ed io mi merito una bella doccia.
Birra. Sala pranzo. Cibo che sicuramente poteva essere meglio ma non è nemmeno poi così male, butto giù anche un bel krapfen con la marmellata e poi via di nuovo in sala. Tempo di un altro caffè, pardon, “un Espresso”, e mentre i miei occhi stanno sbavando male su una bionda dall’altra parte del bancone che sembra uscita dal fottutissimo catalogo di Victoria’s Secret, ecco che mi si avvicina un’altra signorina.
“Ciao”
“Ciao a te”
“Tutto bene?”
“Ma certo.” La guardo meglio, mi ricorda qualcosa… “Eppure io te ti ho già vista, ne sono certo.”
“Io sono Amanda…”
Cazzo è Amanda! E si che l’ho già vista, è dai tempi buoni del locale che non la vedo ma un paio di buone stanze ce l’ho fatte in passato, ora è tutto chiaro. Certo me la ricordavo più ‘fresca’, ma che vuoi fare, gli anni passano per tutti; comunque è ancora un bel bocconcino eh, non fraintendetemi. Seconda stanza aggiudicata. Il viaggio, la cena e il poco recupero si fanno sentire, ma lei non si smentisce affatto e capitolo al 50° minuto con sommo gaudio e un sorriso ebete stampato in faccia. Promossa anche lei, anzi direi riconfermata.
Ormai è buio, esco a prendere un po’ d’aria, una manciata di accappatoi adagiati sui lettini intorno alla piscina e un paio di ragazze in compagnia di altrettanti avventori seduti a ciarlare laggiù ai tavoli di fronte al ristorante. Occupo un giaciglio anch’io, chiudo gli occhi, mi godo il silenzio e l’aria fresca, e se non fosse per quei tavolacci sul pavimento che quando qualcuno ci cammina sopra sembra un terremoto, mi rilasserei anche. Sfumacchio un’altra sigaretta adagiato lì a bordo piscina e decido di rientrare. Noto la massaggiatrice impegnatissima, l’idromassaggio occupato e alcune donzelle che fanno la spola a infastidire gli orsi in ammollo, ma senza esagerare. Tutto sommato si respira tranquillità in sala, il che, a parer mio, non è una brutta cosa. Altro giro di banco e slalom tra le meretrici che tentano attacchi a sorpresa (ma per fortuna non sono troppe e nemmeno troppo insistenti), cedo quasi all’invito di due che stazionano vicino la macchina del caffè (e delle quali non ricordo i nomi anche se almeno con una di loro so di averci già almeno parlato in passato, ma dioaccecami se ricordo dove e quando), quindi dopo un vivace scambio di battute e un goliardico tentativo di stupro da parte loro nei miei confronti tra gli sgabelli del bar, prendo una birra e mi sposto in quello che con gli amici abbiamo rinominato ‘l’angolo vip’ (il divano accanto a tavolino e sgabelli dietro la tendina, per intenderci), vicino all’ingresso degli spogliatoi femminili e del cinema. Qui incontro Amira, o meglio è lei che mi viene a tenere compagnia con fare da gatta, ed è una gatta gitana, il che a me piace (perché ahimè ho un debole per le zingarelle da bordello per chi non lo sapesse, e chi lo sa capisce di cosa sto parlando), ovvio che devono avere almeno dei requisiti base come tutte, ma diciamo che è punto a favore, soprattutto se sono un po’ matte e giocherellone anche in stanza, e lei decisamente lo è… Lunga pausa relax con svariati tentativi di lei per farsi portare ai piani alti e altrettanti rimbalzi strategici da parte mia finché, tra una strusciata e l’altra qualcosa laggiù si desta e quando ormai sembrava si fosse arresa faccio la mia proposta:
“Ora andiamo su e me lo succhi per mezz’ora, ok?”
“Davvero?”
“Si. Alza il culo e andiamo vah.”
“Prendo la borsa, aspettami!”
“E dove cavolo vuoi che vada, fai pure con calma”.
Terzo round con la señorita loca che pur senza troppa continuità se lo ciuccia allegramente come da mia richiesta fino allo scadere del tempo, ma in verità la sua tecnica non è delle migliori, e il gesù bambin pelato laggiù non è ancora in vena di ulteriori bagordi, quindi non forzo la mano e nonostante i suoi inviti a prolungare il tempo per raggiungere il risultato (e ovviamente fare incasso doppio per lei) abbandono il campo, almeno per il momento…
In sala lascio di nuovo gli occhi addosso alla bionda occhialuta col fisico da modella che però viene subito rapita da un passante, quindi ho il piacere di scambiare due parole con la sua gentile amica di nome Ana:
-“AH, ti chiami Ana! come Anal ma senza la elle, ok, ho capito.”
– “Blah blah blah… Mi porti in camera?”
– “eeeh…. NO.”
Non ricordo nemmeno in che lingua è avvenuto lo scambio di battute, ma mi pare che non parlasse italiano, non ne sono sicuro; sicuramente però parla anche rumeno. Comunque è pacifica e ha il viso pacioccoso, sembra un po’ una versione alternativa della cara ‘Marika che ti ricarica’; e se fossi un amante delle ragazze un po’ in carne non la scarterei, ma non è decisamente il mio genere e al contrario della sua collega appena citata non ha abbastanza personalità da farmi cambiare idea. Cambio giaciglio, divanoni/megapouff centrali a fondo sala, altra birretta, relax. Amira strikes again… Si adagia lì accanto, mi tiene compagnia, mi fa divertire e complice anche l’ora tarda, presumo, non insiste sul portarla in stanza. Decido quindi di premiarla con un’altra salita al primo piano per vedere che succede, e diciamo che è stata un’ora assolutamente piacevole, non serve aggiungere altro. Ormai è quasi ora di chiusura, sono esausto. Saldo il conto con la simpatica gitana e non rientro nemmeno in sala ma torno diretto in albergo con l’idea di andare l’indomani a far visita al Casa Carintia. Buonanotte!
Mercoledì 21 agosto, mi sveglio con ancora un vago sentore della figa di quella pazza gitana in bocca, metto il naso fuori dalla finestra della mia stanza al Globo Plaza, hotel comodo a circa 5 minuti in auto dal Andiamo e cinque a piedi dal centro di Villach, e per chi fosse interessato, a 800 metri al di la del fiume c’è anche un buon hotel economico, il Center Rooms, dove si spende circa la metà. Era la mia seconda opzione, ma il Globo è sulla via principale che arriva da Tarvisio, c’è il parcheggio sottoterra, un ottimo servizio ed un check-in praticamente senza attesa con pagamento immediato, e quando devi andare via lasci la chiave sul bancone in reception anche se non c’è nessuno ed esci senza inutili perdite di tempo, una sicurezza insomma. L’altro è invece un self check-in/out senza reception, è piccolino, il parcheggio è fuori ed è in una viuzza praticamente di fronte al vecchio Lacocotte.
Oggi piove, non troppo, ma piove, e la temperatura è scesa sotto i venti gradi, comunque non è una bella giornata, e sinceramente non ho molta voglia di andare a Feldkirchen percorrendo il lungo lago ancora una volta sotto la pioggia, o almeno questa è la scusa con cui mi convinco a tornare per il secondo giorno consecutivo in Andiamo, nonostante ci fosse “poca figa”, nonostante fosse parecchio vuoto di gente anche il giorno prima. A dire il vero ho ancora in testa quella bionda col fisico da modella, e poi vorrei fare ancora un giro di giostra con la pazza, e poi voglio vedere chi aveva la giornata libera ieri e magari oggi c’è. In fondo è tanto che non ci torno, e anche se ci vado due giorni di fila male non fa, no?
Intanto che ci penso scatto due foto dalla finestra e le invio su whatsapp corredate da un significativo ma non compromettente “Eh, son sempre belle le alpi, vero?” a un paio di amici attualmente in vacanza all’elba con moglie e figli. Due minuti dopo arrivano le risposte:
“Bastardoooo!”
“Sei alla sagra della patata? Fanculo. Buon per te.”
Scendo giù alla pizzeria sotto l’hotel gestita da italiani.
“Una diavola, grazie”.
Ci metto anche un po’ d’olio piccante sopra, se devo morì lo devo fa’ bene, no? Buona buona.
Con calma torno al locale, stesso scenario del giorno precedente, la signora in cassa sta rufolando al computer, e un po’ distratta mi domanda di nuovo se è la prima volta. “Ero qui anche ieri…” e punto il buono da 25 euro sul bancone.
“Oops, scusami, ma sai non mi ricordo tutti quelli che passano di qui e blahblahblah…”
“Non c’è problema.”
Pago quindi i 60 euro e lei rilancia di un altro buono da 25 per la prossima volta. “VEDO!”, vorrei dirle, ma prendo atto del fatto che la promozione sia in corso fino a fino mese e non replico mentre mi consegna accappatoio e ciabattine.
Armadietto 99 , ieri era già occupato ma è uno dei miei preferiti perché sono sicuro di ricordarmi il numero anche dopo la miglior trombata del mondo (con un anonimo 83, ad esempio, non ne sarei così certo) e poi è vicino alla sala ma non proprio davanti all’ingresso, spreco meno energie e non devo fare slalom tra gli altri anche se, come ieri, non credo ci saranno problemi di sovraffollamento oggi.
Sto per smutandarmi quando un collega avventore mi si avvicina e indicando la serratura dell’armadietto domanda:
“Scusa, ma te lo sai come si chiude questo coso?”
Aridaje…
Svelo l’arcano segreto anche a lui che intanto coi suoi ripetuti tentativi di chiudere lo sportello aveva attirato l’attenzione della signora alla cassa là in fondo al corridoio.
“Tutto a posto!” le dico da lontano. Intuisce quale fosse il problema, sorride e torna alle sue cose.
“Grazie”, dice l’amico avventore.
“Figurati, in dieci anni avrò pur imparato qualcosa qui dentro.”
“Io è la prima volta che vengo qua.”
“Buona fortuna allora.”
Quindi si defila e va a mimetizzarsi in arena con gli altri accappatoi…
Sono quasi le 17:00, ma lo scenario all’interno appare addirittura più desolante del giorno prima. Per fortuna poco dopo iniziano ad apparire un po’ di ragazze, praticamente quelle di ieri, con un paio di assenze ma con nuove presenze ieri assenti; chiaro no?
Al banco non c’è la ‘signorina espresso’, o meglio, non ancora, infatti anche lei arriverà più tardi. Al momento c’è solo una sua collega e un ragazzo indaffarato a pulire e sistemare bicchieri. Toh’, là c’è pure Amira… Mi siedo su un divano a distanza di sicurezza ma niente, mi piomba addosso come un sacco di patate, e blahblahblah come stai, dormito bene, *censura* *biiip* e poi *censura* *biiip* *censura* e blahblahblah… Il suo approccio senza mezzi termini mi strappa un sorriso e decido di stare al gioco a modo mio:
“Si ma io oggi voglio una bionda.”
“Ma dici serio?”
“E certo che dico serio…”
“Vafanculo alora…Guarda lei è bionda…”, dice indicando una collega dall’altra parte del bar (Ma ovviamente stiamo scherzando e ridendo come due coglioni eh, adoro queste cazzate.)
“Peccato che bionde naturali non ce ne siano qui oggi.” ribatto.
“Eh vafanculo…”
“Va bene, ti fo il culo, ma stai calmina eh.”
E blahblahblah *censura* *biiip* *censura* etc. , sfodera di nuovo il suo repertorio di sconcerie tanto invitanti quanto non ripetibili in pubblico…
“Si si, bevo un caffè, fumiamo, poi andiamo su a far casino”.
Ci spostiamo al bar, restiamo un po’ a cazzeggiare sugli sgabelli, la trovo simpatica, c’è di meglio, lo so, ed è pure un po’ selvatica, ma è una piacevole compagna di giochi e io son qui per passare il tempo in allegria oltre che per deliziare il regale augello. Mentre son li però, dietro di lei scorgo una tipa che non vedevo da troppo tempo, mi si illuminano gli occhi, e pure il pisello…
Soraya! Lei si che mi piace davvero tanto. Però è appena tornata dai piani alti e sfila via lasciando un sorriso ammaliatore a mezz’aria. Amira si gira, mi guarda, mi vede sbavare male e fa:
“Cazo guardi, lei non è bionda…”
Crepo dal ridere perché è buffa forte, quindi spengo la marlboro e andiamo ancora una volta su per le scale.
Autocensuro i dettagli della camera, ma mi son divertito un’altra ora e, dettaglio positivo, ho avuto modo di riscontrare che è una tipa corretta, ma per correttezza terrò i dettagli per me, niente di importante da sapere comunque, solo piccole cose che fanno la differenza tra una furbetta e una professionista un po’ matta ma onesta. Ora basta però, nun la voglio più vede’ fino alla prossima volta sennò poi mi diventa un vizio.
Il cibo è più o meno come il giorno prima, cambia un po’ il menù ma la qualità è circa la stessa, niente di che, ma la varietà di roba da ingurgitare comunque non manca.
Mi do’ al relax nel mio angolo preferito e li trovo la bionda sulla quale ho lasciato gli occhi il giorno prima, Victoria. Cazzo se è bella, e non intendo dire che ha solo un viso bellissimo o magari un qualche particolare molto degno di nota, ma proprio una alla quale brutta non glielo puoi dire in nessun caso, a meno che ti piacciano solo i rutti o che non ti piacciano le ragazze magre e slanciate tipo modella, in quel caso ne hai pieno diritto, altrimenti è in pratica perfetta e inattaccabile. Comunque mi vedo costretto a declinare il suo invito per motivi tecnici, ma le dico che è in cima alla mia lista e se è libera più tardi può tornare a cercarmi quando vuole. Nel frattempo mi intrattengo a fare un ripasso d’inglese con le sue amiche, Ana, e un’altra molto carina e simpatica della quale, accidenti a me, non ricordo il nome da battaglia. Comunque questa se ne sta li sdraiata a pancia in giù per la maggior parte del tempo, e oltre ad avere un bel culetto e due tettine molto attraenti è veramente bellina, ma intanto che siamo li, mentre mi godo il panorama lei mi nomina arbitrariamente suo professore d’italiano… E va beh, non è la prima volta che mi capita questa cosa la dentro (proprio come diedi anni fa, quando la Lauretta appena arrivata non capiva una sega d’italiano…), ma tanto non è che al momento abbia di meglio da fare, dunque mi calo nella parte e ci ammazziamo di risate finché un cliente viene a cercarla, al che la lascio alle sue cose e scambio due parole anche con la povera Ana che un po’ desolata prova di nuovo a elemosinare una camera ma senza successo:
“Eeeehhh, NO. Ho una lista molto lunga…”, e mimando con le mani una lunga lista, appunto, scorro giù molto in basso col dito e le dico “Ecco, tu sei qui, mi dispiace.”
Comunque, per onore di cronaca e per utilità dei non anglofoni che volessero approcciarla (buona fortuna a voi), sono abbastanza sicuro che questa conversazione sia avvenuta in inglese, perché ora che ci penso non mi sembrava che lei parlasse italiano, così come la sua amica Victoria; in effetti in quel gruppetto del sottoscala solo ‘la mia allieva’ se la cava un pochino meglio con l’italiano, ma poco poco eh.
Ana infine si arrende(chissà perché) e appena sposto il culo sul fondo del divano viene a presentarsi un’altra tipa molto carina, Beatrice. Mi piacciono i suoi occhi, Belli. La trovo davvero molto piacevole, non ha chissà quale fisico, ma ha un viso dolcissimo e nell’insieme meriterebbe un po’ del mio tempo, oltretutto si presenta con un modo di fare che mi piace molto. Va quasi subito al sodo ma lo fa senza essere voglare o pressante o sgarbata, e al mio altrettanto garbato rifiuto si congeda con un sorriso: “Allora forse ci vediamo più tardi.” dice, e torna da dove era venuta fluttuando nell’aere con passo leggiadro. Si, mi piace, la metto in lista, dopo Victoria, dopo Soraya, dopo Chriss(kriss, criss…), e ancora non le ho viste tutte, credo. Poco dopo la top model ritorna all’ovile, ma stavolta non la lascio scappare, appena mi si avvicina scambiamo due parole, la prendo per mano e la porto via. Secondo giro del secondo giorno con Victoria (che si dichiara studentessa universitaria come la sua amica che parlotta italiano, e può essere, chi lo sa…). Promossa anche lei. Maestra forse in niente ma brava un po’ in tutto, si vede che sa il fatto suo e si dimostra partecipe, e poi cazzo, a parte il colore dei suoi occhi che mi fa morire d’invidia e lo sa pure lei (ma questa è un’altra storia che non verrà raccontata per motivi di privacy, la mia intendo), quel corpicino è uno spettacolo da vedere da ogni angolazione, sempre per chi adora le modelle, s’intende ;) . Mezz’ora per lei, e peccato che a quanto dice se ne andrà a breve poiché è qui solo per guadagnare qualcosa nella pausa estiva, così come la sua amica. Un vero peccato, almeno per gli avventori del locale.
Torno in sottoscala e proseguo la lezione di italiano con ‘Cazzononmiricordoilsuonome’; e tra una risata e l’altra e un reciproco scambio di vocaboli in “inglese-italiano-italiano-rumeno-rumeno-inglese” con in mezzo parole in altre lingue random per complicarsi l’esistenza, sto seriamente pensando di fare il prossimo round con lei, anche perché siamo entrambi sdraiati a pinguino uno di fronte all’altra ed è un po’ che fisso le sue tette semiappoggiate al divanetto e credo che mi stiano ipnotizzando. Ma ecco di nuovo lei che zitta zitta e con passo felpato macina camere su camere e la vedi passare avanti e indietro serena e sorridente. Sorayaaa!
La lista è lunga, ma lei sta sempre in cima. Poche chiacchiere, la faccio respirare un attimo al bar quando rientra in sala sperando che nessuno la porti via, e poi la raggiungo prima che scompaia di nuovo…
Quando torno giù l’ora è tarda e c’è veramente poca gente in giro…
“Hey hey, aspetta, e della camera con lei non ne parli?”
Eeehhh….NO. Non ce n’è bisogno, e comunque non sarei attendibile perché anche se non sono un abitudinario e mi piace cambiare sempre (altrimenti avrei una moglie), lei per ora resta la mia preferita.
Insomma, torno in sala e svengo sul divanone lato piscina; accanto a me ci sono Amanda e Chriss(kris? criss? da qui in poi Chriss) che ciarlano e battibeccano amichevolmente in rumeno. Scivolo sornione sui cuscini in mezzo a loro e le osservo, non capisco una mazza o quasi di quel che stanno dicendo, ma sono buffe da vedere, e pure abbastanza bone, il che non guasta. In qualche modo mi tirano in mezzo e iniziamo a parlare un po’ di loro e del Andiamo e di altri locali e di com’era quando Amanda arrivò qui la prima volta, poi scopro che sono sorelle…
Mah… mah… davvero? Beh, non ho motivo di dubitarne, tantopiù che si somigliano molto e trovo sia una cosa carina che due sorelle lavorino insieme, ma soprattutto “CazzoAdessoVoglioAndareConLaSorellaDiAmanda!”.
La sorellona sta aspettando un tizio che presumo l’abbia monopolizzata o quasi per l’intera giornata, un attempato signore che non conosco ma sembra essere un abituè spendaccione dai buoni gusti. Nel frattempo osservo meglio la sorellina e più la guardo e più mi convinco che non è niente male, e poi se è davvero la sorella di Amanda deve pur avere delle doti nascoste nel dna. L’amico della sorellona ritorna e lei si precipita ad accoglierlo (e il nostromo in questione deve pagar davvero bene vista la di lei scattante reazione al suo arrivo). Resto quindi solo con Chriss, attendo il momento propizio e le dico che se non è troppo stanca avrei piacere di farmi violentare il regale augello dalla di lei bocca prima dell’ora di chiusura, ovvero:
“Io avrei voglia di un pompino della buonanotte, che dici?”
Mi guarda e ride, forse per il modo in cui l’ho detto: “Si dai, ci penso io a te, lascia fare a me, fidati”.
In camera è tranquillona, mi chiede cosa voglio e snocciola un breve menù di opzioni che ahimé non prevede la conclusione nella sua boccuccia. Va beh, ormai siamo qui, lascio tutto nelle sue mani, mi voglio solo rilassare e vedere se è brava e si impegna almeno quanto la sorellona. Da li in poi entra nella parte e si trasforma ,prima in una coccolatrice professionista, poi in una fottutissima idrovora aspiratutto, e putroppo devo dire che non c’è paragone con la sorella… Si perché Chriss è decisamente più brava, almeno con la bocca, perché a fare altro non c’ho nemmeno provato, prima di tutto perché è davvero portata in quello, e poi perché non ho più trent’anni e senza un po’ di ‘doping’ al secondo giorno di fila il quarto incontro inizia ad essere cosa ardua da concludere per quanto piacevole. Ma lei è davvero brava. La prende con la giusta calma ma non cede, io vedo gli angioletti e le stelline e muoio poco alla volta (in senso buono eh), e lo so che fa strano detto da me, ma lei a un certo punto e con notevole maestria ha coperto il birillo col preservativo (perché non vuole le si venga tra le fauci appunto) e non ho detto niente, eppure è davvero brava e non posso lamentarmi di niente, tant’è che lascio passare la mezz’ora fiducioso del risultato che arriverà, e al 45° esplodo coccolato dal calore della sua bocca seppur con quel lattice in mezzo, ma la sensazione era quasi quella che non ci fosse niente da quanto è stata brava e infaticabile. Intendiamoci, preferisco e sono un sostenitore della fellatio al naturale e delle venute in bocca, ma qui c’è poco da dire oltre che BRAVA. Il resto, se proprio vogliamo discuterne, è solo una sciocca questione di principio, niente più che un’idea in questo caso, direi.
I restanti minuti dell’ora volano via contemplando le sue tette mentre scambiamo ancora due battute e mi sento leggero e rilassato e appagato. Cifra tonda per lei, un piccolo segno di apprezzamento, una mancia simbolica (perché non mi pare guadagnino poco, sai com’è), anche perché al contrario di altre colleghe non ha chiesto “regalino!” (e a chi fa in quel modo do sempre la stessa risposta: “Se chiedi non lo prendi.” o come nel caso della prima di ieri “Te sei brava e mi piaci, ma se lo chiedi di sicuro non te lo do, ricordalo per la prossima volta”).
Ultima doccia, torno un attimo al bar a bere e conto dieci persone in tutto, ragazze comprese, ma è quasi ora di chiusura, saluto Amira che è ancora li e domani, cioè ormai ieri, dovrebbe avere il giorno libero; Amanda è sempre impegnata col nostromo quindi evito il disturbo e mi dileguo nella notte con l’idea di una giornata al vicino Wellcum il giorno dopo prima di rientrare a casa. E questo è quanto.
Siamo ben lontani dal buon vecchio Andiamo dei tempi d’oro, anzi, siamo più vicini a com’era il locale al suo esordio, almeno per quel che riguarda le presenze. Poca gente, non troppe ragazze e poche degne di nota, con le dovute eccezioni e una manciata di “perle più o meno nascoste”, il resto, intendo la struttura in se e l’impostazione del locale, non è mai cambiato molto e ha (quasi)sempre funzionato a dovere. Io non me la sento di bocciarlo, ho trascorso due belle giornate e più di quel che ho fatto non avrei potuto fare nemmeno volendo, e detto tra noi non mi pare di essere andato con dei cessi, almeno credo eh, poi son gusti, ma non credo che una Victoria o una Soraya, se messe in altri locali vengano retrocesse al grado di (passatemi il termine) ‘rutto ambulante’, o sbaglio?
Certo, forse manca quella manciata di “Top” affermate che c’erano un tempo, ma anche le altre lavoravano e di certo non tutti i clienti andavano solo con quelle. Conosco gente che saliva su apposta per pompinella (nota ragazza pseudoungherese, maestra nell’arte orale ma esteticamente appena sufficiente nonché presenza fissa in quel di villach più o meno dall’inizio) e non era tutta questa gran figa eh… Come ho detto non sono probabilmente in grado di giudicare la reale situazione dopo tanta assenza, ma per come la vedo io “c’è qualquadra che non cosa”, senza contare che non c’è nemmeno più il Marina di Nova gorica (ormai chiuso definitivamente), il che non mi pare poco. Ma va beh, io continuerò ad andarci, fosse anche solo per nostalgia fino a che trovo almeno una decina di girls per me appetibili, gli altri facciano un po’ quel catso che gli pare. Ovvio.