Giorno 2: Andiamo

Dopo la bella serata al Casa Carintia mi risveglio nella mia camera d’albergo con i raggi del sole che filtrano dalle tendine della finestra, mi affaccio fuori e vedo che la giornata promette bene, ma sono appena le dieci. Così, dopo aver sentito il caldo sole della carinzia sulla pelle, mi preparo e decido di andare a fare un giro in città, aspettando l’orario di apertura dell’Andiamo che comincia ad accogliere gli avventori a partire da mezzogiorno.

Passeggio tra i negozi in mezzo a una folta folla di turisti in visita alla cittadina, che appare molto animata in queste prime ore del giorno, e senza dubbio è più viva adesso che non durante la fredda stagione sciistica. Mi fermo alla solita pasticceria del centro, la stessa dove entrai per la prima volta più di cinque anni fa, insieme al buon Marco, dopo la nostra prima visita a Villach. Ordino un decente cappuccino e un ottimo krapfen, serviti da una bella biondina locale che come ogni volta mi fa rivalutare le bellezze austriache. Solitamente ne prendo almeno un paio di quegli ottimi krapfen, ma è anche vero che di solito veniamo qui a far colazione solo prima di riprendere la via di casa. Tra poco invece sarò all’Andiamo, e preferisco tenermi leggero per assaggiare il menù del Brunch una volta arrivato la dentro. Saluto quindi le ragazze della pasticceria e vado a recuperare la Trombomobile.

Mi avvio verso Technologieparkstraße, e in cinque minuti arrivo sgommando nel parcheggio, dove già a mezzogiorno vedo alcune auto con targa italiana. Alla reception, al posto della solita addetta stavolta trovo un uomo, che mi si rivolge in tedesco e molto gentilmente mi consegna le solite cose (da notare che io il tedesco non lo parlo, ma i termini tecnici ormai li ho assimilati e vado in automatico). Armadietto 108, quasi in fondo agli spogliatoi in posizione defilata nonché comoda, e la serratura funziona al primo colpo. “Stavolta cominciamo bene”, penso. Mi sistemo l’accappatoio ed entro in sala.

Noto subito una manciata di accappatoi in giro, e le ragazze sparpagliate qua e là sui divanetti sono una quindicina, ma continuano ad arrivarne altre. Il bar è praticamente desolato, eccezion fatta per una morettina che somiglia molto vagamente ad asia argento ma con tratti del viso più raffinati, la quale appena mi siedo e ordino un caffè, mi da il buongiorno e si presenta. Si chiama Ambra, non è giovanissima ma è piuttosto carina, scambiamo due parole, le dico che sto ancora dormendo e sono cotto dalla serata precedente al CasaCarintia, quindi mi congedo da lei con un saluto, sfuggendo subito dopo ad un paio di sirene ammaliatrici distese sui divani, per arrivare finalmente in giardino a fumare una sigaretta in tranquillità. L’aria è ancora un po’ fresca ma sotto al sole sto da dio. Poi faccio un salto in sala pranzo e accomodatomi a un tavolo all’aperto mi godo un discreto brunch mangiando wurstel al formaggio avvolti nello speck ed altre amenità del genere accompagnate da un paio di bicchieri di succo d’arancia. Una botta di salute, specialmente con quel krapfen ancora da smaltire. Ma era tutto buono, e avevo anche una discreta fame. Dopo un’altra sigaretta, fumata nella quiete del giardino, rientro nel buio del locale e vedo che le presenze femminili sono aumentate. Ma gli orsi bianchi ancora scarseggiano, ragion per cui sono un bersaglio mobile che viene importunato ogni tre passi. Decido che è meglio stare fuori, almeno un po’.

Le successive due ore le passo in giardino, sdraiato su un lettino al sole come una lucertola, in compagnia di pochi altri stanchi viaggiatori. Di tanto in tanto esce qualcuna ad animare la situazione, ma l’atmosfera è ancora pacifica e rilassata. Più tardi rientro nuovamente, e a dispetto di tutto quel che è stato detto sulle sorti del locale nell’ultimo mese, trovo la sala piena di figa esattamente come al solito. Senza star troppo a contare direi che ci sono una cinquantina di ragazze, topa più topa meno.

Riconosco solo poche delle presenti, tra le quali spiccano Soraya la mora e Micky la bionda, “le veline” che solo due settimane prima erano emigrate al Marina ma che, al contrario di altre, sono tornate subito all’ovile. Poi ci sono: Irina, Ionela, Nina, Rita, Pompinella, Lilian, Lidia, Raluca, Roxana, Adina, Sharon, Vanessa e poche altre facce conosciute delle quali però non ricordo nemmeno i nomi. Le altre sono tutte new entry, molte giovani e altrettante molto belle, quindi la qualità estetica non sembra aver subito alcun calo, anzi, questo ricambio ha in parte donato nuova linfa vitale al locale, che appare addirittura più animato del solito. Giro intorno al bancone del bar e vedo Soraya tutta sola nel suo divanone. La raggiungo e scambiamo due parole, ricordando con piacere anche l’incontro di due settimane prima al Marina. Per qualche strana ragione ogni volta che la vedo il mio cervello si blocca, e l’unica cosa che mi viene in mente osservandola è “SESSO”. Ma oggi la scelta è tanta e vorrei provare cose nuove, quindi rimango ancora un po’ con lei a chiacchierare, poi incrocio nuovamente lo sguardo di Ambra che mi punta sorridente dal suo sgabello poco più in la, e appena le sorrido di rimando coglie l’occasione per domandarmi se sono finalmente riuscito a svegliarmi. Intanto un orso che passava di la, ne approfitta per abbordare la Soraya, che pacioccosamente mi saluta e se ne va in camera con il fortunato cliente. Invito quindi Ambra a raggiungermi, balza giù dallo sgabello e chiacchieriamo un po’, si presenta come Moldava e do per scontato che sia rumena, ma la verità è “Chissenefrega”. La trovo molto carina e me la porto in camera.

Nuda non è male, ma forse faceva più figura in intimo, perché per quanto abbia un bel fisico asciutto e un grazioso culetto piccolo e sodo, le sue tettine non sono il massimo, mancano di consistenza diciamo. Comunque anche se è piuttosto bellina e la conversazione con lei è piacevole, in camera non è esattamente una dea del sesso. Diciamo che c’è di peggio, ma c’è anche di molto meglio. In ogni caso come primo giro di giostra non è l’inferno, e concludo l’incontro sul filo della mezz’ora senza infamia e senza lode. Torniamo giù ridendo e scherzando, perché nonostante tutto è simpatica, poi saldo il dovuto e mi infilo sotto la doccia, per poi tornare nella mischia…

Vago da un divano all’altro, fermandomi di tanto in tanto a ciarlare con le Andiamine che mi si propongono. Sono in giro da solo e mi fa anche piacere essere bersagliato dalle giovani meretrici, ma visto che fuori il sole ancora resiste torno a stendermi su un lettino in mezzo agli altri orsi. Qualcuno sfrutta la piscina, qualcun altro si fa molestare dalle varie signorine che si affacciano di tanto in tanto, altri ancora sono invece in completo relax, compreso il sottoscritto. Almeno fino a che non si comincia a sentire nell’aria un buon odore di carne grigliata che proviene dall’altra parte del giardino. A quel punto mi alzo e vedo che la zona esterna davanti alla cucina è invasa da uomini in accappatoio e Andiamine, tutti intenti a mangiare carne, bere birra, e succhiare ghiaccioli (ovviamente il tutto incluso nel costo d’ingresso). Attendo quindi che gli squali si siano saziati e ne approfitto per tornare all’armadietto a riordinare gli appunti sul telefono (perché la mia memoria è pessima, e forse prima o poi scriverò un libro su queste avventure).

Quando torno in giardino la folla si è diradata, e posso servirmi in tranquillità gustandomi della buona carne grigliata, accompagnata da funghi e da una discreta birretta. Al buffet interno ci sono altre pietanze, e mi concedo giusto un po’ di pasta fredda tra un piatto di carne e l’altro. “Buon per me che non ingrasso.

Rientro per il caffè, poi vado a darmi una veloce ripulita alle fauci e quando torno in sala vedo la graziosa Micky, libera e annoiata al suo solito posto, ovvero dove dimora solitamente anche la nostra comune amica Soraya, che però è momentaneamente assente. La punto dall’altra parte della sala, e sperando che non scappi via prima del mio arrivo mi dirigo verso di lei. Sto quasi per raggiungerla, quando all’improvviso mi trovo davanti un sorridente angelo biondo che attira la mia attenzione. «E te chi sei?», le dico. – «Io sono Antonella», risponde lei senza esitare un attimo. La riguardo da vicino e il mio primo pensiero è “Scusa Micky, sarà per un’altra volta”.

Mi siedo a parlare con Antonella, mi chiede se sono toscano e confermo la mia provenienza. Mi dice quindi che ha una casa in toscana, dalle mie parti, e quindi ha riconosciuto subito l’accento. Non è che la cosa sia di grande interesse, ma salire in Austria per ritrovarmi a trombare con una topa rumena che vive non lontano da casa mia, è quantomeno un fatto strano.

Comunque senza dilungarci troppo in chiacchiericci andiamo al piano di sopra a farci del bene. È proprio una bella ragazza, e sa fare il suo mestiere a trecentosessanta gradi. Non c’è una parte del corpo che non sappia usare con maestria per far godere e star bene un uomo, e si dimostra disponibile anche a posizioni molto kamasutra style, infatti le dedico un’ora piena, e senza scendere troppo in particolari di stampo pornografico, posso affermare che è stata una bella esperienza. Non è certo l’emblema della dolcezza, ma in quanto a tecnica sa il fatto suo. Insomma, alla fine dei giochi mi rilasso sul letto, e mentre la osservo sotto la doccia mi convinco ancora di più che sia davvero una bella ragazza. Ma non riesco a definire la sua età. Quindi preso da morbosa curiosità le chiedo «Ma te quanti anni hai?» – «Ventotto!», risponde lei, senza esitare un attimo. Rimango stupito da tale scoperta, avrei detto non più di venticinque, probabilmente ventiquattro. Direi che se li porta veramente bene. “Buon per lei, e soprattutto per chi se la tromba, cioè anch’io…”

Scendiamo la scala, saldo il conto, bacio bacio, e vado a godermi una lunga doccia rinfrescante prima di tornare in sala. L’ambiente si anima, la musica diventa più invadente, le ragazze sciamano come api e fanno baldoria con gli orsi o tra di lo. Solite scene da Andiamo, già viste mille volte, ma che ho piacere di rivedere dopo tutto quello che è stato detto sulle sorti del locale che, in barba a tutto e a tutti, sembra invece che si stia rilanciando alla grande. Nel frattempo mi fermo a parlare nuovamente con Ambra, che in pausa su un divanetto si conferma una buona compagnia, almeno per quanto riguarda la piacevole conversazione. La saluto, mi prendo una birretta e scambio due parole anche con Rita che mi si offre per un “Pompino che resuscita i morti”, sue testuali parole, anche lei è simpaticissima, però devo rifiutare poiché al momento il fratellino è fuori uso dopo la camera con la bella Antonella. Rita non molla e mi si avvinghia addosso, ma io cerco solo un po’ di riposo, quindi una manciata di minuti dopo mi ricorda che se ho voglia di un pompino da infarto devo solo cercarla, poi saluta sorridente e se ne va per la sua strada.

Nei successivi cinque minuti vengo abbordato da altre due, una delle quali è la più grassoccia presente in sala, e fatico a liberarmene perché mi s’era lanciata direttamente sul pacco prendendosi quasi un vaffa, l’altra invece è carina ma rifiuto le sue avances e mi abbandona senza insistere. Decido quindi di trasferirmi al cinema che al momento è vuoto, eccezion fatta per due che stanno trombando di gusto in uno degli sgabuzzini li a fianco. Non faccio troppo caso a loro e riesco a chiudere gli occhi per qualche minuto.

Sento gente che va e viene, compresa una delle inservienti che passa a raccogliere bicchieri e quant’altro, dopo di lei arrivano addirittura in due a rompermi le pelotas, ma appena si avvicinano mi fingo morto e vanno in cerca di altre prede. Loro escono dal cinema ma entra subito un’altra, che con tono antipatico mi dice: «Non dormire! Dai amore andiamo a scopare!». Ovviamente è un autogol clamoroso e si elimina da sola in dieci secondi netti. “Ritenta, sarai più fortunata.”

I due nello sgabuzzino escono, ma in realtà erano tre; lei una cavallona da monta, loro due baldi giovani; e a sentire da tutto il trambusto che hanno fatto nel frattempo, credo si siano divertiti un po’ tutti in quel cazzo di sgabuzzino. Poi il silenzio… Addirittura, al posto del film, sullo schermo ci sono una serie di immagini rilassanti che passano in loop. Sto quasi per addormentarmi, quand’ecco che sento dei passi, non apro nemmeno gli occhi per vedere chi è, tanto so già che verrà a fracassarmi le pelotas, dunque attendo rassegnato. Sento i tacchi sul pavimento, si avvicina, poi all’improvviso si ferma. Tutto tace… Comincio a preoccuparmi e apro gli occhi.

A due metri da me scorgo in controluce la sagoma di quella che sembra una bella puledra con tutte le forme al punto giusto e una bella chioma di capelli neri. Mi fissa , sorride e chiede se voglio la sua compagnia. «Non ti vedo bene, avvicinati» le dico. Si sposta e viene da me, la vedo meglio e noto le tette rifatte. Non le amo particolarmente, ma lei si è presentata nel giusto modo e quindi voglio darle una chance. Si stende di fianco mi si presenta come Pandora. So che è ormai una resident qui in Andiamo, ma sinceramente non ho mai avuto a che fare con lei, e a dirla tutta non è esattamente il mio tipo, troppo rifatta. Ma ormai mi sento riposato, e la sua vivace proposta di un pompino deluxe da dieci e lode mi piace, ed è proprio ciò che voglio al momento. Ma a parole son tutte brave, quindi voglio vedere di che pasta è fatta (ok, più che altro è silicone, ma non intendevo esattamente quello). La tengo li a cazzeggiare, commentando le immagini di animali che passano sullo schermo, e la siliconica Pandora tira fuori un paio di battutine niente male, guadagnando punti in simpatia. Passa poi un’immagine di uccelli in volo e le dico «Ma il mio non vola…». «Lo faccio volare io!» ribatte lei tutta convinta. Quindi scosta l’accappatoio, comincia ad accarezzarmelo ed avvicinandosi mi sussurra porcate indicibili mentre mi sfiora l’orecchio con le labbra.

Inutile dire che il fratellino laggiù ha avuto un sussulto, e se potesse parlare avrebbe sicuramente detto: “Ma sei coglione? Mettimi subito nella sua bocca, è un Ordine!”.

Ok, la ragazza ha passato l’esame e mi ha convinto, la invito dunque a spostarci nello sgabuzzino (non quello dov’erano i tre di prima, ma quello più in basso, dove forse ci sono meno residui organici). Pandora va a prendere asciugamani e mi raggiunge al volo. Ho solo due parole per di lei e le sue doti Orali: È BRAVA. Non c’è molto da aggiungere, e a parte un magistrale pompino non ho chiesto o fatto nient’altro con lei. Escluso il tentativo di annegarla, perché in effetti quando sono venuto nella sua bocca dev’esserle andato qualcosa di traverso, e con un colpo di tosse rantolato m’ha versato addosso una parte del sacro nettare, dicendo poi «Eh! Scusa, troppa roba! Non l’aspettavo!», aggiungendo, mentre si soffia il naso «Anche qui!». Al che il mio pensiero più sincero è stato “Affoga tegame!”, seguito da una risata malefica che il Dottor Male di Austin Power mi fa un baffo (ma naturalmente è rimasto solo un pensiero e non le ho detto niente, non sono così cattivo). In fondo a modo suo è pure simpatica, ma anche se fosse antipatica, quel pompino selvaggio riuscirebbe ad appannare ogni difetto.

Usciamo di li, le porgo il dovuto per il servizio e le dico «Ho goduto tantissimo. Però prima di andare abbracciami e puntellami quelle tette di marmo addosso». Lei si presta volentieri al gioco, poi ribadisce il suo nome d’arte «Ricorda, io sono Pandora!» dice, promuovendosi allegramente. «Ok Pandora, ci si vede in giro!» E se ne va sculettando…

Mi fiondo in doccia e vado al bar per un caffè. Mi sento a pezzi, sto bene, ma sono a pezzi. Credo di non avere più niente da dare o da fare li nell’arena, ma è ancora presto e non ho voglia di tornare in hotel, allora mi concedo il beneficio del dubbio e resto ancora un un paio d’ore in giro appollaiato sui divani a sonnecchiare, a guardarmi in torno, e a scambiare due parole con le donzelle che mi si avvicinano o che mi ritrovo accanto quando cambio di posto.

E nell’angolino vicino alla cucina c’è quella bella gnocchetta di Ionela mentre sui divanetti di fronte c’è una sua amica, la quale vedendomi distratto e solitario mi chiede, gesticolando come un mimo, se voglio salire di sopra con lei e Ionela. A quel punto la mia risposta è stata una faccia sbalordita degna del miglior Jim Carrey, almeno a giudicare dalla risata impulsiva che ha fatto lei dopo aver visto la mia buffa espressione. Comunque dopo la proposta e il rifiuto, non insiste oltre, ma già che siamo li e che nessuno la cercava, mi metto a chiacchierare con Ionela.

Non l’avevo mai considerata per una camera, eppure parlandoci un po’ e riguardandola attentamente, posso dire che è proprio carina, anche nei modi, e se non sapessi che il giorno dopo sarò ancora in giro per Trombodromi sarei pure tentato di portarmela in camera. Saluto le due simpatiche bamboline, e per sfuggire a inutili tentazioni mi sposto sul divano più nascosto del locale, cioè quello imboscato dietro la tendina, vicino allo spogliatoio delle girls. Mai scelta fu più errata. Infatti nel giro di cinque minuti mi sfilano davanti una decina di bamboline di ogni forma e colore, tra cui anche la Soraya, che mi nota li stravaccato e saluta tutta sorridente mentre va ricomporsi dopo l’ennesima discesa dalla camera. Io invece le faccio la linguaccia ed alzo a malapena la mano per ricambiare il saluto. Sono proprio cotto, meglio che mi ritiri se voglio godermi la giornata successiva. Uscendo saluto sommariamente Rebecca che sta baccagliando un cliente e Antonella che mi schiocca un bacetto volante mentre punto diretto allo spogliatoio, poi faccio ciao anche a quella simpatica pompinara di Irina che è in attesa del suo compenso vicino agli spogliatoi degli ospiti. È circa mezzanotte, mi rivesto con calma, poi esco e in dieci minuti sono nuovamente in albergo a meditare sul da farsi il giorno dopo.

L’idea sarebbe quella di fare una puntatina veloce di un paio d’ore al Wellcum (anche per mangiare qualcosa), e poi spostarmi a Nova Gorica per trascorrere il resto della giornata al Marina. Però ripensando al giorno appena trascorso e alla quantità di gnocche molto trombabili che ho visto, sono assalito dalla tentazione di mandare a puttane i miei piani e tornare li per il secondo giorno consecutivo. Alla fine penso sia meglio dormirci su, che la notte porta consiglio, e sprofondo ancora una volta nel morb

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